Anime & Manga > Yuukoku no Moriarty/Moriarty the Patriot
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Autore: Lacus Clyne    15/01/2023    3 recensioni
Nei tre anni trascorsi, la vita di James è andata avanti, ma nel suo cuore, il ricordo del detective che non c'era più, assumeva sfumature inconfondibili, che tanto ne agitavano l'animo. Per la fu Irene Adler, era impossibile dimenticare colui che l'avrebbe sempre considerata "la Donna".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Irene Adler/James Bond, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CUORE DI DONNA

 

 

“Per Sherlock Holmes lei era sempre la donna. Raramente gli ho sentito darle altri nomi. Ai suoi occhi, lei eclissava e predominava tutto il suo sesso.”

 

Quando leggeva quelle parole, sentiva il suo cuore accendersi di un sentimento impossibile.

Non appena il libro che raccontava la storia di Sherlock Holmes e della fu Irene Adler, “donna di dubbia e discutibile memoria” fu dato alle stampe, non ci aveva pensato due volte e l’aveva acquistato, con curiosità e personale segretezza. Non che avesse mai realmente avuto nulla da nascondere, da quando i Moriarty l’avevano accolta in quella loro famiglia e aveva accettato senza alcuna remora di recitare il ruolo più importante della sua vita, quello che le avrebbe garantito la vita. Aveva tagliato le lunghe onde color miele e aveva spazzato via la sua femminilità con la stessa facilità con cui aveva tolto il rosso passione dalle sue labbra carnose. Davanti ai tre fratelli Moriarty e ai loro collaboratori, aveva annunciato solennemente che Irene Adler non esisteva più e che al loro cospetto c’era James. James Bond. E, da quel momento, aveva stretto le sue curve in abiti maschili. Quelli che già aveva indossato in passato, quando recitava e per muoversi in incognito e che preferiva ad abiti elaborati e corsetti soprattutto, in nome di una libertà che era ancora ben lontana per le donne.

Non aveva mai rimpianto davvero quella scelta. Per la prima volta nella sua vita, si era sentita veramente libera. Senza la spada di Damocle a penderle sulla testa al pensiero di aver guardato nell’abisso oscuro che avrebbe gettato nello scandalo l’Impero Britannico. Senza doversi più nascondere e anzi, potendo finalmente perseguire il suo vero obiettivo: rendere il mondo un posto più giusto per chi, come la giovane Martina, che avrebbe dovuto succederle come nuova prima donna in America e che si era tolta la vita perché di natali comuni, desiderava avere un’opportunità.
Pertanto, quando aveva scoperto che la piccola Kate aveva finalmente ottenuto un ruolo che le era sempre stato tanto caro, la Violetta de La Traviata, non aveva esitato ad assistere alla prima e le aveva consegnato di persona delle rose rosse, con l’augurio di poter raggiungere traguardi sempre più importanti. Kate, con aria emozionata, perplessa, ma affascinata, non aveva riconosciuto nel giovane biondo dagli occhi scintillanti quella donna che, soltanto due anni prima, non aveva esitato a gettarsi nel Tamigi per salvarla e che aveva riacceso in lei la speranza e la motivazione per seguire la sua strada. Il suo idolo, che oramai non c’era più.

E non c’era più nemmeno lui. Volato giù dal Tower Bridge in costruzione con Will, la notte in cui Londra era piombata in un inferno di fuoco che aveva visto, per la prima volta, nobili e popolani rimboccarsi le maniche e collaborare. Il problema finale, come l’aveva raccontato John Watson, la vera identità del celebre Arthur Conan Doyle, nel suo ultimo romanzo. Quello in cui Sherlock Holmes e il Lord del Crimine, il professor James Moriarty, precipitavano insieme dalle cascate di Reichenbach. Nessuno di loro due sopravviveva. Nessuno di loro due era sopravvissuto.

