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Autore: SuperCorpKL    28/12/2022    1 recensioni
Traduzione di una fan fiction che mi ha colpita particolarmente.
Kara va a letto con Mon-El e si sveglia con Lena Luthor.
Ma non è il letto di Kara, e non sono nell'appartamento di Lena. Cosa succede?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10...9...8...7...6...5...

 

Kara aveva promesso ad Alex che non avrebbe infranto la barriera del suono all'interno dei confini della città a meno che non fosse un'emergenza. Era quasi un'emergenza. Volando sugli edifici appena sotto il limite, contò i secondi nella sua testa e ignorò lo squillo del telefono infilato nello stivale.

"Sono quasi lì."

La piccola scuola era comodamente annidata in un folto gruppo di alberi e arbusti. Mattoni rossi sotto un ordinato tetto nero e persiane bianche, un parco giochi naturale su tre lati e un piccolo parcheggio antistante; era l'immagine stessa della qualità. Ma in quel momento a Kara non importava se fosse  una baracca traballante sospesa su una vasca piena di squali o una scuola di lusso.

3...2...1...

Kara non andò a sbattere contro un cespuglio mancandolo di poco . Un giro veloce e aveva scambiato il mantello con un paio di pantaloni marrone chiaro e un maglione blu scuro. Uscire dai cespugli fu un po' più imbarazzante. Kara non era del tutto sicura che il fogliame si sarebbe ripreso. Si raddrizzò in fretta i vestiti e si diresse lungo il vialetto fino al parcheggio dove Lena e Lizzy la stavano aspettando.

"Mamma!" Lizzy salutò dalle braccia di Lena, elettrizzata dall'entrata drammatica.

"Ce l'ho fatta!" si vantò Kara, sorridendo mentre le raggiungeva.

"A malapena", ammise Lena, mettendo via il telefono. 

"Ecco, prendila e stai ferma." Passò Lizzy a Kara e sospirò mentre strappava tre foglie e un ramoscello dai capelli di Kara. "Sei dovuta atterrare tra i cespugli?"

"Cercavo di essere discreta".

Un sopracciglio alzato dava a Kara un'idea della sua completa mancanza di successo, ma il tocco di Lena era gentile mentre faceva scorrere le dita tra i riccioli di Kara, persuadendoli a sembrare un po' meno da supereroina e una mamma un po' più responsabile. Kara cambattè l'impulso di chiudere gli occhi quando Lena indugiò più a lungo del necessario, le sue unghie perfettamente curate che tracciavano leggermente le tempie di Kara mentre pettinava i pochi ultimi grovigli immaginari.

"Come sono?" chiese Kara, arrossendo quando Lena le diede un'occhiata molto lenta e ovvia in risposta, gli occhi socchiusi e il labbro inferiore stretto tra i denti.

"Mmm accettabile", disse con un sorrisetto.

Kara alzò gli occhi al cielo. 

"Wow, grazie. Anche tu sembri perfettamente adeguata.”

Il sorrisetto di Lena si allargò, ma si rifiutò di abboccare. Con indosso una gonna a tubino gessata nera e un blazer su una camicetta grigio fumo, sapeva esattamente quanto fosse bella. 

"Grazie tesoro", disse con perfetta sincerità e appena abbastanza ardente da far rabbrividire le viscere di Kara. 

"Andiamo?" chiese, tendendo una mano. Kara l’afferrò tentennante mentre gli occhi di Lena la guardarono vittoriosi.

 

La sera prima, avevano parlato della visita all’asilo dove poteva trovarsi l’altro pezzo di talismano. Ma ora... ora Kara era una codarda. 

I pezzi da cercare stavano diventando sempre meno e questo significava solo essere più vicine alla fine di tutto. Ed entrambe fingevano una tranquillità apparente. Oltre ad aver parlato della visita tra di loro c’era stato anche un momento dolce e carico di imbarazzo.

Kara non sapeva bene come comportarsi, o cosa dire. E poi l’atteggiamento di Lena? Kara si sentiva confusa mentre la mora si divertiva a farla agitare. Non riusciva a capire se ci fosse un reale interesse o fosse solo un gioco vista la situazione in cui si erano trovate.

Kara non era una persona perspicace in campo di sentimenti, non capiva nemmeno i suoi.

Le mancava la signorina Grant.

Cat avrebbe risolto tutto, e probabilmente avrebbe urlato un po', ma aveva il modo di rendere le cose più chiare.

In qualche modo, però, Kara non pensava che Cat e Lena sarebbero andate d'accordo.

Raggiunsero la porta e Lena premette il pulsante del citofono, pronunciando i loro nomi quando richiesto dalla voce crepitante dell'altoparlante. La porta ronzò quando la serratura si sganciò ed entrarono.

L'ingresso era decorato con opere d'arte fatte dai bambini, tutte esposte in modo ordinato e premuroso sulle tavole di sughero e sopra i cassetti di legno naturale. C'erano murales dipinti sulle pareti; un oceano da un lato e una tranquilla scena di foresta dall'altro.

Era bello e accogliente, e Kara era quasi dispiaciuta che fossero venuti con secondi fini. Poteva davvero lasciare Lizzy qui la mattina, ancora con gli occhi pesanti e assonnati, e venirla a prendere alla fine della giornata, felice e piena di dipinti per il frigo e storie da raccontare ad entrambe.

"Mamma, pesci!" Lizzy si allungò per toccare piccoli pesci d'argilla appesi a un lungo ramo biforcuto che era sospeso, le loro squame modellate con bottoni multicolori.

 "Quelli sono stati fatti dalla nostra classe del doposcuola." Una giovane donna venne loro incontro, sorridendo a Lizzy. Capelli lunghi e castani, fisico perfetto e due occhi azzurri pronti a far girare la testa. 

"Sono adorabili", disse Lena. "Devi essere la signora Chapple?"

"Chiamami Laura", disse sorridendole. "Mentre lei è la famosa Lena Luthor, il che significa che questa deve essere la piccola Eliza Louise. Siamo lieti di avervi qui.” 

“'Izzy,” la corresse Lizzy senza mezzi termini, gli occhi azzurri che si restringevano leggermente insieme a quelli della madre.

"La chiamiamo Lizzy", intervenne Kara, “Io sono Kara Danvers. La moglie di Lena Luthor e la mamma di questo gioiellino.” Puntualizzò con un pizzico di gelosia, quella maestra non l’aveva praticamente interpellata e soprattutto non poteva fare gli occhi dolci a sua m… a Lena.

"Certo, la conosciamo molto bene. Lei è una giornalista. È un piacere conoscerla.", Faye cercò di riprendersi dopo il tono pungente della bionda. "Ciao, Lizzy."

"Ciao!" Lizzy fece un cenno con la mano, il buon umore ritornò all'istante . "Mamma", annunciò, dando una pacca sulla spalla a Kara, e "Mamma", aggiunse, indicando Lena. "'Izzy, giù?" chiese a Kara, sentendo chiaramente che tutti gli obblighi sociali erano stati rispettati e desiderosa di esplorare questo nuovo spazio.

"Lizzy può aspettare", le disse Kara con fermezza, ignorando il broncio.

“Grazie per averci offerto questo tour, abbiamo po' di problemi a trovare una tata e stiamo considerando più idee.”

"Nessun problema", la rassicurò Faye. “Una delle nostre famiglie si sta trasferendo a Metropolis, quindi abbiamo spazio per la vostra bambina. Di solito prendiamo qualcuno dalla lista d'attesa, ma quando abbiamo ricevuto la sua chiamata, il consiglio ha acconsentito a fare un'eccezione.” Le strizzò l’occhio.

“Che fortuna.” Mormorò Kara.

Lena le lanciò un’occhiata e le venne da sorridere ma si trattenne seria.

Era gelosa?

“Cosa ne dici, amore?” Chiese Lena sottolineando l’ultima parola, gli occhi di Kara si allargarono e istintivamente sistemò gli occhiali.

Perché si divertiva così tanto? 

“Dico…dico…che dovremmo fare un giro prima di decidere.”

“Hai ragione.” Disse sorridendo Lena. “Possiamo?” 

“Certo, venite.” Rispose la ragazza.

Faye fece strada lungo il corridoio, seguita da Lena e Kara. Kara mise giù Lizzy in modo che potesse camminare, ma tenne stretta la mano. "Per cosa stava strizzando l'occhio?" chiese Kara, avvicinandosi per sussurrare all'orecchio di Lena.

“Non lo so,” ammise Lena, sussurrando anche lei. "Soldi? Ne ho una quantità abbastanza elevata".

Kara sbuffò piano. "Questo posto non è esattamente al verde."

Lena scrollò le spalle. "Forse è solo una fan."

"Hai dei fan?"

"Gelosa?” chiese Lena maliziosamente.

"Dei tuoi fan immaginari?" Kara sorrise. "No. Sono abbastanza sicura di averne di più".

Lena tirò su col naso. "Beh, non tutti noi possiamo volare."

"Vorresti?" chiese Kara, un po' troppo ansiosa, "Voglio dire, potrei farti volare di nuovo... se lo volessi", mormorò, aggiustandosi gli occhiali.

“Mi piacerebbe,” disse Lena, reclamando la sua mano libera e intrecciando le loro dita.

"Questa sera?"

Lena si avvicinò ancora di più, il respiro caldo che sfiorò l'orecchio di Kara. "È un appuntamento?”

Kara quasi inciampò nei suoi stessi piedi, e Lena rise sommessamente, facendo un passo di lato per lasciare che una rispettabile quantità di spazio crescesse di nuovo tra di loro, anche se non lasciò a Kara riavere la sua mano.

Ignara, Faye si fermò per aprire l'ultima porta nel corridoio e le fece entrare. "Pensavo di iniziare con la stanza dei bambini", disse. "Dato che questa potrebbe essere  una stanza dove LIzzy starebbe se decideste di farla unire a noi."

