Cap. 14: These are the words
Now I'm dancing with a broken heart
Ain't no doctor who can make it start
Singing these are the words that I'm never gonna say again
'Cause I've given till I've given up
One more casualty of easy love
Singing these are the words that I'm never gonna say again
And these are the words that I say to your picture
These are the words that I say in a dream
These are the words that I wish I'd said to you
When you were standing here next to me!
(“These are the
words” – James Blunt)
Tiago e Floki si erano legati davvero molto
in quei mesi, pertanto il giovane spagnolo aveva raccontato al suo nuovo amico
tutto ciò che gli era accaduto con Erik, senza nascondergli nulla (a parte,
ovviamente, i dettagli più intimi!). Floki, quindi, sapeva benissimo per quale
motivo Tiago fosse tanto distaccato e freddo con Harald e così, quando l’uomo
volle fargli alcune domande sul ragazzo perché sentiva di provare un sentimento
particolare per lui, lo sciamano gli raccontò tutto così come Tiago lo aveva
raccontato a lui.
Intendiamoci, Floki non era certo la pettegola del villaggio e non avrebbe
mai aperto bocca se non avesse riconosciuto in Harald un uomo giusto, leale e
generoso che avrebbe potuto rendere veramente felice Tiago. Floki sapeva di
essere diventato una figura molto importante nella vita del giovane spagnolo,
che lo considerava quasi il padre che non aveva mai avuto, ma si rendeva anche
conto del fatto che Tiago aveva bisogno di un altro tipo di affetto, aveva solo
diciannove anni e non poteva rinunciare così presto alla gioia di vivere e di
amare.
Tiago, però, non la pensava allo stesso modo,
anzi, non appena seppe che Floki aveva raccontato a Harald quello che lui aveva
passato con Erik si arrabbiò, ed era una cosa strana perché di solito era un
ragazzo dolce e gentile e non si innervosiva mai con nessuno! Ma questa era una
cosa troppo intima che lo aveva ferito fin nel profondo…
“Io mi ero confidato con te come non avevo
mai fatto con nessun altro perché avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno e di
te mi fidavo… come hai potuto tradirmi così e raccontare tutto a quell’estraneo là che non è nemmeno di
Kattegat e non fa parte dei nostri amici?” protestò il ragazzo.
Floki non se la prese per lo sfogo di Tiago,
lui sapeva di aver fatto la cosa giusta e trovava anche buffo il modo in cui il
giovane spagnolo cercava anche nei termini di mantenersi lontano da Harald (quell’estraneo là); era invece convinto
che, alla fine, sarebbe stato Tiago a comprendere che il Principe Norreno era
la persona giusta per lui.
“Non è proprio così” cercò di placarlo Floki,
sorridendo. “È venuto a combattere per Kattegat e in poco tempo è diventato
amico di Bjorn e degli altri fratelli Lothbrok.”
“È venuto a combattere per i suoi interessi,
per difendere le sue terre e non certo per amicizia nei confronti di Re Bjorn”
replicò deciso Tiago, “e lui non aveva nemmeno una famiglia da vendicare, come
invece avevano Asvard, Leif e Freydis. Probabilmente ha partecipato a questa
guerra solo per ottenere qualche ricompensa dal Re dei Norreni.”
E, in effetti, in questo caso aveva ragione
lo spagnolo, perché Harald aveva sperato di ottenere da Bjorn la corona di Re
del Rogaland al posto del fratello e Floki lo sapeva, ma pensò che non fosse la
cosa migliore da dire in quel momento. Doveva far leva sulle tante qualità di
Harald e non sui suoi difetti.
“Non ti dirò che Harald è un uomo perfetto”
disse Floki, “perché nessuno lo è, non lo sono neanche Bjorn e gli altri
Lothbrok e non lo sono io. Non lo era nemmeno Ragnar, anche se adesso tutti lo
considerano un eroe: era arrogante e ambizioso e spesso egoista. Ma quello che
conta è la capacità di amare veramente e di fare qualcosa per chi si ama e io
questo l’ho capito troppo tardi, altrimenti non avrei perduto Helga. Quando
sono partito per fondare una colonia in Islanda credevo davvero che avrei fatto
del bene alle persone che avevo portato con me, ma anche in quel caso sono
stato presuntuoso, ho dato per scontato che sarei riuscito a comprendere cosa
c’era nel cuore di tutti e ad evitare conflitti e guerre. Invece ho
sottovalutato Kjetill… e questo è costato la vita a tanta brava gente che io
avrei dovuto proteggere…”
Anche Floki si era spesso confidato con Tiago
a proposito di quella storia e il ragazzo sapeva quanto ricordarla ferisse il
suo amico.