Quel pensiero artigliava il suo cuore nelle notti in cui i ricordi si facevano più forti e davano il tormento. Quando ripensava a come gli avesse mentito e a come lui avesse fatto di tutto per proteggerla, a costo di dar fuoco al suo appartamento al 221B di Baker Street, a costo di affidare la sua salvezza all’ultima persona al mondo alla quale avrebbe potuto chiederlo. Quando le veniva in mente, sorridendo, di come si fosse divertita a provocarlo e come lui si fosse puntualmente tirato indietro con fare infastidito.

Già, Sherlock Holmes aborriva l’amore, non era interessato alle donne, ma la notte in cui si erano congedati, in una cappella di Hoxton, dopo che il Lord del Crimine aveva accettato di salvare la sua vita stringendo un accordo con lui, non le era sfuggita quella finta indifferenza con cui le diceva che non avrebbe mai potuto dimenticare una donna come lei, né il tono di speranza con cui, senza darsi a vedere, aveva detto che si sarebbero certamente rivisti, se lei fosse sopravvissuta. Però, Irene non era sopravvissuta. C’era James e James era tutto ciò che le permetteva di rimanere in vita. Forse sarebbe stato più semplice finire come nella storia che John aveva raccontato. Irene Adler sposava un ricco avvocato e spariva dalla circolazione assicurandosi che il re di Boemia non la cercasse più, dopo aver superato in astuzia l’ingegno del gran detective, che chiedeva in cambio soltanto la sua fotografia. Quella che lei stessa gli aveva ceduto quella notte, con la sola richiesta di non dimenticarla.

Magari avrebbe potuto lasciare l’Impero Britannico e ripartire alla volta della Grande Mela. Ma la realtà era che, in fondo in fondo, sperava che un giorno, Sherlock sarebbe tornato. Gli aveva augurato la buona notte, la sera in cui gli fu dato l’annuncio della sua morte. Lui non l’aveva riconosciuta, bardata com’era nella sua nuova tenuta. E poi, le loro strade si erano allontanate, percorrendo binari paralleli. Si era chiesta, quando Louis ebbe portato a tutti la notizia della conclusione da parte di Scotland Yard delle infruttuose ricerche nel Tamigi, cosa sarebbe cambiato se gli avesse rivelato di essere ancora viva… se avesse scelto di affidarsi a lui, più che al Lord del Crimine… se avesse potuto cambiare le cose… e aveva pianto lacrime silenziose, visitando quella tomba vuota, a ogni anniversario della sua scomparsa. L’unico momento in cui poteva permettere al suo cuore di donna di ricordarsi che se Sherlock Holmes non l’avrebbe mai dimenticata, lei avrebbe fatto lo stesso. L’unico uomo che le aveva resistito, l’unico al cui fianco avrebbe desiderato trascorrere la sua vita.

Lontana dal passato, dalla cortigiana che era stata.

Lontana dal presente, da quella maschera che era diventata la sua vita.

E infine, all’improvviso, Sherlock era tornato. Aveva giocato al suo stesso gioco, indossando il volto di un anziano libraio che aveva incontrato soltanto poco prima. E aveva rivelato che Uno Scandalo in Boemia, così come John aveva chiamato la loro storia, era certamente il migliore dei racconti di Doyle… e che era impossibile che il grande detective non avesse saputo vedere attraverso il travestimento di Irene Adler. E poi, si era rivelato, ben diverso da come lo ricordava, sconvolgendo il suo cuore in un subbuglio di emozioni. Vivo. Incredibilmente, follemente vivo.

Così tanto da chiedere a Moneypenny di cederle il suo ruolo nella missione.
Così tanto da guardarsi allo specchio, nuda, osservandosi per la prima volta dopo tre anni.

Donna. Una donna. La donna.

