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Autore: VickyDepp    16/01/2023    1 recensioni
Neanche il tempo di scorrere la home che gli uscì fuori il programma del festival del giorno dopo, il giorno della festa. Sapeva che doveva essere presentato il film di Harry Styles, erano entrambi ad essere i pupilli di Alessandro Michele e quindi testimonial Gucci, ma non aveva fatto molto caso all’altro film in concorso:  the banshee of inisherin. Girato in Irlanda. Cast: Colin Farrell.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
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Capitolo 8. Do you really want? 

 

No matter how many times that you told me you wanted to leave

No matter how many breaths that you took you still couldn't breathe

No matter how many nights that you'd lie wide awake to the sound of the poison rain

Where did you go? Where did you go?

Hurricane - 30 seconds to mars 

 

 

Per la prima volta dopo tanto tempo, Colin si trovò a guardarlo dritto negli occhi, seppur da lontano - troppo lontano. Una volta il dottor Peterson gli aveva detto che sarebbe stato meglio affrontarlo, che per mettere un punto a tutto quello doveva chiudere il cerchio, rimasto sempre aperto. Aveva paura. Aveva paura di non farcela e tornare nel baratro da cui con le unghie era riuscito ad uscire, e a risorgere. Ma era arrivato il momento 

"Rimani Jared" disse stupendo se stesso. L'aveva detto sul serio?

Jared d’altro canto ebbe un sussulto quando l’altro gli rispose. Forse gli avrebbe dovuto dire di no, ma dopo quella giornata così pesante che altro poteva andare storto?

“Okay” gli rispose semplicemente, andando vicino a lui sul divano, proprio il posto a cui aveva accennato poco prima.

“Comunque ho monopolizzato la conversazione prima, so già di essere un disastro, parliamo di cose belle: tu come stai?” Gli chiese, cercando di non mettersi troppo vicino a lui, non aveva ancora il coraggio di spingersi a sfiorarlo addirittura. 

"Non c'è molto da dire, mi conosci... Puoi immaginare come ho vissuto gli scorsi anni. La nostra rottura in quel periodo così buio per me è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ovviamente è stata Claudine a raccogliere i pezzi e darmi una motivazione per andare avanti. Nessuno voleva avere a che fare con me, e non perché fossi un cattivo attore, ma perché ero una pessima persona; così ho reagito, ho detto basta. Mi ha aiutato un coach, un personal trainer e un analista, e davvero gli ho lasciato un sacco di dollari ma ammetto che mi ha aiutato sul serio, a capire che finché non avessi fatto pace con me stesso nulla sarebbe cambiato" prese un respiro stropicciandosi un po' I capelli com era soliti dare nei momenti di vago imbarazzo. 

Era un gesto che Jared conosceva "dovresti farlo anche tu, non è troppo tardi. Non hai bisogno degli altri, di gente come Michele, di tuo fratello... No... La prima persona di cui hai bisogno per stare meglio è te stesso Jared, nessun altro"

Lo ascoltò, pensando che l’altro fosse in evidente imbarazzo e stesse un po’ straparlando e ripetendo i concetti di prima. 

“Tranquillo, me la cavo. In qualche modo mi riprendo sempre”

Gli rispose, per poi fare spallucce

“Non sono mai andato in terapia, di solito mi scalo una montagna. Negli ultimi anni ho usato quello come momento terapeutico. Ti dico solo che quando ci misero in lockdown ero in mezzo al deserto e l’ho saputo dopo due settimane”

Rise, ricordando quell’assurdo situazione 

“La natura mi rigenera molto. L’ho capito grazie ad Alexander in realtà, qualcosa di buono quel film me l’ha lasciato”

Lo punzecchiò  

Farrell aveva visto qualcosa sulle sue scalate, ecco spiegate le sue mani insolitamente ruvide.

