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Autore: genius_undercover    24/12/2022    1 recensioni
"Ragazzi?"
Nessuno rispose.
Si diresse quindi verso la cabina, bussò forte, ma la porta era chiusa a chiave.
"Edward!!" Bussò con più forza. "Andiamo, Ed! Lucius!"
Non ricevette alcuna risposta di nuovo, la nave sembrava completamente vuota.

O, un certo Capitano ha organizzato una certa cosa per un altro certo Capitano, con l'aiuto di una certa ciurma.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Equipaggio della Revenge, Stede Bonnet
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Pampa, perché dopo tanti anni non le avevo mai dedicato niente. 
A Leila, dato che non ho fatto in tempo a pubblicarla per suo il compleanno.
A Ineffabile, perché sì.

 

Ma anche a tuttə voi, perché è la vigilia di Natale ✨

Ho scritto questa piccola sciocchezza quando ancora ero a metà dell'altra storia. Può considerarsi seguito, se si vuole ma per questioni di comodità, anche scollegata è comprensibile. La mia prima shot in assoluto, dato che mi lamentavo tanto di non saperle scrivere! 
Buona lettura! 


 

We Party Through as a…Crew!


Era giunta l'estate. 

La Revenge fluttuava leggera e veloce sull'acqua azzurra dell'oceano. L'attacco appena perpetrato dalla ciurma del redivivo Pirata Gentiluomo e del famigerato Barbanera ai danni di un galeone americano era stato lungo e logorante. Tuttavia, la fortuna li aveva favoriti. L’arrembaggio si era concluso in sfolgorante bellezza, non era stato fatto alcun prigioniero e il bottino era più soddisfacente che mai.

Edward e Stede avevano finalmente risolto i loro problemi del passato, senza però dimenticarli. 

La vestaglia rossa che era appartenuta prima al pirata gentiluomo, poi al Kraken col cuore spezzato, era esposta nella cabina che i due Co-Capitani condividevano ormai da mesi. Era una sorta di monito che entrambi tenevano sempre presente: quanto potevano farsi del male qualora non avessero più parlato dei loro problemi o avessero continuato a negare i rispettivi sentimenti.

Per la somma soddisfazione della ciurma intera, (e un po' meno per quanto riguardava quella di Izzy Hands) i due testardi avevano definitivamente smesso di combattersi a vicenda, cedendo finalmente all’amore. 

Lucius avrebbe potuto affermare con certezza che Ed e Stede si amassero da impazzire. Anche se ovviamente non lo ostentavano mai, si cercavano in continuazione, avevano sempre un occhio di riguardo l'uno per l'altro, inoltre non c'era ancora stata la fine di un combattimento in cui non si fossero presi cura a vicenda. 

Da quando si erano ritrovati, poi, erano ricominciate le storie della buonanotte -inventate sul momento da Stede- i talent show, le vacanze improvvisate ma sempre belle, non appena l'equipaggio si stancava troppo. 

Sì, si poteva dire che sulla Revenge si respirasse la tranquillità e la sicurezza che ogni componente della ciurma aveva sempre cercato. 

Finalmente, si sentivano a casa

"Avanti," ordinò Izzy Hands, tornato alla mansione di Primo Ufficiale in piena regola, "ripuliamo questa cazzo di nave, così possiamo buttarci in branda per il resto della giornata o fare lo stracazzo che vogliamo!"

Gli uomini eseguirono senza protestare: sembrava che tra Izzy e la ciurma di Bonnet fosse in atto una specie di tregua che esisteva da subito dopo lo scontro con la Marina Inglese. 

Stede era stato sconvolto, quando l'aveva scoperto e ancora non riusciva a capacitarsene...soprattutto perché, da una settimana a quella parte, si comportavano tutti quanti in modo strano con lui. 

Edward compreso.

A proposito di Edward, avevano combattuto lontano, quella volta. Stede non lo vedeva dalla metà del pomeriggio. 