Aveva indossato un abito azzurro che le commesse di Harrods’ credevano essere regalo per una fanciulla fortunata ma che, a prima vista, le aveva ricordato quanto quel colore donasse alla sua carnagione pallida, secondo Sherlock. Non l’aveva mai indossato né aveva avuto intenzione di farlo. Lo conservava come si faceva con un ricordo. Moneypenny, ben diversa dall’impetuosa e civettuola Miss Hudson, l’aveva aiutata a vestirsi e ad acconciare una parrucca per poi, con un velo di timidezza e imbarazzo sul suo volto lentigginoso, dirle che anche da donna, era bellissima. Aveva sorriso, passando sulle labbra il suo rosso preferito, ricordandole che lei lo era a sua volta, soprattutto quando il suo sguardo si posava su Sebastian Moran. E, dopo aver indossato dei delicati gioielli, facendo una giravolta per far ricadere l’abito in morbidezza, si sentì nuovamente Cenerentola, pronta per il ballo con il principe.

Quel principe che di reale non aveva nulla ma che, per la prima volta decentemente vestito, attendeva fumando una sigaretta dall’aroma nostalgico, che gli cadde dalle labbra non appena la vide così come la ricordava. Viva. Vivi entrambi. Sarebbe sempre stato così tra loro. Un passo avanti all’altro.

Prese il suo braccio prima che Sherlock potesse dire qualcosa, ricordandogli che la magia di Cenerentola sarebbe durata soltanto per poche ore. Alle sue proteste, fece eco una stretta più forte. Si sforzò di trattenere quella tempesta che le si agitava nell’animo, chiedendogli, in un sussurro, soltanto di poter restare in quel modo per un po’, e appoggiò la guancia alla sua spalla. Il suo calore e quel profumo, che ricordava soltanto dagli abiti che una volta le aveva fatto indossare, ma impressi in lei per sempre. Quel suo corpo che avrebbe desiderato la stringesse, nelle notti solitarie in cui il pensiero di quel che mai era stato diventava straziante e delizioso, di nuovo vicino a lei. Si era morsa impercettibilmente le labbra, guardando fisso davanti a sé, per un attimo, senza sapere cosa dire, imponendo al suo cuore di calmarsi. E, per quel suo istinto naturale, aveva percepito che anche per lui qualcosa era cambiato. Dopotutto, aveva annunciato di non essere più soltanto un uomo che risolveva misteri. Sorrise, nel prenderlo in giro.

“Ehi, Sherly… per caso ti ho fatto saltare un battito?”

E lui, con quella sua solita aria indignata, l’aveva richiamata. Solo che, nel farlo, aveva usato il suo nome. Irene. Quel nome che non avrebbe mai più pensato di sentir pronunciare da lui. Quel nome che gli era venuto fuori con la naturalezza di chi sapeva guardare oltre le apparenze. Quel nome che le ricordava che per Sherlock Holmes, lei era sempre la donna.

 

“Lui soleva ironizzare sulla furbizia delle donne, ma di recente ha perduto questa abitudine. E quando parla di Irene Adler, o si riferisce alla sua foto, lo fa sempre usando l’onorevole titolo “la donna”.

 

Irene sorrise. Una sola missione, accanto al suo Sherlock.

 

 

 

NdA:
Eccomi qui! Solo il cielo sa quanto desiderassi scrivere qualcosa su YuuMori e dar voce a quella minoranza del fandom che ama alla follia il rapporto tra Sherlock e Irene/James. I capitoli dello Scandalo e quelli del ritorno di Sherlock, in particolare il 60, sono quelli che più preferisco di tutta la storia. Purtroppo le pecche sono state tante nel trattare tutta la vicenda, ma credo genuinamente che qualcosa sia cambiata in corso d’opera e di questo me ne dispiaccio particolarmente, soprattutto perché non si può sganciare una bomba di capitolo così piena di hints e poi lasciar tutto andar via… che sofferenza! Ad ogni modo, spero che abbiate gradito! E se c’è qualche fan della Adlock, batta un colpo!

 

 

 

 

 

 

 

  
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