Lizzy  quasi trascinò Kara dentro, gli occhi spalancati appena dentro.

La stanza era piena di attività. C'erano blocchi accatastati, macchine che sfrecciavano giù per rampe, grandi palloni da spiaggia che venivano fatti rotolare, rimbalzati e lanciati. Un'enorme sabbiera e un tavolo d'acqua altrettanto grande occupavano un intero angolo della stanza, con due bambini piccoli che raccoglievano molto seriamente l'acqua in piccole tazze e la trasportavano per versarla nella sabbia mentre un altro bambino usava un cucchiaio di legno per mescolarla dentro. Una bambina stava girando in tondo, una sciarpa colorata svolazzava, e un'altra stava facendo rumori del motore abbastanza credibili e "guidava" per la stanza usando un cestino come volante. C'era un piccolo spazio accogliente drappeggiato in lunghe strisce di tessuto con cuscini e una libreria, dove uno degli insegnanti stava leggendo a un piccolo gruppo di bambini, e tre tavoli rotondi con ceppi d'albero per sedie, preparati per dipingere, una sorta di attività di smistamento e uno spuntino. Il secondo insegnante era da quel lato della stanza, che distribuiva formaggio e cracker mentre piccole mani versavano con cura il latte da una brocca di plastica in tazze dal bordo largo. 

"Vuoi andare a giocare?"chiese Kara.

Lizzy annuì vigorosamente.

 "Vuoi che venga con te?"

Scosse la testa.

"Va bene." Kara lasciò andare la sua mano e Lizzy si diresse dritta verso il box della sabbia attirando immediatamente alcuni bambini a sè. 

"Sembra adattarsi perfettamente", disse Faye.

"Oh, scusa..." Kara si alzò. “Non avrei dovuto lasciarla andare? Non ho pensato di chiedere.”

 "Va tutto bene", la rassicurò Faye. “Incoraggiamo i genitori a consentire ai propri figli di impegnarsi nelle stanze durante un tour. Questo è l'unico modo per sapere davvero se è una buona cosa. È più che benvenuta a giocare qui mentre vi mostro il resto del centro».

Kara esitò. Lasciare Lizzy da sola le metteva ansia  visto il caratterino della piccola, ma ...  sembrava divertirsi, e sicuramente gli insegnanti sapevano cosa stavano facendo. "Cosa ne pensi?" chiese a Lena.

"Penso che sia un'idea meravigliosa." Lena non sembrava condividere le preoccupazioni di Kara, guidandola dolcemente, ma con fermezza, verso la porta. "Dai, mamma", la prese in giro. "Starà bene."

"Immagino che potremmo lasciarla per qualche minuto..." Kara si lasciò convincere, e lei e Lena seguirono Faye lungo il corridoio.

Videro poi una seconda stanza dove alcuni bambini stavano riposando e il cortile esterno pieno di giochi. Dopodiché Faye li portò in quelli che chiamava gli Studios, tre stanze collegate dove gestivano i loro programmi prima e dopo la scuola.

Questi bambini erano più grandi, e avevano a disposizione tutte e tre le sale, una allestita per Scienza e Tecnologia, una per Arte e una per Musica e Teatro, con costumi e un piccolo palcoscenico, oltre a una cabina insonorizzata con strumenti e apparecchiature di registrazione. Gli insegnanti qui assistevano i bambini nei loro progetti autogestiti e, secondo Faye, erano scienziati, artisti e attori oltre che insegnanti.

“È un curriculum ispirato a Reggio Emilia-spiegò-Qualche anno fa io e il mio co-direttore abbiamo fatto un viaggio in Italia per visitare i centri lì. Ovviamente non possiamo replicare completamente il programma, ma abbiamo fatto del nostro meglio”.

"Mi piace", disse Kara. "Mi sarebbe piaciuto fare una cosa come questa quando ero una bambina."

"Sei un'artista?" chiese Faye, tenendo la porta aperta per loro.

"Non proprio. Dipingo un po' e scolpivo, ma è solo un hobby".

"Niente è mai solo un hobby", la rimproverò Faye, “Se ti piace qualcosa, allora dovresti esserne orgogliosa. Crea uno spazio per questo nella tua vita. Hai spazio per la passione, Kara?"”

"Io ehm..." Kara non aveva idea di come rispondere a questo. “Ho il giornalismo. Anche quello è una mia passione.” 

“Però quello è il tuo lavoro…devi trovare uno spazio lontano da quello.”

“Abbiamo una stanza libera ...”, si intromise Lena. “Forse dovremmo convertirla in uno studio? Posso chiedere a Jess di organizzarlo." Tirò fuori il telefono dalla borsa.

“Uh ...” Kara guardò avanti e indietro tra le due donne, una determinata e l'altra pronta ad esaudire ogni richiesta di Kara. "Ne parliamo dopo?"

"Bene!" Faye si voltò ordinatamente e si diresse verso il corridoio. Apparentemente soddisfatta.

"Non dobbiamo davvero convertertire la stanza degli ospiti!" Kara sibilò a Lena, afferrando il telefono.

“Ma tesoro,” disse dolcemente Lena, gli occhi verdi dannatamente  scintillanti. “Devi dare spazio alla passione nella tua vita.”

A Kara non mancava l'inflessione deliberata, o il modo in cui Lena la guardava attraverso le ciglia scure. Non stava giocando in modo corretto. Bene." Kara brontolò. "Ma non chiamare Jess!"

"Se insisti." Lena mise via il telefono. "Suppongo che ti piaccia fare il tuo lavoro, potresti dipingere anche me come meglio desideri.” Aggiunse suggestivamente.

"Smettila", borbottò Kara, sentendo il calore del suo viso.

"Smettere cosa?"

Sai cosa!"

"IO-"

Qualunque cosa Lena stesse per dire fu interrotta quando Faye tornò da loro.

"Mi dispiace interrompere", disse, con un'espressione grave. «Ma c'è stato un incidente. Lizzy sta bene,” si affrettò a rassicurarle. "Ma dovremmo scambiare due parole nel mio ufficio."

Kara e Lena si scambiarono un'occhiata. "Vado io", disse Lena. “Tu vai da Lizzy?"

Kara annuì e Lena seguì Faye nel suo ufficio mentre Kara deviava verso la stanza dei bambini. Era preparata per mani ardenti e bambini spaventati, già definendosi un'idiota per non averci pensato quando aveva lasciato Lizzy con degli sconosciuti. Era così presa dall'immaginare come sarebbe stato se avessero davvero iscritto la loro figlia qui, che aveva quasi dimenticato il motivo per cui erano venute.

Quindi non era sorpresa di aprire la porta al caos, ma non era proprio il casino che si aspettava.

Cercò prima Lizzy e la trovò seduta al centro del tappeto, con le braccia incrociate e un'espressione di pura furia sul viso. C'era un insegnante accucciato accanto a lei che sembrava stesse cercando di farla ragionare, ma Lizzy non lo ascoltava, scuoteva la testa e sporgeva ancora di più il labbro inferiore.

La maggior parte del disturbo sembrava provenire da un ragazzino che urlava a squarciagola dall'altra parte della stanza mentre un altro insegnante teneva un fascio di Kleenex sul suo naso sanguinante e una bambina che singhiozzava sulla spalla del terzo insegnante mentre cercava di radunare il il resto dei bambini che approfittavano di questo diversivo per impazzire.

"Cos'è successo?" chiese Kara, inginocchiandosi dall'altra parte di Lizzy.

"Lizzy” L'insegnante chiese.

“'Izzy, ciao! Lizzy disse avvicinandosi alla madre. L'insegnante sospirò.

"Per quanto possiamo dire, stava cercando di aiutare", spiegò. “Uno dei nostri bambini ha difficoltà a condividere. Voleva il giocattolo di un'altra bambina, quindi l'ha spinta giù e l'ha preso e, beh... Lizzy gli ha dato un pugno sul naso e glielo ha ripreso. L'insegnante non sembrava del tutto sicura se essere scioccata o impressionata. "Ho cercato di convincerla a scusarsi."

"Oh..." Kara vide il dilemma dell'insegnante. Da un lato, era sconvolta dal fatto che sua figlia avesse picchiato qualcuno. Dall'altro... quel piccolo marmocchio probabilmente se l'è cercata. “Ti dispiace se la prendo? La riporterò indietro per scusarsi una volta che si sarà calmata".

"Certo!" 

Kara raccolse Lizzy e la portò da Lena. Questo era un problema di due genitori. "Aspetta che tua mamma lo sappia..."

Lena, a quanto pare aveva già sentito.

Faye si scusò, offrendo loro un po' di privacy e l'uso del suo ufficio per parlare con Lizzy.

Kara la fece sedere accanto a un cesto di giocattoli che Faye aveva premurosamente fornito per occupare i bambini mentre parlava con i loro genitori, e prese da parte Lena.

"Cosa dovremmo dire...?" lei chiese.

"La giustizia del vigilante è la tua area di competenza", sottolineò Lena. "Non mio."

"L'insegnante vuole che lei si scusi."

Lena si accigliò. "Il bambino se lo meritava".

“Lo so... ma vogliamo davvero che prenda in mano la legge? Voglio dire, non ha nemmeno due anni."

"Mammina?" Lizzy la interruppe. "Mamma, guarda?" Sollevò un piccolo xilofono di plastica, la luce blu le tremolava tra le dita e formava un alone luminoso attorno allo strumento.

"Grazie Lizzy", disse Lena, prendendo il giocattolo e infilandolo nella borsetta fuori dalla vista. "Questo è un problema risolto, ma sei ancora nei guai."

 Lizzy li guardò, con il mento che tremava. "Izzy aiutare..." disse.

“Oh tesoro...” Kara si inginocchiò accanto a lei. "So che volevi aiutare, ma non va bene colpire le persone."

"Mamma, aiuta", sostenne Lizzy. “Mamma buona. Mamma pugni! ” mimò lanciando un pugno. "Izzy, buona come la mamma ", insistette.