Dal momento esatto in cui avevano deposto le armi, Ed era sparito sulla nave nemica con Izzy e metà dell'equipaggio per trasportare il bottino e non si era ripresentato per ore intere. 

"Ah, sei qui!" Disse il Pirata Gentiluomo, abbracciando con forza il compagno non appena se l'era ritrovato alle spalle.

"Sono sempre stato qui, Stede." Rispose quello con sufficienza, facendogli stringere il cuore di preoccupazione. 

"Sei ferito?" 

"No."

"Vuoi lavarti?"

"Forse dopo." 

"Allora preparo la vasca. Io devo parlarti."

"NO!" Ed lo bloccò fulmineamente, afferrandolo per il polso.

"Come, prego?"

"Devi aspettare qui."

"Che cosa è successo là dentro?”

“Niente che ti riguardi.”

“Mi permetto di dissentire, è la mia cabina."

"La tua cabina?"

"Nostra." Si corresse subito Stede. Non poteva dare torto a Ed, dato che ci trascorreva ormai tutte le notti. 

"Non puoi entrare fino a quando non te lo dico io."

"Ma perchè!"

“Perchè è anche mia e se io non ti voglio lì dentro, tu non ci entri.” Barbanera gli rivolse un mezzo sorriso, di quelli poco raccomandabili. "Ti fidi di me?"

"Sì..."

"Bene." Ed fece appena in tempo a distogliere lo sguardo, o gli occhi di Stede lo avrebbero rapito come avveniva ogni singola volta e nei momenti meno opportuni. “Ora levati di torno, per favore.”

"No, aspetta! Devi ascoltarmi!" 

"Ma che cazzo, Stede!" Protestò.

"Ti dico che c'è qualcosa di strano," insistè il biondo, "è un po' di tempo che mi ignori! E anche i ragazzi!" 

"Io, ti ignoro? Io?! Come osi accusarmi di una cosa così meschina? Il Kraken non ignora, il Kraken affronta il nemico in campo aperto e—"

"Falla finita con questa storia, carino, non sono un idiota, tantomeno un tuo nemico e tu non sei il Kraken!"

"Non mi pare proprio di averti dato dell'idiota!"

"Però mi tratti come tale! Non sopporto, quando fai così."

"E io non sopporto che te, che mi accusi ingiustamente di ignorarti!"

"IO TI ACCUSO PERCHÉ È COSI' DA GIORNI!" 

"Da giorni! Ma di che accidenti stai parlando?! Non mi pare proprio di averti ignorato, ieri sera!"

Stede sgranò gli occhi. "Ed!" Disse, con voce stridula e il volto rosso d’imbarazzo. "Non mi riferivo a—" 

"Certo che no." Sospirò Barbanera. "Non ti ho mai ignorato, Stede Bonnet, a meno che non intendessi farlo di proposito. Non l'ho fatto ieri sera, nè l'altro ieri sera, o tre giorni fa e così via…e non ti sto ignorando adesso. Neanche i ragazzi lo stanno facendo."

"Ma..." La gola di Stede si strinse fastidiosamente, non sarebbe mancato molto a che gli venisse un attacco di nervi, "questo non è vero!" 

"Ah, no?" Edward cercò di resistere di nuovo ai suoi occhi, resi più luminosi da un accenno di lacrime. "Svedese!" 

"Sì, Capitano?"

"Raduna tutti quanti, è urgente."

"Certo, Capitano!"

In pochi secondi l'equipaggio era schierato davanti a un infastidito Edward Teach e uno sconcertato Stede Bonnet.

"Edward. Che cosa stai facendo?" Domandò il biondo.

"Ne parliamo come una ciurma." Recitò leziosamente l’altro pirata, senza nemmeno guardarlo. 

"Che sta succedendo?!" Chiese Izzy, che si era precipitato più velocemente possibile con il suo immancabile bastone.

"Questo!" Rispose Barbanera, incrociando le braccia con aria nervosa. "Il vostro Capitano Bonnet qui presente, insinua di essere ignorato!"