“Non torturarti con questi terribili ricordi,
adesso, quella non fu colpa tua, non potevi immaginare che Kjetill fosse un
uomo tanto malvagio e crudele” tentò di consolarlo Tiago. “Si è sempre
comportato male con tutti e alla fine è stato punito come meritava in Islanda
dai suoi stessi compagni. Lo so che nessuno è perfetto, ci sono uomini gentili,
uomini saggi, uomini crudeli come Kjetill… so che neanche Re Bjorn è perfetto,
né Ivar, né Hvitserk, ma loro c’erano quando Erik ha cercato di uccidermi e mi
hanno salvato da lui. Magari saranno ambiziosi, desiderosi di potere e di
ricchezze, ma sanno voler bene a un amico e aiutarlo, per questo so che posso
fidarmi di loro, come di te. Ma Harald non lo conosco, nessuno di noi lo
conosce, è venuto qui solo per la guerra contro Re Egil e per quanto ne
sappiamo potrebbe anche essere un mostro come Kjetill!”
Floki si lasciò sfuggire una risatina,
vedendo quanto Tiago cercasse di pensare il peggio di Harald.
“No, Harald non potrebbe mai essere come
Kjetill e nemmeno come Erik, anche se io questo Erik non l’ho conosciuto se non
attraverso i tuoi racconti. Ma tu mi avevi detto che Erik era stato un
trafficante di schiavi, che ne aveva abusato e che ne aveva anche ucciso
qualcuno. Forse cercava davvero di riscattarsi servendo Bjorn e Gunnhild, ma
con te non è mai stato gentile, o sbaglio? Anzi, continuava a considerarti uno
schiavo, uno che non valeva niente, solo perché sei di un’altra terra. Nel caso
di Erik si capiva bene che tipo fosse, credo che sia stato tu a non volerlo
vedere” azzardò l’uomo. “Harald non ha pregiudizi del genere e di sicuro non ha
mai trafficato in schiavi. Mi ha parlato di te come di un ragazzo speciale, con
grandi doni e un cuore pieno di generosità.”
Tiago scrollò il capo.
“Sì, certo, anche Erik mi diceva cose del
genere quando voleva che lo aiutassi a recuperare la vista, quando aveva solo
me a prendersi cura di lui” lo interruppe. “Harald ti parla così perché vuole
qualcosa da me, e visto cosa mi faceva Erik penso anche di sapere cosa vuole.”
Floki si fece serio e prese le mani del suo
giovane amico.
“Tiago, non sono io che devo convincerti,
anche se la mia opinione è che Harald sia un uomo molto diverso da Erik e non
per niente si è fatto benvolere da tutti a Kattegat, mentre so che Erik non
piaceva a molti e lo tolleravano solo perché si era legato a Bjorn” disse. “Il
fatto è che io non voglio che tu rinunci all’amore e alla gioia di avere
qualcuno accanto, io darei qualsiasi cosa per riavere la mia Helga e tu poi sei
ancora giovanissimo, non devi restare solo tutta la vita. Ti parlo in favore di
Harald solo perché sento che lui potrebbe donarti quell’amore che meriti, ma so
anche che tu sei molto più bravo di me a giudicare le persone, tu senti la loro
energia e senti se in loro c’è luce o oscurità.”
Tiago chinò il capo e non rispose: sapeva che
Floki aveva ragione.
“Hai detto tu stesso che non hai voluto
vedere il male che Erik aveva fatto o come ti maltrattava, ma tu sapevi che in
lui c’era solo oscurità, non è così?” insisté lo sciamano.
“È vero” ammise Tiago. “Io sentivo l’oscurità
in Erik e non soltanto quando mi maltrattava, sentivo il suo lato oscuro anche
quando mi blandiva per avere qualcosa da me, ma io volevo credergli perché…
perché lo amavo, e se non fosse stato lui a rifiutarmi io sarei ancora il suo schiavo! Non posso fidarmi, i sentimenti
hanno già una volta offuscato il mio giudizio e anche allora speravo sempre che
in fondo al cuore Erik avesse una parte di luce e che io sarei riuscito a farla
risplendere. Mi sono sbagliato con lui ed ho sofferto tanto, non voglio più
essere così confuso e vulnerabile, voglio tenermi lontano da questi sentimenti
che mi impediscono di vedere cosa c’è davvero nel cuore delle persone!”
