Lo osservo. Ho scoperto che mi piace guardarlo mentre dorme, così rilassato, nel nostro letto.
Adoro
percorrere con lo sguardo ogni curva della schiena
muscolosa, i muscoli ben allenati che guizzano sotto la pelle, lui inconscio del fatto che ha
appena
passato la notte con una creatura pericolosa con
me. Sorrido quando,
nello scostare una ciocca dei capelli oro dalla fronte, arriccia il
naso come
infastidito. Un raggio di sole lo illumina con la sua forza, una
scheggia di
luce si posa sulla sua guancia; e nonostante l’ambiente
illuminato, Warner
Aaron mi sta privando di godere della vista delle sue iridi verdi.
Nonostante ogni fibra del mio corpo, ogni cellula, mi gridi di affondare la faccia nell’incavo del suo collo e svegliarlo a suon di baci, me ne sto distante di qualche centimetro a contemplarlo. Come se stessi osservando un animale in via d’estinzione allo zoo.
Come
un animale cresciuto in cattività.
Il cuore mi si incrina nel petto, rischiando di lasciarsi andare in uno stato di svenimento contro lo sterno, quando ripenso a tutto il dolore che queste spalle hanno dovuto portare, anche quando erano deboli e tremanti. La sua forza deriva proprio dal passato, e l’ha tirata fuori nel momento in cui ha deciso di schierarsi contro il suo stesso padre, autore massimo di ogni momento triste della sua infanzia, per me. Per ribaltare la Restaurazione.
E lui non ha idea di quanto io sia fiera di lui e lo ami per questo.
Il sorriso ritorna sulle mie labbra non appena il mio uomo apre un occhio. Ricambia la mia espressione, ancora assonnato, e questo mi basta per sentire il mio cuore mancare un battito. Adesso mi faccio più vicina, consumo quei centimetri che ci separano come se fossero acqua ed io assetata, e mi lascio andare nel suo abbraccio.
«Buongiorno, amore.»
Ed io mi sono felice.