"Ed, no. Smettila—"

"Sta' zitto Stede, sto parlando io."

Nessuno della ciurma parve capire, tranne Izzy. 

"Ma che diavolo!" Esclamò, nervoso e scocciato più del suo stesso Capitano. "E io avrei smesso di lavorare per questa emerita stronzata?! Voi siete da legare e dare in pasto agli squali!"

"Silenzio!” Tuonò Edward. “Voglio sapere chi di voi pivelli ha un problema con Stede."

“Nessuno.” Roach aveva in volto un'espressione a dir poco sconvolta. Diciamo che se il biondo fosse stato più attento e meno scombussolato, avrebbe dedotto senza problemi che il cuoco avesse una fretta micidiale. "Nessuno, ce l'ha con Stede!" 

Ed guardò Roach con gli occhi ridotti a due fessure. "Ne sei certo?"

"Te lo giuro, Ed, Signore! Non è vero, ragazzi? Frenchie, Olu, Jim! Diteglielo anche voi!"

Un brusio concitato si levò. 

"Visto?" Domandò Barbanera, rivolto al suo compagno. "Nessuno ce l'ha con te, quindi vedi di darti una calmata. Per piacere." 

"Edward Teach, non azzardarti a voltarmi le spalle di nuovo o giuro che—"

"Oh, basta, mi hai stancato!" Ribatté il pirata dai capelli lunghi, con un gesto sprezzante della mano. "Izzy!"

"Che cosa vuoi?"

"Voglio il ponte di questa lurida nave pulito e splendente entro stanotte."

"A patto che tu rispetti l'accordo."

"Lo rispetto."

"Allora non dubitare."

"QUARTIERMASTRO!" Chiamò poi Ed, con la voce più alta del necessario: Pete era proprio lì accanto.

"Sono qui, Capitano!"

"Oh...è vero. Porta il tuo altro Capitano a fare qualcosa di utile che lo tenga lontano dalla mia vista per un po'. E soprattutto mandami il tuo fidanzato."

"Agli ordini!"

Lucius, che ovviamente aveva già sentito tutto, si diresse direttamente all'interno della cabina con Edward senza dire una parola. Stede invece si ritrovò la porta in faccia. Senza che potesse protestare, si rassegnò all'aspettativa di controllare ogni singola stanza della nave insieme a un fierissimo Black Pete. 

__

Era salita la luna, quando Quartiermastro e Capitano finirono di scrivere l'inventario. 

O meglio, Stede aveva scritto. Pete ancora non poteva farlo benissimo, ma ci stava lavorando. 

In compenso, aveva riportato a Stede tutto ciò che vedeva, facilitando di molto il suo lavoro. 

"Abbiamo finito?" Domandò il gentiluomo. 

"No, Capo. C'è da controllare la stiva!"

"Non c'è assolutamente niente nella stiva, a parte le vele nuove e le coperte di riserva!"

"Il Capitano si arrabbierà se non la controlliamo. Gli ordini sono ordini!"

"E i miei, di ordini?"

"Senza offesa, Capo, Barbanera mi ha detto di non disobbedire ai suoi per niente al mondo."

"Allora almeno tu dimmi che accidenti vi prende da un po’ di tempo a questa parte." 

"Non ci prende niente."

"Non mentirmi, Pete. Io non l'ho mai fatto."

"Non sto mentendo." Ribatté Pete, senza risultare convincente neanche un po'.

Stede sbuffò e perse definitivamente la pazienza: doveva rivedere Edward, parlargli e capire.

Strinse i pugni lungo le braccia e a passo di carica si diresse sopra coperta…

Il ponte era completamente deserto. Le torce esterne della Revenge erano state lasciate spente. 

"Cosa...?" 

Stede si affacciò immediatamente all'esterno della nave, temendo che si fossero diretti tutti fuori bordo…eppure, le scialuppe erano al loro posto. 

"Ragazzi?" 

