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Autore: DDaniele    24/12/2022    1 recensioni
[Brooklyn Nine-Nine]
Per proteggere una gioielleria da un furto, la squadra di detective del distretto 99 di Brooklyn organizza un’operazione sotto copertura in un coffee shop. Ovviamente, tutto va ben presto storto.
Nota: la struttura del testo imita la sceneggiatura di un telefilm, quindi prima dei dialoghi ci sono scritti i nomi dei personaggi abbreviati in questo modo: J = Jake, C = Charles, H = Holt, K = Kevin.
La storia partecipa alla challenge "A Christmas of Secrets" indetta dal gruppo Facebook "Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom". Il racconto sviluppa i seguenti prompt:
- Brooklyn Nine-Nine
- Coffee Shop AU
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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   H: «Allora, Peralta, cosa abbiamo qui?»

   J: «Speravo proprio che me lo chiedessi, Capitano.»

   Peralta sorride divertito, una luce giocosa danza nei suoi occhi. Si allontana dal Capitano Holt, suo marito Kevin e Charles Boyle, che gli sono davanti lungo una strada di Brooklyn costellata di negozi dall’estetica curata, e si avvicina alla serranda chiusa di uno di questi locali. Ne apre il lucchetto e la alza, rivelando un bar alla moda: al centro si apre un vasto open space occupato da tavolini e sedie in un elegante legno marrone scuro, mentre alla sinistra dell’entrata si trova un lungo bancone in marmo che separa l’area designata per i clienti da quella per i baristi; in quest’ultima sono disposti macchine professionali per il caffè e grandi contenitori in vetro trasparente attraverso cui si vedono chicchi della miscela.

   Entrando, Peralta spalanca le braccia e con gesto teatrale cammina girando su se stesso per invitare Holt, Kevin e Charles a osservare per bene l’ambiente circostante.

   J: «Siamo in un coffee shop riservato a una clientela hipster e fighetta.»

   Peralta muove un braccio verso destra.

   J: «Come puoi vedere, Capitano, da questa parte abbiamo il bancone e le macchine per il caffè, il cuore pulsante del bar dove…»

   H: «Perdonami se ti interrompo, ma la tua spiegazione non è necessaria. In primo luogo, so come sono fatti i coffee shop, il loro funzionamento è assolutamente prevedibile. In secondo luogo, ci hai già detto in centrale e durante il percorso in macchina cosa avremmo trovato, per cui non c’è bisogno che ci illustri tutto di nuovo.»

   J: «Ma mi hai chiesto: ‘Allora, Peralta, cosa abbiamo qui’» risponde Peralta imitando il modo di parlare di Holt e applicandovi un tono volutamente piatto e monotono, come se fosse il modo di esprimersi di un robot «quindi ti sto accontentando.»

   K: «Credo di aver capito dove sia nato l’equivoco» afferma inserendosi nel discorso Kevin. Questi spiega rivolgendosi a Jake con il tono di voce chiaro che un maestro userebbe con un allievo.

   K: «La frase usata da Raymond non era una reale richiesta di informazioni, quanto piuttosto una figura retorica nota appunto come domanda retorica. Non esige una risposta, ma invita gli interlocutori a comprendere l’ovvio che hanno davanti i loro occhi. In questo caso, Raymond la ha usata, suppongo, per spezzare il silenzio protratto di poco fa.»

   H: «Grazie, Kevin, per esserti spiegato al posto mio. Eccellente esposizione, tra l’altro.»

   K: «Lieto che ti sia piaciuta.»

   Holt e Kevin continuano a farsi dei complimenti reciproci. Peralta li guarda esasperato.

   C: «Io invece troverei utile se Jake rifacesse il punto della situazione» prende la parola Charles.

   H: «D’accordo, ma basterà un resoconto sintetico.»

   J: «Il mio amico Kyle ha appena finito di rinnovare il suo bar, il ‘Coffee Beans.’ Fortunatamente, il locale si trova dall’altro lato della strada rispetto alla gioielleria Tyffany. Ora, il proprietario ha notato nelle ultime settimane un paio di tipi sospetti che si aggirano nei dintorni del negozio e teme che stiano architettando una rapina. Siccome però noi della polizia non possiamo intervenire solo sulla base di sospetti, dobbiamo organizzare un appostamento sotto copertura per controllare se effettivamente qualcuno sta tenendo d’occhio la gioielleria. Ci fingeremo baristi e vigileremo a distanza. È sufficientemente breve come spiegazione? Mi hai fatto tagliare tutte le parti in cui racconto delle brillanti intuizioni con cui ho concepito questa copertura.»

