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Autore: Tetide    11/09/2009    2 recensioni
Un mistero secolare e spaventoso si nasconde tra i monti della Transilvania; dipanarlo sarà compito di un gruppo di temerari giunti da lontano; ma, forse, più che l'oscuro nemico, i nostri dovrebbero temere di più i propri fantasmi personali... Si troveranno così a combattere su due fronti!
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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SORPRESE E BATTICUORI SORPRESE E BATTICUORI

La mattina seguente, alla stessa ora, Jeudi e Lundi si trovavano di nuovo davanti al grande portone grigio.
Jeudi era eccitata: per l’occasione aveva indossato un cappotto viola ed un completo rosa, due colori che la mettevano di buon umore; Lundi, al contrario, era mogio come al solito e borbottava più del solito: trascinato in quell’impresa praticamente senza aver neppure aperto bocca, non nutriva interesse alcuno per le ricerche del dottor Gizan, anzi in cuor suo nutriva un certo timore riguardo all’intero progetto, prevedendo l’arrivo di guai e pericoli a bizzeffe.
Salirono le scale, lei con il passo leggero e lo sguardo sorridente, lui, che le veniva dietro, con la testa bassa e l’espressione seccata di chi dice “Ma chi me l’ha fatto fare?”.
Appena bussato, corse loro ad aprire la cameriera del giorno precedente, che li condusse questa volta fino al salotto. Quivi trovarono Gizan.
“Ben trovati, signori. Accomodatevi, prego!”.
I due ragazzi entrarono nella stanza; lo studioso li condusse fino ad una zona conversazione con poltrone in pelle marrone, dove si trovavano altre due persone, un uomo ed una donna, entrambi giovani come loro.
“Permettete che vi presenti: questi sono i signori Wolfgang, il signor Johann, fisico, e la signora Liesel, parapsicologa; signori Wolfgang, questi sono la dottoressa Brendell ed il signor Cortot, docenti universitari di storia medievale: saranno vostri compagni d’avventura in quest’insolita impresa”.
Jeudi porse la mano ad entrambi, presentandosi “Lieta di conoscervi!” disse;
Lundi, dal canto suo, dopo aver precisato che lui insegnava storia dell’arte, e non storia, fece altrettanto, ma con meno calore della compagna.
Gizan si sedette sulla poltrona di fronte a loro.
“Dunque, signori” iniziò “metà della squadra è qui presente; attendiamo l’arrivo della metà mancante per esporre il piano del progetto”.
Le due ragazze si erano subito date il “tu”, ed avevano cominciato a farsi le solite domande per conoscersi meglio; i due ragazzi, invece, avevano intavolato una discussione sul campionato calcistico imminente.
“Davvero non capisco perché Aschenbach stia tardando” borbottava Gizan “di solito è puntuale!”.
In quel momento, la cameriera bussò alla porta, annunciando l’arrivo di un altro ospite. “Era ora!” fece Gizan alzandosi per andargli incontro.
“Leonhard! Ci stavamo preoccupando! Dov’eri finito?”,
“Chiedo scusa, ma ho avuto un contrattempo dell’ultimo minuto”.
Un uomo era entrato dalla porta, ma al momento restava coperto dalla mole massiccia di Gizan; Jeudi non riusciva a vederlo; poteva solo sentire la sua voce, chiara e dolce allo stesso tempo.
L’anziano studioso si girò, prendendo il nuovo arrivato per un braccio per condurlo a sedere “Vieni, Leòn, accomodati con noi!”.
Jeudi rimase senza fiato: l’uomo era di una bellezza sbalorditiva, talmente perfetto da sembrare uscito da un quadro di Raffaello; molto alto e dal fisico atletico, aveva lunghissimi boccoli biondi che gli ricadevano sulle spalle fino a metà della schiena; un paio di occhi blu con riflessi viola talmente perfetti da sembrare fatti ad arte ed un sorriso disarmante completavano un quadro d’insieme a cui pochissimi avrebbero potuto tenere il pari.
Jeudi notò che era vestito in modo alquanto provocante: portava un paio di pantaloni a zampa d’elefante molto attillati dalla vita alle ginocchia, ed una camicia bianca aperta fino alla metà del petto, che molto poco lasciava all’immaginazione.
“Signore e signori, vi presento il professor Leonhard Aschenbach, criminologo di fama Europea!”;