Nessuno rispose. 

Si diresse quindi verso la cabina, bussò forte, ma la porta era sempre chiusa a chiave. 

"Edward!!" Bussò con più forza. "Andiamo, Ed! Lucius!"

Non ricevette alcuna risposta di nuovo, la nave sembrava completamente vuota.

Preso dal panico, Stede tornò indietro, verso la stiva, con il cuore che gli usciva dalle costole.

"Pete!" Chiamò. La sua voce rimbombava nel corridoio in maniera sinistra. "PETE!"

"Stede!" Rispose sommessamente qualcuno, dalla parte opposta a dove si trovava lui. 

"Lucius??" 

Stede corse di nuovo verso l'uscita, e quando stavolta raggiunse l'esterno, rimase senza fiato. 

Le torce adesso erano state accese, rendendo l'atmosfera della notte assolutamente calorosa. Gli uomini erano radunati sul ponte illuminato, apparentemente in sua attesa e sorridevano divertiti per qualcosa che lui ancora non sapeva. 

Qualcuno rideva addirittura, ma solo perchè la sua espressione confusa doveva essere estremamente esilarante.

"Respira, amico!" Disse una voce familiare alle sue spalle. 

Stede si voltò: Edward era appoggiato allo stipite della porta della cabina con il sorriso più bello del mondo a tirargli le labbra. 

La testa del pirata gentiluomo scoppiava di interrogativi. 

Barbanera non gli diede modo di esprimerli. 

Senza lasciare i suoi occhi, gli fece semplicemente segno di guardare davanti a sé: gli uomini si erano divisi in due ale, per dare modo a Roach di trasportare indisturbato una grandissima torta arancione. La mostrò a tutti, con autentica fierezza, mentre Frenchie pizzicava una melodia allegra.

"Felice genetliaco, Capitano!" Disse in coro l’equipaggio. 

Stede non poté rispondere, dato che ancora doveva processare tutto quanto. 

Non si sarebbe mai aspettato che la ciurma si fosse informata su di lui…poi gli venne in mente la conversazione che lui e Edward avevano avuto la prima sera in cui si erano amati. 

Ed, doveva aver parlato con loro, riuscendo ad organizzare tutto senza farsi scoprire. 

Stede non ebbe la forza di abbracciarlo, era troppo sopraffatto dall'amore che provava per lui.

"Ve l'avevo detto, che ci sarebbe rimasto male!" Ridacchiò Lucius, mentre Pete si perdeva in scuse per aver mentito.

"N-non fa niente.” Riuscì a dire il biondo, emergendo dalle pacche sulle spalle e le affettuose strette di mano che si stavano riversando su di lui. "Io...io non me lo sarei mai aspettato! Me n'ero persino dimenticato!"

"Capita, quando si è in mare! Noi invece ci abbiamo lavorato una settimana!" Disse Olu, ridendo con allegria. "Ecco perchè eravamo così strani!"

"¡Maldios americanos!" Fece eco Jim. "Hanno rischiato de rovinare todo!"

"Non so come ringraziarvi..." Disse Stede con voce strozzata. "Vorrei scusarmi!"

"Facciamo che ti perdoniamo senza scuse!" Decise Wee John. "Perchè vogliamo assaggiare il dolce!" 

Il biondo rise, comprensivo. "Ma certo, sembra davvero ottimo solo a guardarlo! Taglialo pure, Roach!" 

"Non così in fretta, Capo: devi spegnere tutte le candele." Incoraggiò Lo Svedese, alludendo ai lumicini ricavati dai mozziconi di fiammifero, posizionati alla rinfusa sulla superficie della torta. “È tradizione!”

"Ma priiima," intervenne Buttons, "devi esprimere un bel desiderio da non dire a nessuno, neanche al tuo Co-Capitano preferito, mi raccomando!" 

Stede annuì, guardando ogni componente dell’equipaggio con commozione. Non appena chiuse gli occhi, due grosse lacrime gli scesero sulle guance dorate. 

