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Autore: Abby_da_Edoras    24/12/2022    3 recensioni
Eccomi qua con la nuova long fic ispirata alla serie TV "Vikings"! In realtà ormai la serie TV si è conclusa e io ho già dato la mia versione della storia (l'unica e la sola secondo me! XD), ma non potevo proprio separarmi dai miei personaggi, Ivar, Aethelred, Hvitserk, Bjorn e tutti gli altri, e così ho deciso di scrivere una nuova storia che non so neanche dove mi porterà, ispirandomi a varie storie (Vikings: Valhalla prima di tutto, ma anche altre serie TV e film). La storia inizia proprio dove si concludeva Mission impossible: i Norreni sono tornati a Kattegat dopo aver ottenuto da Re Alfred nuove terre e ora ci saranno decisioni da prendere, scelte da fare e ovviamente nuovi avversari da affrontare... oltre a qualche personaggio nuovo!
Ringrazio chi mi ha seguita fin qui e spero che la nuova storia potrà piacere a chi ha letto le altre.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori delle serie TV "Vikings" e "Vikings: Valhalla".
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 14: These are the words

 

Now I'm dancing with a broken heart
Ain't no doctor who can make it start
Singing these are the words that I'm never gonna say again

'Cause I've given till I've given up
One more casualty of easy love
Singing these are the words that I'm never gonna say again

And these are the words that I say to your picture
These are the words that I say in a dream
These are the words that I wish I'd said to you
When you were standing here next to me!

(“These are the words” – James Blunt)

 

Tiago e Floki si erano legati davvero molto in quei mesi, pertanto il giovane spagnolo aveva raccontato al suo nuovo amico tutto ciò che gli era accaduto con Erik, senza nascondergli nulla (a parte, ovviamente, i dettagli più intimi!). Floki, quindi, sapeva benissimo per quale motivo Tiago fosse tanto distaccato e freddo con Harald e così, quando l’uomo volle fargli alcune domande sul ragazzo perché sentiva di provare un sentimento particolare per lui, lo sciamano gli raccontò tutto così come Tiago lo aveva raccontato a lui.

Intendiamoci, Floki non era certo la pettegola del villaggio e non avrebbe mai aperto bocca se non avesse riconosciuto in Harald un uomo giusto, leale e generoso che avrebbe potuto rendere veramente felice Tiago. Floki sapeva di essere diventato una figura molto importante nella vita del giovane spagnolo, che lo considerava quasi il padre che non aveva mai avuto, ma si rendeva anche conto del fatto che Tiago aveva bisogno di un altro tipo di affetto, aveva solo diciannove anni e non poteva rinunciare così presto alla gioia di vivere e di amare.

Tiago, però, non la pensava allo stesso modo, anzi, non appena seppe che Floki aveva raccontato a Harald quello che lui aveva passato con Erik si arrabbiò, ed era una cosa strana perché di solito era un ragazzo dolce e gentile e non si innervosiva mai con nessuno! Ma questa era una cosa troppo intima che lo aveva ferito fin nel profondo…

“Io mi ero confidato con te come non avevo mai fatto con nessun altro perché avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno e di te mi fidavo… come hai potuto tradirmi così e raccontare tutto a quell’estraneo là che non è nemmeno di Kattegat e non fa parte dei nostri amici?” protestò il ragazzo.

Floki non se la prese per lo sfogo di Tiago, lui sapeva di aver fatto la cosa giusta e trovava anche buffo il modo in cui il giovane spagnolo cercava anche nei termini di mantenersi lontano da Harald (quell’estraneo là); era invece convinto che, alla fine, sarebbe stato Tiago a comprendere che il Principe Norreno era la persona giusta per lui.

“Non è proprio così” cercò di placarlo Floki, sorridendo. “È venuto a combattere per Kattegat e in poco tempo è diventato amico di Bjorn e degli altri fratelli Lothbrok.”

“È venuto a combattere per i suoi interessi, per difendere le sue terre e non certo per amicizia nei confronti di Re Bjorn” replicò deciso Tiago, “e lui non aveva nemmeno una famiglia da vendicare, come invece avevano Asvard, Leif e Freydis. Probabilmente ha partecipato a questa guerra solo per ottenere qualche ricompensa dal Re dei Norreni.”

E, in effetti, in questo caso aveva ragione lo spagnolo, perché Harald aveva sperato di ottenere da Bjorn la corona di Re del Rogaland al posto del fratello e Floki lo sapeva, ma pensò che non fosse la cosa migliore da dire in quel momento. Doveva far leva sulle tante qualità di Harald e non sui suoi difetti.

