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Autore: MaryFangirl    23/12/2022    0 recensioni
Bruno non intendeva ficcanasare, non intendeva frugare tra le sue cose. [...] Sapeva che non avrebbe dovuto leggere, sapeva che stava violando la privacy di Camilo. Ma la tentazione, il desiderio di vedere cosa avesse scritto aveva sopraffatto la sana e logica parte della sua mente.
[Bruno/Camilo]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bruno Madrigal, Camilo Madrigal
Note: Traduzione | Avvertimenti: Incest
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Alla vigilia della vigilia di Natale, pubblico la traduzione di una breve e dolce one shot scritta da lordknowswhyIwrite -  è stata postata direttamente su Twitter, quindi non ho il link diretto -, ma lascio sia il link su AO3 che il profilo Twitter. 

https://archiveofourown.org/users/lordknowswhyIwrite/profile
https://mobile.twitter.com/LordknowswhyI

Non sono una grande amante del periodo natalizio, ma riconosco comunque la specialità di questi giorni, e ne approfitto per augurare buone feste e buon anno a tutti - specialmente ai fan italiani della Brumilo, siamo in pochi e dovremmo farci sentire! 




La carta era leggera tra le sue dita, si increspava e si piegava sotto la presa del pollice e dell'indice. Le parole sembravano estranee, scritte ordinatamente in corsivo, lasciando il cuore del loro autore sul foglio. Odorava di un vecchio libro, di nostalgia. Gli occi di Bruno scrutarono ogni parola. Ancora e ancora, finché fu certo di aver memorizzato ogni frase, come una poesia da poter recitare nella propria testa.

-Ti amo. Ti amo e so che non dovrei. Ma ogni volta che mi guardi, mi innamoro di nuovo.-

Bruno lesse la dichiarazione con sincera meraviglia, i suoi occhi esaminarono ogni passaggio. Uno dopo l'altro, dolore, desiderio, brama e amore. Ogni parola dettagliava il modo in cui Bruno era amato, custodito e desiderato.

-Ti amo quando ridi, anche se non con me. Ti amo quando sembri così felice di essere di nuovo con noi, voglio continuare a vederti così.-

Erano parole delicate, tenere e dolci. Bruno lesse ancora, anche se sapeva che non avrebbe dovuto. Non avrebbe dovuto vedere queste dichiarazioni di adorazione, i suoi occhi non dovevano accorgersene. Eppure eccolo lì, uno sciocco che soffriva per amore, ripetendosi quanto stava leggendo come un mantra. Fino a credere di essere amato. Come l'oceano ama le onde, a ogni gentile carezza, mai troppo lontano finché ancora una volta raggiunge il calore della sabbia.

-Ti voglio, tra le mie mani, le mie lenzuola, ovunque oltre che nel mio cuore. Non lo sopporto, non riesco a stare così vicino eppure così lontano.-

Bruno sapeva che quelle parole non sarebbero mai state pronunciate dalle labbra di Camilo. Quella bocca morbida che sicuramente sapeva di zucchero e caprifoglio. Lesse le parole così dolci, come se non avessero significato, come se non fossero per lui. Certamente non per lui, mai. Eppure, in quelle parole, Bruno capì che erano rivolte a lui. Solo a lui. Firmate affettuosamente da Camilo. Il suo Camilo. Ogni passaggio terminava con 'Come amo Bruno'.

Bruno non intendeva ficcanasare, non intendeva frugare tra le sue cose. Era successo tutto quando Pepa aveva chiesto a Bruno di recuperare una delle sue fasce per capelli dalla stanza di Camilo, dicendo che il ragazzo si divertiva a rubare i suoi accessori per provarli su di sé. Bruno aveva esitato inizialmente, offrendo una scusa. Non avrebbe dovuto mettere le mani in cose che non gli appartengono, ma Pepa era occupata e aveva altro da fare. Mentre Bruno non aveva esattamente granché che gli occupasse il tempo.

Con un forte sospiro, Bruno aveva accettato di cercare la maledetta fascia, dapprima bussando alla porta di Camilo per assicurarsi di non interrompere qualsiasi cosa il ragazzo stesse facendo. Non ricevendo una risposta che segnalasse vita all'interno della stanza, Bruno lo aveva chiamato prima di aprire la porta.