“Va bene, ma avverti questa oscurità anche in
Harald? È per questo che vuoi stargli lontano?” domandò Floki.
Tiago si morse il labbro inferiore. La verità
era un’altra: cercava di stare il più possibile lontano da Harald perché ne
sentiva invece il calore, la luce affettuosa e amichevole, e temeva che avrebbe
potuto davvero finire per provare qualcosa per lui… e non lo voleva! Sentiva
che Harald avrebbe potuto renderlo di nuovo vulnerabile com’era stato con Erik,
e se poi anche Harald lo avesse abbandonato o lo avesse maltrattato lui non
sarebbe riuscito a sopportarlo. Stava lontano da Harald perché capiva che,
nonostante avesse anche lui i suoi difetti come tutti, era davvero un uomo
generoso e affidabile e che si sarebbe potuto innamorare perdutamente di lui.
“No, il Principe Harald è… è come dici tu, è
un uomo generoso e cordiale che sa farsi voler bene. Certamente ha i suoi lati
oscuri, l’ambizione, l’arroganza, ma… ma come li hanno tutti, anche Re Bjorn è
così, anche Ivar o Hvitserk” dovette confessare. “Nel Principe Harald io
percepisco una luce e un calore che Erik non ha mai avuto, ma… ma non voglio
più trovarmi vulnerabile e dipendente da qualcuno che poi potrebbe farmi del
male!”
“Allora puoi fare così:” suggerì Floki,
“accetta l’amicizia di Harald, parla con lui, comportati come faresti con i
tuoi amici, così imparerai a conoscerlo sempre meglio. Poi capirai da solo se
potrai fidarti di lui anche come compagno della tua vita o se preferisci che
rimaniate solo amici. Ma concedigli almeno una possibilità, che ne pensi?”
Tiago sospirò. Floki, come sempre, aveva
ragione e lui non poteva chiudersi al mondo intero a diciannove anni solo
perché aveva avuto la sfortuna di incontrare un bastardo.
“Va bene” concesse. “Farò come dici tu e
cercherò di accettare la sua amicizia. Ma per adesso non voglio altro, sia ben
chiaro!”
Floki annuì e sorrise. Certo, andava
benissimo così, intanto Harald e Tiago si sarebbero avvicinati e poi… e poi, se
davvero gli dèi avessero voluto, l’amore non si sarebbe potuto soffocare e
Tiago stesso avrebbe sentito il bisogno di un legame più forte e intimo con il
Principe Norreno.
Ivar e Aethelred erano nella dimora regale
insieme a Hvitserk e Helgi e stavano parlando con loro a proposito della sempre
più vicina partenza per il Danelaw.
“Credevo che sareste partiti insieme al
contingente di soldati Sassoni che hanno fatto ritorno nel Wessex qualche
giorno fa” disse Aethelred ai due amici, riferendosi agli uomini che Alfred
aveva inviato perché sostenessero i Norreni contro Re Egil.
“All’inizio avevo pensato di farlo, in
effetti, ma poi ne abbiamo parlato con Bjorn e abbiamo deciso che sarebbe stato
meglio arrivare nel Danelaw con dei nostri soldati, consiglieri e uomini di
fiducia che faranno parte della nostra Corte” spiegò Hvitserk.
“Della
nostra Corte, ma ti ascolti quando parli?” lo prese in giro Ivar. “Non hai
ancora capito che Alfred non ti darà nessun vero potere? Sarai solo un
fantoccio e servirai a gettare fumo negli occhi ai Norreni perché non cerchino
più di razziare le coste, per cui non montarti troppo la testa!”
“Ivar, che malignità, perché dici una cosa
del genere?” esclamò Aethelred, turbato. Non capiva se il giovane Vichingo
volesse fare il caustico come al solito o se invece intendesse offendere
davvero il fratello.
“Va bene, sarò un Re fantoccio, ma non mi
interessa, non ci tengo così tanto al potere e comunque non mi sono affatto
montato la testa” replicò Hvitserk, che in tanti anni si era ormai abituato ai
battibecchi con Ivar. “Di certo, poi, tu non sei la persona più adatta per
accusare gli altri di presunzione, visto che, nel periodo in cui sei stato Re
di Kattegat, ti eri addirittura illuso di essere un dio. Se c’è qualcuno che si
crede più di quanto non sia, qui, non sono certo io.”
