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Autore: Crepuscolina13    20/12/2022    0 recensioni
TRADUZIONE!!
Un Aemond geloso pensa a tutto quello che potrebbe fare alle persone che interagiscono con Lucerys, e anche al ragazzo stesso, per far si che lui sappia a chi appartiene.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aemond Targaryen, Lucerys Velaryon
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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La storia originale in inglese la trovate qui: Hear, feel, think, and die - imthefemalemonster - House of the Dragon (TV) [Archive of Our Own]

Questa è solo una traduzione e come tale può avere delle leggere modifiche per rendere le frasi più poetiche e coerenti in italiano. In caso di recensioni le farò avere al vero autore/autrice. Enjoi.

 

UDIRE, SENTIRE, PENSARE, E MORIRE di imthefemalemonster

 

Aemond non conosceva abbastanza numeri per poter riuscire a contare quante cose lo rendessero geloso di Lucerys. Ogni giorno notava nuovi atteggiamenti che le persone avevano nei confronti del ragazzo. Guardarlo, parlargli, o ancora peggio, toccarlo. E Luke prestava loro attenzione. Li guardava, parlava loro, e ancora peggio, li toccava. Per lui non c’era niente di carino e gentile in tutta la questione. Faceva solo crescere e rafforzare la sua rabbia ogni giorno di più.

Iniziò con dei pugni chiusi, sguardi minacciosi, parole dure e continuava ad aggiungere finché non raggiungeva il desiderio di violenza e pensieri molto ma davvero molto aggressivi e possessivi si impossessavano di lui. Giorno dopo giorno, Aemond aveva immaginato tutto ciò che avrebbe potuto far subire a quelle persone, qualsiasi forma di violenza che avrebbe potuto dissuaderli dall’approcciarsi a suo nipote. Non poteva di certo renderlo troppo ovvio, avrebbe preferito evitare di crearsi problemi con alcune persone, ma a volte le sensazioni erano così intense che non poteva farne a meno, non riusciva a controllarlo. Quelli erano i momenti in cui avrebbe voluto marchiare Lucerys per sempre, distruggere chiunque provasse a reclamare la sua proprietà e annegare nelle parole del ragazzo mentre lui sussurrava “ sono tuo”.

VISTA.

Nessuno poteva pretendere di guardare il ragazzo. Nessuno ne aveva il diritto. Aemond se ne assicurava ogni volta che succedeva. Entrambi sapevano meglio di chiunque altro che la vista li legava. Luke gli aveva preso un occhio, era riuscito in qualcosa che nessuno sano di mente aveva mai neppure pensato di fare. Per cui, quando gli occhi delle persone si soffermava sul corpo di Lucerys, per qualsiasi fosse il motivo, lo faceva perdere la calma.

Li guardava direttamente. Viso freddo, corpo rigido, sorriso congelato, sguardo assassino. Poteva durare secondi come minuti, finché la persona non lo notava. Qualche volta, lo guardavano a loro volta confusi, ma per la maggior parte spaventati. Altre le persone semplicemente evitavano il suo sguardo, e dopo aver incrociato la vista con il suo occhio, abbassavano il volto, non sentendosi al sicuro. Quando gli era a fianco torreggiava su chiunque, guardandoli con disdegno. Poteva succedere che a volte le persone non recepissero i suoi segnali, oppure che lo sfidassero mentre guardavano Luke. Allora, perdendo anche il più piccolo pezzo di autocontrollo che gli era rimasto, con il suo pugnale in mano, immaginava di strappare gli occhi dalle loro teste. Sentire le loro grida, guardarli collassare a terra in un lago di sangue, assistendo con piacere alla perdita della loro vista, celebrando di avere il privilegio di poter guardare il suo Lucerys, a differenza loro.

