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Autore: Flofly    05/01/2023    3 recensioni
Essere orfani non significa non avere una famiglia: ci sono legami che superano la condivisione del sangue, persino la morte. Anche se in fuga, Ray non può dimenticare l'amore che prova per i suoi fratelli,così come il senso di colpa che lo divora. Ma forse ha ragione Emma... un giorno, nei sogni, si potranno incontrare di nuovo. Questa storia partecipa a "Scrivi e leggi: flash a tema famiglia sul forum Ferisce la penna".
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma, Ray
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Questa storia (il mio primissimo tentativo su The Promised Neverland) Scrivi e leggi: flash a tema famiglia sul forum Ferisce la penna". Attenzione: Contiene spoiler espliciti sino alla prima stagione dell’Anime. E poi ce ne è uno nascosto.  
Le frasi che aprono e chiudono la storia sono prese da Yakusoku no neverland】Isabella's lullaby ~Italian Version~ ( grazie a MariLace per averla postata sul forum Ferisce Più la Penna  e che trovo prestarsi perfettamente a questo gioco di sogni e ricordi.

 

 
Chiudi gli occhi è tempo ormai
Dormi amore mio


 
Ray non ricorda più come è dormire sereni, lasciandosi cullare dalla voce nella testa e abbandonando tutti i pensieri della giornata nel tepore di un letto caldo. Adesso sono i rimorsi ad accompagnare ogni sua notte, sono loro a sussurragli continuamente che la colpa è sua se suo fratello è morto. In fuga e braccato, quella ninnananna che gli risuona ancora in testa è ormai solo un’eco lontana e maligna di un passato di cui non gli importa più.
E poi c’è il ricordo del dolore negli sguardi di Norman ed Emma quando avevano pensato che li avesse traditi pur di salvarsi. La proposta della Mamma era stata la sua compagna delle lunghe notti insonni all’orfanotrofio, quando l’idea di diventare solo cibo per demoni lo aveva tenuto sveglio. Ma, più della paura, era il senso di colpa a dilaniarlo, il riposo tormentato dal dover nascondere un segreto così terribile a qualcuno con cui non condivideva il sangue, ma l’anima. Aveva sei anni la prima volta che aveva iniziato a pensare a come scappare e non gli era mai passato neanche per la testa di potersene andare senza loro due, allo stesso modo in cui non aveva mai pensato di tagliarsi un braccio o una mano. Norman ed Emma erano molto più di orfani con cui era cresciuto: erano tutto ciò che aveva, l’unica famiglia che avesse mai desiderato.
La loro sopravvivenza era sempre stata più importante della sua, questo era sempre stato chiaro nella sua mente. Era per quella certezza che non aveva avuto un solo tremito di esitazione quando aveva appiccato l’incendio, convinto che ormai senza Norman la sua stessa esistenza fosse diventata solo una mera sequenza di numeri casuali. Tutto ciò che importava in quel momento era permettere a Emma di fuggire e portare in salvo gli altri bambini. Era stato facile, una volta accettatane la logica. 
Ray si rigira di nuovo nel letto, incapace di trovare pace. Perché si è salvato? Perché  Norman gli ha fatto quell’ultimo, inutile, regalo? 
 È possibile  sopravvivere davvero quando perdi una parte di te, quando tutti i tuoi sforzi si sono rivelati vani e ciò che ti resta di tuo fratello è solo il suo sorriso triste e il guardare tua sorella massaggiarsi di nascosto la gamba quando il dolore fisico diventa insopportabile tanto quanto quello che sentite dentro?
“Mi fai posto?” La domanda è retorica, Emma si è già infilata nel suo giaciglio di fortuna con i grandi occhi ancora splendenti di fiducia, nonostante tutto. “Proviamo a dormire, forse lo ritroveremo in sogno.”
Ray annuisce, concedendosi di sperare, mentre la voce dolce di Emma prende il posto di quella nella sua testa e si ripete che forse lei ha ragione, che se lo chiamano abbastanza forte forse Norman riuscirà a sentirli e tornerà da loro. Perché il richiamo della famiglia è più forte di tutto, persino della morte.

Ci rivedremo un bel giorno se il cuore vorrà
 

 

   
 
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