Fremette quando nominò quel film, il loro film... qualcosa di buono... sottointese che LUI non era stato qualcosa di buono, in quel film da cui tutto era partito. Non poteva dagli torto, spesso era arrivato a pensare di aver rovinato la vita di Jared. Si era incolpato così tanto "Sono felice di sentirtelo dire" e sperò sul serio che fosse così, che Jared riuscisse a rimettersi in piedi. A lui ci era voluto molto di più, da solo non ce l'avrebbe mai fatta, ma la sua debolezza era nota e Jared lo sapeva. 

Ormai l’imbarazzo era palpabile e una parte di Leto sapeva che Colin lo stava respingendo. Poteva biasimarlo? Tutto quel lavoro che aveva fatto su se stesso per andare avanti, per superare tutto il casino di quegli anni che andava ben oltre la loro storia, non poteva perderlo in una sera. Sorrise amaro, abbassando poi lo sguardo, pensando al perché gli avesse chiesto di restare, dopotutto. 

“Mi stai scacciando in tutti i modi, eh?” Gli chiese, sicuramente prendendolo alla sprovvista.

“So che sei frenato, è giusto. Non voglio forzarti in nulla, mi sarebbe piaciuto solo parlare credimi” aggiunse, riferendosi al fatto che Colin lo aveva fatto parlare, ma non gli aveva detto praticamente nulla della sua vita e gli anni erano passati, probabilmente avrebbero potuto parlare ore se ci fosse stata l’intenzione.

Dopo quelle parole avrebbe dovuto andarsene, ma non lo fece. Una parte di lui sperava che dopotutto l’altro si aprisse lo stesso, andando contro a ogni logica.

 

Colin lo guardò sospirando, regalandogli un leggero sorriso 

"No Jared, non ti sto scacciando" forse avrebbe dovuto in realtà. Di cosa dovevano parlare? Di quanto il loro passato avesse condizionato le loro vite? Della loro storia-non-storia? Del loro presente? Non riteneva opportuno parlare di quello proprio con lui, di Sarah e tutto il resto. In realtà non sapeva neanche dove li avrebbe portati quell'assurda serata. E comunque non avrebbe mai potuto scacciarlo. Ci aveva anche provato, tante volte, ma poi... pensò che l'affetto che provava per quel ragazzo ormai uomo non sarebbe mai passato 

"anche io vorrei parlare, per la verità non so nemmeno io di cosa, anche se avrei tante cose da dirti, è solo che sono spiazzato, credimi, non-“ abbassò lo sguardo

 "non lo so, insomma... quanto è passato dall'ultima volta? Non me lo ricordo..." rise un po' per scacciare via l’imbarazzo

 "è strano  essere qui con te, da soli" sottolineò quel da soli proprio per rimarcare il fatto che una situazione così non capitava da una vita, le ultime volte che si erano visti non erano mai stati soli.

“Boh, cinque anni?”

Rispose l’altro

“Cinque anni è parecchio tempo Cole” 

Era un sacco di tempo che non lo chiamava così e proprio in quel momento le loro gambe si sfiorarono senza volerlo, facendogli alzare lo sguardo 

“Anche a me sembra surreale. Ho passato cinque anni ad odiarti, ad odiarci; che spreco di tempo”

Ed era vero: a che pro odiarsi? Perché non erano stati in grado di arrivare prima a quel punto?

“Ci siamo messi insieme che avevo già 31 anni e tu 27, a volte vedo i ragazzi di 30 anni di ora è penso che io non ero così; ero un ragazzino. Tu ancora di più”

Disse ridendo 

Sentirlo parlare così tranquillamente della loro relazione, portò a Farrell un moto di malinconia. Si sentiva vulnerabile 

"mi odiavi per una giusta causa" aveva una paura tremenda di abbassare le difese. Tutto il lavoro fatto in quegli anni, e se non fosse stato abbastanza? Se non fosse stato abbastanza forte? Si sentiva così perso, la sicurezzaa provata fin poco prima stava lentamente scemando, lasciando spazio a quel Colin insicuro e tormentato che Jared conosceva. Ma evidentemente era un processo che doveva affrontare quello. Forse solo così avrebbe messo definitivamente un punto al suo passato 'ci siamo messi insieme'... pensò, se avesse potuto tornare indietro "a volte penso che se avessi fatto scelte diverse non saremmo arrivati a questo punto. Credo di aver sbagliato tutto, il fatto di essermi rimesso in riga in questi anni non cancella quello che ti ho fatto, mi dispiace" disse guardandolo