La stanza era piuttosto ordinata, piena di specchi e vetri colorati che catturavano la luce del sole dalla finestra. Inviava una varietà di colori bellissimi, riflettendosi in ogni specchio, rimbalzando sulle pareti gialle. Al centro c'era il letto di Camilo, coperto da un baldacchino di un viola leggero, le tende erano decorate di piccole stelle gialle, che luccicavano ai raggi del mattino. La stanza di Camilo era stupenda, aveva pensato Bruno. Raffigurava il ragazzo.

Avanzando, Bruno si guardò intorno, controllando dapprima nei cassetti, dove Camilo teneva gli accessori di sua madre. Quest'ultima si lamentava sempre di smarrire alcuni orecchini e braccialetti, trovandoli poi sempre nella piccola scodella dove lui conservava i ninnoli. Ma non era quello che stava cercando, era tutto troppo luccicoso. Stava cercando del tessuto giallo, adornato di bellissimi fiori e immagini del sole. Una fascia per capelli realizzata da Mirabel per il compleanno di Pepa. Era meravigliosa, quindi capiva perché Camilo avesse voluto prenderla in prestito.

Una scatola era apparsa da sotto il letto di Camilo, come se fosse stata cacciata lì frettolosamente. Bruno si domandò se Camilo avesse riposto la fascia lì. La scatola sembrava discreta, di una lieve sfumatura verde con piccole farfalle dorate che adornavano gli angoli. Bruno si era piegato, gemendo nel sentire uno schiocco dalle giunture. Diamine, stava diventando vecchio, aveva pensato. Afferrando la scatola, Bruno si era fermato dal sollevarne il coperchio, domandandosi se fosse appropriato. Forse poteva semplicemente dire a Pepa che non l'aveva trovata, non sarebbe stata esattamente una bugia. Forse Camilo non l'aveva più, poteva averla spostata. No, non sarebbe servito. Avrebbe solo causato maggiori problemi rispetto al valore della fascia. Pepa avrebbe potuto inondare i campi del villaggio per la rabbia se avesse scoperto che la sua fascia preferita era persa.

Bruno si era morso il labbro, preoccupandosi per il benessere dell'intera città e di se stesso. Con un rapido sospiro, aveva proseguito, scostando il coperchio, trovando una pila di fogli. Ognuno era riempito di una grafia molto bella, con la data al margine superiore. Il più recente era del giorno prima. Bruno aveva trattenuto il fiato, messo da parte il coperchio e fissato il contenuto.

Sapeva che non avrebbe dovuto leggere, sapeva che stava violando la privacy di Camilo. Ma la tentazione, il desiderio di vedere cosa avesse scritto aveva sopraffatto la sana e logica parte della sua mente.

"Merda..." borbottò Bruno tra un respiro e l'altro, lasciando l'ultimo foglio sulla pila. Si sentiva in colpa per aver fatto qualcosa di così vile, leggendo delle confessioni d'amore del suo stesso nipote. Sì, erano dedicate a lui, ciascuna di esse. Ma non significava che avesse il diritto di leggerle, di sorridere e persino di rallegrarsi per il fatto che Camilo condividesse i suoi sentimenti.
Odiava il modo in cui il suo stomaco svolazzava per l'entusiasmo, il modo in cui le sue guance si erano riscaldate. Odiò ancora di più quando frugò nella scatola, recuperando un foglio vuoto. Sapeva che era sbagliato, eppure le sue dita non si fermarono, e iniziarono a spargere inchiostro.

-Ti amo come so che non dovrei. Ti amo in modi infiniti, eterni e veri. Ti amo come non ho amato nessun altro. Non credo di aver amato qualcuno prima di te. Non volevo frugare tra le tue cose, non volevo incontrare queste pagine. Ma una malsana parte di me è felice che tu provi lo stesso, è deliziata che mi ami tanto quanto io amo te. Forse non leggerai questa lettera, forse non mi guarderai nello stesso modo. Ma voglio che tu sappia che ti amo oggi, ti amerò domani e finché ne sarò capace. Anche se non mi amerai più, e non proverai lo stesso affetto di ora, io ci sarò sempre, ad attendere e desiderare. Amerò ogni versione di te, quella bella, quella brutta, la migliore e la peggiore. Amerò il modo in cui ridi a ogni mia battuta scadente, o come mi ricordi che c'è sempre qualcuno al mio fianco. Ti amo ogni volta che ti vedo sorridere, la maniera in cui ogni risata, tocco e sguardo mi fanno innamorare di nuovo. Posso elencare tutti i motivi per cui ti amo, e intendo farlo.