Aemond voleva che i dolci e scuri occhi di Lucerys fossero solo per sé. Alzando in alto il mento, spendeva innumerevoli ore a nutrirsi della bellissima vista del ragazzo. Di norma aveva uno sguardo vivace, ingenuo, brillante, ma quando suo nipote lo guardava, lui vedeva scherno, sfida, puerilità. Lo disturbava, lo faceva arrabbiare ed elettrizzare. C’era qualcosa di speciale nel vedere il naso del ragazzo arricciarsi quando rideva, nel sentire la sua confidenza mal riposta. C’era qualcosa di eccitante nello stringere Lucerys contro di sé, costringendolo a farsi guardare. C’era qualcosa di davvero, davvero molto speciale nel poter riuscire ad oscurare ed ostacolare la vista del ragazzo, di farlo supplicare di vedere nei momenti più intimi, di avere il controllo su di lui.

VOCI.

Erano tutte così disturbanti, insopportabili alle orecchie di Aemond. Le persone parlavano di argomenti così senza senso che lui non perdeva nemmeno tempo ad ascoltarli. Mentre gli altri lo evitavano, le persone dialogavano con Lucerys tutto il tempo, perché con il ragazzo era piacevole parlare. Lui rideva, gridava, rispondeva. Aemond odiava vedere le loro bocche produrre suoni. Odiava chiunque iniziava una conversazione con Lucerys, chiunque che non fosse lui.

Quando lo annoiavano troppo ad Aemond piaceva tagliare corto. Quello che dicevano non aveva importanza per lui. Si intrometteva nelle conversazioni altrui, facendo ombra a suo nipote, interrompendo le persone come più gli piaceva. Non aveva vergona nel fermare le persone, e nessun interesse nemmeno nel continuare la conversazione, non gli importava, voleva solo assicurarsi che loro sapessero quanto erano insignificanti di fronte a lui. Quanto inutili fossero le loro parole per Lucerys, rispetto alle sue. A volte perdeva la pazienza, le persone erano troppo stupide, o testarde per capire il messaggio implicito. Se ti interrompo, significa che devi chiudere la tua stupida bocca. Pensava spesso. E spesso, desiderava poter distruggerei loro denti con il suo pugno. Prendere la loro stupida lingua dalle loro bocche e provare piacere nel non doverli più sentire, assicurandosi così che non potessero più parlare a Lucerys.

La voce del ragazzo gli faceva un effetto diverso. Non solo la sua voce, anche le sue labbra. Aemond era affascinato, ossessionato dal volto del ragazzo. La sua risata, il modo in cui le sue labbra si muovevano per potergli permettere di parlare. Qualunque cosa dicesse per le sue orecchie era dolce miele. Anche quando la usava per deriderlo, come quando il ragazzo lo guardava con sfida, lui amava ascoltare le sue risate e i suoi acuti commenti. E allora lui si arrabbiava in modo giocoso e quello non faceva altro che accrescere il disprezzo del ragazzo per suo zio. Ma a prescindere da ciò che Lucerys avrebbe potuto dire, lui si soddisfaceva con ciò che riusciva a fargli dire. Dita premute con forza sulle labbra rosse del ragazzo, sangue che colava mentre lo stava chiaramente mordendo durante i baci. La sua stessa bocca vagava sul corpo di Luke, marchiando collo, braccia e petto con lividi e graffi.  A prescindere da quanto fossero larghe le mura, lui voleva assicurarsi che tutti sentissero i gemiti e le urla del ragazzo, mentre stava gridando quanto forte e a fondo volesse sentire suo zio dentro di lui. Affamato, Aemond lo faceva supplicare, deliziato dal suono, dalla voce, dalle oscenità che suo nipote piangeva. “Per favore, prendimi!”.

TOCCO.

Mani sulle sue spalle, sulla sua testa, sulle sue braccia, sul suo volto… l’intero corpo di Aemond tremava furioso. Ogni mano che osava sfiorare Lucerys, che fossero di un perfetto sconosciuto, amici o perfino della sua famiglia, lo faceva arrabbiare. Vedere le loro disgustose dita, i loro palmi, accarezzare il suo dolce e innocente volto. Vedere le loro prese sul corpo del ragazzo che era SUO. Lucerys stringeva mani, colpiva le schiene dei suoi amici, abbracciava sua madre. Tutto ciò rendeva il pugno di Aemond ancora più stretto finché le sue unghie non facevano uscire sangue dai suoi palmi.