   H: «A questo proposito, perché mai hai scelto di svolgere l’operazione da un bar? Non sarebbe stato più semplice e efficiente fingersi commessi e personale addetto alle pulizie della gioielleria, in modo da sorvegliare il negozio direttamente?»

   J: «Be’, conosci la mia passione per i piani che si ispirano a film. Stavolta voglio riprendere un interesse che ho da qualche tempo: i Coffee Shop AU. La nostra copertura sarà un Coffee Shop AU incentrato su te, Capitano, e Kevin, che sarete i bartender.»

   K: «Quindi siamo di nuovo alle prese con il tuo debole per la cultura popolare» osserva Kevin, sconsolato. Il Capitano Holt, tuttavia, ridacchia soddisfatto.

   H: «Non abbattiamoci, stavolta gli interessi nostri e di Peralta coincidono.»

   Holt prende da una tasca un fischietto e lo soffia. Dalla porta d’ingresso un corgi entra nel negozio e sale nelle braccia di Holt.

   H: «Un coffee shop hipster può essere un’ottima ambientazione per scattare delle foto a Cheddar» questo il nome del corgi del Capitano Holt e Kevin «La sua pagina Instagram si è fermata a un milione di followers e fa fatica a trovare nuovi iscritti. Se carichiamo foto e video di lui in un bar elegante potremmo guadagnare una nuova quota di fan.»

   J: «Fammi capire bene» domanda Peralta. «Se io sogno un Coffee Shop AU non va bene, ma come set per la pagina Instagram di Cheddar sì?»

   H, K: «Esattamente» ribattono Kevin e Holt all’unisono.

   C: «Jakie, dobbiamo ancora dare un nome all’operazione. Che ne dici di: ‘Colazione da Tyffany’?»

   J: «Banale.»

   C: «‘Brunch da Tyffany’?»

   K: «Troppo derivativo.»

   C: «Allora che ne dite di ‘Chicchi di caffè’?»

   H: «Anche questo è derivativo, hai preso il nome del locale, ‘Coffee Beans.’»

   C: «Lo intendevo come nome per noi membri della squadra. Suona figo, vero?»

   H: «Onestamente no, Boyle, ma visto che abbiamo altri dettagli più urgenti da discutere, accettiamo il tuo ‘Chicchi di caffè’ e passiamo oltre. Innanzitutto, definiamo i nostri ruoli. Io, Kevin e Cheddar faremo i bartender, se ho capito bene. Tu e Charles invece?»

   J: «Come prima cosa, lasciatemi dire a Charles che non accetto il nome ‘Chicchi di caffè.’ Per rispondere invece alla tua domanda, Capitano, io e Charles svolgeremo un doppio ruolo: la mattina ci apposteremo in un’auto fuori dal bar, in modo da osservare sia la clientela, nella speranza che i misteriosi individui si mischino ai clienti per dare meno nell’occhio e studiare la gioielleria indisturbati, mentre nel pomeriggio ci fingeremo dei clienti per perseguire lo stesso obiettivo da due angolazioni differenti. Cominceremo la copertura da domattina. Voi aprite e gestite il bar, noi osserveremo.»

 

   Il pomeriggio seguente, Jake e Charles si uniscono alla fila di avventori in attesa di entrare nel bar. Davanti a loro si trova un gruppetto di giovane donne, clienti affezionate del locale, che parlano della riapertura. Jake e Charles ascoltano i loro discorsi.

   «Meno male che il ‘Coffee Beans’ ha riaperto, spero di ritrovare l’ispirazione per ricominciare i disegni che avevo abbandonato quando ha chiuso. Adoro guardare Kyle mentre lavora, con la camicia aperta sul torace e le maniche tirate su fino ai gomiti. E la chimica che ha con il suo aiutante, Brendan? Il tono autorevole con cui gli impartisce gli ordini: “Brendan, prendi la tazza in ceramica per il cappuccino della signora” mi fa svenire. Scommetto che gli dà ordini nella stessa maniera anche quando sono a letto.»

   La cliente prende da una borsa a tracolla un album da disegno, lo apre e mostra un foglio alle sue amiche: Jake e Charles danno un’occhiata e vedono una serie di fanart di Kyle e Brendan in momenti casti e romantici e altri che raffigurano scene di sesso più esplicite.

