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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    11/09/2009    5 recensioni
"Shun percorreva a passo veloce la strada che lo separava dal rassicurante chiarore di Kido Manor.
Il giovane sentiva il cuore battere forte, le gambe si muovevano il più velocemente possibile, eppure il ragazzo sentiva i passi dei suoi inseguitori sempre più vicini, ne sentiva le urla e gli schiamazzi, ne sentiva le ingiurie gridate al suo indirizzo e aveva paura."
Dopo i recenti avvenimenti a Roma, ho deciso di riprendere la tastiera in mano e scrivere questa long-fic, già conclusa e pronta per essere pubblicata.
Shun sarà il protagonista assoluto, il protagonista di una storia cruda e piena di sofferenza, per lu ie per i suoi fratelli.
ATTENZIONE! Per le tematiche ivi trattate, sono costretta a mettere Rating ARANCIONE, chi non sopporta l'idea di sevizie fisiche e psicologiche, è pregato di non leggere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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HOMOPHOBIA

PARTE 1

Shun percorreva a passo veloce la strada che lo separava dal rassicurante chiarore di Kido Manor.

Il giovane sentiva il cuore battere forte, le gambe si muovevano il più velocemente possibile, eppure il ragazzo sentiva i passi dei suoi inseguitori sempre più vicini, ne sentiva le urla e gli schiamazzi, ne sentiva le ingiurie gridate al suo indirizzo e aveva paura.

Sentiva i loro respiri sul collo, e sentiva le viscere attorcigliarsi su loro stesse.

Non riusciva a scorgerli, ma sapeva di averli alle spalle e non poteva fermarsi, anche se la gamba gli infliggeva dolori lancinanti quasi insopportabili.

La testa gli girava terribilmente, si sentiva debole.

Come i cervi braccati dalle mute di cani durante le cacce in autunno, quando le foglie cadono e il cielo è ormai coperto da nere nubi gonfie di pioggia, così il giovane Saint si sentiva oramai privo di forza.

Lui, che aveva combattuto al fianco della propria dea e dei propri fratelli per proteggere i suoi simili, sarebbe caduto così, in un modo tanto orrendo e vergognoso?

Una simile sensazione di terrore non lo aveva mai invaso in quel modo.

Improvvisamente, si sent’ cadere in avanti e sbatté il volto sull’asfalto bagnato, percepì in bocca il gusto ferroso del sangue e, subito dopo, una presa ferrea sui polsi, talmente forte da strappargli un gemito di dolore: “L’abbiamo preso!” urlò trionfante una voce di adolescente, cattiva nei toni e colma di odio e risentimento, “Adesso non ci sfuggirà!” urlò, simile a belva, una seconda voce, più dura e tagliente della prima.

Mani ruvide e grandi gli strapparono la tracolla colma di libri ed effetti personali, gettandola lontano, Shun sentì chiaramente il rumore di qualcosa di pesante cadere in una delle pozzanghere vicine; egli, cercò di divincolarsi: “FERMI!! SMETTETELA!!” gridò, colpendo istintivamente due degli avversari con un semplice pugno e mandandoli a tappeto.

Ci fu un momento di stupore, istante che il guerriero non si lasciò sfuggire: rialzatosi in piedi come meglio poteva, cercò di scappare via, in lontananza già scorgeva le calde lucerne che illuminavano il parco di notte.

Ma qualcuno fu più veloce.

Una scarica elettrica di intensità notevole percorse il corpo sottile del Saint, propagandosi in tutto il corpo a partire dalla schiena; il povero giovane, paralizzato, cadde nuovamente nel fango con un tonfo sordo, sangue mischiato a lacrime d’impotenza.

Mai si era sentito così umiliato, nemmeno in battaglia i suoi avversari si erano comportati in modo tanto disumano; ma quelli che aveva attorno, sembravano bestie, bestie feroci che cercavano di spartirsi i suoi pezzi come se fosse un pasto succulento, un bocconcino tenero da gustare.