Dopo un momento di silenzio li riaprì e mosse il polso con l'eleganza di un vero nobile: lo spostamento d'aria andò a spegnere le piccole fiammelle.

Applaudirono tutti. 

Dopo poco, Ed tornò con una cassa di bottiglie di ottimo Rum che distribuì a ognuno. 

"Alla salute." Esclamò, porgendone una anche a Stede. 

Per un lungo momento, i due rimasero uno accanto all’altro, ad osservare gli uomini che ridevano e si divertivano spensierati, come non avveniva da tempo. 

"Dovremo rifornirci di arance, non è vero?" Chiese Stede, una volta finita la sua fetta di dolce. 

"Abbiamo un bel po' di nodi da percorrere, prima di attraccare al prossimo porto. Ti assicuro che ne varrà la pena: il cuoco-medico ha lavorato come un matto a questa torta."

"Paurosamente buona…ma come faremo, per lo scorbuto dello Svedese?"

“Non a caso ho fatto fare scorta di ananas!”

“Hai pensato proprio a tutto!”

"Puoi scommetterci!"

Stede si guardò intorno. "Aspetta, non vedo Izzy qui."

"Izzy dorme. Ti ha lasciato un regalo, però, e se lo lasci in pace gli fai un bel regalo anche tu."

"Non oserei mai andarlo a svegliare. Da un po’ di tempo a questa parte ci tengo, alla mia vita!" 

"Bene,” disse Ed, porgendogli un pugnale inguainato. Sembrava preziosissimo. "Perché innanzitutto non puoi morire, almeno non prima di me. Secondo, che Izzy non venisse disturbato, era il nostro accordo." 

Stede riconobbe l’arma immediatamente: quello era il coltello che aveva usato per minacciare Hands la prima volta che l’aveva visto con Fang e Ivan nella foresta degli indigeni. 

"Fatica molto, con quel piede." Osservò il gentiluomo, appuntandosi mentalmente di cercare un modo per avvicinarsi a lui e porgergli dei ringraziamenti degni. "Più degli altri."

"È per questo che lo lascio dormire ogni volta che ne sente bisogno. Ma non deve credere che lo faccio perchè mi dispiace per lui, altrimenti è capace di rimanere sveglio una settimana."

Stede rise brevemente. "Sì, sono sicuro che lo farebbe."

"È orgoglioso." Riconobbe Ed. "E testardo." 

"Tu non sei affatto da meno, sai?" 

"Io." Edward finse di indignarsi. "Ha parlato Capitan Testuggine. Così, dovrebbero chiamarti!"

Stede si portò teatralmente una mano al cuore. "Come osi mancarmi di rispetto in questo modo, signore!?"

"Ti avevo mai parlato di quella fottuta tartaruga dei Caraibi, che una volta mi morse una caviglia e non c'era verso di liberarmene? Ecco, quando ti ci metti, tu sei uguale."

“Sono molto offeso e anche costernato!”

“Sì, ne sono certo!” Concordò Ed, tirandoselo tra le braccia e fissandolo in modo seducente. “Troverò il modo di farmi perdonare!”

Stede appoggiò la fronte alla sua e sorrise, completamente innamorato.“Sarà meglio!”

E prima che i due potessero azzerare totalmente la loro distanza, un dito picchiettò insistentemente la spalla di Stede.

"CAPO!!” 

I Co-Capitani si separarono subito.

Il biondo era di nuovo rosso per l'imbarazzo, mentre Edward faceva di tutto per non scoppiare a ridere: non gli era mai capitato in vita sua, di venire interrotto in certi momenti.

"Sì, Buttons.” Salutò educatamente Stede. 

“In quanto mio Capitano e in occasione della celebrazione della tua età avanzata–”

Età avanzata?!” Protestò Stede.

Buttons neanche lo sentì. “–abbiamo convenuto di comune accordo, che era estremamente doveroso, farti avere un presente!" Proclamò solennemente l’uomo dei gabbiani, porgendo al biondo una piccola sacca color borgogna.   