"Ha ragione", le fece notare Lena quando Kara rimase a bocca aperta, senza parole. "Non sei esattamente un modello per il pacifismo."

"Come fa a saperlo ?"

"Lei sa che sei Supergirl."

"Sì, ma sono abbastanza sicura che non mi abbia mai visto colpire nessuno." Kara sospirò. “Ok, penso che questo potrebbe essere in parte colpa mia. Dopo che ha morso Mon El, abbiamo parlato di proteggere le persone invece di ferirle, e l'idea sembra essersi fissata. Lizzy», provò di nuovo. “Sono un adulto ed è mio compito proteggere te e tutti gli altri. A volte questo significa che devo combattere, ma solo quando non c'è altro modo. Capisci?"

LIzzy ci rifletté per un momento. "Izzy da grande aiuta mamma?" chiese speranzosa.

"Certo", disse Kara, immaginando che fosse probabilmente il meglio che avrebbe avuto. "Quando sarai grande potrai aiutare le persone con me, ma fino ad allora, niente botte, ok?"

“'Kay,” concordò Lizzy addolcita.

"Sei pronta a scusarti?"

Lizzy arricciò il naso ma annuì con riluttanza.

"Bene." Kara tese la mano e Lizzy la prese, scivolando giù dalla sedia. "La porterò giù per chiedere scusa", disse a Lena. "Hanno bisogno che firmiamo qualcosa?"

"C'è stato un rapporto sull'incidente", disse Lena, la sua espressione ancora turbata per qualche motivo. “L'ho già firmato. Vieni a casa con noi o hai bisogno di volare?" Chiese bruscamente.

"Posso tornare a casa con voi..." Kara si accigliò. "Stai bene?"

"Bene." Lena la fece cenno di andarsene, già tirando fuori le chiavi e aprendo la porta dell'ufficio. "Ci vediamo in macchina."

Kara voleva seguirla. Qualunque cosa dicesse, Lena era arrabbiata per qualcosa, ma prima doveva portare la bimba a scusarsi. Tirando Lizzy dietro di lei, Kara tornò nella stanza dei bambini e fece le sue scuse a Faye e agli altri insegnanti mentre Lizzy disse il suo "scusa" riluttante al bambino con il naso sanguinante.

Faye fu molto gentile, e uno degli insegnanti in realtà borbottò che era ora che il bambino si prendesse un pugno sul naso.

Lena era tranquilla durante il viaggio, e dopo alcuni tentativi falliti di conversazione Kara si si zittì ma una volta che furono a casa, e Lizzy era scappata a giocare nella sua stanza, ci provò di nuovo. Questa volta con un'offerta di caffè.

Lena prese la tazza, si sedette sul divano e sollevò le gambe sotto di sé.

"Le hai mentito", disse e Kara si sedette accanto a lei.

"A chi?"

"Lizzy". Lena non alzò gli occhi dal caffè, guardando il liquido scuro che turbinava lentamente intorno alla tazza.

Kara sbatté le palpebre, confusa. "Che cosa? Quando?"

"Le hai detto che poteva aiutarti quando sarà grande", spiegò Lena. "Ma non crescerà mai, vero?"

"Oh..." Kara si sedette contro il bracciolo del divano, sentendosi come se avesse appena ingoiato un carico pieno di kryptonite. “Non pensavo...”

"Non hai pensato ?" La voce di Lena si incrinò. “Kara, a cosa stiamo giocando? Inizia ad essere pesante...” si interruppe, scuotendo la testa. «Non è reale», sussurrò con voce roca.

"Lei è reale!" Kara allungò la mano ma indietreggiò quando Lena si allontanò da lei. "Lena... non mi interessa da dove viene, è ancora nostra figlia."

"Ma per quanto tempo?" chiese Lena. “Mi stai dicendo che lascerai che la realtà rimanga contorta? Con gli alieni che si scatenano e le persone che si fanno male? Sei disposta a lasciare quel talismano là fuori dove potrebbe cadere nelle mani sbagliate?"

Tu si ?” chiese Kara, scioccata.

 " , disse Lena in tono piatto. “Se significa tenere nostra figlia al sicuro, e qui , con noi! Vorrei."

"Io..." Kara sentì le lacrime pungere i suoi stessi occhi. “Lena non posso...” Torse le dita in grembo. "Forse non dovremo rinunciare a lei... Forse possiamo sistemare tutto il resto, e-"

Lena la interruppe con un gesto secco. "Smettila", disse. "Dal momento in cui è iniziato, tutto ciò a cui sei stata in grado di pensare è come risolverlo ." Posò la tazza sul tavolo e si alzò. "Hai anche considerato che forse non è qualcosa che deve essere aggiustato?"

"Lena..." Kara cercò di pensare a qualcos'altro che potesse dire, ma Lena aveva ragione. Lei aveva bisogno di risolvere questo problema. Sperava, disperatamente, che ci sarebbe stato un modo per far restare Lizzy, ma non poteva mettere la propria felicità davanti alla vita e alla sicurezza delle altre persone. Se lo avesse fatto non sarebbe stato da Kara . Non sarebbe stata la donna che sua madre aveva voluto che fosse. "Scusami..."

"Lo so", disse Lena, avvolgendosi le braccia al collo, senza ancora guardare Kara. “Farai quello che devi fare, anche se ti uccide, e non posso nemmeno arrabbiarmi con te, perché è per questo che io...” Chiuse gli occhi. “Per favore, vai e basta. So che non puoi fare niente per la mattina, ma per favore trova un altro posto dove dormire stanotte. Ho bisogno di stare da sola con mia figlia".

“ Nostra figlia,” la corresse Kara dolcemente, alzandosi e andando alle porte del balcone. Li aprì ma si fermò sulla soglia e tornò indietro. "Hai ragione", disse. “Farò quello che devo fare, ma se la perdiamo, non ci sarà una realtà, un mondo o una dimensione in cui la persona o il responsabile potrà nascondersi, e quando lo prenderò... "

"Che cosa?" chiese Lena, guardandola finalmente, l'incredulità che colorava il suo tono. "Lo ucciderai?"

"No", disse Kara. "Lo darò a te."

Lena inspirò bruscamente, spalancando gli occhi, ma annuì.

"Le dai la buonanotte?" chiese Kara.

"Lo farò."

Andarsene era come spezzarsi in due, ma Kara conosceva il dolore, conosceva la perdita e conosceva il dolore di amare qualcuno e odiarlo allo stesso tempo, e Lena le aveva chiesto di andare. Lanciandosi in cielo, volò sempre più in alto finché l'aria fu così rarefatta da poter fingere che il bruciore nei suoi polmoni fosse la ragione per cui non riusciva a respirare. 

A che serviva il cuore di un eroe quando si stava spezzando

10...9...8...7...6...5...

 

Kara aveva promesso ad Alex che non avrebbe infranto la barriera del suono all'interno dei confini della città a meno che non fosse un'emergenza. Era quasi un'emergenza. Volando sugli edifici appena sotto il limite, contò i secondi nella sua testa e ignorò lo squillo del telefono infilato nello stivale.

"Sono quasi lì."

La piccola scuola era comodamente annidata in un folto gruppo di alberi e arbusti. Mattoni rossi sotto un ordinato tetto nero e persiane bianche, un parco giochi naturale su tre lati e un piccolo parcheggio antistante; era l'immagine stessa della qualità. Ma in quel momento a Kara non importava se fosse  una baracca traballante sospesa su una vasca piena di squali o una scuola di lusso.

3...2...1...

Kara non andò a sbattere contro un cespuglio mancandolo di poco . Un giro veloce e aveva scambiato il mantello con un paio di pantaloni marrone chiaro e un maglione blu scuro. Uscire dai cespugli fu un po' più imbarazzante. Kara non era del tutto sicura che il fogliame si sarebbe ripreso. Si raddrizzò in fretta i vestiti e si diresse lungo il vialetto fino al parcheggio dove Lena e Lizzy la stavano aspettando.

"Mamma!" Lizzy salutò dalle braccia di Lena, elettrizzata dall'entrata drammatica.

"Ce l'ho fatta!" si vantò Kara, sorridendo mentre le raggiungeva.

"A malapena", ammise Lena, mettendo via il telefono. 

"Ecco, prendila e stai ferma." Passò Lizzy a Kara e sospirò mentre strappava tre foglie e un ramoscello dai capelli di Kara. "Sei dovuta atterrare tra i cespugli?"

"Cercavo di essere discreta".

Un sopracciglio alzato dava a Kara un'idea della sua completa mancanza di successo, ma il tocco di Lena era gentile mentre faceva scorrere le dita tra i riccioli di Kara, persuadendoli a sembrare un po' meno da supereroina e una mamma un po' più responsabile. Kara cambattè l'impulso di chiudere gli occhi quando Lena indugiò più a lungo del necessario, le sue unghie perfettamente curate che tracciavano leggermente le tempie di Kara mentre pettinava i pochi ultimi grovigli immaginari.

"Come sono?" chiese Kara, arrossendo quando Lena le diede un'occhiata molto lenta e ovvia in risposta, gli occhi socchiusi e il labbro inferiore stretto tra i denti.

"Mmm accettabile", disse con un sorrisetto.

Kara alzò gli occhi al cielo. 

"Wow, grazie. Anche tu sembri perfettamente adeguata.”

Il sorrisetto di Lena si allargò, ma si rifiutò di abboccare. Con indosso una gonna a tubino gessata nera e un blazer su una camicetta grigio fumo, sapeva esattamente quanto fosse bella. 

"Grazie tesoro", disse con perfetta sincerità e appena abbastanza ardente da far rabbrividire le viscere di Kara. 

"Andiamo?" chiese, tendendo una mano. Kara l’afferrò tentennante mentre gli occhi di Lena la guardarono vittoriosi.