“Volete smetterla? Che motivo avete di
rivangare questi ricordi spiacevoli di due anni fa e più?” intervenne ancora
Aethelred, cercando di mettere pace. Odiava i conflitti e gli faceva male
quando le persone che amava si ferivano a vicenda. “Questo dovrebbe essere un
momento felice: Re Egil è stato sconfitto, Kattegat non ha subito perdite e
Hvitserk e Helgi partiranno per governare il Danelaw. Dovremmo festeggiare e
non litigare!”
“Sì, dovremmo festeggiare” approvò Helgi, ma
la sua espressione era malinconica e contraddiceva le sue stesse parole.
Hvitserk lo strinse a sé affettuosamente.
“Beh, in realtà a me dispiace lasciare
Kattegat e tutti gli amici, per questo sono un po’ nervoso e non ho davvero
voglia di festeggiare” spiegò. “Comunque io e Helgi cercheremo di tornare
spesso a trovarvi, non penserete mica di esservi liberati di noi?”
“Nemmeno io ho voglia di festeggiare” tagliò
corto Ivar, ma il suo volto era cupo e sembrava davvero arrabbiato per
qualcosa. Appoggiandosi alla sua stampella, si allontanò cercando di muoversi più
velocemente che poteva, come se proprio non sopportasse di restare ancora in
compagnia di quelle persone.
Aethelred era rimasto talmente allibito dalla
reazione inspiegabile del compagno da non riuscire a dire o fare niente, fu
Hvitserk a scuoterlo dalla sua immobilità.
“Vai a parlargli” consigliò. “Sinceramente
non so cosa abbia, ma Ivar è spesso strano, ormai sono abituato ai suoi scatti.
Però sono sicuro che, qualsiasi cosa gli stia passando per la testa, a te darà
ascolto, ti vuole veramente molto bene.”
Il Principe Sassone non era molto convinto e
seguì Ivar senza sapere bene cosa aspettarsi. Il giovane Vichingo si era recato
nella camera che condividevano e si era seduto sul letto, imbronciato. Quando
vide Aethelred, tuttavia, l’ombra che aveva sul viso parve dissolversi e aprì
le braccia al compagno.
“Mi dispiace di essere stato sgradevole e
maleducato” sussurrò tra i capelli del ragazzo, mentre lo abbracciava e lo
attirava nel letto con sé, “ma lo sai che sono sempre la solita carogna, no?
Quando le cose vanno troppo bene mi annoio e allora mi metto a fare il pazzo!”
Questa spiegazione non convinse del tutto
Aethelred, ma poi Ivar cominciò a baciarlo e ad accarezzarlo e lui non riuscì
più a pensare lucidamente. Lo baciò ovunque, spogliandosi e spogliandolo, poi entrò
dentro di lui tentando il più possibile di frenare l’urgenza per far durare
quei momenti più a lungo, per possederlo fino a diventare un solo essere con
lui: desiderava godersi ogni istante di quell’atto, ogni minimo contatto con il
ragazzo che amava, avrebbe voluto farlo durare un’eternità. Continuando a
baciarlo, si spinse in lui più profondamente ma sempre con lentezza e dolcezza;
lo possedette ripetutamente, lasciando che le ore trascorressero mentre i loro
corpi si avvolgevano e si incollavano tanto da non sapere più dove finisse
l’uno e iniziasse l’altro. Amplessi, gemiti e sospiri si susseguirono fino a
notte fonda, lasciandoli entrambi stremati e disfatti.
Alla fine restarono l’uno nelle braccia
dell’altro, con Ivar che accarezzava i capelli di Aethelred e rifletteva su ciò
che era accaduto nella Sala Grande. In quel momento, con il suo Principe caldo
e morbido tra le braccia, gli pareva che fosse stata tutta una stupidaggine e
che nient’altro contasse se non l’amore che provava per Aethelred, ma… perché
aveva sentito il bisogno di provocare Hvitserk? Era davvero invidioso di lui?
Era arrabbiato perché Bjorn non aveva concesso a lui quella carica?
Ivar strinse più forte Aethelred tra le
braccia e decise che, per il momento, non gli interessava poi tanto scoprirlo.
Fine capitolo quattordicesimo