CUORE
DI DONNA
“Per Sherlock Holmes lei
era sempre la donna. Raramente gli ho sentito darle altri nomi. Ai suoi occhi,
lei eclissava e predominava tutto il suo sesso.”
Quando leggeva quelle
parole, sentiva il suo cuore accendersi di un sentimento impossibile.
Non appena il libro che
raccontava la storia di Sherlock Holmes e della fu Irene Adler, “donna di
dubbia e discutibile memoria” fu dato alle stampe, non ci aveva pensato due
volte e l’aveva acquistato, con curiosità e personale segretezza. Non che
avesse mai realmente avuto nulla da nascondere, da quando i Moriarty l’avevano
accolta in quella loro famiglia e aveva accettato senza alcuna remora di
recitare il ruolo più importante della sua vita, quello che le avrebbe garantito
la vita. Aveva tagliato le lunghe onde color miele e aveva spazzato via
la sua femminilità con la stessa facilità con cui aveva tolto il rosso passione
dalle sue labbra carnose. Davanti ai tre fratelli Moriarty e ai loro
collaboratori, aveva annunciato solennemente che Irene Adler non esisteva più e
che al loro cospetto c’era James. James Bond. E, da quel momento, aveva stretto
le sue curve in abiti maschili. Quelli che già aveva indossato in passato,
quando recitava e per muoversi in incognito e che preferiva ad abiti elaborati
e corsetti soprattutto, in nome di una libertà che era ancora ben lontana per
le donne.
Non aveva mai rimpianto davvero
quella scelta. Per la prima volta nella sua vita, si era sentita veramente
libera. Senza la spada di Damocle a penderle sulla testa al pensiero di aver
guardato nell’abisso oscuro che avrebbe gettato nello scandalo l’Impero
Britannico. Senza doversi più nascondere e anzi, potendo finalmente perseguire
il suo vero obiettivo: rendere il mondo un posto più giusto per chi, come la
giovane Martina, che avrebbe dovuto succederle come nuova prima donna in
America e che si era tolta la vita perché di natali comuni, desiderava avere
un’opportunità.
Pertanto, quando aveva scoperto che la piccola Kate aveva finalmente ottenuto
un ruolo che le era sempre stato tanto caro, la Violetta de La Traviata,
non aveva esitato ad assistere alla prima e le aveva consegnato di persona delle
rose rosse, con l’augurio di poter raggiungere traguardi sempre più importanti.
Kate, con aria emozionata, perplessa, ma affascinata, non aveva riconosciuto
nel giovane biondo dagli occhi scintillanti quella donna che, soltanto due anni
prima, non aveva esitato a gettarsi nel Tamigi per salvarla e che aveva
riacceso in lei la speranza e la motivazione per seguire la sua strada. Il suo
idolo, che oramai non c’era più.
E non c’era più nemmeno lui.
Volato giù dal Tower Bridge in costruzione con Will, la notte in cui Londra era
piombata in un inferno di fuoco che aveva visto, per la prima volta, nobili e
popolani rimboccarsi le maniche e collaborare. Il problema finale, come l’aveva
raccontato John Watson, la vera identità del celebre Arthur Conan Doyle, nel
suo ultimo romanzo. Quello in cui Sherlock Holmes e il Lord del Crimine, il
professor James Moriarty, precipitavano insieme dalle cascate di Reichenbach.
Nessuno di loro due sopravviveva. Nessuno di loro due era sopravvissuto.
Quel pensiero artigliava
il suo cuore nelle notti in cui i ricordi si facevano più forti e davano il
tormento. Quando ripensava a come gli avesse mentito e a come lui avesse fatto
di tutto per proteggerla, a costo di dar fuoco al suo appartamento al 221B di
Baker Street, a costo di affidare la sua salvezza all’ultima persona al mondo
alla quale avrebbe potuto chiederlo. Quando le veniva in mente, sorridendo, di
come si fosse divertita a provocarlo e come lui si fosse puntualmente tirato
indietro con fare infastidito.
Già, Sherlock Holmes
aborriva l’amore, non era interessato alle donne, ma la notte in cui si erano
congedati, in una cappella di Hoxton, dopo che il Lord del Crimine aveva
accettato di salvare la sua vita stringendo un accordo con lui, non le era sfuggita
quella finta indifferenza con cui le diceva che non avrebbe mai potuto
dimenticare una donna come lei, né il tono di speranza con cui, senza darsi a
vedere, aveva detto che si sarebbero certamente rivisti, se lei fosse
sopravvissuta. Però, Irene non era sopravvissuta. C’era James e James era tutto
ciò che le permetteva di rimanere in vita. Forse sarebbe stato più semplice
finire come nella storia che John aveva raccontato. Irene Adler sposava un
ricco avvocato e spariva dalla circolazione assicurandosi che il re di Boemia
non la cercasse più, dopo aver superato in astuzia l’ingegno del gran detective,
che chiedeva in cambio soltanto la sua fotografia. Quella che lei stessa gli
aveva ceduto quella notte, con la sola richiesta di non dimenticarla.
Magari avrebbe potuto
lasciare l’Impero Britannico e ripartire alla volta della Grande Mela. Ma la
realtà era che, in fondo in fondo, sperava che un giorno, Sherlock sarebbe
tornato. Gli aveva augurato la buona notte, la sera in cui gli fu dato
l’annuncio della sua morte. Lui non l’aveva riconosciuta, bardata com’era nella
sua nuova tenuta. E poi, le loro strade si erano allontanate, percorrendo
binari paralleli. Si era chiesta, quando Louis ebbe portato a tutti la notizia
della conclusione da parte di Scotland Yard delle infruttuose ricerche nel
Tamigi, cosa sarebbe cambiato se gli avesse rivelato di essere ancora viva… se
avesse scelto di affidarsi a lui, più che al Lord del Crimine… se avesse potuto
cambiare le cose… e aveva pianto lacrime silenziose, visitando quella tomba
vuota, a ogni anniversario della sua scomparsa. L’unico momento in cui poteva
permettere al suo cuore di donna di ricordarsi che se Sherlock Holmes non
l’avrebbe mai dimenticata, lei avrebbe fatto lo stesso. L’unico uomo che le
aveva resistito, l’unico al cui fianco avrebbe desiderato trascorrere la sua
vita.