 "volevo dortelo da tanto... mi dispiace Jared, mi dispiace davvero per tutto" era stato pessimo con lui in passato. Il fatto che Jared volesse stare con lui alla luce del sole mentre lui non voleva, non poteva farlo, era stato terreno di scontro tante volte. Poi si erano mollati e ripresi un'infinità di volte. Si erano amati, odiati, Si erano fatti male a vicenda. Ma inutile negarlo,sapeva che la sua instabilità emotiva l'aveva portato a comportarsi da vero stronzo con lui, e se ne era accorto quando ormai era troppo tardi per loro.

 

Leto non si aspettava quella risposta, neanche quella confessione. Non sapeva neanche cosa volesse intendere alla fine

“Io non mi pento di quello che abbiamo fatto insieme. Certo, poteva andare molto meglio, come poteva essere qualcosa di meno importante. Magari ci saremmo potuti allontanare dopo poco, ma io probabilmente non avrei mai capito cosa vuol dire amare qualcuno”

Non si credeva capace di dire quelle cose con quella leggerezza e sicurezza contemporaneamente 

“Prima di te avevo avuto delle storie lo sai, forse un paio da ritenere importanti, ma neanche troppo; eppure per te persi proprio la ragione, il contatto con la realtà”

Disse ridendo 

“Anche per questo tu hai potuto fare tutti quegli errori. Potevi letteralmente calpestarmi e io ti avrei giustificato lo stesso, ero impazzito. Ho scritto le mie migliori canzoni grazie a te! Infatti dopo che ci siamo lasciati i miei album hanno fatto schifo, chiunque lo pensa”

Era come se non riuscisse a fermarsi, doveva cacciare tutto fuori 

“Quel sentimento assurdo che mi ha riempito così tanto la vita per così tanto tempo  è stato lo stesso che mi ha spronato poi per l’oscar quando te ne sai andato via: dovevo riempire quel vuoto con qualcos’altro. Quando poi siamo ritornati insieme è stato sempre la nostra relazione che mi ha fatto capire bene delle priorità. Non credo che tutti possano dire di aver amato così tanto qualcuno, io mi ritengo davvero fortunato. Ah e gli amori così non sono sempre quelli del vissero  felici e contenti.”

Sospirò, avvicinandosi di più a lui senza neanche pensare

“Dicono che chi interpreta Joker anche solo una volta è maledetto, ma io posso dire che sono stati più fatali Alessandro Ed Efestione. Dopo più di duemila anni hanno fatto centro di nuovo”

 

Quel fiume di parole lo stravolse in pieno, quasi gli girò la testa. Deglutì rumorosamente. Efestione e Alessandro, tutto era iniziato con loro. Ma quelli erano giorni felici, lui era stranito dai sentimenti che provava ma erano giovani, e il loro rapporto era ancora fresco e puro allora. Poi tutti si fece più profondo, più complicato. Sentirlo pronunciare la parola amore accostata al suo nome poi, fu come farsi una doccia gelata in pieno inverno. Sentì un brivido, si schiarì la voce, cercando di ricomporsi

 "credo... credo che nessuno sia in grado di amare qualcuno come... come è successo a noi" confessò, era la verità

 "ho bisogno di una boccata d'aria Jared, vuoi uscire?" chiese alzandosi, andando verso la terrazza dell sua stanza. Su un'altra terrazza anni prima aveva imparato a conoscere e ad amare quel ragazzo, ma davanti a loro, invece delle luci soffuse di Venezia, c'era il panorama polveroso, caldo e magico del Marocco. 

“Lo credi davvero? Davvero pensi che nessuno, neanche noi con qualcun altro, può amare così?”

Lo fece di proposito. Voleva capire in che punto della vita lo stava ritrovando, come andasse sul versante sentimentale. A che pro poi? Tanto non era lì per riconquistarlo o altro. Ma la curiosità lo stava mangiando vivo.