Liesel sussultò “Quell’Aschenbach? E’ lei? Non posso crederci, ho letto tutti i suoi articoli! Non credevo fosse così… così… giovane!”.
E bello, pensò Jeudi.
Il biondone strinse la mano a tutti gli uomini e fece il baciamano alle signore, cosa che per poco non spedì Jeudi in rianimazione per collasso cardiaco.
Il bellissimo criminologo si sedette accanto a lei, accavallando le gambe; piegò leggermente il busto in avanti, e la camicia si aprì un altro poco.
Jeudi non poté fare a meno di contemplare lo spettacolo, mentre, senza che lei se ne rendesse conto, il suo viso era diventato tutt’uno col suo rossetto: fucsia!
“… Ed è per questa ragione che dovrete rinunciare a muovervi dopo il crepuscolo. Oltretutto, da quelle parti la gente è molto povera e cerca ogni espediente per vivere, quindi i furti sono all’ordine del minuto. Tutto chiaro, signori?”.
Solo in quel momento, Jeudi si accorse che il dottor Gizan aveva concluso un qualche discorso, discorso che lei, ovviamente, non aveva neppure sentito, occupata com’era ad infilare lo sguardo sotto la camicia del suo vicino di posto.
Si girò dalla parte opposta, rivolgendo lo sguardo al suo annoiatissimo compagno, e tirando un forte respiro per calmarsi “Posso accendere una sigaretta?” chiese, tanto per darsi un contegno.
“Ma certo, dottoressa!” rispose Gizan porgendole l’accendino.
“Grazie!”, fece lei, tirando una boccata e rimettendosi a sedere; tra le volute di fumo, finse di guardare distrattamente Aschenbach: lui la stava osservando, o era frutto della propria fantasia?
“Tra non molto dovrebbe arrivare il capogruppo” stava mormorando Gizan.
Jeudi continuava a fumare convulsamente; le mani le tremavano visibilmente, mentre lei si sforzava di non voltarsi verso Aschenbach, di cui però sentiva sempre più forte lo sguardo addosso.
“Non è il caso di aver così paura!”, una voce ferma e forte la scosse, facendola voltare; era stato proprio Aschenbach a parlare.
La ragazza si voltò, la sigaretta accesa nella mano tremante, gli occhi sgranati: era sicura che si stesse rivolgendo proprio a lei?
L’uomo le fece un sorriso, e continuò: “La sua ansietà è palpabile. La spaventa tanto il vampirismo?”.
Cercando di darsi un contegno, Jeudi si calmò; il professore si era, sì, accorto del suo stato alterato, ma ne aveva evidentemente travisato la ragione.
“Un po’” gli rispose, tentando di apparire credibile; l’altro le sorrise di nuovo.
“Non è poi così terribile. Secondo alcuni studi, i cosiddetti “vampiri” sarebbero in realtà persone molto malate di una rara malattia denominata porfiria: vittime quindi, e non mostri”.
La donna rispose calma, cercando di intavolare una conversazione il più possibile “normale”.
“E lei come lo sa, professore? Se non sbaglio, il suo campo è la criminologia, non la medicina”,
“Possiedo anche una certa conoscenza di medicina, con una specializzazione in queste rare malattie che nel passato hanno ingenerato superstizione e credenze simili: è per questo che sono qui”,
“Professore…”,
“Leòn, se non le dispiace. E… sempre che non le dispiaccia, potrei chiamarla Jeudi?”,
“Ce… certo”,
“La tua sigaretta si è quasi spenta; lascia che te la riaccenda”.
Così dicendo, Leòn si sporse in avanti allungandole un accendino, e nel far questo la coprì con un braccio, in un modo tale che Jeudi non poté impedirsi di guardargli del tutto dentro la camicia.
Certo che oltre che bellissimo nei tratti del viso, l’uomo era anche straordinariamente ben fatto nel fisico: aveva un paio di pettorali scolpiti e glabri, che attiravano immediatamente l’attenzione, ed un addome piatto e tonico tipico di chi va spesso in palestra.
Jeudi si sentì letteralmente tramortire da un’ondata di desiderio bruciante.
Le sembrò d’improvviso che il fumo che stava aspirando dalla sigaretta fosse diventato fuoco.
Si appoggiò allo schienale, pensando “Adesso svengo!”; spostò lo sguardo verso Lundi, il quale stava invece osservando Leonhard con malcelata invidia, ma non si era affatto accorto di quale effetto il criminologo avesse avuto su di lei.