 

La sera prima, avevano parlato della visita all’asilo dove poteva trovarsi l’altro pezzo di talismano. Ma ora... ora Kara era una codarda. 

I pezzi da cercare stavano diventando sempre meno e questo significava solo essere più vicine alla fine di tutto. Ed entrambe fingevano una tranquillità apparente. Oltre ad aver parlato della visita tra di loro c’era stato anche un momento dolce e carico di imbarazzo.

Kara non sapeva bene come comportarsi, o cosa dire. E poi l’atteggiamento di Lena? Kara si sentiva confusa mentre la mora si divertiva a farla agitare. Non riusciva a capire se ci fosse un reale interesse o fosse solo un gioco vista la situazione in cui si erano trovate.

Kara non era una persona perspicace in campo di sentimenti, non capiva nemmeno i suoi.

Le mancava la signorina Grant.

Cat avrebbe risolto tutto, e probabilmente avrebbe urlato un po', ma aveva il modo di rendere le cose più chiare.

In qualche modo, però, Kara non pensava che Cat e Lena sarebbero andate d'accordo.

Raggiunsero la porta e Lena premette il pulsante del citofono, pronunciando i loro nomi quando richiesto dalla voce crepitante dell'altoparlante. La porta ronzò quando la serratura si sganciò ed entrarono.

L'ingresso era decorato con opere d'arte fatte dai bambini, tutte esposte in modo ordinato e premuroso sulle tavole di sughero e sopra i cassetti di legno naturale. C'erano murales dipinti sulle pareti; un oceano da un lato e una tranquilla scena di foresta dall'altro.

Era bello e accogliente, e Kara era quasi dispiaciuta che fossero venuti con secondi fini. Poteva davvero lasciare Lizzy qui la mattina, ancora con gli occhi pesanti e assonnati, e venirla a prendere alla fine della giornata, felice e piena di dipinti per il frigo e storie da raccontare ad entrambe.

"Mamma, pesci!" Lizzy si allungò per toccare piccoli pesci d'argilla appesi a un lungo ramo biforcuto che era sospeso, le loro squame modellate con bottoni multicolori.

 "Quelli sono stati fatti dalla nostra classe del doposcuola." Una giovane donna venne loro incontro, sorridendo a Lizzy. Capelli lunghi e castani, fisico perfetto e due occhi azzurri pronti a far girare la testa. 

"Sono adorabili", disse Lena. "Devi essere la signora Chapple?"

"Chiamami Laura", disse sorridendole. "Mentre lei è la famosa Lena Luthor, il che significa che questa deve essere la piccola Eliza Louise. Siamo lieti di avervi qui.” 

“'Izzy,” la corresse Lizzy senza mezzi termini, gli occhi azzurri che si restringevano leggermente insieme a quelli della madre.

"La chiamiamo Lizzy", intervenne Kara, “Io sono Kara Danvers. La moglie di Lena Luthor e la mamma di questo gioiellino.” Puntualizzò con un pizzico di gelosia, quella maestra non l’aveva praticamente interpellata e soprattutto non poteva fare gli occhi dolci a sua m… a Lena.

"Certo, la conosciamo molto bene. Lei è una giornalista. È un piacere conoscerla.", Faye cercò di riprendersi dopo il tono pungente della bionda. "Ciao, Lizzy."

"Ciao!" Lizzy fece un cenno con la mano, il buon umore ritornò all'istante . "Mamma", annunciò, dando una pacca sulla spalla a Kara, e "Mamma", aggiunse, indicando Lena. "'Izzy, giù?" chiese a Kara, sentendo chiaramente che tutti gli obblighi sociali erano stati rispettati e desiderosa di esplorare questo nuovo spazio.

"Lizzy può aspettare", le disse Kara con fermezza, ignorando il broncio.

“Grazie per averci offerto questo tour, abbiamo po' di problemi a trovare una tata e stiamo considerando più idee.”

"Nessun problema", la rassicurò Faye. “Una delle nostre famiglie si sta trasferendo a Metropolis, quindi abbiamo spazio per la vostra bambina. Di solito prendiamo qualcuno dalla lista d'attesa, ma quando abbiamo ricevuto la sua chiamata, il consiglio ha acconsentito a fare un'eccezione.” Le strizzò l’occhio.

“Che fortuna.” Mormorò Kara.

Lena le lanciò un’occhiata e le venne da sorridere ma si trattenne seria.

Era gelosa?

“Cosa ne dici, amore?” Chiese Lena sottolineando l’ultima parola, gli occhi di Kara si allargarono e istintivamente sistemò gli occhiali.

Perché si divertiva così tanto? 

“Dico…dico…che dovremmo fare un giro prima di decidere.”

“Hai ragione.” Disse sorridendo Lena. “Possiamo?” 

“Certo, venite.” Rispose la ragazza.

Faye fece strada lungo il corridoio, seguita da Lena e Kara. Kara mise giù Lizzy in modo che potesse camminare, ma tenne stretta la mano. "Per cosa stava strizzando l'occhio?" chiese Kara, avvicinandosi per sussurrare all'orecchio di Lena.

“Non lo so,” ammise Lena, sussurrando anche lei. "Soldi? Ne ho una quantità abbastanza elevata".

Kara sbuffò piano. "Questo posto non è esattamente al verde."

Lena scrollò le spalle. "Forse è solo una fan."

"Hai dei fan?"

"Gelosa?” chiese Lena maliziosamente.

"Dei tuoi fan immaginari?" Kara sorrise. "No. Sono abbastanza sicura di averne di più".

Lena tirò su col naso. "Beh, non tutti noi possiamo volare."

"Vorresti?" chiese Kara, un po' troppo ansiosa, "Voglio dire, potrei farti volare di nuovo... se lo volessi", mormorò, aggiustandosi gli occhiali.

“Mi piacerebbe,” disse Lena, reclamando la sua mano libera e intrecciando le loro dita.

"Questa sera?"

Lena si avvicinò ancora di più, il respiro caldo che sfiorò l'orecchio di Kara. "È un appuntamento?”

Kara quasi inciampò nei suoi stessi piedi, e Lena rise sommessamente, facendo un passo di lato per lasciare che una rispettabile quantità di spazio crescesse di nuovo tra di loro, anche se non lasciò a Kara riavere la sua mano.

Ignara, Faye si fermò per aprire l'ultima porta nel corridoio e le fece entrare. "Pensavo di iniziare con la stanza dei bambini", disse. "Dato che questa potrebbe essere  una stanza dove LIzzy starebbe se decideste di farla unire a noi."

Lizzy  quasi trascinò Kara dentro, gli occhi spalancati appena dentro.

La stanza era piena di attività. C'erano blocchi accatastati, macchine che sfrecciavano giù per rampe, grandi palloni da spiaggia che venivano fatti rotolare, rimbalzati e lanciati. Un'enorme sabbiera e un tavolo d'acqua altrettanto grande occupavano un intero angolo della stanza, con due bambini piccoli che raccoglievano molto seriamente l'acqua in piccole tazze e la trasportavano per versarla nella sabbia mentre un altro bambino usava un cucchiaio di legno per mescolarla dentro. Una bambina stava girando in tondo, una sciarpa colorata svolazzava, e un'altra stava facendo rumori del motore abbastanza credibili e "guidava" per la stanza usando un cestino come volante. C'era un piccolo spazio accogliente drappeggiato in lunghe strisce di tessuto con cuscini e una libreria, dove uno degli insegnanti stava leggendo a un piccolo gruppo di bambini, e tre tavoli rotondi con ceppi d'albero per sedie, preparati per dipingere, una sorta di attività di smistamento e uno spuntino. Il secondo insegnante era da quel lato della stanza, che distribuiva formaggio e cracker mentre piccole mani versavano con cura il latte da una brocca di plastica in tazze dal bordo largo. 

"Vuoi andare a giocare?"chiese Kara.

Lizzy annuì vigorosamente.

 "Vuoi che venga con te?"

Scosse la testa.

"Va bene." Kara lasciò andare la sua mano e Lizzy si diresse dritta verso il box della sabbia attirando immediatamente alcuni bambini a sè. 

"Sembra adattarsi perfettamente", disse Faye.

"Oh, scusa..." Kara si alzò. “Non avrei dovuto lasciarla andare? Non ho pensato di chiedere.”

 "Va tutto bene", la rassicurò Faye. “Incoraggiamo i genitori a consentire ai propri figli di impegnarsi nelle stanze durante un tour. Questo è l'unico modo per sapere davvero se è una buona cosa. È più che benvenuta a giocare qui mentre vi mostro il resto del centro».

Kara esitò. Lasciare Lizzy da sola le metteva ansia  visto il caratterino della piccola, ma ...  sembrava divertirsi, e sicuramente gli insegnanti sapevano cosa stavano facendo. "Cosa ne pensi?" chiese a Lena.

"Penso che sia un'idea meravigliosa." Lena non sembrava condividere le preoccupazioni di Kara, guidandola dolcemente, ma con fermezza, verso la porta. "Dai, mamma", la prese in giro. "Starà bene."

"Immagino che potremmo lasciarla per qualche minuto..." Kara si lasciò convincere, e lei e Lena seguirono Faye lungo il corridoio.

Videro poi una seconda stanza dove alcuni bambini stavano riposando e il cortile esterno pieno di giochi. Dopodiché Faye li portò in quelli che chiamava gli Studios, tre stanze collegate dove gestivano i loro programmi prima e dopo la scuola.

Questi bambini erano più grandi, e avevano a disposizione tutte e tre le sale, una allestita per Scienza e Tecnologia, una per Arte e una per Musica e Teatro, con costumi e un piccolo palcoscenico, oltre a una cabina insonorizzata con strumenti e apparecchiature di registrazione. Gli insegnanti qui assistevano i bambini nei loro progetti autogestiti e, secondo Faye, erano scienziati, artisti e attori oltre che insegnanti.