Colin annuì, certo le lo credeva davvero. Poi quell'allusione... sapeva dove voleva arrivare. Non è che non volesse parlarne, ma gli faceva così strano parlarne proprio con lui

 "Jared se vuoi chiedermi qualcosa fallo e basta" disse con un lieve sorriso "Vuoi sapere se sto con qualcuno? Sì,sto con qualcuno. Una donna, da qualche mese... sto bene con lei. " tornò a guardare le luci fievoli di quella magica città davanti a lui. La luna si rifletteva nelle acque del canal grande, e quel riflesso illuminava gli occhi azzurri di Jared in modo quasi insopportabile da guardare per lui 

"ma non nello stesso modo, non è la stessa cosa. Quello che ho provato con te io credo fosse così... unico" quello non era stato amore, era riduttivo parlare solo di amore. Era un insieme di sentimenti, passione, appartenenza, ossessione... l'amore li aveva solo mescolati tutti insieme.

“Mi credi che è la prima cosa che ho pensato appena ti ho visto?”

Gli chiese retorico Jared, sperando che il suo tono non uscisse troppo acido, perché forse un pizzico di fastidio lo provava

“È evidente che stai bene e mi fa piacere, so che non inizi le cose a cuor leggero. Non a 46 anni spero, magari a venti si” 

Ridacchiò per stemperare un po’ la tensione, in fondo ora che lo sapeva impegnato era come se quella fosse davvero la loro ultima chiacchierata. Era come metterci una pietra sopra definitiva. Aveva il coraggio e la forza di farlo?

Forse non aveva alternative

 

 "ti ricordi quando ci punzecchiavano sulle rispettive frequentazioni? Facevamo a gara a chi usciva di più con altri, per poi trovarci e litigarci su" erano sempre finte litigate quelle, c’era abbastanza armonia in quel periodo, era stato l unico periodo bello e positivo che aveva passato con lui, all inizio della loro relazione 

"Mi dicevi sempre che chiunque avessi scelto non sarebbe mai stato bello come te..." di nuovo sorrise abbassandolo. Sguardo verso il basso, le braccia stancamente posate sul davanzale

 "avevi ragione"

 

Jared si mise a ridere, ricordando quel periodo tanto complicato quanto bello e sereno. All’ultima frase lo guardò negli occhi, mordendosi il labbro inferiore

“Io scherzavo però, tu mi prendevi troppo sul serio”

Gli rispose, per poi toccargli il braccio 

“Mi sei mancato”

Gli uscì senza neanche rendersene conto, ma era solo la verità 

Colin Sentì il cuore perdere un colpo a quelle parole. Gli era mancato anche lui, da morire. Per tanto tempo aveva oppresso quei sentimenti che mai sarebbero spariti. Si rese conto che nonostante tutto, non si erano nemmeno affievoliti. Gli occhi gli si inumidirono "Quanto ho sperato di sentirtelo dire, un giorno" sussurrò appena. Si staccò dalla balconata, guardando il cielo sopra di loro e tirando sul col naso per ricacciare indietro le lacrime 

"Mi sei mancato anche tu Jay" chiamarlo di nuovo in quel modo... Non lo pronunciava da così tanto. Jared non sarebbe mai uscito davvero dalla sua vita, ora ne aveva la certezza. Ci sarebbe sempre rimasto in un modo o Nell’ altro.

Per il cantante Sentire l’altro pronunciare il suo nome in quel modo,  come faceva tanti anni prima gli fece stringere il cuore nel petto.

Avvicinò la mano sopra la sua sfiorandogli il dorso, cercando il suo sguardo in tutti modi non riuscendo a trovare il coraggio di fare quello che avrebbe voluto.