“Oh...cosa posso dire? Grazie infinite!” 

“Aprilo.” Suggerì Ed, coprendo l'informazione con un colpo di tosse. 

Stede allora capì che anche quello era un regalo. Giustamente, pensò, ai genetliaci si regala sempre qualcosa. 

Rovesciò il contenuto del sacchetto sulla propria mano, e ne uscì un…occhio. Di vetro. 

Buttons sorrise con tutti i denti che non aveva. “L’ha estratto Olivia con tanto amore dal cranio di uno dei soldati inglesi che abbiamo affrontato l’ultima volta! Le ha insegnato il suo amico corvo, come si fa!”

“È davvero bello, grazie!” 

“Ringrazia lei, io l’ho solamente pulito e lucidato! Portalo sempre con te, ti porterà fortuna*!”

Stede cacciò il regalo nella tasca dei calzoni, strinse la mano del timoniere e poi accarezzò con gratitudine il gabbiano appollaiato sulla sua spalla. 

Fu la volta dello Svedese che, accompagnato da Frenchie, intonò un canto bellissimo composto apposta per lui. 

Stede ascoltò tutto con commozione, imprimendo musica e parole nella propria mente, poi ringraziò profusamente entrambi. 

Fang, Ivan e Wee John invece avevano organizzato uno spettacolo con la polvere da sparo. Fu un successo che lasciò incantato l’equipaggio intero. 

Olu e Jim donarono a Stede una spada in argento con il fodero finemente lavorato. 

“Per infilzare Ed,” scherzò Olu, fresco della carica di nostromo, “quando ti fa arrabbiare.”

“Avevi assolutamente bisogno di una spada decente, mi Capitàn.” Aggiunse Jimenez.

Infine si fecero avanti Balck Pete e Lucius. 

Il primo reggeva un modellino dell’unicorno rampante che una volta era sulla prua della nave. 

“Oh, grazie Pete!” Esclamò Stede, osservando affascinato la cura dei dettagli sulla miniatura. La adorava. “È assolutamente meravigliosa, non sapevo che intagliassi così bene!"

“Oh, be’, io—”

“La esporrò sul comodino accanto al letto, in modo da poterla ammirare tutte le mattine!”

“Sono contento che ti sia piaciuto, Capo!” Si schermì Pete, pestando un piede a terra per contenere l’imbarazzo. 

“Sa lavorare anche la pelle, quest’uomo!” Fece presente Ed, alludendo a quanto il suo tutore gli stesse salvando la vita. “E fottutamente bene!” 

Il Quartiermastro arrossì del tutto. 

Lo scrivano fece un passo avanti. 

Aveva un foglio di pergamena arrotolato nella mano, che consegnò ovviamente a Stede. Non appena l’aprì, il biondo si commosse di nuovo. 

Si trattava di un ritratto di lui e Edward che dormivano. 

La cosa che colpiva di più, al di là della somiglianza impressionante, era la morbidezza delle loro espressioni innamorate anche nell'incoscienza del sonno.

“Quando…quando hai fatto—”

“Non è ovvio?” Chiese Lucius, alludendo all’istante in cui cessavano finalmente ogni tipo di attività. Ci aveva messo una vita a capire la loro routine, ma ce l’aveva fatta. “A tarda sera!" Spiegò. "È l’unico momento in cui si può dire che siete fermi abbastanza da permettermi di lavorare in pace!”

Ed era assolutamente divertito. 

Stede era sconvolto alla sola idea di essere stato osservato mentre condivideva con Ed un momento così intimo, anche se era semplicemente dormire…però il ritratto era assolutamente eccezionale. “G-grazie, Lucius.” Balbettò. “Lo...conserverò gelosamente.” 

“C’è un’altra sorpresa.” Annunciò Spriggs, dopo essersi scambiato un’occhiata con Barbanera. 