“È un curriculum ispirato a Reggio Emilia-spiegò-Qualche anno fa io e il mio co-direttore abbiamo fatto un viaggio in Italia per visitare i centri lì. Ovviamente non possiamo replicare completamente il programma, ma abbiamo fatto del nostro meglio”.

"Mi piace", disse Kara. "Mi sarebbe piaciuto fare una cosa come questa quando ero una bambina."

"Sei un'artista?" chiese Faye, tenendo la porta aperta per loro.

"Non proprio. Dipingo un po' e scolpivo, ma è solo un hobby".

"Niente è mai solo un hobby", la rimproverò Faye, “Se ti piace qualcosa, allora dovresti esserne orgogliosa. Crea uno spazio per questo nella tua vita. Hai spazio per la passione, Kara?"”

"Io ehm..." Kara non aveva idea di come rispondere a questo. “Ho il giornalismo. Anche quello è una mia passione.” 

“Però quello è il tuo lavoro…devi trovare uno spazio lontano da quello.”

“Abbiamo una stanza libera ...”, si intromise Lena. “Forse dovremmo convertirla in uno studio? Posso chiedere a Jess di organizzarlo." Tirò fuori il telefono dalla borsa.

“Uh ...” Kara guardò avanti e indietro tra le due donne, una determinata e l'altra pronta ad esaudire ogni richiesta di Kara. "Ne parliamo dopo?"

"Bene!" Faye si voltò ordinatamente e si diresse verso il corridoio. Apparentemente soddisfatta.

"Non dobbiamo davvero convertertire la stanza degli ospiti!" Kara sibilò a Lena, afferrando il telefono.

“Ma tesoro,” disse dolcemente Lena, gli occhi verdi dannatamente  scintillanti. “Devi dare spazio alla passione nella tua vita.”

A Kara non mancava l'inflessione deliberata, o il modo in cui Lena la guardava attraverso le ciglia scure. Non stava giocando in modo corretto. Bene." Kara brontolò. "Ma non chiamare Jess!"

"Se insisti." Lena mise via il telefono. "Suppongo che ti piaccia fare il tuo lavoro, potresti dipingere anche me come meglio desideri.” Aggiunse suggestivamente.

"Smettila", borbottò Kara, sentendo il calore del suo viso.

"Smettere cosa?"

Sai cosa!"

"IO-"

Qualunque cosa Lena stesse per dire fu interrotta quando Faye tornò da loro.

"Mi dispiace interrompere", disse, con un'espressione grave. «Ma c'è stato un incidente. Lizzy sta bene,” si affrettò a rassicurarle. "Ma dovremmo scambiare due parole nel mio ufficio."

Kara e Lena si scambiarono un'occhiata. "Vado io", disse Lena. “Tu vai da Lizzy?"

Kara annuì e Lena seguì Faye nel suo ufficio mentre Kara deviava verso la stanza dei bambini. Era preparata per mani ardenti e bambini spaventati, già definendosi un'idiota per non averci pensato quando aveva lasciato Lizzy con degli sconosciuti. Era così presa dall'immaginare come sarebbe stato se avessero davvero iscritto la loro figlia qui, che aveva quasi dimenticato il motivo per cui erano venute.

Quindi non era sorpresa di aprire la porta al caos, ma non era proprio il casino che si aspettava.

Cercò prima Lizzy e la trovò seduta al centro del tappeto, con le braccia incrociate e un'espressione di pura furia sul viso. C'era un insegnante accucciato accanto a lei che sembrava stesse cercando di farla ragionare, ma Lizzy non lo ascoltava, scuoteva la testa e sporgeva ancora di più il labbro inferiore.

La maggior parte del disturbo sembrava provenire da un ragazzino che urlava a squarciagola dall'altra parte della stanza mentre un altro insegnante teneva un fascio di Kleenex sul suo naso sanguinante e una bambina che singhiozzava sulla spalla del terzo insegnante mentre cercava di radunare il il resto dei bambini che approfittavano di questo diversivo per impazzire.

"Cos'è successo?" chiese Kara, inginocchiandosi dall'altra parte di Lizzy.

"Lizzy” L'insegnante chiese.

“'Izzy, ciao! Lizzy disse avvicinandosi alla madre. L'insegnante sospirò.

"Per quanto possiamo dire, stava cercando di aiutare", spiegò. “Uno dei nostri bambini ha difficoltà a condividere. Voleva il giocattolo di un'altra bambina, quindi l'ha spinta giù e l'ha preso e, beh... Lizzy gli ha dato un pugno sul naso e glielo ha ripreso. L'insegnante non sembrava del tutto sicura se essere scioccata o impressionata. "Ho cercato di convincerla a scusarsi."

"Oh..." Kara vide il dilemma dell'insegnante. Da un lato, era sconvolta dal fatto che sua figlia avesse picchiato qualcuno. Dall'altro... quel piccolo marmocchio probabilmente se l'è cercata. “Ti dispiace se la prendo? La riporterò indietro per scusarsi una volta che si sarà calmata".

"Certo!" 

Kara raccolse Lizzy e la portò da Lena. Questo era un problema di due genitori. "Aspetta che tua mamma lo sappia..."

Lena, a quanto pare aveva già sentito.

Faye si scusò, offrendo loro un po' di privacy e l'uso del suo ufficio per parlare con Lizzy.

Kara la fece sedere accanto a un cesto di giocattoli che Faye aveva premurosamente fornito per occupare i bambini mentre parlava con i loro genitori, e prese da parte Lena.

"Cosa dovremmo dire...?" lei chiese.

"La giustizia del vigilante è la tua area di competenza", sottolineò Lena. "Non mio."

"L'insegnante vuole che lei si scusi."

Lena si accigliò. "Il bambino se lo meritava".

“Lo so... ma vogliamo davvero che prenda in mano la legge? Voglio dire, non ha nemmeno due anni."

"Mammina?" Lizzy la interruppe. "Mamma, guarda?" Sollevò un piccolo xilofono di plastica, la luce blu le tremolava tra le dita e formava un alone luminoso attorno allo strumento.

"Grazie Lizzy", disse Lena, prendendo il giocattolo e infilandolo nella borsetta fuori dalla vista. "Questo è un problema risolto, ma sei ancora nei guai."

 Lizzy li guardò, con il mento che tremava. "Izzy aiutare..." disse.

“Oh tesoro...” Kara si inginocchiò accanto a lei. "So che volevi aiutare, ma non va bene colpire le persone."

"Mamma, aiuta", sostenne Lizzy. “Mamma buona. Mamma pugni! ” mimò lanciando un pugno. "Izzy, buona come la mamma ", insistette.

"Ha ragione", le fece notare Lena quando Kara rimase a bocca aperta, senza parole. "Non sei esattamente un modello per il pacifismo."

"Come fa a saperlo ?"

"Lei sa che sei Supergirl."

"Sì, ma sono abbastanza sicura che non mi abbia mai visto colpire nessuno." Kara sospirò. “Ok, penso che questo potrebbe essere in parte colpa mia. Dopo che ha morso Mon El, abbiamo parlato di proteggere le persone invece di ferirle, e l'idea sembra essersi fissata. Lizzy», provò di nuovo. “Sono un adulto ed è mio compito proteggere te e tutti gli altri. A volte questo significa che devo combattere, ma solo quando non c'è altro modo. Capisci?"

LIzzy ci rifletté per un momento. "Izzy da grande aiuta mamma?" chiese speranzosa.

"Certo", disse Kara, immaginando che fosse probabilmente il meglio che avrebbe avuto. "Quando sarai grande potrai aiutare le persone con me, ma fino ad allora, niente botte, ok?"

“'Kay,” concordò Lizzy addolcita.

"Sei pronta a scusarti?"

Lizzy arricciò il naso ma annuì con riluttanza.

"Bene." Kara tese la mano e Lizzy la prese, scivolando giù dalla sedia. "La porterò giù per chiedere scusa", disse a Lena. "Hanno bisogno che firmiamo qualcosa?"

"C'è stato un rapporto sull'incidente", disse Lena, la sua espressione ancora turbata per qualche motivo. “L'ho già firmato. Vieni a casa con noi o hai bisogno di volare?" Chiese bruscamente.

"Posso tornare a casa con voi..." Kara si accigliò. "Stai bene?"

"Bene." Lena la fece cenno di andarsene, già tirando fuori le chiavi e aprendo la porta dell'ufficio. "Ci vediamo in macchina."

Kara voleva seguirla. Qualunque cosa dicesse, Lena era arrabbiata per qualcosa, ma prima doveva portare la bimba a scusarsi. Tirando Lizzy dietro di lei, Kara tornò nella stanza dei bambini e fece le sue scuse a Faye e agli altri insegnanti mentre Lizzy disse il suo "scusa" riluttante al bambino con il naso sanguinante.

Faye fu molto gentile, e uno degli insegnanti in realtà borbottò che era ora che il bambino si prendesse un pugno sul naso.

Lena era tranquilla durante il viaggio, e dopo alcuni tentativi falliti di conversazione Kara si si zittì ma una volta che furono a casa, e Lizzy era scappata a giocare nella sua stanza, ci provò di nuovo. Questa volta con un'offerta di caffè.

Lena prese la tazza, si sedette sul divano e sollevò le gambe sotto di sé.

"Le hai mentito", disse e Kara si sedette accanto a lei.

"A chi?"

"Lizzy". Lena non alzò gli occhi dal caffè, guardando il liquido scuro che turbinava lentamente intorno alla tazza.

Kara sbatté le palpebre, confusa. "Che cosa? Quando?"

"Le hai detto che poteva aiutarti quando sarà grande", spiegò Lena. "Ma non crescerà mai, vero?"

"Oh..." Kara si sedette contro il bracciolo del divano, sentendosi come se avesse appena ingoiato un carico pieno di kryptonite. “Non pensavo...”

"Non hai pensato ?" La voce di Lena si incrinò. “Kara, a cosa stiamo giocando? Inizia ad essere pesante...” si interruppe, scuotendo la testa. «Non è reale», sussurrò con voce roca.