Nuove voci si sovrastarono le une alle altre, simili a latrati di lupi, ma ormai il giovane aveva perso ogni contatto con il reale, si sentiva circondato da demoni, come se gli orrori vissuti nell’Hades fossero nuovamente giunti a bussare alla sua mente, voleva solo che tutto fosse un incubo, uno spaventevole incubo.

E poi svegliarsi, trovandosi nel proprio letto, e cercare la protezione di Ikki-niisan, oppure di Hyoga, e lasciarsi cullare dal lento respiro e dal piacevole calore che il Manor, ormai casa loro, gli donava.

Ma quello non era un sogno.

Era la tremenda realtà.

“Allora, essere inferiore, come ci si sente a casa?” lo schernì una voce tagliente come un bisturi, fredda, prima che una gragnola di colpi, calci e pugni, si abbattesse sul suo corpo ormai stremato, “Attento, così lo ammazzi!” lo rimbrottò un compagno, chinandosi poi su di lui, Shun ne poteva sentire il respiro, simile all’alito mortifero degli Specter, ne avvertiva il sentore di morte, la volontà di fare del male.

Altri calci si susseguirono ai primi, e poi ancora altri, e altri ancora.

All’improvviso, i colpi si interruppero, e il giovane disteso a terra udì chiaramente un rumore di passi in corsa dirigersi verso di loro, parecchie persone a giudicare dal clamore.

I suoi aguzzini si distrassero un momento, e lui ebbe appena la forza di sollevare leggermente la testa.

“Cosa diavolo sta succedendo qui!?!” urlò una voce dura, colma di rabbia e risentimento, due occhi scuri saettarono nel buio, notando subito la figuretta distesa a terra, rannicchiata su sé stessa; “SHUN!!” urlarono le due voci, era così bello sentirle.

“Cosa volete voi due??” urlò uno dei suoi aguzzini, facendo scattare il coltello; la lama brillò minacciosa alla luce del lampione, ma il teppista non ebbe nemmeno il tempo di attaccare, perché si ritrovò in un angolo della strada, ridotto peggio di uno straccio.

Un’aura minacciosa e fiammeggiante illuminò la zona, la vista annebbiata di Shun scorse una Fenice e un Cigno danzare dinanzi a lui, come a volerlo proteggere: “Voi, feccia umana… Come avete osato ridurre in questo modo mio fratello?” ringhiò Ikki, lo sguardo colmo di rabbia e fiammeggiante odio.

Un’esplosione squassò l’aria, un istante dopo i teppisti si ritrovarono a terra, neppure si erano accorti di essere stati colpiti.

Nell’aria, solo i loro deboli gemiti.

Subito, i due guerrieri corsero al fianco del ragazzino, riverso a terra, semiprivo di sensi: “Ehi, piccolo, mi senti?” sussurrò Hyoga, sollevandolo delicatamente da terra, la testa sorretta dalla spalla del biondo guerriero; Ikki si levò la maglia, asciugando il viso dell’adorato fratellino da sangue secco e fango, permettendogli di respirare liberamente.

Una mano sottile afferrò con forza quella del Cigno, un leggero pigolio, simile a quello di un pulcino appena nato, lacerò il velo del silenzio e della preoccupazione: “Ha… Ha….” cercò di articolare lui, boccheggiando come un pesce privo di aria, la bocca completamente ostruita da saliva e sangue ma la voce della Fenice lo fermò, “Non parlare, fratellino, adesso ti riportiamo a casa…” gli sussurrò, accarezzandogli i capelli sporchi e strappati.

Andromeda si sentì sollevare con cura, sentì la forte mano del fratello maggiore avvolgere la sua di un calore magico e poi il tocco del vento freddo di novembre sulla sua pelle.

Poi più nulla, a parte il calore che il corpo di Hyoga infondeva alle sue membra infreddolite, e il contatto con la mano di Ikki.

FINE PRIMA PARTE

   
 
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