Ti amo quando canti, danzi e ridi come se non ci fosse nessun altro.
Amo il tuo altruismo, sempre disposto ad aiutare gli altri.
Amo la tua risata nasale, anche se tu non la ritieni divertente. Ma per me è adorabile.
Amo la tua dolcezza e gentilezza con Pepa quando si agita.
Amo come mi guardi, anche se pensi che non lo noti.
Amo il tuo costante odore di limone e lavanda.
Amo che scrivi in corsivo, l'ordine di ogni riga.
Amo ogni lentiggine sulla tua pelle perfetta.
Ti amo in ogni modo possibile.
Ti amo abbastanza da offrirti il mio intero universo, il sole, le stelle e la luna.
Ti amo in modi che non so nemmeno iniziare a spiegare.-

Bruno scriveva come un posseduto, premendo la punta della penna di Camilo contro la carta. Scriveva come se non avesse tempo, come se in qualunque momento le parole potessero sfuggirgli e cadere sul pavimento. Terminò espirando, osservando la grafia disordinata, non poteva paragonarla a quella di Camilo, non avrebbe mai potuto essere bello come lui. Ma la bellezza stava proprio in quello, suppose. Camilo era perfetto, lui no. Eppure una persona così bella, aggraziata, così viva poteva amare qualcuno di oscuro, disperato e timido come lui.

Bruno lasciò il suo nome alla fine, aggiungendo un cuoricino. Sorrise dolcemente, lasciò il foglio sopra la pila e la penna dove l'aveva trovata. Bruno riprese il coperchio e rimise la scatola sotto il letto. Si alzò e i suoi occhi notarono una macchia gialla, il tessuto della fascia di Pepa era proprio sopra le lenzuola. Sospirò e l'afferrò, pregando qualsiasi divinità di fornirgli una buona spiegazione per quando Camilo avrebbe trovato la sua dichiarazione. 

.

L'aria era frizzante, il fresco della notte punzecchiava la pelle di Bruno. Sospirò, tenendo la bottiglia di birra tra le dita. Il contenuto era ormai tiepido, la condensa stampata sul vetro. Bruno fece una lieve smorfia, premendo la bottiglia sulle labbra e sorseggiando. Il sapore era amaro, gli rimase sulla lingua quando deglutì. Sibilò, osservando la visuale della città addormentata. Era piacevole stare sul tetto e guardare lo spazio aperto. Le luci tenui, la soffice aria della sera. Era piacevole...sentirsi a casa. Per una volta.

Bruno si era così abituato a trascorrere i suoi compleanni da solo, che ogni anno si sentiva a disagio a viverlo con la sua famiglia. Apprezzava il gesto, gli piaceva passare del tempo con le persone che amava, eppure ogni volta che insieme alle sue sorelle soffiava le candeline, si sentiva un estraneo, come se quello non fosse il suo posto.

Dieci anni potevano avere quelle conseguenze su qualcuno. In dieci anni di solitudine, aveva dimenticato del proprio compleanno. Quindi quest'anno Bruno era scappato sul tetto, concedendosi quel capriccio. L'aria della notte gli colpiva la pelle, il sapore intenso della birra aggiungeva amarezza che fermentava in lui. Gli faceva pensare alle cose che aveva fatto.

Una che valeva la pena menzionare era la sua confessione d'amore delirante al suo stesso nipote. Non era sicuro che Camilo l'avesse letta, o se era successo, aveva scelto di non dire nulla. Cos'avrebbero potuto fare, d'altronde? Vivere quella relazione proibita? Bruno non poteva prendersi in giro, sarebbe stato un folle a pensare di ricavarne qualcosa di buono.

"Ti stai perdendo la torta" disse una voce familiare. Bruno guardò di lato e vide il diavolo in persona. O il sole, o una divinità incarnata, mentre emergeva dalla finestra laterale della torre e si avvicinava a lui. Bruno fece una smorfia, non che volesse opporsi alla sua compagnia, ma era impegnato a crogiolarsi nel disprezzo verso se stesso...era difficile odiare se stesso quando Camilo era presente.

"Potrei dirti la stessa cosa" disse Bruno indicando il ragazzo con la bottiglia, Camilo scosse il capo all'offerta, sedendosi accanto a lui e allungando le gambe sulle tegole. 

"Ne ho mangiate tre fette, penso zia Julieta abbia capito che non eri davvero tu quello che ha chiesto una seconda porzione" disse Camilo ridacchiando e Bruno replicò esalando piano in una sorta di risata.