“Davvero?!” Chiese il gentiluomo, agitato e curioso come un ragazzino. 

“Però devi chiudere gli occhi.” Stabilì Edward.

“E come farò a vederla?”

“Fidati di me e non sbirciare”

“Cosa—”

Ed lo prese per un braccio, mentre con l’altra mano gli copriva la vista. Cominciarono a camminare in tondo per il ponte, più che altro per confondere Stede, poi intrapresero la via che portava sottocoperta.. 

“Dove stiamo andando?” Domandò Stede, sempre più impaziente. “Mi sta girando la testa!”

“Resisti, ci siamo quasi.” 

Finalmente, Ed tolse la mano. 

“Apri gli occhi!” Esclamò Lucius, il quale nel frattempo li aveva seguiti unicamente per accendere il lampadario. 

Il biondo fece quanto richiesto e rimase paralizzato.

Si trovava all’interno della sua cabina, e proprio sulla parete adiacente al letto, in quello spazio rimasto vuoto, angusto e polveroso per mesi infiniti, adesso vi erano un centinaio di volumi di ogni genere e forma. 

C’erano dei tomi in latino, lingua che Stede conosceva bene, alcuni in italiano e il meglio della letteratura inglese. 

C’erano dei libri sulla botanica, alcuni trattati di medicina greca e ogni genere di favole e fiabe, libri di saggistica, di filosofia, dell’orrore, persino la Sacra Bibbia…c’era tutto.

Stede non poteva crederci. Rimase ad osservare ogni singolo volume a lungo, in estasi.

"Spero che ti piacciano.” Proruppe Ed, leggermente preoccupato dalla sua mancanza di reazione. “Lucius mi ha aiutato!” 

“Modestamente.” Civettò lo scrivano. "Li abbiamo scelti apposta per te, anche se in realtà non sappiamo di cosa parlino la stragrande maggioranza di essi. Ci sembravano solo bei titoli.”

“E belle copertine! E tutta la ciurma ha aiutato a trasportarli qui e a sistemarli, mentre Pete ti distraeva.” 

Gli occhi di Stede divennero gonfi di lacrime. Per tutta risposta, buttò le braccia al collo di Ed e lo baciò.  

"Sì, ecco bravi!” Borbottò lo scrivano, dirigendosi verso la porta per togliersi di mezzo il prima possibile. “Sceglietene uno con calma, io vi aspetto fuori insieme agli altri." 

"Ventinovesimo giorno del mese di Giugno." Disse Edward, una volta che la porta fu richiusa. 

"Te ne sei ricordato." Rispose Stede, abbracciandolo forte. 

"Mi dispiace per oggi...ci saremmo risparmiati la sceneggiata se gli stramaledetti americani non avessero attaccato.” Ed portò le mani al suo viso per asciugargli le lacrime. “Temevamo di non fare in tempo e festeggiare domani non sarebbe stato lo stesso!" 

"Non avevo più celebrato il giorno in cui sono nato." Ricordò Stede. Suo padre glielo aveva vietato nel suo settimo anno di età, precisamente dal momento in cui il suo unico erede aveva cominciato a dimostrare uno smodato amore per la botanica e altre frivolezze a sua detta "vergognose, per un uomo."

"Perché no? Voglio dire, è una cosa bella, giusto?"

"Lo è diventata adesso e solo perché sei qui con me. Ti amo così tanto..."

"Anche io. Certe volte mi spavento quanto ti amo, Stede! Cazzo, mi faccio paura da solo!"

"È così anche per me…non volevo essere così lunatico oggi."

"Lunatico? Sei stato una vera spina nel fianco, ma anche in quel modo eri talmente adorabile che ho faticato parecchio a fingermi arrabbiato!" 

"Oooh d'accordo, prometto che non ti metterò mai più in dubbio. Va bene adesso?"

"Sì, può essere."

"Vediamo se le cose migliorano con questo."

Le loro labbra si incontrarono di nuovo, e quella volta anche i loro corpi cominciarono a rispondere al contatto prolungato.

