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Autore: Domenico De Ferraro    17/01/2023    0 recensioni
Profonda sera io annego nella muta oscurità del mio tempo.
Annego in un lago d’inchiostro in questa effimera visione
et ingrata illusione che mi spinge a voltare pagina.
Dopo questa farsa io passo per distinte strade ,ingoiando l’odio dei padri
Mangio il dolore condito di tanti dire , frutto di vari intendimenti
In tante illusione , so che sono diventato un disperato caso clinico
Un disperato caso clinico, canto.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta
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PROFONDA SOLITARIA IMMENSA SERA

 

 

 

Profonda, solitaria, immensa sera di nuovo anno.

Mi conduci verso altre  lucenti estetiche stelle

in it sic fuggit  cerco dentro di me il senso delle cose nel divenire.

Seguo le  parole senza senso, io passo attraverso altri sentieri

ascoltando il vento che mi conduce verso questo ilare  dire.

Et umana proficuo vivere, mi sazio dopo tanta fame di sapere

E mentre  ingoio  la  mia screanzata  esistenza;

 

Profonda sera  io annego nella muta oscurità del mio tempo.

Annego in un  lago d’inchiostro in questa  effimera visione

et ingrata illusione che mi spinge a voltare pagina.

Dopo questa farsa io passo per distinte strade ,ingoiando  l’odio dei padri

Mangio il dolore condito di tanti dire ,  frutto di vari intendimenti

In  tante illusione , so che sono diventato un disperato  caso  clinico

Un  disperato caso clinico, canto.

 

 

 

Visibile nel sonno del divin creato ,tutto scorre come fosse ieri

come fosse un momento utopico ,un certo trascendere il poco conoscere

l’ingnat fiut in alchemiche questioni.

Muovo  i miei passi sul selciato, cercando di catturare

l’ombra di un amore passato.

Una passione che avanza con la mia canzone 

Sorda cieca meschina canzone.

Senza gambe ,senza questa forza che distrugge ogni sentire

distrugge ogni  vago immaginare.

Reclinando nel dolore mi siedo  sotto  una croce

dentro questa questione illogica che mi trascina a lavoro

Recitando il mio  dolce ritornello.

 

 

Salgo sulle montagne già dal fulmin rotte,

Vago lungo  le terre che l'uomo ha seminato;

Giungo sulle cime del sapere  ove ogni amore rinasce ribelle nella sua purità. 

Nell’ eccellenza cresco  ,scendo, raschio ,risuscito

in forme espressive vulgare  ,muoio  nel mio  orgoglio.

L’angina  ,agghindata a festa preme il suo coltello sul petto del poeta

Il dolore dell’atto ,partorisce  il dolore del domani

Il dolore delle ore che passano nelle ore cantando i caduti sul fronte ucraino.

Le prossime imprese ,il prossimo passaggio verso una truce verità

Scena che deplora il dispotismo  , la crudele  logica della guerra.

Tutto esplode,  in  mille scintille    

La sera profonda , esplode nel mio letto

Nel mio dormire ai piedi di un cielo sorvolato da tanti aerei.

Disteso  sotto  i casti lumi  nell’ombre interrotte;

Sotto un cielo vasto,  stellato;

Nelle lucide forme belligeranti ,legate  al mite  fato,

Trascinandomi nell’inconoscibile ,vado ,verso i sopravvissuti. 

lo vedo la realtà divenire un doloroso amore .

Una forma lirica  ,attorcigliata tra  i lampioni della città ferita

Macerie. Tante case distrutte  in questo canto dei cannoni.

Scritte Unilimit 

Arrangiandomi

Accettando la mia condizione di uomo qualunque

Accettando il peso della storia

Il peso dell’essere

Il peso dell’essere se stessi

 

 

Autobiografiche, arcanamente, adottate

Le mie aspirazioni ,avvezze nel  mio intermezzo

Ritornano in mezzo alla sanità

In mezzo alla gente , giro,  giro il mio film

Assaporo un caffè  nel decrescere ,cresco

Nell’ andare verso la sera profonda

Oltre quello che avevo creduto, ho sognato.

E sono andato spavaldo ,verso la grande piazza a cantare altre storie.

Il mio sprezzante verso , spazzatura .

Che si mischia ad altre espressioni linguistiche

Versi che s’accedono al lume della luna

s’accendono alla luna che solinga avvolge la terra

Ed  è dolce sognare , dentro un altra pagina di storia

Scrivo la mia vita

Scrivo  la tua vita

Ascolto il tuo canto

Ed ordino il presente  secondo il mio pensiero

Oltre , sarò  luna, e tu che i sereni e freddi argenti

Antica peregrina per i mesti, vasti universi

Ai lieti villani ,dispensi indifferenti propositi 

M’accompagni nella sera  profonda ,

Calda  e femminile , ignuda ,ella siede nel mio animo afflitto.

Che misteri, che orrori, dite, son questi?

Chi  sono io , appartengo alla , povera razza dei viventi?...

Ma tu, sera  bruna quïete, immobile resti.

Ed io mi cingo  di tante immagini   e mi distendo

su un  letto di versi  scritti in fretta.

Ed aspetto la sera passi per essere

di nuovo come tanto tempo fa un giovane che amò  la sua terra.

Amò il canto dei fiumi , riascoltando il canto del soldato che  passò

di sponda in sponda , attraverso eroiche avventure.

   
 
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