Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: MrEvilside    11/09/2009    6 recensioni
Perché non facciamo l'amore, Will?
[William x Grell]
[.A DarkRose86.
Perché è la mia Sorellina.]
Genere: Commedia, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Grell Sutcliff, William T. Spears
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A DarkRose86, la mia Sorellina - in realtà no, ma perché non considerarla come tale?
MilleCento Parole esatte - un'esattezza assolutamente casuale, francamente - su una coppia che non dispiace ad entrambe.
Ed una coppia che, è doveroso citarlo, ha fatto penare BallerinaClassica un'intera giornata per capirlo - ed io, anche quando ha indovinato, ho continuato a negare, dunque ora vorrà picchiarmi, immagino. E tuttavia non lo farà, poiché teme la mia MotoSega. Nevvero?
Detto questo, Sorellina, cos'altro posso aggiungere? Forse, che aver ammirato William in pigiama questa FanFiction si è praticamente scritta che da sola, che ti voglio bene, e che auguro buona lettura a tutti - ma attenzione!, se non avete letto i capitoli ventisei, ventisette e ventotto del Manga.
Hm. Forse sì, posso aggiungere queste cose. Ed ora mi defilo sul serio.

Red Lust

La tenda era vuota, non fosse stato per l’uomo dai contorni aggraziati a stento illuminati dalla pallida lama di luce che filtrava dall’ingresso, il quale sedeva sul bordo del giaciglio inferiore.
Il suo sguardo era perso nel vuoto, ad osservare qualcosa che lui soltanto sembrava vedere, e lasciava che le gambe dondolassero in un gesto automatico ed assente, incurante che i tacchi delle scarpe talvolta urtassero le assi del letto.
Muovendo qualche passo nella sua direzione, William si sistemò gli occhiali sul naso ed increspò le labbra in una smorfia, unico cenno d’espressione sulla maschera d’impassibilità che era il suo volto. -Non dovresti stare ancora scontando la tua punizione, Grell Sutcliffe?- chiese.
Il Dio della Morte degradato sollevò il capo e, all’incontrare gli occhi freddi del suo collega, incrociò le braccia al petto. -Ho sentito che tu e Sebas-chan avreste diviso una stanza in questo posto, e sono venuto a controllare di persona.- spiegò, scoccandogli un’occhiata d’eloquente sospetto.
-Che cosa vorresti insinuare?-. La presa sulla Falce della Morte si strinse pericolosamente e la mascella si contrasse appena, piccoli – e tuttavia inequivocabili – segni d’ira.
Grell si alzò dal letto e, lisciando meticolosamente le pieghe degli abiti, rispose in tono allusivo, accompagnato da un sorriso malato del perverso sentimento che donava al maggiordomo dei Phantomhive: -Vedi, se io avessi la possibilità di condividere la camera con Sebastian, non mi limiterei a…-. S’interruppe, posando uno sguardo sorpreso sulla lama della Falce che premeva contro il suo petto.
-Non osare paragonarmi a te.- ribatté William, perfettamente calmo. -Non ho simili, disgustosi desideri nei confronti di quello sporco verme-. Socchiuse le palpebre, trafiggendo il criminale con le pupille ridotte a due fessure. -Io non sono tanto ripugnante-.
Il viso del semi Dio trasgressore si distese in un’espressione sollevata e, ignorando la Falce che gli stuzzicava la camicia, circondò il collo del collega con le braccia e si sollevò sulle punte dei piedi, sin quasi a permettere che i loro nasi si sfiorassero. -Oh, Will, sei sempre così noioso.- osservò, la voce intrisa di divertimento. -Però devo ammettere che questi tuoi occhi gelidi sono dannatamente affascinanti…- confessò in poco più d’un sussurro, inclinando la testa di lato.
L’asta dell’arma del suo supervisore s’interpose d’improvviso fra i loro corpi, impedendo un contatto maggiormente intimo. -Non sei venuto qui a causa della tua gelosia per quel demone?- gli ricordò in un sibilo lo Shinigami. Strinse le labbra, nauseato. -Il tuo comportamento è rivoltante-.
-In realtà,- rispose Grell, scoprendo i denti aguzzi in un ghigno -non ho detto di chi esattamente sono geloso, caro Will-. E lo baciò, senza dar tempo alla replica di giungere, serrando le dita sulle maniche del suo abito e stringendosi a lui. Morse la morbida carne rosa pallido e raccolse con l’avida lingua il sangue scuro che stillò dalle piccole ferite, attendendo una collaborazione che non arrivava; il collega seguitava nella sua irritante immobilità, senza tuttavia tentare di ritrarsi una seconda volta.