   «Voglio rivederli. Nel frattempo studierò Ray e Kevin, i nuovi barmen che sostituiscono Kyle e Brendan. Mi danno un’impressione più adulta e posata che finora mancava ai miei modelli.»

   Le ragazze ridacchiano tra loro soddisfatte.

   Charles confida sotto voce a Jake.

   «Buona fetta della clientela devono essere fan di Kyle e dei begli uomini in generale.»

   Jake annuisce silenzioso. Non saprebbe dire il perché, ma prova una brutta sensazione.

   «Guardate» dice la ragazza alle sue compagne «Kevin è seduto al tavolo con un cliente e Ray è rimasto solo al bancone. Oooh, è arrabbiato, guardate che espressione corrucciata. Ora ha dato una tazza di caffè a un cliente con un gesto burbero. Che tenero.»

   In estasi, prende a fare uno schizzo.

   Preoccupati, Jake e Charles entrano nel locale.

   J: «Raymond, va tutto bene? Dov’è Kevin?» dice per non far saltare la copertura, ma in realtà vorrebbe chiedergli: “Cosa ti salta in mente? Se ti mostri scorbutico, farai scappare i clienti e con loro i nostri uomini.”

   H: «Kevin» risponde Holt tenendo a freno il rancore nella voce, che nonostante i suoi sforzi traspare «ha accettato l’invito di quell’avventore, Malcolm, a sedersi al tavolo con lui. Chiacchierano fitto fitto da ore.»

   J: «Mi spiace, ma ricorda il tuo lavoro.»

   H: «Lo farò. Metterò da parte questo inconveniente e al massimo ne parleremo stasera a casa.»

 

   La mattina dopo, Jake e Charles cominciano l’appostamento, ma Holt e Kevin non arrivano.

   C: «Come facciamo? Tra poco è l’orario di apertura e c’è già una fila di persone in attesa di entrare. Rischiamo di far saltare la copertura.»

   J: «Il Capitano non risponde al telefono, e neanche Kevin. Non possiamo aspettare. Per fortuna, nel retro abbiamo degli altri grembiuli, tu sei un patito del buon cibo e io ho visto Kyle lavorare qualche volta, quindi non dovremmo avere problemi a fare noi i bartender finché Holt e Kevin non arrivano. Preparati, Charles: tocca a noi andare in scena.»

 

   Qualche ora dopo, di Holt e Kevin ancora non c’è traccia. Preoccupato, Jake lascia il bancone per andare da Charles, che si è seduto al tavolo con la ragazza del giorno prima.

   J: «Di cosa parlate di bello?»

   C: «Oh Jake, lei è Laura, è una cliente abituale.»

   L: «Molto piacere» gli dice Laura dandogli la mano e tremando come se stesse incontrando una rockstar.

   C: «Disegna fumetti Boys’ Love» riprende a parlare Charles, eccitato «e trova che noi abbiamo una bella dinamica. Dice che il mio carattere mansueto e la tua prestanza fisica rende me un passivo e te un attivo ideali.»

   Mentre Charles parla, Laura prende l’album e mostra un disegno di loro due che fanno sesso in una camera con la finestra aperta sulla strada.

   C: «Per farle capire quanto ha ragione, le stavo raccontando di quando ci siamo conosciuti. Ti avevo notato in un bar, quando ecco che arriva il tuo fidanzato di allora. Ingelosito, vi ho seguiti a casa tua e vi ho osservato dalla finestra mentre facevate sesso. Eri così bravo che mi sono commosso sino a piangere. Hai sentito i miei lamenti e sei sceso in strada da me. Per farmi sentire meglio, mi hai portato in camera e hai fatto sesso anche con me. Da allora siamo inseparabili.»

   Jake si sente a disagio dal modo in cui Charles interpreta spesso la loro amicizia in chiave sessuale, così, un po’ per tirarsi fuori dalla situazione un po’ perché sinceramente preoccupato per il Capitano e il marito, interrompe Charles e lo porta sul retro.

   J: «Ascolta, sono seriamente preoccupato. Non è da loro non presentarsi senza dare spiegazioni. E se avessero rintracciato il criminale e ora fossero in pericolo?»

   C: «D’accordo, ma come facciamo? Non rispondono al cellulare.»

   J: «Ho un altro modo, ho installato un localizzatore sul cellulare di Holt. Indica che si trova su una strada davanti a una palazzina qui vicino. Andiamo sul posto.»

   C: «Va bene, ma come mai hai piazzato un localizzatore nel cellulare del Capitano?»