“Non ti dirò che Harald è un uomo perfetto” disse Floki, “perché nessuno lo è, non lo sono neanche Bjorn e gli altri Lothbrok e non lo sono io. Non lo era nemmeno Ragnar, anche se adesso tutti lo considerano un eroe: era arrogante e ambizioso e spesso egoista. Ma quello che conta è la capacità di amare veramente e di fare qualcosa per chi si ama e io questo l’ho capito troppo tardi, altrimenti non avrei perduto Helga. Quando sono partito per fondare una colonia in Islanda credevo davvero che avrei fatto del bene alle persone che avevo portato con me, ma anche in quel caso sono stato presuntuoso, ho dato per scontato che sarei riuscito a comprendere cosa c’era nel cuore di tutti e ad evitare conflitti e guerre. Invece ho sottovalutato Kjetill… e questo è costato la vita a tanta brava gente che io avrei dovuto proteggere…”

Anche Floki si era spesso confidato con Tiago a proposito di quella storia e il ragazzo sapeva quanto ricordarla ferisse il suo amico.

“Non torturarti con questi terribili ricordi, adesso, quella non fu colpa tua, non potevi immaginare che Kjetill fosse un uomo tanto malvagio e crudele” tentò di consolarlo Tiago. “Si è sempre comportato male con tutti e alla fine è stato punito come meritava in Islanda dai suoi stessi compagni. Lo so che nessuno è perfetto, ci sono uomini gentili, uomini saggi, uomini crudeli come Kjetill… so che neanche Re Bjorn è perfetto, né Ivar, né Hvitserk, ma loro c’erano quando Erik ha cercato di uccidermi e mi hanno salvato da lui. Magari saranno ambiziosi, desiderosi di potere e di ricchezze, ma sanno voler bene a un amico e aiutarlo, per questo so che posso fidarmi di loro, come di te. Ma Harald non lo conosco, nessuno di noi lo conosce, è venuto qui solo per la guerra contro Re Egil e per quanto ne sappiamo potrebbe anche essere un mostro come Kjetill!”

Floki si lasciò sfuggire una risatina, vedendo quanto Tiago cercasse di pensare il peggio di Harald.

“No, Harald non potrebbe mai essere come Kjetill e nemmeno come Erik, anche se io questo Erik non l’ho conosciuto se non attraverso i tuoi racconti. Ma tu mi avevi detto che Erik era stato un trafficante di schiavi, che ne aveva abusato e che ne aveva anche ucciso qualcuno. Forse cercava davvero di riscattarsi servendo Bjorn e Gunnhild, ma con te non è mai stato gentile, o sbaglio? Anzi, continuava a considerarti uno schiavo, uno che non valeva niente, solo perché sei di un’altra terra. Nel caso di Erik si capiva bene che tipo fosse, credo che sia stato tu a non volerlo vedere” azzardò l’uomo. “Harald non ha pregiudizi del genere e di sicuro non ha mai trafficato in schiavi. Mi ha parlato di te come di un ragazzo speciale, con grandi doni e un cuore pieno di generosità.”

Tiago scrollò il capo.

“Sì, certo, anche Erik mi diceva cose del genere quando voleva che lo aiutassi a recuperare la vista, quando aveva solo me a prendersi cura di lui” lo interruppe. “Harald ti parla così perché vuole qualcosa da me, e visto cosa mi faceva Erik penso anche di sapere cosa vuole.”

Floki si fece serio e prese le mani del suo giovane amico.

“Tiago, non sono io che devo convincerti, anche se la mia opinione è che Harald sia un uomo molto diverso da Erik e non per niente si è fatto benvolere da tutti a Kattegat, mentre so che Erik non piaceva a molti e lo tolleravano solo perché si era legato a Bjorn” disse. “Il fatto è che io non voglio che tu rinunci all’amore e alla gioia di avere qualcuno accanto, io darei qualsiasi cosa per riavere la mia Helga e tu poi sei ancora giovanissimo, non devi restare solo tutta la vita. Ti parlo in favore di Harald solo perché sento che lui potrebbe donarti quell’amore che meriti, ma so anche che tu sei molto più bravo di me a giudicare le persone, tu senti la loro energia e senti se in loro c’è luce o oscurità.”

Tiago chinò il capo e non rispose: sapeva che Floki aveva ragione.

“Hai detto tu stesso che non hai voluto vedere il male che Erik aveva fatto o come ti maltrattava, ma tu sapevi che in lui c’era solo oscurità, non è così?” insisté lo sciamano.