"Lei è reale!" Kara allungò la mano ma indietreggiò quando Lena si allontanò da lei. "Lena... non mi interessa da dove viene, è ancora nostra figlia."

"Ma per quanto tempo?" chiese Lena. “Mi stai dicendo che lascerai che la realtà rimanga contorta? Con gli alieni che si scatenano e le persone che si fanno male? Sei disposta a lasciare quel talismano là fuori dove potrebbe cadere nelle mani sbagliate?"

Tu si ?” chiese Kara, scioccata.

 " , disse Lena in tono piatto. “Se significa tenere nostra figlia al sicuro, e qui , con noi! Vorrei."

"Io..." Kara sentì le lacrime pungere i suoi stessi occhi. “Lena non posso...” Torse le dita in grembo. "Forse non dovremo rinunciare a lei... Forse possiamo sistemare tutto il resto, e-"

Lena la interruppe con un gesto secco. "Smettila", disse. "Dal momento in cui è iniziato, tutto ciò a cui sei stata in grado di pensare è come risolverlo ." Posò la tazza sul tavolo e si alzò. "Hai anche considerato che forse non è qualcosa che deve essere aggiustato?"

"Lena..." Kara cercò di pensare a qualcos'altro che potesse dire, ma Lena aveva ragione. Lei aveva bisogno di risolvere questo problema. Sperava, disperatamente, che ci sarebbe stato un modo per far restare Lizzy, ma non poteva mettere la propria felicità davanti alla vita e alla sicurezza delle altre persone. Se lo avesse fatto non sarebbe stato da Kara . Non sarebbe stata la donna che sua madre aveva voluto che fosse. "Scusami..."

"Lo so", disse Lena, avvolgendosi le braccia al collo, senza ancora guardare Kara. “Farai quello che devi fare, anche se ti uccide, e non posso nemmeno arrabbiarmi con te, perché è per questo che io...” Chiuse gli occhi. “Per favore, vai e basta. So che non puoi fare niente per la mattina, ma per favore trova un altro posto dove dormire stanotte. Ho bisogno di stare da sola con mia figlia".

“ Nostra figlia,” la corresse Kara dolcemente, alzandosi e andando alle porte del balcone. Li aprì ma si fermò sulla soglia e tornò indietro. "Hai ragione", disse. “Farò quello che devo fare, ma se la perdiamo, non ci sarà una realtà, un mondo o una dimensione in cui la persona o il responsabile potrà nascondersi, e quando lo prenderò... "

"Che cosa?" chiese Lena, guardandola finalmente, l'incredulità che colorava il suo tono. "Lo ucciderai?"

"No", disse Kara. "Lo darò a te."

Lena inspirò bruscamente, spalancando gli occhi, ma annuì.

"Le dai la buonanotte?" chiese Kara.

"Lo farò."

Andarsene era come spezzarsi in due, ma Kara conosceva il dolore, conosceva la perdita e conosceva il dolore di amare qualcuno e odiarlo allo stesso tempo, e Lena le aveva chiesto di andare. Lanciandosi in cielo, volò sempre più in alto finché l'aria fu così rarefatta da poter fingere che il bruciore nei suoi polmoni fosse la ragione per cui non riusciva a respirare. 

A che serviva il cuore di un eroe quando si stava spezzando

10...9...8...7...6...5...

 

Kara aveva promesso ad Alex che non avrebbe infranto la barriera del suono all'interno dei confini della città a meno che non fosse un'emergenza. Era quasi un'emergenza. Volando sugli edifici appena sotto il limite, contò i secondi nella sua testa e ignorò lo squillo del telefono infilato nello stivale.

"Sono quasi lì."

La piccola scuola era comodamente annidata in un folto gruppo di alberi e arbusti. Mattoni rossi sotto un ordinato tetto nero e persiane bianche, un parco giochi naturale su tre lati e un piccolo parcheggio antistante; era l'immagine stessa della qualità. Ma in quel momento a Kara non importava se fosse  una baracca traballante sospesa su una vasca piena di squali o una scuola di lusso.

3...2...1...

Kara non andò a sbattere contro un cespuglio mancandolo di poco . Un giro veloce e aveva scambiato il mantello con un paio di pantaloni marrone chiaro e un maglione blu scuro. Uscire dai cespugli fu un po' più imbarazzante. Kara non era del tutto sicura che il fogliame si sarebbe ripreso. Si raddrizzò in fretta i vestiti e si diresse lungo il vialetto fino al parcheggio dove Lena e Lizzy la stavano aspettando.

"Mamma!" Lizzy salutò dalle braccia di Lena, elettrizzata dall'entrata drammatica.

"Ce l'ho fatta!" si vantò Kara, sorridendo mentre le raggiungeva.

"A malapena", ammise Lena, mettendo via il telefono. 

"Ecco, prendila e stai ferma." Passò Lizzy a Kara e sospirò mentre strappava tre foglie e un ramoscello dai capelli di Kara. "Sei dovuta atterrare tra i cespugli?"

"Cercavo di essere discreta".

Un sopracciglio alzato dava a Kara un'idea della sua completa mancanza di successo, ma il tocco di Lena era gentile mentre faceva scorrere le dita tra i riccioli di Kara, persuadendoli a sembrare un po' meno da supereroina e una mamma un po' più responsabile. Kara cambattè l'impulso di chiudere gli occhi quando Lena indugiò più a lungo del necessario, le sue unghie perfettamente curate che tracciavano leggermente le tempie di Kara mentre pettinava i pochi ultimi grovigli immaginari.

"Come sono?" chiese Kara, arrossendo quando Lena le diede un'occhiata molto lenta e ovvia in risposta, gli occhi socchiusi e il labbro inferiore stretto tra i denti.

"Mmm accettabile", disse con un sorrisetto.

Kara alzò gli occhi al cielo. 

"Wow, grazie. Anche tu sembri perfettamente adeguata.”

Il sorrisetto di Lena si allargò, ma si rifiutò di abboccare. Con indosso una gonna a tubino gessata nera e un blazer su una camicetta grigio fumo, sapeva esattamente quanto fosse bella. 

"Grazie tesoro", disse con perfetta sincerità e appena abbastanza ardente da far rabbrividire le viscere di Kara. 

"Andiamo?" chiese, tendendo una mano. Kara l’afferrò tentennante mentre gli occhi di Lena la guardarono vittoriosi.

 

La sera prima, avevano parlato della visita all’asilo dove poteva trovarsi l’altro pezzo di talismano. Ma ora... ora Kara era una codarda. 

I pezzi da cercare stavano diventando sempre meno e questo significava solo essere più vicine alla fine di tutto. Ed entrambe fingevano una tranquillità apparente. Oltre ad aver parlato della visita tra di loro c’era stato anche un momento dolce e carico di imbarazzo.

Kara non sapeva bene come comportarsi, o cosa dire. E poi l’atteggiamento di Lena? Kara si sentiva confusa mentre la mora si divertiva a farla agitare. Non riusciva a capire se ci fosse un reale interesse o fosse solo un gioco vista la situazione in cui si erano trovate.

Kara non era una persona perspicace in campo di sentimenti, non capiva nemmeno i suoi.

Le mancava la signorina Grant.

Cat avrebbe risolto tutto, e probabilmente avrebbe urlato un po', ma aveva il modo di rendere le cose più chiare.

In qualche modo, però, Kara non pensava che Cat e Lena sarebbero andate d'accordo.

Raggiunsero la porta e Lena premette il pulsante del citofono, pronunciando i loro nomi quando richiesto dalla voce crepitante dell'altoparlante. La porta ronzò quando la serratura si sganciò ed entrarono.

L'ingresso era decorato con opere d'arte fatte dai bambini, tutte esposte in modo ordinato e premuroso sulle tavole di sughero e sopra i cassetti di legno naturale. C'erano murales dipinti sulle pareti; un oceano da un lato e una tranquilla scena di foresta dall'altro.

Era bello e accogliente, e Kara era quasi dispiaciuta che fossero venuti con secondi fini. Poteva davvero lasciare Lizzy qui la mattina, ancora con gli occhi pesanti e assonnati, e venirla a prendere alla fine della giornata, felice e piena di dipinti per il frigo e storie da raccontare ad entrambe.

"Mamma, pesci!" Lizzy si allungò per toccare piccoli pesci d'argilla appesi a un lungo ramo biforcuto che era sospeso, le loro squame modellate con bottoni multicolori.

 "Quelli sono stati fatti dalla nostra classe del doposcuola." Una giovane donna venne loro incontro, sorridendo a Lizzy. Capelli lunghi e castani, fisico perfetto e due occhi azzurri pronti a far girare la testa. 

"Sono adorabili", disse Lena. "Devi essere la signora Chapple?"

"Chiamami Laura", disse sorridendole. "Mentre lei è la famosa Lena Luthor, il che significa che questa deve essere la piccola Eliza Louise. Siamo lieti di avervi qui.” 

“'Izzy,” la corresse Lizzy senza mezzi termini, gli occhi azzurri che si restringevano leggermente insieme a quelli della madre.

"La chiamiamo Lizzy", intervenne Kara, “Io sono Kara Danvers. La moglie di Lena Luthor e la mamma di questo gioiellino.” Puntualizzò con un pizzico di gelosia, quella maestra non l’aveva praticamente interpellata e soprattutto non poteva fare gli occhi dolci a sua m… a Lena.

"Certo, la conosciamo molto bene. Lei è una giornalista. È un piacere conoscerla.", Faye cercò di riprendersi dopo il tono pungente della bionda. "Ciao, Lizzy."

"Ciao!" Lizzy fece un cenno con la mano, il buon umore ritornò all'istante . "Mamma", annunciò, dando una pacca sulla spalla a Kara, e "Mamma", aggiunse, indicando Lena. "'Izzy, giù?" chiese a Kara, sentendo chiaramente che tutti gli obblighi sociali erano stati rispettati e desiderosa di esplorare questo nuovo spazio.