Lontana dal passato,
dalla cortigiana che era stata.
Lontana dal presente, da
quella maschera che era diventata la sua vita.
E infine, all’improvviso,
Sherlock era tornato. Aveva giocato al suo stesso gioco, indossando il volto di
un anziano libraio che aveva incontrato soltanto poco prima. E aveva rivelato
che Uno Scandalo in Boemia, così come John aveva chiamato la loro
storia, era certamente il migliore dei racconti di Doyle… e che era impossibile
che il grande detective non avesse saputo vedere attraverso il travestimento di
Irene Adler. E poi, si era rivelato, ben diverso da come lo ricordava,
sconvolgendo il suo cuore in un subbuglio di emozioni. Vivo.
Incredibilmente, follemente vivo.
Così tanto da chiedere a
Moneypenny di cederle il suo ruolo nella missione.
Così tanto da guardarsi allo specchio, nuda, osservandosi per la prima volta
dopo tre anni.
Donna. Una donna. La
donna.
Aveva indossato un abito
azzurro che le commesse di Harrods’ credevano essere regalo per una fanciulla
fortunata ma che, a prima vista, le aveva ricordato quanto quel colore donasse
alla sua carnagione pallida, secondo Sherlock. Non l’aveva mai indossato né
aveva avuto intenzione di farlo. Lo conservava come si faceva con un ricordo.
Moneypenny, ben diversa dall’impetuosa e civettuola Miss Hudson, l’aveva
aiutata a vestirsi e ad acconciare una parrucca per poi, con un velo di
timidezza e imbarazzo sul suo volto lentigginoso, dirle che anche da donna, era
bellissima. Aveva sorriso, passando sulle labbra il suo rosso preferito, ricordandole
che lei lo era a sua volta, soprattutto quando il suo sguardo si posava su
Sebastian Moran. E, dopo aver indossato dei delicati gioielli, facendo una
giravolta per far ricadere l’abito in morbidezza, si sentì nuovamente
Cenerentola, pronta per il ballo con il principe.
Quel principe che di
reale non aveva nulla ma che, per la prima volta decentemente vestito,
attendeva fumando una sigaretta dall’aroma nostalgico, che gli cadde dalle
labbra non appena la vide così come la ricordava. Viva. Vivi entrambi.
Sarebbe sempre stato così tra loro. Un passo avanti all’altro.
Prese il suo braccio
prima che Sherlock potesse dire qualcosa, ricordandogli che la magia di
Cenerentola sarebbe durata soltanto per poche ore. Alle sue proteste, fece eco
una stretta più forte. Si sforzò di trattenere quella tempesta che le si
agitava nell’animo, chiedendogli, in un sussurro, soltanto di poter restare in
quel modo per un po’, e appoggiò la guancia alla sua spalla. Il suo calore e
quel profumo, che ricordava soltanto dagli abiti che una volta le aveva fatto
indossare, ma impressi in lei per sempre. Quel suo corpo che avrebbe desiderato
la stringesse, nelle notti solitarie in cui il pensiero di quel che mai era
stato diventava straziante e delizioso, di nuovo vicino a lei. Si era morsa
impercettibilmente le labbra, guardando fisso davanti a sé, per un attimo,
senza sapere cosa dire, imponendo al suo cuore di calmarsi. E, per quel suo
istinto naturale, aveva percepito che anche per lui qualcosa era cambiato.
Dopotutto, aveva annunciato di non essere più soltanto un uomo che risolveva
misteri. Sorrise, nel prenderlo in giro.
“Ehi, Sherly… per
caso ti ho fatto saltare un battito?”
E lui, con quella sua
solita aria indignata, l’aveva richiamata. Solo che, nel farlo, aveva usato il
suo nome. Irene. Quel nome che non avrebbe mai più pensato di sentir pronunciare
da lui. Quel nome che gli era venuto fuori con la naturalezza di chi sapeva
guardare oltre le apparenze. Quel nome che le ricordava che per Sherlock
Holmes, lei era sempre la donna.
“Lui soleva ironizzare
sulla furbizia delle donne, ma di recente ha perduto questa abitudine. E quando
parla di Irene Adler, o si riferisce alla sua foto, lo fa sempre usando
l’onorevole titolo “la donna”.
Irene sorrise. Una sola
missione, accanto al suo Sherlock.
NdA:
Eccomi qui! Solo il cielo sa quanto desiderassi scrivere qualcosa su YuuMori e dar voce a quella minoranza del fandom che ama
alla follia il rapporto tra Sherlock e Irene/James. I capitoli dello Scandalo e
quelli del ritorno di Sherlock, in particolare il 60, sono quelli che più
preferisco di tutta la storia. Purtroppo le pecche sono state tante nel
trattare tutta la vicenda, ma credo genuinamente che qualcosa sia cambiata in
corso d’opera e di questo me ne dispiaccio particolarmente, soprattutto perché
non si può sganciare una bomba di capitolo così piena di hints
e poi lasciar tutto andar via… che sofferenza! Ad ogni modo, spero che abbiate
gradito! E se c’è qualche fan della Adlock, batta un
colpo!