“È vero” ammise Tiago. “Io sentivo l’oscurità in Erik e non soltanto quando mi maltrattava, sentivo il suo lato oscuro anche quando mi blandiva per avere qualcosa da me, ma io volevo credergli perché… perché lo amavo, e se non fosse stato lui a rifiutarmi io sarei ancora il suo schiavo! Non posso fidarmi, i sentimenti hanno già una volta offuscato il mio giudizio e anche allora speravo sempre che in fondo al cuore Erik avesse una parte di luce e che io sarei riuscito a farla risplendere. Mi sono sbagliato con lui ed ho sofferto tanto, non voglio più essere così confuso e vulnerabile, voglio tenermi lontano da questi sentimenti che mi impediscono di vedere cosa c’è davvero nel cuore delle persone!”

“Va bene, ma avverti questa oscurità anche in Harald? È per questo che vuoi stargli lontano?” domandò Floki.

Tiago si morse il labbro inferiore. La verità era un’altra: cercava di stare il più possibile lontano da Harald perché ne sentiva invece il calore, la luce affettuosa e amichevole, e temeva che avrebbe potuto davvero finire per provare qualcosa per lui… e non lo voleva! Sentiva che Harald avrebbe potuto renderlo di nuovo vulnerabile com’era stato con Erik, e se poi anche Harald lo avesse abbandonato o lo avesse maltrattato lui non sarebbe riuscito a sopportarlo. Stava lontano da Harald perché capiva che, nonostante avesse anche lui i suoi difetti come tutti, era davvero un uomo generoso e affidabile e che si sarebbe potuto innamorare perdutamente di lui.

“No, il Principe Harald è… è come dici tu, è un uomo generoso e cordiale che sa farsi voler bene. Certamente ha i suoi lati oscuri, l’ambizione, l’arroganza, ma… ma come li hanno tutti, anche Re Bjorn è così, anche Ivar o Hvitserk” dovette confessare. “Nel Principe Harald io percepisco una luce e un calore che Erik non ha mai avuto, ma… ma non voglio più trovarmi vulnerabile e dipendente da qualcuno che poi potrebbe farmi del male!”

“Allora puoi fare così:” suggerì Floki, “accetta l’amicizia di Harald, parla con lui, comportati come faresti con i tuoi amici, così imparerai a conoscerlo sempre meglio. Poi capirai da solo se potrai fidarti di lui anche come compagno della tua vita o se preferisci che rimaniate solo amici. Ma concedigli almeno una possibilità, che ne pensi?”

Tiago sospirò. Floki, come sempre, aveva ragione e lui non poteva chiudersi al mondo intero a diciannove anni solo perché aveva avuto la sfortuna di incontrare un bastardo.

“Va bene” concesse. “Farò come dici tu e cercherò di accettare la sua amicizia. Ma per adesso non voglio altro, sia ben chiaro!”

Floki annuì e sorrise. Certo, andava benissimo così, intanto Harald e Tiago si sarebbero avvicinati e poi… e poi, se davvero gli dèi avessero voluto, l’amore non si sarebbe potuto soffocare e Tiago stesso avrebbe sentito il bisogno di un legame più forte e intimo con il Principe Norreno.

Ivar e Aethelred erano nella dimora regale insieme a Hvitserk e Helgi e stavano parlando con loro a proposito della sempre più vicina partenza per il Danelaw.

“Credevo che sareste partiti insieme al contingente di soldati Sassoni che hanno fatto ritorno nel Wessex qualche giorno fa” disse Aethelred ai due amici, riferendosi agli uomini che Alfred aveva inviato perché sostenessero i Norreni contro Re Egil.

“All’inizio avevo pensato di farlo, in effetti, ma poi ne abbiamo parlato con Bjorn e abbiamo deciso che sarebbe stato meglio arrivare nel Danelaw con dei nostri soldati, consiglieri e uomini di fiducia che faranno parte della nostra Corte” spiegò Hvitserk.

Della nostra Corte, ma ti ascolti quando parli?” lo prese in giro Ivar. “Non hai ancora capito che Alfred non ti darà nessun vero potere? Sarai solo un fantoccio e servirai a gettare fumo negli occhi ai Norreni perché non cerchino più di razziare le coste, per cui non montarti troppo la testa!”

“Ivar, che malignità, perché dici una cosa del genere?” esclamò Aethelred, turbato. Non capiva se il giovane Vichingo volesse fare il caustico come al solito o se invece intendesse offendere davvero il fratello.