"Perché sei qui?" chiese Camilo, rivolgendo uno sguardo interrogatovo a Bruno. Bruno sentiva i suoi occhi su di sé, il calore che si irradiava dal suo corpo, il suo profumo di limone. Deglutì a fatica, distogliendo lo sguardo e trovando qualcos'altro su cui concentrarsi.

"Mi serviva un po' d'aria. Non sono un grande amante delle feste. È abbastanza ovvio...dopotutto vivo in una torre" rispose, bevendo un sorso di birra. 

"Non ti stai perdendo molto. A parte la torta" disse Camilo alzando le spalle, inclinandosi leggermente contro Bruno. Lo colse di sorpresa, il suo corpo si irrigidì. Ma non si mosse, non credendo di poterlo fare. Non quando sentì Camilo sospirare contento. Bruno lasciò scorrere il silenzio prima di trovare abbastanza coraggio da parlare, timoroso di rompere quell'atmosfera solenne.

"Che ci fai qui? Non dovresti essere con gli altri?" chiese, avvertendo il senso di colpa montare sulla spina dorsale quando percepì una punta di gelosia partire dalla bocca dello stomaco. Era così patetico. Voleva monopolizzare il tempo di Camilo, le sue attenzioni, voleva evitare che trascorresse tempo con altri per favorire se stesso.

"Penso...di essere dove dovrei" disse Camilo sorridendo. Bruno guardò Camilo con un sopracciglio alzato. Camilo era bellissimo, illuminato dal fioco chiarore della luna sulla pelle olivastra. Amava il modo in cui i suoi riccioli castani catturavano sfumature di viola e blu. Camilo era perfetto e aveva deciso di rimanere con lui. 

"Io...uh. Beh, grazie" Bruno riuscì a malapena a pronunciare quelle parole, sentendo il proprio cuore farfugliare. Camilo lo stava guardando con i suoi meravigliosi occhi verdi. Stava sorridendo. Perché diamine stava sorridendo?

"Cosa c'è?" chiese Bruno ridendo, era strano il modo in cui Camilo lo fissava, come se fosse il possessore delle stelle nel cielo. Conosceva i sentimenti di Camilo, la sua adorazione, le sue proclamazioni di amore. Lo vedeva sul suo viso, e ne fu ancora più consapevole quando la mano calda di Camilo si posò sulla sua guancia, sfiorando delicatamente la sua barba. Il tocco gentile fece sussultare Bruno, non era abituato.

"Camilo- non possiamo" disse con la voce tremante, il respiro corto, voleva allontanarsi ma non riusciva.

"No?" ribatté Camilo, le unghie premettero nella mascella dell'uomo prima di allungarsi. Il suo respiro volò sulle labbra di Bruno, ancora fermo. Le sue palpebre sbatterono lentamente, le ciglia si abbassarono allettanti. 

"Non possiamo" ripeté Bruno, ma non si mosse per scostarsi, lasciando la bottiglia accanto a sé. La mano cercò quella di Camilo. Le dita di Camilo si intrecciarono nelle sue, teneramente e amorevolmente.

"Ma mi ami comunque" disse Camilo, sollevando le labbra in un sorrisetto.

Gli occhi di Bruno si abbassarono sulle sua bocca, l'ultimo brandello di autocontrollo arrivò al capolinea. Bruno gemette e premette con forza le labbra su quelle di Camilo, attirando il ragazzo a sé con il braccio che circondò la vita del ragazzo. Camilo emise un suono soddisfatto, allacciando un braccio intorno al collo di Bruno mentre le loro labbra si incontravano. Come se si conoscessero già intimamente. Il tempo sembrò fermarsi quando Bruno strinse Camilo a sé, con il dolce sapore della sua bocca, strappando altri suoni dalla sua gola in armonia con i propri, come una melodia perfettamente accordata. Tutto ciò era per lui.

Quando si separarono per prendere fiato, il silenzio fu quasi assordante. Ma non era imbarazzante o teso, quanto sereno e intimo. I due si fissarono, la fronte dell'uno contro quella dell'altro, i nasi si sfioravano.

Camilo fu il primo a ridere piano. "Sei uno stronzo per aver frugato tra le mie cose, lo sai?"

Bruno replicò con un'altra risata breve. "Ma mi ami lo stesso" rispose provocatorio, lasciando un altro piccolo bacio sulle labbra di Camilo.

"Sì, è vero" disse Camilo sorridendo. 

  
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