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Autore: lmpaoli94    24/12/2022    0 recensioni
La vita di un professore scolastico può cambiare il corso degli eventi di molti fattori.
Come ad esempio quello di Marco, giovane contadino libero di pensare, di agire, di amare chiunque l'avesse davvero capito.
Poi c'è la vita di Ginevra di dieci anni più giovane.
Ragazza solare che non ha mai conosciuto la vera vita: quella di passioni, tormenti, tristezze e di una vicinanza mancata da parte di suo padre.
Quel padre che era l'unico uomo che l'aveva sempre capita e quella distanza familiare avevano reso sua madre adirata e senza sentimenti.
Ma Ginevra non vuole fare gli stessi errori della madre.
Lei vuole amare, odiare, essere felice, anche a costo di mettere a repentaglio la sua stessa esistenza.
E mentre quegli sguardi andranno ad incrociarsi l'ultimo giorno di scuola di una quinta superiore, Ginevra dovrà parlare a cuore aperto, prima che tale riniego possa cambiare la sua stessa vita.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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I timori di Ginevra, ovvero di una ragazza dove il suo cuore si era spinta a innamorarsi di un uomo molto diverso da lei, la rendevano inerme e impaurita.
Davvero la giovane ragazza si poteva fidare del suo uomo che nascondeva un vortice di solitudine in cui non si sarebbe potuto sottrarre?
Oppure poteva amarlo e pensare solo al suo presente?
Non sapeva che cosa rispondere la giovane ragazza e i continui tormenti e le domande di sua madre non facevano altro che metterla continuamente sul piede del nervosismo.
< Ginevra, adesso basta studiare. La cena è pronta. >
< Non ho fame, mamma. E poi sono molto indietro. >
La donna fissava gli occhi di sua figlia come un segno di malinconia.
< E poi tu che mi dici di non studiare quando mi hai sempre stressato nel farlo. Stai cambiando, mamma? >
< Va bene studiare, ma in fondo devi anche svagarti altrimenti il tuo cervello e la tua concentrazione ne risentirà. >
< Da quando in qua ti interessi così tanto di me? >
< Ma cosa dice, Ginevra? io... >
< Non hai fatto altro che rimanermi sempre addosso e sfiancarmi per come mi sarei potuta sempre comportare.
Una persona molto diversa da te: il tuo più grande incubo. Ma non ti preoccupare, mamma: ti farò felice e appena mi sarò diplomata, uscirò per sempre da questa casa. Troppo piena di ricordi e di presunzione. >
La donna non riusciva a riconoscere più sua figlia, non comprendendo davvero cosa l'attanagliasse.
< Ti vedo troppo diversa. Perchè mi dici questo? >
< Ti faccio soffrire, mamma? Non ti preoccupare. Come ti ho detto, presto non sentirai più parlare di me. >
< Ma come pensi di andare avanti senza guadagnare qualcosa? Dopo la scuola ti comincerà l'università. >
< E se non dovessi andarci all'università? >
< Che cosa? Non crederai mica... >
< Mamma, sono abbastanza grande per pensare a me stessa. >
< Ma non abbastanza grande per pensare e per agire! Il tuo titolo di studio non ti servirà a niente se non andrai all'università. >
< Vorrà dire che me ne farò una ragione. >
Inviperita per i discorsi della figlia, la donna diede uno schiaffo a sua figlia.
Per Ginevra fu la goccia che fece traboccare un vaso troppo pieno di repressione e di calunnie.
< Bene, mamma. Hai sancito il mio futuro in anticipo. Io me ne vado. >
Prendendo le poche cose, la donna non sapeva assolutamente dove sua figlia avrebbe cercato riparo.
< Ma dove pensi di andare?! Mi dispiace per lo schiaffo Ginevra, ma non ho potuto fare altrimenti. >
< C'è sempre una scelta. Come quella che sto facendo io in questo momento. Ti prego di non cercarmi. Mamma. Non ho bisogno di te. >
Piangendo dalla disperazione, la donna non poteva credere a quello che aveva udito.
Dopo la morte di un marito che non aveva mai amato realmente, perdeva in maniera incredibile anche l'affetto di una figlia che non ha mai saputo davvero proteggere.
Oppure l'aveva protetta troppo?
< No, Ginevra. Non te ne andare. >
< Mi dispiace mamma... Ma ho deciso. >
Il pianto che sconvolse la donna non poté fermare l'inarrestabile volontà di una figlia che da qualche tempo a questa parte era visibilmente cambiata, trasformandola in una donna che non permetteva a nessuno di fermare i suoi desideri e i suoi reali interessi.

 

 