"Lizzy può aspettare", le disse Kara con fermezza, ignorando il broncio.

“Grazie per averci offerto questo tour, abbiamo po' di problemi a trovare una tata e stiamo considerando più idee.”

"Nessun problema", la rassicurò Faye. “Una delle nostre famiglie si sta trasferendo a Metropolis, quindi abbiamo spazio per la vostra bambina. Di solito prendiamo qualcuno dalla lista d'attesa, ma quando abbiamo ricevuto la sua chiamata, il consiglio ha acconsentito a fare un'eccezione.” Le strizzò l’occhio.

“Che fortuna.” Mormorò Kara.

Lena le lanciò un’occhiata e le venne da sorridere ma si trattenne seria.

Era gelosa?

“Cosa ne dici, amore?” Chiese Lena sottolineando l’ultima parola, gli occhi di Kara si allargarono e istintivamente sistemò gli occhiali.

Perché si divertiva così tanto? 

“Dico…dico…che dovremmo fare un giro prima di decidere.”

“Hai ragione.” Disse sorridendo Lena. “Possiamo?” 

“Certo, venite.” Rispose la ragazza.

Faye fece strada lungo il corridoio, seguita da Lena e Kara. Kara mise giù Lizzy in modo che potesse camminare, ma tenne stretta la mano. "Per cosa stava strizzando l'occhio?" chiese Kara, avvicinandosi per sussurrare all'orecchio di Lena.

“Non lo so,” ammise Lena, sussurrando anche lei. "Soldi? Ne ho una quantità abbastanza elevata".

Kara sbuffò piano. "Questo posto non è esattamente al verde."

Lena scrollò le spalle. "Forse è solo una fan."

"Hai dei fan?"

"Gelosa?” chiese Lena maliziosamente.

"Dei tuoi fan immaginari?" Kara sorrise. "No. Sono abbastanza sicura di averne di più".

Lena tirò su col naso. "Beh, non tutti noi possiamo volare."

"Vorresti?" chiese Kara, un po' troppo ansiosa, "Voglio dire, potrei farti volare di nuovo... se lo volessi", mormorò, aggiustandosi gli occhiali.

“Mi piacerebbe,” disse Lena, reclamando la sua mano libera e intrecciando le loro dita.

"Questa sera?"

Lena si avvicinò ancora di più, il respiro caldo che sfiorò l'orecchio di Kara. "È un appuntamento?”

Kara quasi inciampò nei suoi stessi piedi, e Lena rise sommessamente, facendo un passo di lato per lasciare che una rispettabile quantità di spazio crescesse di nuovo tra di loro, anche se non lasciò a Kara riavere la sua mano.

Ignara, Faye si fermò per aprire l'ultima porta nel corridoio e le fece entrare. "Pensavo di iniziare con la stanza dei bambini", disse. "Dato che questa potrebbe essere  una stanza dove LIzzy starebbe se decideste di farla unire a noi."

Lizzy  quasi trascinò Kara dentro, gli occhi spalancati appena dentro.

La stanza era piena di attività. C'erano blocchi accatastati, macchine che sfrecciavano giù per rampe, grandi palloni da spiaggia che venivano fatti rotolare, rimbalzati e lanciati. Un'enorme sabbiera e un tavolo d'acqua altrettanto grande occupavano un intero angolo della stanza, con due bambini piccoli che raccoglievano molto seriamente l'acqua in piccole tazze e la trasportavano per versarla nella sabbia mentre un altro bambino usava un cucchiaio di legno per mescolarla dentro. Una bambina stava girando in tondo, una sciarpa colorata svolazzava, e un'altra stava facendo rumori del motore abbastanza credibili e "guidava" per la stanza usando un cestino come volante. C'era un piccolo spazio accogliente drappeggiato in lunghe strisce di tessuto con cuscini e una libreria, dove uno degli insegnanti stava leggendo a un piccolo gruppo di bambini, e tre tavoli rotondi con ceppi d'albero per sedie, preparati per dipingere, una sorta di attività di smistamento e uno spuntino. Il secondo insegnante era da quel lato della stanza, che distribuiva formaggio e cracker mentre piccole mani versavano con cura il latte da una brocca di plastica in tazze dal bordo largo. 

"Vuoi andare a giocare?"chiese Kara.

Lizzy annuì vigorosamente.

 "Vuoi che venga con te?"

Scosse la testa.

"Va bene." Kara lasciò andare la sua mano e Lizzy si diresse dritta verso il box della sabbia attirando immediatamente alcuni bambini a sè. 

"Sembra adattarsi perfettamente", disse Faye.

"Oh, scusa..." Kara si alzò. “Non avrei dovuto lasciarla andare? Non ho pensato di chiedere.”

 "Va tutto bene", la rassicurò Faye. “Incoraggiamo i genitori a consentire ai propri figli di impegnarsi nelle stanze durante un tour. Questo è l'unico modo per sapere davvero se è una buona cosa. È più che benvenuta a giocare qui mentre vi mostro il resto del centro».

Kara esitò. Lasciare Lizzy da sola le metteva ansia  visto il caratterino della piccola, ma ...  sembrava divertirsi, e sicuramente gli insegnanti sapevano cosa stavano facendo. "Cosa ne pensi?" chiese a Lena.

"Penso che sia un'idea meravigliosa." Lena non sembrava condividere le preoccupazioni di Kara, guidandola dolcemente, ma con fermezza, verso la porta. "Dai, mamma", la prese in giro. "Starà bene."

"Immagino che potremmo lasciarla per qualche minuto..." Kara si lasciò convincere, e lei e Lena seguirono Faye lungo il corridoio.

Videro poi una seconda stanza dove alcuni bambini stavano riposando e il cortile esterno pieno di giochi. Dopodiché Faye li portò in quelli che chiamava gli Studios, tre stanze collegate dove gestivano i loro programmi prima e dopo la scuola.

Questi bambini erano più grandi, e avevano a disposizione tutte e tre le sale, una allestita per Scienza e Tecnologia, una per Arte e una per Musica e Teatro, con costumi e un piccolo palcoscenico, oltre a una cabina insonorizzata con strumenti e apparecchiature di registrazione. Gli insegnanti qui assistevano i bambini nei loro progetti autogestiti e, secondo Faye, erano scienziati, artisti e attori oltre che insegnanti.

“È un curriculum ispirato a Reggio Emilia-spiegò-Qualche anno fa io e il mio co-direttore abbiamo fatto un viaggio in Italia per visitare i centri lì. Ovviamente non possiamo replicare completamente il programma, ma abbiamo fatto del nostro meglio”.

"Mi piace", disse Kara. "Mi sarebbe piaciuto fare una cosa come questa quando ero una bambina."

"Sei un'artista?" chiese Faye, tenendo la porta aperta per loro.

"Non proprio. Dipingo un po' e scolpivo, ma è solo un hobby".

"Niente è mai solo un hobby", la rimproverò Faye, “Se ti piace qualcosa, allora dovresti esserne orgogliosa. Crea uno spazio per questo nella tua vita. Hai spazio per la passione, Kara?"”

"Io ehm..." Kara non aveva idea di come rispondere a questo. “Ho il giornalismo. Anche quello è una mia passione.” 

“Però quello è il tuo lavoro…devi trovare uno spazio lontano da quello.”

“Abbiamo una stanza libera ...”, si intromise Lena. “Forse dovremmo convertirla in uno studio? Posso chiedere a Jess di organizzarlo." Tirò fuori il telefono dalla borsa.

“Uh ...” Kara guardò avanti e indietro tra le due donne, una determinata e l'altra pronta ad esaudire ogni richiesta di Kara. "Ne parliamo dopo?"

"Bene!" Faye si voltò ordinatamente e si diresse verso il corridoio. Apparentemente soddisfatta.

"Non dobbiamo davvero convertertire la stanza degli ospiti!" Kara sibilò a Lena, afferrando il telefono.

“Ma tesoro,” disse dolcemente Lena, gli occhi verdi dannatamente  scintillanti. “Devi dare spazio alla passione nella tua vita.”

A Kara non mancava l'inflessione deliberata, o il modo in cui Lena la guardava attraverso le ciglia scure. Non stava giocando in modo corretto. Bene." Kara brontolò. "Ma non chiamare Jess!"

"Se insisti." Lena mise via il telefono. "Suppongo che ti piaccia fare il tuo lavoro, potresti dipingere anche me come meglio desideri.” Aggiunse suggestivamente.

"Smettila", borbottò Kara, sentendo il calore del suo viso.

"Smettere cosa?"

Sai cosa!"

"IO-"

Qualunque cosa Lena stesse per dire fu interrotta quando Faye tornò da loro.

"Mi dispiace interrompere", disse, con un'espressione grave. «Ma c'è stato un incidente. Lizzy sta bene,” si affrettò a rassicurarle. "Ma dovremmo scambiare due parole nel mio ufficio."

Kara e Lena si scambiarono un'occhiata. "Vado io", disse Lena. “Tu vai da Lizzy?"

Kara annuì e Lena seguì Faye nel suo ufficio mentre Kara deviava verso la stanza dei bambini. Era preparata per mani ardenti e bambini spaventati, già definendosi un'idiota per non averci pensato quando aveva lasciato Lizzy con degli sconosciuti. Era così presa dall'immaginare come sarebbe stato se avessero davvero iscritto la loro figlia qui, che aveva quasi dimenticato il motivo per cui erano venute.

Quindi non era sorpresa di aprire la porta al caos, ma non era proprio il casino che si aspettava.

Cercò prima Lizzy e la trovò seduta al centro del tappeto, con le braccia incrociate e un'espressione di pura furia sul viso. C'era un insegnante accucciato accanto a lei che sembrava stesse cercando di farla ragionare, ma Lizzy non lo ascoltava, scuoteva la testa e sporgeva ancora di più il labbro inferiore.