 

Dopo tanti anni ancora il tocco delle loro mani una sull altra faceva vibrare l’animo di Colin. Senti riallaciarsi le loro anime, un legame che mai si era spezzato. Strinse le due dita portandolo più vicino 

"Se solo potessi tornare indietro io-" 

si fermò. Non poteva dirlo, avrebbe fatto male ad entrambi. Allentò la presa facendo un passo indietro cercando di ritrovare lucidità, perché era sicuro che altrimenti avrebbe dato una delle sue cazzate

 "scusa, non dovevo dirlo..."

“Colin, non c’è bisogno. Davvero. È inutile avere rimpianti” lo interruppe con una fermezza che non sapeva di avere

“Penso sempre a quanto le scelte che facciamo modifichino il corso degli eventi. Siamo questi due adesso perché ci siamo feriti anni fa. Magari se non lo facevamo ci lasciavamo per qualche altro motivo, magari non era destino a prescindere da noi”

Cercava di giustificare entrambi, forse più l’altro che lui, ma comunque non voleva rovinare quel momento.

“Ora non pensarci”

Dopo averlo detto gli strinse più forse la mano, e gli accarezzò il petto, per poi guardarlo nuovamente

“Sai cosa mi fa ridere? Che ora sei un signore tutto composto col tuo smoking di Dior, che odia Gucci e le carnevalate, ma hai ancora quegli orecchini per ricordare a te stesso il tamarro che eri”

Sapeva stemperare la tensione, non c’era dubbio e infatti l’altro rise sentendosi più  leggero, asciugando veloce una lacrima che gli era sfuggita

 "non ti sono mai piaciuti"  ricordando che da sempre gli faceva notare quanto fossero tamarri e vistosi, seppur gli stessero tremendamente bene. Afferrò  il suo polso quando la mano Dell altro gli accarezzò il petto, si guardarono negli occhi per un tempo infinito, e per un istante sembro ancora che fossero sulla terrazza del loro hotel in Marocco, tanti anni prima

 "Alessandro non ha mai dimenticato Efestione" sussurrò, avvicinando a se è abbracciando, le sue braccia sembravano fatte apposta per accoglierlo. Un incastro perfetto.

 

Quella frase era un misto tra banalità e quasi profumo di casa. Se l’erano detta talmente tante volte a vicenda che ormai era una specie di rito che non praticavano da un po’. Una parte di se neanche si aspettava tutta quella manifestazione di affetto da parte dell’altro, in fondo era lui quello impegnato no? Ma forse era soltanto una reazione normale a tutte quelle emozioni contrastanti che, come lui, stava sicuramente provando. Così ricambio l’abbraccio, appoggiando il mento nell’incavo della sua spalla, sentendo di nuovo chiaramente il suo profumo, stringendolo a se come avrebbe voluto fare da un po’, tremando appena per quel contatto che non sapeva gestire 

 

Perché lo stava facendo? Perchè il destino aveva voluto farli incontrare di nuovo? Aveva sempre pensato che a tutto c'era un motivo.... ma quello? Forse dovevano fare davvero pace con loro stessi, eppure... aveva così tanta voglia di baciarlo... l'aveva pensato sentendosi in colpa, per Sarah, e anche per Jared. Non sarebbe stato giusto per nessuno di loro. Si scostò piano, prima di fare qualche scemenza. Sentì freddo, preferiva di gran lunga averlo addosso. Il contatto del suo corpo caldo, risveglio tanti ricordi seppelliti nella sua mente, e nel suo cuore: la passione, le loro notti... cercò di levarselo dalla testa nell'immediato, anche se il viso gli si colorì leggermente

 "ook hemmm... credo che questo sia strano, per tutti e due" ridacchiò scompigliandosi i capelli.

“Abbastanza” aggiunse, non sapendo cosa altro dire. Forse avrebbe dovuto spingersi lui, forse… No, Colin era impegnato. Non poteva fare una cosa del genere a una perfetta sconosciuta.

“Beh, Samantha.. o Sarah? Non mi ricordo più”

Lo fece di proposito a sbagliare il nome

“È una donna fortunata, ti ha preso nel periodo migliore”

Dopo averlo detto si allontanò da lui, pensando che forse era il caso di tornare nella sua stanza.