Quel piacevole ma imbarazzante tormento fu improvvisamente interrotto da un bussare alla porta.
“Avanti!” ordinò Gizan.
La cameriera entrò con il solito inchino di cortesia “Signore, il professore è arrivato”.
Gizan si alzò con fare entusiasta “Oh, bene! Adesso conoscerete il vostro capogruppo!”.
Jeudi si rilassò sullo schienale, sperando che da quel momento in avanti altri argomenti ben più seri l’avrebbero distolta dall’esplorazione del fisico di Aschenbach; ma le sorprese, per lei, non erano ancora finite.
“Vieni, vieni, carissimo! Il gruppo ti aspettava con trepidazione!”.
Jeudi rimase senza parole quando vide, dietro a Gizan, il professor Tavernier.
“Signori, ecco a voi il vostro capogruppo in questa difficile impresa: il professor Patrice Tavernier, esperto in storia dei Paesi dell’Est!”.
Il bellissimo professore sorrise, passando lo sguardo dall’uno all’altro viso, e soffermandosi su quello di Jeudi.
Salutò i componenti del suo gruppo di lavoro, uno ad uno.
“Il professore” continuò Gizan “conosce alla perfezione tutte le usanze e tradizioni di quelle terre, ed inoltre vi ha già soggiornato, quindi sarà per tutti voi un’ottima guida!”.
L’uomo si andò a sedere accanto a Lundi, il quale rivolse anche a lui uno sguardo carico d’invidia “Ecco, ci mancavano i due bronzi di Riace!” mormorò rivolto al suo vicino, Johann Wolfgang.
“Buongiorno, signori. Sono lieto di vedere tra di voi alcuni visi noti” e sorrise di nuovo all’indirizzo di Jeudi “mi scuso con voi per avervi fatto attendere. Adesso, col vostro permesso, vorrei illustrarvi il piano del viaggio”.
Tirò fuori una carta stradale, e la distese sul tavolino in mezzo alle poltrone.
“Dunque, come potete vedere questo è l’aeroporto di Bucarest, dove atterreremo; ci fermeremo lì solo un paio di giorni, il tempo di preparare le attrezzature e contattare gli specialisti dell’università che hanno richiesto il nostro intervento, quindi proseguiremo alla volta di Sibiu, in Transilvania; laggiù, ci attende un pope che ha avuto modo di vedere casi analoghi, una cinquantina d’anni fa; ma vi dirò ogni cosa a tempo debito. Ah, è superfluo specificare che dovremo ricevere delle benedizioni in chiesa per ogni città nella quale pernotteremo: il nemico che ci apprestiamo a fronteggiare è assai insidioso, e l’acqua benedetta è l’unico rimedio veramente efficace contro di esso. Suppongo che tutti i presenti siano credenti?”.
Ci fu un coro di assensi, sottolineato da Gizan “Altrimenti non sarebbero qui, professore!”.
Tavernier sorrise “Molto bene. Dunque, dov’eravamo rimasti? Ah, sì, a Sibiu! Dunque, avremo modo di esaminare un caso analogo; poi sarà la volta di Brasov, la città dei ritrovamenti”.
“Scusi se la interrompo, professore. Dottor Gizan, ma non si era detto che i partecipanti all’impresa sarebbero stati sette? Ne manca uno, o sbaglio?” chiese Johann.
“Non sbaglia, signor Wolfgang. Ma il settimo partecipante è al momento irreperibile: mi ha telefonato questa mattina per avvertirmi”,
“E chi sarebbe questo fantomatico settimo partecipante?”,
“E’ una signora, una docente all’università di Ginevra, antropologa per la precisione: la dottoressa Edith Weiss”.
Jeudi saltò letteralmente sulla poltrona “Edith?!”,
“La conosce?”, Gizan si era girato verso di lei, come pure gli altri, compreso Tavernier.
“Ma certo che la conosco! Siamo colleghe ed anche buone amiche! Per quale ragione ha detto di essere irreperibile, se è lecito?”,
“Non lo ha specificato. Ha solo detto di trovarsi all’estero, in frangenti che richiedono la sua presenza, e basta!”.
Al sentire il nome dell’amica, Jeudi aveva avuto un tuffo al cuore: data la situazione altamente imbarazzante in cui si era venuta a trovare, e data l’assoluta indifferenza di Lundi, sarebbe stata ben felice di avere accanto una spalla cui appoggiarsi e chiedere consiglio; e poi, Edith, che sapeva leggere le carte, con i suoi consigli le era stata di aiuto molte volte. Non poteva fare a meno di lei proprio in questa situazione!

