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Autore: SSONGMAR    12/01/2023    1 recensioni
Elizabeth Liburn ha ventiquattro anni, una vita agiata e l'amore di una nonna che vive con lei gli ultimi istanti della sua vita.
Nonostante la malattia dell'anziana donna, Elizabeth cerca di organizzare i giorni che la separano dalla fine creando con lei un involucro di equilibrio e serenità. Tale equilibrio viene sconvolto un giorno da Reece Woodville, un affascinante scapolo figlio di un ricco imprenditore che resta sinceramente colpito dalla bellezza della giovane donna. Elizabeth, lusingata dalle genuine attenzioni dell'uomo, cede alla sua corte senza badare alle conseguenze che quell'azione comporterà. Riusciranno a far fronte al loro destino e a trovare la loro ragione per vivere?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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A Reason for living
Capitolo V
 
«Signorina Elizabeth, il suo mi sembra un gesto sconsiderato. Per favore, riconsideri l’idea…Suo padre non ne sarà molto felice.» Penny Abbot, una anziana cameriera che serviva la famiglia Liburn da tempo, aveva tentato invano di dissuadere Elizabeth dalla scelta che aveva fatto. Difatti, la giovane donna, dopo le ultime notti trascorse insonni, aveva deciso di attraversare a testa alta i cunicoli di parole sprezzanti e senza volto e recarsi personalmente alla tenuta dei Woodville.
«Pensi a tutto quello che potrebbero dire o fare le persone se lei decidesse realmente di andare lì. Le famiglie sono già spezzate dai rancori e il matrimonio è stato deciso, un suo intervento condurrebbe tutti al devasto. È davvero questo quello che vuole?» A quella domanda Elizabeth si era fermata di colpo sulla soglia della porta. In viso le ricadevano delle ciocche arricciate dei suoi lunghi capelli ramati che andavano ad incorniciare uno sguardo che non lasciava passare altri sentimenti se non quelli tormentati (ma decisi) che stava provando. Era solo quello che desiderava a contare sul serio in quel momento, e i consigli donatole, seppur sinceri e sentiti, le sembravano ciarpame.
«Mi ascolti, Penny» aveva detto voltandosi verso la donna «questa storia può avere solamente due epiloghi…Ed io sono pronta ad affrontarli entrambi.»

Catherine aveva scelto e organizzato ogni dettaglio per le nozze, mentre Reece subiva in silenzio. Si era impossessata di un completo madreperla appartenuto alla signora Meryl Woodville, madre del suo futuro sposo, e i camerieri rispondevano già a tutte le sue esigenze.
In città si era sparsa la voce tra i commercianti e i loro acquirenti, e parenti e amici, si stavano preparando alla celebrazione di ben due eventi: un matrimonio e un funerale. Roger Woodville, infatti, stava vivendo gli ultimi istanti della sua vita e tale condizione aveva completamente plagiato il cuore e i pensieri del povero Reece.

Elizabeth era giunta alla tenuta nel tardo pomeriggio, quando il cielo era già rivolto verso l’imbrunire. Senza dare troppo nell’occhio, aveva chiesto a una domestica di poter incontrare Reece in segreto, e dopo diversi tentativi di persuasione, questa aveva accettato.
«Questo gesto potrebbe costarmi il posto di lavoro. Per favore, signorina Elizabeth, stia qui nascosta e non si faccia assolutamente vedere.» Il nascondiglio era un piccolo e stipato giardino alle spalle della casa. Le alti e imponenti mura lo circondavano completamente donandogli una forma prettamente esagonale mentre le siepi ne seguivano il perimetro tutto intorno. La luce del tramonto difficilmente arrivava fin lì, ma le stelle spruzzate nel cielo riuscivano a farvi lo stesso capolino. In quell’interminabile istante di solitudine, Elizabeth aveva ripensato a tutti i momenti trascorsi in compagnia del suo amato e i mesi che li avevano visti distanti le erano sembrati anni. Tuttavia, quando l’uomo l’aveva raggiunta, il suo volto era tornato ad essere quello di uno sconosciuto. Aveva una marcata ruga al centro della fronte, un segno tangibile del disagio che stava vivendo e che si portava dentro senza esternarlo.
Nel notarlo Elizabeth aveva sentito una feroce morsa alla bocca dello stomaco; quella notte lei era scappata e quel suo atto di vigliaccheria le era costato un paio d’occhi che la osservavano come a volerla inspiegabilmente attraversare.
«Che cosa ci fai qui?» le aveva domandato l’uomo. Il suo tono di voce era cambiato, era più impostato e schivo di come ricordasse.
Tuttavia Elizabeth non aveva indugiato nel rispondergli. «Sono venuta per vederti» ma a quella confessione Reece aveva serrato la mascella e stretto i pugni.
«Hai idea di quanto io ti abbia cercato negli ultimi mesi?»
«Lo so!» lo aveva interrotto. «Mi hai cercata ovunque, tranne nel luogo dove sapevi che mi avresti trovata sul serio.» In quel periodo Elizabeth aveva ricevuto il testamento che sua nonna le aveva lasciato. In questo la donna aveva specificato che la tenuta estiva a cui era tanto affezionata, doveva appartenere a lei e all’uomo che avrebbe presto sposato. Ma Reece non era mai andato lì, forse intimorito dal giudizio altrui o peggio ancora spaventato da una possibile reazione di James. Stava quindi ad Elizabeth farsi avanti e con un po’ di coraggio lo fece, convinta di volergli spiegare che la vita andava presa a morsi, che entrambi potevano finalmente ribellarsi alle stupide ideologie con le quali erano stati cresciuti e che insieme potevano trovare una diversa e personale ragione di vita. Ma Reece non sembrava della stessa idea; non era disposto a mollare tutto ciò che aveva faticato ad avere per inseguire una libertà che gli sembrava un’utopia. Non poteva e non voleva.
«Mi dispiace Elizabeth ma le cose non possono cambiare, sposerò Catherine così come è stato deciso.» Aveva detto atono.
«Ma tu non ami Catherine!»
«Non amo neanche te.»

A un tratto si era trasformato in tutte quelle cose che a lei facevano paura, e con sicurezza le vestiva senza battere ciglio.
Quelle parole avevano avuto un riverbero profondo dentro di lei, una fastidiosa risonanza che l’aveva portata a irrigidire gli arti dall’incredulità. Il loro amore per Elizabeth era stato serafico. I momenti trascorsi assieme, e che aveva ripercorso poco prima che lui arrivasse, erano stati di una tale intensità da farle credere che tutto ciò che aveva letto nei libri, non fossero solo illusioni partorite da menti abituate a sognare mondi ideali; ma in quel momento si era resa conto di essere stata sciocca e ingenua a pensarlo. La vita, per l’ennesima volta, le aveva sbattuto in faccia la realtà per quella che era davvero: un evento solitamente amaro.
«Ma allora cosa ne sarà di tutte le nostre lettere, gli sguardi e le promesse in riva al mare? Non è forse questo quello che tutti chiamano amore?» aveva domandato con tono soffocato all’uomo. «Baggianate!» aveva risposto, si era avvicinato e le aveva lasciato tra le mani una chiave. Le loro dita si erano sfiorate ma il tocco era stato freddo e impercettibile. Elizabeth aveva guardato distrattamente l’oggetto ma lo aveva riconosciuto. Quel dono era stato l’inizio e la fine di una storia mai veramente iniziata.
  
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