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Autore: Cinzia N Spurce    17/01/2023    0 recensioni
[Un Professore]
[Un Professore]Sospira più forte, i suoi occhi si fermano sulle sue mani ancora sporche del sangue di Simone e lui improvvisamente va nel panico. C'è uno strano senso dell'umorismo in quelle macchie, come se il destino si fosse impegnato a dimostrargli in maniera concreta quanto male gli abbia fatto nei mesi passati.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Manuel ha diciassette anni e le mani sporche di sangue quando impara per la prima volta cosa sia davvero la paura. Lo capisce dopo essere arrivato in ospedale, seduto sulla scomoda sedia di una sala d’attesa, aspettando che qualcuno gli dica che Simone sta bene, che tornerà a ridergli un po' impacciato tra una lezione di filosofia e una di matematica.
Passano le ore, mentre sua madre resta accanto a lui con le lacrime congelate agli angoli degli occhi e Dante che sbatte con poca forza, ma sempre uguale, un pugno sul davanzale di una finestra.
È la stessa cosa che fa Simone quando è nervoso, pensa.
Ci sono un'infinità di cose che Simone e suo padre hanno in comune, anche se lui non glielo ha mai detto per paura di prendersi un pugno in faccia. Hanno lo stesso modo di inclinare la testa a destra quando osservano qualcuno e di sorridere stringendo di poco gli occhi quando hanno capito qualcosa, si muovono ritmicamente quando sono tesi, come se quello potesse tenerli ancorati al mondo, hanno gli occhi identici, che sanno di casa, di lealtà, della possibilità che danno a tutti di ritornare da loro e di avere un'altra chance.
Non ha idea di cosa gli dirà quando si sveglierà. Perché si sveglierà, lo sa per certo. Non riesce a immaginare un mondo in cui Simone Balestra non gira per Roma con i suoi vestiti troppo perfetti e una vespa che ne ha viste di migliori.
Quel mondo non si merita di perdere Simone, forse lui sì, perché di cazzate ne ha fatte tante, forse una di troppo. Ma non quel mondo lì, non Dante che ha dipinto negli occhi il terrore assoluto di non avere più nessuno su cui vegliare.
Sospira più forte, i suoi occhi si fermano sulle sue mani ancora sporche del sangue di Simone e lui improvvisamente va nel panico. C'è uno strano senso dell'umorismo in quelle macchie, come se il destino si fosse impegnato a dimostrargli in maniera concreta quanto male gli abbia fatto nei mesi passati. Nell'unico momento in cui non l'ha ferito intenzionalmente gli resta il suo sangue tra le mani.
Vorrebbe lavarselo via, ma c'è qualcosa che lo tiene ancorato a quella sedia, il pensiero fisso che per farlo dovrà aspettare di sapere che lui sta bene, che Simone c'è ancora in quel mondo, in quell'universo, altrimenti l'ultima cosa che avrà tra le proprie mani, di Simone, sarà il suo sangue.
Crolla su quelle sedie e non se ne accorge nemmeno, sa solo che a un certo punto della notte sua madre gli ha proposto di tornare a casa e lui è stato irremovibile. Deve restare perché ha bisogno di sentirlo con le sue orecchie in quale modo quella notte avrà intenzione di ucciderlo, se dal sollievo o dal dolore.
Si sveglia con il collo indolenzito e una mano di sua madre sulla spalla. Ha gli occhi gonfi e per un attimo il terrore si impossessa di lui. Manuel non sa nemmeno se ci vuole vivere in un mondo in cui non c'è Simone Balestra. Sgrana gli occhi, le afferra un polso, forse lo fa troppo forte, in maniera troppo brusca, perché Anita inizia subito a tranquillizzarlo, gli accarezza i capelli con l'altra mano mentre cerca di guardarlo negli occhi.
«Sta bene...» gli sussurra calma, «hanno finito di medicarlo e sta bene.»
Pensa gli si sia fermato il cuore per un attimo.
Sta bene.
È la notizia più bella che potesse ricevere, non gliene importa niente di tutto il resto: di Alice, di Chicca, della scuola o del fatto che Simone potrebbe non volerlo rivedere mai più perché con lui è stato un infame. Gli ha detto cose terribili, lo ha ferito anche quando avrebbe solo voluto proteggerlo. Se Simone decidesse il giorno dopo che Manuel è un capitolo della sua vita da dimenticare per lui andrebbe bene, perché avrebbe anche solo la consapevolezza che Simone è lì per compiere quella scelta.
Prima di andare via da quell’ospedale che gli ha regalato tutti gli incubi peggiori della sua vita cerca di vederlo almeno da dietro una porta socchiusa.
Ha gli occhi aperti e si concede, dopo ore interminabili, di prendere un respiro più profondo, che sa di quel sollievo dolce e infinito che portano i desideri puri, quelli scatenati dal terrore.
Simone è vivo e Manuel quasi ritorna a ringraziare un Dio in cui aveva smesso di credere poco più che bambino.
Torna a casa con sua madre ed entrambi restano in silenzio per tutto il tempo perché sono esausti, non saprebbero cosa dire per districare la matassa delle sensazioni di quella notte terribile.
Manuel si getta sotto la doccia e l’acqua inizia a lavare via le macchie di sangue dalle sue mani, adesso non vede l’ora che spariscano, che diventino il ricordo lontano di una notte in cui ha creduto di perdere la sanità mentale. Strofina le mani e quasi si graffia per la forza che ci mette, vuole solo che quella notte scompaia, e gli sembra quasi come se scorticarsi le mani o le braccia riesca ad aiutarlo nel processo.
Non se ne accorge nemmeno, ma mentre il getto dell’acqua lo colpisce sulla testa inizia a piangere, non sa se di sollievo, di paura o di senso di colpa. Sa solo che piange e si concede di farlo da solo, in quel cubicolo freddo che gli sembra l’unico posto sicuro al mondo, senza che nessun altro lo veda, perché immagina di non averne nemmeno il diritto, non dopo le parole che ha usato, i casini in cui ha trascinato Simone e il pensiero costante che se non fosse stato per la sua presenza lui ora starebbe bene, non avrebbe avuto quelle pillole con sé, non avrebbe scoperto di Jacopo nel modo più traumatico che ci potesse essere.
Se lui non ci fosse stato, Simone sarebbe stato bene e una parte di lui non si perdonerà mai per quello.
Esce dalla doccia dopo minuti che gli sono sembrati delle ore, sente freddo e non sa se è per la stanchezza, per la finestra ancora aperta nella sua camera o perché il suo corpo sta iniziando a cedere. Si butta sul letto pensando che non riuscirà a dormire, ma si addormenta senza nemmeno rendersene conto, pensa solo che se Simone sta bene forse può rimediare in qualche modo.

 
 
   
 
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