Sì, sarò anche un’egoista, ma non è affatto giusto che lei se ne stia beatamente in vacanza, mentre io lavoro come un mulo, ed ora mi trovo anche stretta tra due fuochi, con quello schianto di criminologo da una parte e Tavernier dall’altra!
“So ben io dove si trova!” annunciò trionfante Jeudi “E’ in vacanza a Riccione, in Italia, dove, tra l’altro, è previsto un concerto dei suoi amati Pooh!”,
“Hai capito l’impegno improrogabile!” rise Gizan,
“Ah, come la capisco! Per i Pooh, questo ed altro!” fece Liesel,
“Piacciono anche a te?”, le chiese Jeudi,
“Perché, esiste qualcuno a cui non piacciono?” fu la risposta.
Gli uomini si stavano guardando interrogativi “E chi sarebbero questi Pooh? Sembra che tutte le donne li conoscano!”.
Fu Jeudi a rispondere “Sono un gruppo musicale Italiano, uno dei migliori nel loro Paese!”,
“Mi sa che qui ci scappa un intermezzo balneare!” rise Tavernier, ammiccante “Non possiamo partire senza uno del gruppo, vi pare?”,
“Ottima idea!” risposero in coro Lundi e Liesel “Andiamo in Italia a riprenderci la nostra antropologa!”,
“Ed a farci un paio di bagni di mare e di sole” aggiunse Johann, ridendo sotto i baffi,
“Mi sa che ci scappa anche una serata musicale” si intromise Leonhard, rivolto a Tavernier “se Edith è là per il concerto, difficilmente riusciremmo a convincerla a venir via prima. Non trovate?”,
“Perché no? Io non sono mai stata ad un concerto dei Pooh!” fece Jeudi con aria estasiata,
“Allora, è deciso! Si va tutti in Italia!” concluse Tavernier,
“Signori… un momento! Questa spesa non era preventivata nel budget della missione! Non penserete…” Gizan era saltato su,
“Noi non pensiamo niente” riprese Tavernier “faremo una colletta tra di noi, e ce lo pagheremo da soli!”,
“Proposta approvata!” fu un coro di voci.
“Okay, allora propongo di brindare alla buona riuscita della missione!”, fece Johann.
Sospirando, Gizan chiamò la cameriera perché portasse da bere.