 

Sentire nominare Sarah - aveva di proposito sbagliato nome, lo faceva sempre con le ragazze che frequentava - fu come prendere uno schiaffo in faccia. Accidenti! Strinse un attimo i pugni 'Datti una regolata Colin cazzo!" pensò. Aveva per un attimo avuto voglia di dire chi se ne frega, ma come poteva? Insomma... ora che finalmente stava bene con qualcuno... non era la stessa cosa, nessuno poteva anche solo minimamente vvicinarsi a Jared, ma amava Sarah.... non gli rispose limitandosi ad un sorriso tirato. Quando Jared si allontanò, lui rientrò dentro, versandosi dell'acqua. Fuori non c'era più nessuno. Jared poteva andarsene in qualsiasi momento, se lo avesse voluto. Dal canto suo non gli aveva ancora detto nulla, lasciando implicito il fatto che poteva anche restare. Non voleva che se ne andasse.

“Hey, io vado. Mi ha fatto piacere poter parlare dopo anni come persone civili. Forse adesso non avremo più attacchi di panico nel vederci solo da lontano o su una lista di invitati a un evento”

Gli disse guardandolo, sorridendo appena

“Forse Venezia è stata un segno del destino, magari ti porterà fortuna”

Mormorò, guardando le luci della città al di fuori del vetro della finestra.

 

Farrell d’altro canto pensò che se all'inizio era stato lui quello piu composto e razionale, ora le parti si erano invertite. Jared sembrava calmo, obiettivo, sembrava finalmente in pace. Lui invece aveva dentro di sè un tornado di emozioni che stava facendo fatica a controllare. Sapeva che il ragazzo aveva ragione.  Era quella la giusta conclusione del tutto. Eppure non riusciva davvero a lasciarlo andare 

"Puoi... rimanere?" gli chiese, sedendosi. Eppure vrebbe dovuto lasciare che se ne andasse... lasciare le cose così, in quel nuovo equilibrio. Non voleva incasnare di nuovo tutto. Ma avevano perso così tanto tempo... ed ora, erano stati insieme solo poche ore...

 "è quasi giorno" disse con ovvietà.

 

Deglutì, irrigidendosi un bel po’, non aspettandosi minimamente quella proposta dall’altro. Cerco di riprendere a respirare, guardandolo ancora. 

“Va bene…”

Ovvio, era certo che di impulso gli avrebbe risposto così.

Il suo lato razionale gli stava urlando di andarsene in tutto i modi, ma non era proprio in grado di ascoltarlo in quel momento.

Si mise seduto sul letto vicino a lui, pensando che era stanchissimo 

“Io sono distrutto, è stata una serata bella intensa”

Disse, mettendogli una mano sul braccio

“Se mi addormento un po’ ti offendi?”

Gli domandò ironico, ma davvero ormai la tensione lì dentro era così insopportabile che non sapeva più come arginarla 

 

Si sentì così sollevato che non avesse rifiutato, o peggio ancora, che non gli avesse urlato dietro che era un folle a fare quella richiesta. Il divano sembrò infinitamente grande in quel momento, voleva averlo molto più vicino. Si spostò leggermente sedendosi proprio vicino a lui. Aveva caldo, Dio quella sensazione ogni volta che gli stava vicino

 "Jared..." sospirò

 "Sei libero di andartene se vuoi, sto per fare una cazzata delle mie, me lo sento" disse tutto d'un fiato.

 

Quelle parole le conosceva bene, alla fine l’irlandese era sempre stato un tipo molto diretto, ma coscienzioso a modo suo. 

Gli prese la mano, cercando di catturare il suo sguardo che ora faceva di tutto per evitarlo 

“Ti ho già detto che resto, Cole”

Rispose alla sua prima affermazione, per poi avvicinarsi 

“Cosa potrebbe essere un casino per te ora?”

Gli chiese enigmatico 

“Tradire Sarah, o stare con me questa notte?”

Sapeva di essere davvero sadico a fare quella domanda, ma non poteva andare oltre in quel momento. Non senza il suo totale consenso 

 

 

   
 
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