La maggior parte del disturbo sembrava provenire da un ragazzino che urlava a squarciagola dall'altra parte della stanza mentre un altro insegnante teneva un fascio di Kleenex sul suo naso sanguinante e una bambina che singhiozzava sulla spalla del terzo insegnante mentre cercava di radunare il il resto dei bambini che approfittavano di questo diversivo per impazzire.

"Cos'è successo?" chiese Kara, inginocchiandosi dall'altra parte di Lizzy.

"Lizzy” L'insegnante chiese.

“'Izzy, ciao! Lizzy disse avvicinandosi alla madre. L'insegnante sospirò.

"Per quanto possiamo dire, stava cercando di aiutare", spiegò. “Uno dei nostri bambini ha difficoltà a condividere. Voleva il giocattolo di un'altra bambina, quindi l'ha spinta giù e l'ha preso e, beh... Lizzy gli ha dato un pugno sul naso e glielo ha ripreso. L'insegnante non sembrava del tutto sicura se essere scioccata o impressionata. "Ho cercato di convincerla a scusarsi."

"Oh..." Kara vide il dilemma dell'insegnante. Da un lato, era sconvolta dal fatto che sua figlia avesse picchiato qualcuno. Dall'altro... quel piccolo marmocchio probabilmente se l'è cercata. “Ti dispiace se la prendo? La riporterò indietro per scusarsi una volta che si sarà calmata".

"Certo!" 

Kara raccolse Lizzy e la portò da Lena. Questo era un problema di due genitori. "Aspetta che tua mamma lo sappia..."

Lena, a quanto pare aveva già sentito.

Faye si scusò, offrendo loro un po' di privacy e l'uso del suo ufficio per parlare con Lizzy.

Kara la fece sedere accanto a un cesto di giocattoli che Faye aveva premurosamente fornito per occupare i bambini mentre parlava con i loro genitori, e prese da parte Lena.

"Cosa dovremmo dire...?" lei chiese.

"La giustizia del vigilante è la tua area di competenza", sottolineò Lena. "Non mio."

"L'insegnante vuole che lei si scusi."

Lena si accigliò. "Il bambino se lo meritava".

“Lo so... ma vogliamo davvero che prenda in mano la legge? Voglio dire, non ha nemmeno due anni."

"Mammina?" Lizzy la interruppe. "Mamma, guarda?" Sollevò un piccolo xilofono di plastica, la luce blu le tremolava tra le dita e formava un alone luminoso attorno allo strumento.

"Grazie Lizzy", disse Lena, prendendo il giocattolo e infilandolo nella borsetta fuori dalla vista. "Questo è un problema risolto, ma sei ancora nei guai."

 Lizzy li guardò, con il mento che tremava. "Izzy aiutare..." disse.

“Oh tesoro...” Kara si inginocchiò accanto a lei. "So che volevi aiutare, ma non va bene colpire le persone."

"Mamma, aiuta", sostenne Lizzy. “Mamma buona. Mamma pugni! ” mimò lanciando un pugno. "Izzy, buona come la mamma ", insistette.

"Ha ragione", le fece notare Lena quando Kara rimase a bocca aperta, senza parole. "Non sei esattamente un modello per il pacifismo."

"Come fa a saperlo ?"

"Lei sa che sei Supergirl."

"Sì, ma sono abbastanza sicura che non mi abbia mai visto colpire nessuno." Kara sospirò. “Ok, penso che questo potrebbe essere in parte colpa mia. Dopo che ha morso Mon El, abbiamo parlato di proteggere le persone invece di ferirle, e l'idea sembra essersi fissata. Lizzy», provò di nuovo. “Sono un adulto ed è mio compito proteggere te e tutti gli altri. A volte questo significa che devo combattere, ma solo quando non c'è altro modo. Capisci?"

LIzzy ci rifletté per un momento. "Izzy da grande aiuta mamma?" chiese speranzosa.

"Certo", disse Kara, immaginando che fosse probabilmente il meglio che avrebbe avuto. "Quando sarai grande potrai aiutare le persone con me, ma fino ad allora, niente botte, ok?"

“'Kay,” concordò Lizzy addolcita.

"Sei pronta a scusarti?"

Lizzy arricciò il naso ma annuì con riluttanza.

"Bene." Kara tese la mano e Lizzy la prese, scivolando giù dalla sedia. "La porterò giù per chiedere scusa", disse a Lena. "Hanno bisogno che firmiamo qualcosa?"

"C'è stato un rapporto sull'incidente", disse Lena, la sua espressione ancora turbata per qualche motivo. “L'ho già firmato. Vieni a casa con noi o hai bisogno di volare?" Chiese bruscamente.

"Posso tornare a casa con voi..." Kara si accigliò. "Stai bene?"

"Bene." Lena la fece cenno di andarsene, già tirando fuori le chiavi e aprendo la porta dell'ufficio. "Ci vediamo in macchina."

Kara voleva seguirla. Qualunque cosa dicesse, Lena era arrabbiata per qualcosa, ma prima doveva portare la bimba a scusarsi. Tirando Lizzy dietro di lei, Kara tornò nella stanza dei bambini e fece le sue scuse a Faye e agli altri insegnanti mentre Lizzy disse il suo "scusa" riluttante al bambino con il naso sanguinante.

Faye fu molto gentile, e uno degli insegnanti in realtà borbottò che era ora che il bambino si prendesse un pugno sul naso.

Lena era tranquilla durante il viaggio, e dopo alcuni tentativi falliti di conversazione Kara si si zittì ma una volta che furono a casa, e Lizzy era scappata a giocare nella sua stanza, ci provò di nuovo. Questa volta con un'offerta di caffè.

Lena prese la tazza, si sedette sul divano e sollevò le gambe sotto di sé.

"Le hai mentito", disse e Kara si sedette accanto a lei.

"A chi?"

"Lizzy". Lena non alzò gli occhi dal caffè, guardando il liquido scuro che turbinava lentamente intorno alla tazza.

Kara sbatté le palpebre, confusa. "Che cosa? Quando?"

"Le hai detto che poteva aiutarti quando sarà grande", spiegò Lena. "Ma non crescerà mai, vero?"

"Oh..." Kara si sedette contro il bracciolo del divano, sentendosi come se avesse appena ingoiato un carico pieno di kryptonite. “Non pensavo...”

"Non hai pensato ?" La voce di Lena si incrinò. “Kara, a cosa stiamo giocando? Inizia ad essere pesante...” si interruppe, scuotendo la testa. «Non è reale», sussurrò con voce roca.

"Lei è reale!" Kara allungò la mano ma indietreggiò quando Lena si allontanò da lei. "Lena... non mi interessa da dove viene, è ancora nostra figlia."

"Ma per quanto tempo?" chiese Lena. “Mi stai dicendo che lascerai che la realtà rimanga contorta? Con gli alieni che si scatenano e le persone che si fanno male? Sei disposta a lasciare quel talismano là fuori dove potrebbe cadere nelle mani sbagliate?"

Tu si ?” chiese Kara, scioccata.

 " , disse Lena in tono piatto. “Se significa tenere nostra figlia al sicuro, e qui , con noi! Vorrei."

"Io..." Kara sentì le lacrime pungere i suoi stessi occhi. “Lena non posso...” Torse le dita in grembo. "Forse non dovremo rinunciare a lei... Forse possiamo sistemare tutto il resto, e-"

Lena la interruppe con un gesto secco. "Smettila", disse. "Dal momento in cui è iniziato, tutto ciò a cui sei stata in grado di pensare è come risolverlo ." Posò la tazza sul tavolo e si alzò. "Hai anche considerato che forse non è qualcosa che deve essere aggiustato?"

"Lena..." Kara cercò di pensare a qualcos'altro che potesse dire, ma Lena aveva ragione. Lei aveva bisogno di risolvere questo problema. Sperava, disperatamente, che ci sarebbe stato un modo per far restare Lizzy, ma non poteva mettere la propria felicità davanti alla vita e alla sicurezza delle altre persone. Se lo avesse fatto non sarebbe stato da Kara . Non sarebbe stata la donna che sua madre aveva voluto che fosse. "Scusami..."

"Lo so", disse Lena, avvolgendosi le braccia al collo, senza ancora guardare Kara. “Farai quello che devi fare, anche se ti uccide, e non posso nemmeno arrabbiarmi con te, perché è per questo che io...” Chiuse gli occhi. “Per favore, vai e basta. So che non puoi fare niente per la mattina, ma per favore trova un altro posto dove dormire stanotte. Ho bisogno di stare da sola con mia figlia".

“ Nostra figlia,” la corresse Kara dolcemente, alzandosi e andando alle porte del balcone. Li aprì ma si fermò sulla soglia e tornò indietro. "Hai ragione", disse. “Farò quello che devo fare, ma se la perdiamo, non ci sarà una realtà, un mondo o una dimensione in cui la persona o il responsabile potrà nascondersi, e quando lo prenderò... "

"Che cosa?" chiese Lena, guardandola finalmente, l'incredulità che colorava il suo tono. "Lo ucciderai?"

"No", disse Kara. "Lo darò a te."

Lena inspirò bruscamente, spalancando gli occhi, ma annuì.

"Le dai la buonanotte?" chiese Kara.

"Lo farò."

Andarsene era come spezzarsi in due, ma Kara conosceva il dolore, conosceva la perdita e conosceva il dolore di amare qualcuno e odiarlo allo stesso tempo, e Lena le aveva chiesto di andare. Lanciandosi in cielo, volò sempre più in alto finché l'aria fu così rarefatta da poter fingere che il bruciore nei suoi polmoni fosse la ragione per cui non riusciva a respirare. 

A che serviva il cuore di un eroe quando si stava spezzando

Sono terribilmente in ritardo, scusatemi ma ho avuto parecchi problemi. Mi fate sapere se ci siete ancora a leggere questa storia? Vorrei portarla a termine
   
 
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