                                                      **********

“Alla buona riuscita della nostra impresa!” Leonhard alzò il bicchiere,
“Auguri a tutti!” fecero eco, in coro, gli altri.
Tutti erano adesso in piedi, davanti alla grande porta a vetri che immetteva nel balcone.
In un angolo, Jeudi sorseggiava svogliatamente il brandy.
Non riusciva a togliere gli occhi di dosso a Leonhard: quel giovane attirava la sua attenzione come una calamita.
Si sentì prendere per un braccio; si girò e vide Tavernier.
“Debbo parlarti”,
“Cosa vuole, professore?”,
“Non sembri molto felice di lavorare con me!” lui le lasciò il braccio,
“E che si aspettava? Ha distrutto il cuore alla mia amica!”.
L’uomo fece un fischio “Caspita! Quella è roba vecchia, ormai! Te la sei legata al dito, a quanto vedo!”.
Jeudi non rispose; si limitò a guardarlo, con uno sguardo per nulla amichevole.
“E dov’è, adesso, la tua amica?” riprese lui,
“Lavora in un’altra città. Ma in quale, non glielo dirò mai!”,
“Guarda che non la voglio mica mangiare, sai!”,
“Non faccia lo spiritoso! Lo sa che per colpa sua non è riuscita neanche a laurearsi?”.
L’uomo restò interdetto “Che?”,
“Sì, proprio così. L’esaurimento che ha avuto l’aveva messa al tappeto del tutto!”.
Il professore si sentì mortificato “Non lo sapevo, mi dispiace. Non credevo di aver fatto… questo!”,
“Però lo ha fatto!”.
Gli occhi chiari dello studioso assunsero un’espressione più dolce “Mi dispiace davvero, Jeudi. Potessi almeno incontrarla per chiederle scusa…”,
“No, la lasci in pace, è meglio!”,
“Senti, perché continui a darmi del lei? Dobbiamo lavorare assieme o no? Chiamami Patrice, e basta!”.
Jeudi sorrise, anche lei addolcita “Hai mai assistito ad un concerto di musica pop?”,
“No, finora ho assistito solo a concerti di musica classica. Com’è?”,
“Lo vedrai!” rise Jeudi.
“Jeudi, ascolta: sai perché tu sei qui?”,
“Perché il dottor Gizan mi ha convocata, è ovvio!”,
“No: lui ti ha convocata perché gliel’ho chiesto io”.
Jeudi sobbalzò “Cosa vuoi, provarci anche con me come hai fatto con la povera Martha? Guarda che non abbocca, sono fidanzata, io!!”.
L’uomo rise “Ma no, che ti viene in mente! Il motivo per cui ti ho voluta con noi sono i tuoi… poteri”.
Jeudi fece un altro sobbalzo “Ma… tu come…”,
“Come lo so? Semplice: me ne parlò Martha, la tua amica”.
La ragazza abbassò gli occhi “Già, dovevo immaginarlo… ti diceva sempre tutto… lei ti amava, Patrice!”.
Il professore socchiuse gli occhi per un attimo “So che mi amava, Jeudi; solo non potevo credere che mi amasse… così!”,
“E ti ha raccontato di me!” la ragazza mandò giù un altro sorso,
“Sì, proprio così! Ma, scusa una domanda: visto che sai di avere questi “poteri”, perché non apri uno studio di parapsicologia?”.
Jeudi lo guardò, gli occhi infuocati.
“Vacci piano, Patrice! Innanzitutto, quelli che tu chiami “poteri” sono un dono del Cielo che viene riservato a pochi, di solito negli anni dell’infanzia; secondo, di un simile dono non si fa merce da vendere, ma lo si usa semmai per aiutare se stessi e gli altri; infine, gli spiriti si fanno vedere quando vogliono e mi dicono quello che vogliono loro: non sono al mio comando!”.
Patrice Tavernier si lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi; il ragionamento di Jeudi non faceva una piega.
“Però” ricominciò “ne avrai bisogno in missione”;
la ragazza sospirò “Saranno loro a venirmi in aiuto, se si renderà necessario; d’altronde, mi avevano avvisato anche di quest’impresa”.


Dopo un’ora circa, tutti i componenti della spedizione uscivano dall’atrio della casa del dottor Gizan, salutandosi e scherzando amichevolmente fra di loro.
“Allora ci si vede, eh?”,
“Naturalmente! Non dimenticate a casa lo spazzolino da denti!”,
“Per quando è fissata la partenza?”,
“Per dopodomani mattina, alle 9”,
“A dopodomani, allora!”.

Leonhard si avvicinò a Jeudi,  mentre Lundi era occupato a scherzare con il suo nuovo amico Johann.
“Jeudi…”.
Lei si voltò, di scatto: la sua voce le dava sempre i brividi.
“Dunque, stiamo insieme…”,
“Ehhhh???” lei arrossì fino alle orecchie,
“In quest’impresa, dicevo”,
“Oh… sì… certo, Leòn”,
“A dopodomani” le fece un altro baciamano.
Mentre lo guardava allontanarsi, di spalle, Jeudi stava pensando seriamente di indossare un paio di guanti di gomma per evitare che la brezza del tardo mattino portasse via dalla sua mano quel senso di delicato ed umido sfioramento che il tocco delle labbra di lui le aveva lasciato.

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Secondo capitolo per i nostri eroi! Prima a Riccione e poi a Bucarest... dalle stelle alle stalle, si può dire! Per come la ricordo io, Bucarest è... lo leggerete presto! Tutti i luoghi che incontrerete nel racconto esistono realmente, e li ho visitati di persona.
Ninfea 306: grazie tesoro, sei una vera amica ed è un piacere sapere che sei una mia affezionata lettrice, mi sproni ad andare avanti ed a migliorarmi sempre; spero che ti piaccia anche questo capitolo!
Tonksis: la scena del conte che ti ho preannunciato sarà nel prossimo capitolo, ma già da ora la si intuisce... ne succederanno delle belle!
Vitani: eccomi qui con un'altra Jeudi/Leòn. No, stai tranquilla, il nostro boccolone preferito non finirà tra le grinfie del vampiro!
 





  
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