   J: «Per sapere dov’è papà… ehm… il Capitano in caso di pericolo. Adesso non c’è tempo per le spiegazioni. A chi affidiamo però il bar? Non possiamo chiuderlo.»

   C: «Ho un’idea per tenere aperto e per accontentare la nostra fetta di clienti affezionati alle relazioni sentimentali dei loro baristi.»

   Una chiamata e dieci minuti dopo, dietro il bancone si trovano Scully e Hitchcock.

   J: «Cosa ci fanno loro qui?»

   C: «Sono esperti in cibo e inoltre molti li scambiano per una coppia. Sono perfetti per il ruolo.»

   J: «Ma mangeranno tutto e sporcheranno il resto. Entro un’ora interverrà l’ufficio di igiene.»

   C: «Per allora saremo tornati con Holt e Kevin.»

 

   Poco dopo, Jake e Charles giungono sul posto indicato dal dispositivo. Holt si trova a bordo di una macchina, appostato fuori dalla palazzina.

   J: «Capitano, cosa ci fa qui?» chiede Jake bussando sul finestrino dell’auto.

   H: «Cosa ci fate voi qui? Come facevate a sapere dov’ero?»

   J: «Ora non abbiamo tempo per spiegare. Signore, se non tornate al locale la nostra copertura salterà.»

   H: «Ho seguito Kevin sin qui. Ieri sera mi ha solo detto di avere un appuntamento con Malcolm. Non mi ha voluto spiegare il motivo, così mi sono insospettito. Non parlo per gelosia, ma c’è qualcosa di losco in quell’uomo.»

   Il cellulare di Holt squilla. Una chiamata da Kevin.

   K: «Raymond» apre la conversazione Kevin con voce spaventata «Malcolm vi ha scorti dalla strada e mi ha detto che dovete salire.»

   H: «Cosa intendi dire? Cosa…?»

   Kevin riattacca. Holt guarda alla finestra e vede avvicinarsi l’uomo che punta una pistola contro Kevin. Dalle spalle di Jake e Charles compare un complice che, pistola alla mano, gli intima di salire nell’appartamento.

   Una volta su, Holt confronta Malcolm.

   «Credevate di averci preso? Ci stavate quasi riuscendo, ma è stato sciocco venire qui.»

   H: «Kevin, cos’è successo? Perché sei salito in casa sua?»

   K: «Ieri lo avevo sorpreso mentre, seduto al tavolo, scrutava la gioielleria da un piccolo binocolo che nascondeva in un libro. Il libro trattava di gemme rare. Ho pensato che fosse sospetto, così ho cominciato a parlare con lui sulle gemme, argomento di cui sono esperto. Mi ha chiesto di venire a casa sua per approfondire l’argomento. Speravo di trovare altri indizi per stabilire se fosse lui il nostro uomo. Non ti ho detto nulla perché sei sotto copertura e non puoi perseguirlo apertamente. Il resto lo conoscete.»

   «Se solo non aveste fatto baccano qua sotto, non ci saremmo accorti di niente. Ora però vi siete esposti. Siamo in tempo per farvi fuori e attuare il nostro piano.»

   La porta dell’appartamento salta in aria, sfondata da un gruppo di agenti armati che circondano i criminali.

   J: «Com’è possibile? Nessuno di noi è riuscito a chiamare i rinforzi.»

   «Sono stata io» dice Laura sbucando da dietro uno dei poliziotti «Ho visto te e Charles sgattaiolare via dal locale e così mi sono incuriosita. Speravo che vi voleste appartare per fare… cose e vi ho seguiti. Quando vi ho visti spiare dalla finestra ho creduto che voleste ricreare il vostro primo appuntamento, così ero estasiata, ma poi ho visto il tipo con la pistola. Così, ho chiamato la polizia.»

   C: «Un altro grande successo per i ‘Chicchi di caffè’» esulta Charles. Gli altri non lo assecondano.

   L: «Anche i nuovi commessi stanno facendo onore al nome del locale.»

   J: «Oh mio Dio, cosa intendi dire?»

   Rientrati al bar, Jake e gli altri vedono Scully e Hitchcock coperti di chicchi di caffè. Probabilmente si sono sporcati per errore e ora cercano di pulirsi aiutandosi a vicenda. Eppure, i gesti con si passano le mani sopra e sotto i vestiti sembrano sensuali al gruppo di fumettiste amiche di Laura che, emozionate, li stanno disegnando.

   Charles esulta di nuovo, trionfante: «’Chicchi di caffè!’»

   
 
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