Inaspettatamente, il criminale si lasciò ricadere in posizione supina sul materasso alle proprie spalle e lo attirò lungo disteso sopra di sé; si allontanò da lui soltanto il tempo necessario a proporre, rivolgendogli uno sguardo carico d’entusiasmo: -Perché non facciamo l’amore, Will?-. Poi, impedendogli di ribattere – ancora –, fece aderire nuovamente la bocca alla sua, alla ricerca d’un segno di cedimento che permettesse alla propria lingua d’avvicinarsi alla compagna.
Sorrise nel sentire le mani di William affondare fra i capelli color rubino ed i suoi denti e le sue labbra aprirsi sulla tenera carne delle proprie; la Falce della Morte cadde a terra diffondendo un debole tonfo e rotolò lontano, al di fuori della linea tracciata nel terreno per delimitare le zone della stanza assegnate ai due conviventi. -Allora lo facciamo, vero?- ripeté con infantile insistenza, specchiandosi negli smeraldi che lo scrutavano dall’altra parte delle lenti, indecifrabili; accompagnò le parole alle dita, che avvolsero il nodo della cravatta e lo sciolsero, sfilando l’indumento dal collo del Dio della Morte.
-Se anche rifiutassi tu non ti arrenderesti, non è così?- replicò questi in tono freddo.
Le mani dello Shinigami degradato scesero dal colletto ai bottoni della camicia, nel gesto di liberarli uno ad uno dalle asole; appena uno sguardo fu rivolto al viso del collega ed un accenno di sogghigno piegò gli angoli della bocca, dischiusa per replicare: -Hm… Hai ragione, non mi arrenderei-.
Il suo supervisore strinse la presa sulle ciocche dei suoi capelli e riprese con improvvisa veemenza il bacio interrotto, incatenando ai propri quegli occhi d’un verde scintillante che divenne liquido di libidine mentre si divoravano voracemente, con le lingue fameliche intrecciate ed i denti che graffiavano ed addentavano senza delicatezza alcuna le tumide labbra premute le une sulle altre.
-Ah… mi piace quando fai così…- commentò il criminale, in un mormorio spezzato dal respiro affannato. Umettò la vellutata carne arcuata in un sorriso con la punta dell’umido muscolo orale. -È per questo che venire a letto con te è tanto divertente…-.
William condusse le sue braccia sul cuscino, fra i ciuffi che macchiavano di scarlatto il candore della fodera, e si chinò nuovamente sul suo volto, tracciando una scia di saliva dalla guancia sin dove il collo scompariva nel colletto della camicia stretto dal fiocco a righe rosse.
-Oh… oh, sì…-. Grell emise un sospiro gravido di lussuria, rovesciando la testa all’indietro in una muta richiesta di proseguire.
E tuttavia il semi Dio lo lasciò andare e si portò in posizione eretta, ordinando meticolosamente i capelli con le dita e sistemando la camicia aperta sul petto senza degnarlo che d’un breve sguardo di sufficienza.
-W-William…- chiamò il Dio della Morte trasgressore in tono di sorpreso sdegno, facendo per levarsi a sedere. -Che cosa…?-. Un’espressione divisa fra incredulità e irritazione si dipinse sul suo viso quando le robuste corde che gli legavano i polsi alla testiera del letto opposero resistenza alla sua decisione d’alzarsi.
-Vado ad avvertire i superiori che ti trovi qui.- annunciò il collega nello stringere il nodo della cravatta, raccolse la Falce abbandonata a poca distanza e avanzò in direzione dell’uscio.
-Sei un bastardo!- esclamò il criminale, la voce acuta pregna di stizza. -Era tutta una presa in giro!-.
-Fa’ silenzio, Shinigami degradato.- ribatté William, premurandosi di marcare la sua condizione mentre si fermava sulla soglia e gli scoccava un’occhiata fulminante. -Sei fastidioso-. Infine, correggendo un’ennesima volta la posizione degli occhiali sulla radice del naso, abbandonò la tenda.
Grell Sutcliffe serrò le mani a pugno, mordendosi l’interno della guancia.
Ti odio, Will.
Lieve, un sorriso increspò le sue labbra, ancora umide del bacio del collega.
Eppure, continuo a pensare che fare l’amore con te sia tremendamente eccitante.
  
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