Piombando con le lacrime agli occhi dinanzi all'appartamento di Marco, l'uomo fu sorpreso nel vederla in quelle condizioni.
< Ginevra, ma cosa ci fai qui? >
La ragazza, intimorita e distrutta, gli confessò di aver litigato con sua madre, pregandolo di farla entrare nell'appartamento.
< Sì, scusa. Entra pure. >
Dopo che le sue lacrime finirono di sgorgare, Ginevra confessò a Marco quanto si potesse sentire sola in quel momento.
< Adesso non ho più una madre su cui posso contare. Mi sento sola. Come se fossi stata abbandonata... Anche se sono stata io ad andarmene da quella casa. Ma mia madre mi opprimeva troppo. Non riuscivo più ad essere felice in sua compagnia. >
Marco cercava di comprendere la sua voglia di libertà.
Vedeva nei suoi occhi il modo possibile per cui doveva essere amata, e non soffocata.
< Marco, cosa mi dici? Secondo te ho fatto male? >
< Sicuramente questo periodo è molto confuso per te. Tenerti lontano da tua madre potrebbe farti sentire scombussolata. Ma se è l'unico modo per farti sentire felice è stare lontano da lei, stai sicura che non sei da sola. E finché ci sarò io, non lo sarai mai. >
Il tempo per le parole era ormai giunto al termine.
Ginevra vedeva in lui il salvatore che l'avrebbe finalmente cambiata e quel modo in cui lo baciava e lo abbracciava, aveva capito che poteva spingersi oltre in quella notte così calda ma buia. >
< Lo voglio fare, Marco. >
< Ma Ginevra, ci conosciamo da poco... >
< Non è colpa mia se l'amore e la passione che provo per te mi induce a comportarmi così. Non puoi tenermi alla larga. Io ti voglio. >
Marco non sapeva cosa dire, ma in fondo anche lui desiderava potersi unire in quell'amore sincero.
Non poteva fermare i suoi baci, i suoi abbracci mentre Ginevra assopiva ogni suo tocco in silenzio mentre tutte le sue paure sembravano essere cancellate in quel momento così delicato.
E quel modo di sentirsi diversa che non aveva mai provato prima data la sua verginità, la fece crescere ancora, senza però dimenticarsi del suo passato.
E mentre il rumore del silenzio aveva avvolto la stanza, fu proprio lei a curare la solitudine di un uomo che non era mai riuscito ad amare e che non ne aveva mai ricevuto.

 

 

Mentre le carezze andavano a rompere quel silenzio, Ginevra spinse il suo amato a confessarsi.
< Perchè non sei mai riuscito a trovare la tua anima gemella? >
< Ma Ginevra, perchè mi fai questa domanda? >
< Ho bisogno di conoscere il tuo passato tenebroso. La tua solitudine. La tua ombra. >
< E chi ti dice che io sia pieno di solitudine? >
< Marco, ho imparato a conoscerti in questi nove mesi. E mentire non ti servirà a niente se non a rovinare il nostro rapporto. >
< Ma Ginevra, cos'hai capito? Io non voglio rovinare niente, tanto meno il nostro rapporto. >
< Allora ti scongiuro di parlarmi... E' la prima volta che ti sei innamorato? >
Marco non riusciva a confessare il male del suo passato che ancora adesso lo tormentava, ma parlarne con la persona più vicino a lui, l'avrebbe potuto cambiare.
< Il mio legame d'amore era legato solo ad una persona: alla tua professoressa di francese.
Lei era tutto quello che un uomo poteva desiderare: bella, passionale, felice e spensierata.
Ma tale passione mi aveva spinto troppo vicino a lei.
Ero follemente innamorato. Così ossessionato da lei che non potevo farmela lasciare scappare.
E la mia possessività che ha rovinato questo rapporto.
Dopo che la trovai a letto con un uomo, il mio mondo mi crollò addosso mentre il suo sguardo di superbia l'aveva lasciata indifferente.
Tento un vano sentore di scuse, ma io non l'ascoltai minimamente.
Ero troppo distrutto e tale dispiacere sarebbe aumentato con la confessione che mi fece qualche giorno dopo: era incinta.
Tale confessione non mi sminuì minimamente e il mio dolore mi fece costruire un muro attorno a me dove il bene non sarebbe mai passato.
Purtroppo quella creatura non aveva colpe, ma solo quella donna mi stava rendendo la vita impossibile.
Cercando di scaricarmi tutte le responsabilità del caso, sparii improvvisamente senza lasciare alcuna traccia.
Passarono cinque anni e quel passato e quei sensi di colpa si fecero ancora vedere quando vidi che saremmo stati colleghi nel solito liceo in cui lavoriamo.
La sua totale sorpresa e la mia incredulità nel vederci, mi diede un'altra notizia che non potevo crederci: aveva abortito perchè a detta sua, non avrebbe mai cresciuto quel bambino.
Di lì mi sono sentito un pezzente e un dannato uomo che non poteva credere a quello che aveva fatto.
Io avevo condotto quella donna verso una scelta difficile e la sua frivolezza mischiò in maniera impercettibile il mio animo dannato.
E fu in quel momento che la mia maledizione di amare mi avvolse ancora una volta e quella sua presenza che ho dovuto sopportare in questo anno scolastico, mi avevano reso senza emozioni.
Ma quando guardavo voi studenti e la vostra voglia di imparare, mi hanno portato avanti nel credere che anch'io avevo bisogno di vivere in modo migliore. E la tua confessione di amarmi, era solo un cerchio che si chiudeva, verso un altro che si apriva verso ignoti misteri che possono legarci insieme per un tempo infinito.
Una speranza che con grande preghiera, spero che si realizzi.
Ma adesso non voglio pensare più a questo e ora che sai la verità, ti prego di non parlarne mai. Con nessuno. >
Abbracciandolo per farlo ancora sentire più vicino a lei, Ginevra non avrebbe mai dimenticato il suo amore malato che sta guarendo molto velocemente e tutta quella vicinanza che avrebbe sancito il loro amore sincero.

 

 

Non avendo più notizie di sua figlia, Emanuela chiamò l'amica più stretta di Ginevra.
< Ciao Barbara, sono la mamma di Ginevra. Volevo sapere se mia figlia è lì con te. Sono un po' preoccupata e non ricevo più notizie da lei. >
Senza rispondere subito e anch'ella preoccupata per lei, alla fine Barbara fece quella confessione tanto dolorosa quanto forzata.
< Signora, sua figlia non è qui con me... Ma ora che mi ha chiamato, devo parlarle proprio di lei. E del suo professore di lettere. >

   
 
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