“Va bene, sarò un Re fantoccio, ma non mi interessa, non ci tengo così tanto al potere e comunque non mi sono affatto montato la testa” replicò Hvitserk, che in tanti anni si era ormai abituato ai battibecchi con Ivar. “Di certo, poi, tu non sei la persona più adatta per accusare gli altri di presunzione, visto che, nel periodo in cui sei stato Re di Kattegat, ti eri addirittura illuso di essere un dio. Se c’è qualcuno che si crede più di quanto non sia, qui, non sono certo io.”

“Volete smetterla? Che motivo avete di rivangare questi ricordi spiacevoli di due anni fa e più?” intervenne ancora Aethelred, cercando di mettere pace. Odiava i conflitti e gli faceva male quando le persone che amava si ferivano a vicenda. “Questo dovrebbe essere un momento felice: Re Egil è stato sconfitto, Kattegat non ha subito perdite e Hvitserk e Helgi partiranno per governare il Danelaw. Dovremmo festeggiare e non litigare!”

“Sì, dovremmo festeggiare” approvò Helgi, ma la sua espressione era malinconica e contraddiceva le sue stesse parole. Hvitserk lo strinse a sé affettuosamente.

“Beh, in realtà a me dispiace lasciare Kattegat e tutti gli amici, per questo sono un po’ nervoso e non ho davvero voglia di festeggiare” spiegò. “Comunque io e Helgi cercheremo di tornare spesso a trovarvi, non penserete mica di esservi liberati di noi?”

“Nemmeno io ho voglia di festeggiare” tagliò corto Ivar, ma il suo volto era cupo e sembrava davvero arrabbiato per qualcosa. Appoggiandosi alla sua stampella, si allontanò cercando di muoversi più velocemente che poteva, come se proprio non sopportasse di restare ancora in compagnia di quelle persone.

Aethelred era rimasto talmente allibito dalla reazione inspiegabile del compagno da non riuscire a dire o fare niente, fu Hvitserk a scuoterlo dalla sua immobilità.

“Vai a parlargli” consigliò. “Sinceramente non so cosa abbia, ma Ivar è spesso strano, ormai sono abituato ai suoi scatti. Però sono sicuro che, qualsiasi cosa gli stia passando per la testa, a te darà ascolto, ti vuole veramente molto bene.”

Il Principe Sassone non era molto convinto e seguì Ivar senza sapere bene cosa aspettarsi. Il giovane Vichingo si era recato nella camera che condividevano e si era seduto sul letto, imbronciato. Quando vide Aethelred, tuttavia, l’ombra che aveva sul viso parve dissolversi e aprì le braccia al compagno.

“Mi dispiace di essere stato sgradevole e maleducato” sussurrò tra i capelli del ragazzo, mentre lo abbracciava e lo attirava nel letto con sé, “ma lo sai che sono sempre la solita carogna, no? Quando le cose vanno troppo bene mi annoio e allora mi metto a fare il pazzo!”

Questa spiegazione non convinse del tutto Aethelred, ma poi Ivar cominciò a baciarlo e ad accarezzarlo e lui non riuscì più a pensare lucidamente. Lo baciò ovunque, spogliandosi e spogliandolo, poi entrò dentro di lui tentando il più possibile di frenare l’urgenza per far durare quei momenti più a lungo, per possederlo fino a diventare un solo essere con lui: desiderava godersi ogni istante di quell’atto, ogni minimo contatto con il ragazzo che amava, avrebbe voluto farlo durare un’eternità. Continuando a baciarlo, si spinse in lui più profondamente ma sempre con lentezza e dolcezza; lo possedette ripetutamente, lasciando che le ore trascorressero mentre i loro corpi si avvolgevano e si incollavano tanto da non sapere più dove finisse l’uno e iniziasse l’altro. Amplessi, gemiti e sospiri si susseguirono fino a notte fonda, lasciandoli entrambi stremati e disfatti.

Alla fine restarono l’uno nelle braccia dell’altro, con Ivar che accarezzava i capelli di Aethelred e rifletteva su ciò che era accaduto nella Sala Grande. In quel momento, con il suo Principe caldo e morbido tra le braccia, gli pareva che fosse stata tutta una stupidaggine e che nient’altro contasse se non l’amore che provava per Aethelred, ma… perché aveva sentito il bisogno di provocare Hvitserk? Era davvero invidioso di lui? Era arrabbiato perché Bjorn non aveva concesso a lui quella carica?

Ivar strinse più forte Aethelred tra le braccia e decise che, per il momento, non gli interessava poi tanto scoprirlo.

Fine capitolo quattordicesimo

 

 

 

   
 
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