Nelle sessioni di allenamento, voleva essere lui a confrontarlo, o meglio, voleva che fosse suo nipote a sfidarlo, e lui soltanto. Niente era più insostenibile per Aemond che vedere, sentire la spada di suo nipote scontrarsi con quella di chiunque altro che non fosse lui. I tocchi amichevoli erano intollerabili per lui da vedere, ma peggio erano quelli con scopo maligno. Quelli che osavano colpirlo, toccarlo dove non voleva essere toccato, ferirlo, sarebbero morti dalla più lenta, lunga e molto dolorosa morte mai conosciuta all’uomo. Bagnarsi del loro stesso sangue dopo che la loro gola era stata tagliata, vedere i loro stomaci svuotarsi, rompersi, aprirsi, schiacciati sotto il peso di un drago, mangiati vivi, bruciati fino alla morte. Aemond riusciva a immaginare migliaia di modi diversi per uccidere chiunque provasse a toccare suo nipote, e avrebbe provato piacere nel farlo, nel torturarli, sapendo che sarebbe stato l’unico a potersi permettere di godere della presenza del ragazzo, del suo corpo.

Lucerys aveva dei capelli scuri, ricci e folti. Piccole mani, dita sottili ed un corpo esiguo. Lo avrebbe potuto schiacciare con il suo peso, dentro il suo abbraccio. Poteva essere maneggiato così facilmente, plasmato addirittura. Le mani dell’uomo correvano tra i suoi capelli, avvolgendo le sue lunghe dita nei riccioli del ragazzo. Accarezzava le sue rosse guance, esplorando ogni sua caratteristica. I tocchi di Lucerys erano soffici, amorevoli ed ingenui…. aggrappandosi alle spalle di suo zio si faceva sollevare, portare, spingere contro il muro, facendosi fottere fino alla disperazione. Le mani di Aemond graffiavano le cosce del ragazzo, la sua lingua dentro la sua bocca, il suo cazzo martellante nelle profondità di suo nipote, con ogni spinta che li portava sempre più vicini al limite. L’uomo si nutriva del privilegio di poter controllare e possedere ogni millimetro del corpo di Lucerys.

Aemond aveva molti pensieri. Non molti lo soddisfacevano, non aveva ancora ucciso nessuno solo per aver guardato Lucerys, ma non era privo del desiderio di farlo. Tuttavia, a volte non considerava la reazione di Lucerys al suo comportamento. Per la maggior parte delle volte il ragazzo sospirava, scrollava le sue spalle, volgendo la schiena ad Aemond, ma succedeva anche che lui lo IGNORASSE???. Era inconcepibile per l’uomo. Aveva bisogno della presenza del ragazzo, aveva bisogno della sua voce, dei suoi occhi, del suo corpo. Lo bramava. E sapeva che lo voleva anche Lucerys. Minacciare di uccidere delle persone non era abbastanza per riconquistarsi l’attenzione di Luke. Aemond allora lo seguiva, lo osservava, analizzava tutto ciò che faceva. Ma il ragazzo era intelligente, sapeva come minacciare e spaventare il suo zio bisognoso. Dovevi solo fare tutto ciò che lui odiava vederti fare. Stringere mani, parlare con le persone, guardarli negli occhi, ridere….ignorarlo. Quando Aemond andò a confrontarsi con Lucerys a riguardo, lui semplicemente roteò i suoi occhi.

-A differenza tua, riesco a controllare me stesso, anche se desidero veramente qualcosa-.

L’uomo senza un occhio odiava amare la sua risposta. Mischiava dolore con il piacere.

-Come preferisci- borbottò Aemond, mordendosi le labbra. -Renderà solamente la caccia, e la ricompensa……più eccitante. Giusto nipote? -.

  
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