"Stede...Stede, aspetta.” Mormorò Ed, separandosi da lui a malincuore. “Dovremmo proprio uscire. Dico davvero!" 

"Di già?"

"Penseranno che ci siamo dimenticati di loro, là fuori!"

"Per quanto mi dispiaccia farglielo credere, sarei davvero davvero contrariato ad andarmene, in questo momento. È così sconveniente che voglia restare con te e basta, adesso?" 

"Sono sicuro che capirebbero, ma non sarebbe giusto. Hanno lavorato tutti sodo, per riuscire a mantenere il segreto!"

"Scegli il libro, allora." Rispose Stede, cambiando idea all’istante.  "Leggerò loro quanti capitoli vorranno!"

"Facciamo così: tu leggi fino a quando ognuno non sarà contento, poi, quando sarà il momento giusto, ci ritiriamo e io ti faccio dimenticare come si legge e anche come si parla. Va bene?"

"Va più che bene! Attento che ti prendo in parola, Capitano."

"Mi arrabbierei se non lo facessi. Abbiamo anche la nostra lezione in sospeso."

"Vuoi davvero continuare a imparare a leggere e scrivere?"

"Certo." Ed lo baciò a fior di labbra per l’ultima volta. "Domani, però. Stasera è tutta per te.”

Stede si costrinse a sciogliere l'abbraccio. “Se non scegli il libro adesso, credo che non sarò più in grado di lasciarti andare!”

Ed ridacchiò e si volse alla nuova libreria tentando di leggere qualche titolo. Alla fine fu attirato da uno spesso tomo dalla copertina rossa, che recitava il nome dell’autore a lettere d’oro. 

“Questo qui!” Decise. 

Stede si sorprese. “La Divina Commedia?”

“Sì, be’, tu di commedie ne sai e io voglio imparare.”

“Sai, Ed? Penso che sia un’enorme ingiustizia che tu non abbia potuto frequentare un collegio.”

“Perché?”

"Perché saresti stato il migliore.”

“Nah, scommetto che se fossimo stati insieme, tu mi avresti battuto!”

“Probabilmente…leggevo fin troppo, da ragazzo!” Stede estrasse il volume con attenzione e lentezza, come se stesse maneggiando un oggetto sacro. 

Ed si rese conto che dovevano essere secoli che Stede non compiva quel gesto. 

Si sentiva infinitamente meglio, ora che aveva trovato il modo di riparare anche a quel danno che aveva fatto. 

“Ottima scelta,” riconobbe il biondo. “Credo che vi piacerà! E grazie, Ed…non solo perché mi ami tutti i giorni, ma mi hai fatto un regalo davvero meraviglioso.” 

“Per te questo e altro.”  

Edward gli offrì la mano, e il gentiluomo la prese al volo, lasciandosi guidare fuori dalla cabina.  

Quando giunsero sul ponte, gli uomini erano già sistemati in un semicerchio e pronti all’ascolto. Persino Izzy si era svegliato in tempo per assistere. 

“Bentrovati, signori,”  esclamò Stede con aria solenne, “questa è letteratura di spessore! Preparatevi a scendere letteralmente all’Inferno!”

Si levò un brusio concitato: l’equipaggio era già enormemente interessato. Per tutto il tempo della lettura, ognuno seguì in silenzioso entusiasmo quella storia avvincente fino alle prime luci dell’alba. 

Stede, che aveva avuto Ed appoggiato alla sua spalla per tutto il tempo, guardò con affetto l’equipaggio sonoramente addormentato. 

Pensò che, davvero, non avrebbe potuto essere più felice in tutta la sua vita.



*mi sono ispirata al Nazar o occhio turco. Questo qui: 🧿
Io ne ho sempre uno con me. Chiaramente, quello che Buttons regala a Stede è un occhio di vetro vero e proprio, ma il principio è lo stesso! 



Buon natale a tuttə e felice 2023🧡
-gen

   
 
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