Challenge: #writeptember2022 #Giorno18 del gruppo “Facebook Hurt/Comfort
Italia, Fanart e Fanfiction Gruppo Nuovo”
Prompt: 1 come un macigno - 2 “Qualunque cosa ci si
tra noi”
Genere: Hurt/Comfort
Tipo: one shot
Personaggi: James
Bond, Q
Coppia: slash
Rating: PG-13 - verde
PoV: terza persona
Avvertimenti: movieverse
Disclaimers: i personaggi non sono
miei, ma di Ian Fleming. I personaggi
e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza
scopo di lucro.
MISSIONE FALLITA
Pioveva a dirotto e l’oscurità lambiva i
vicoli, si appiattirono contro un muro, il più giovane si posò una mano sulla
bocca aveva il respiro così affannoso che temeva che lo avrebbero sentito anche
sotto lo scroscio invadente dell’acqua. Era bagnato fradicio, il freddo lo
faceva tremare in modo incontrollato, il dolore alla spalla, lo stordiva,
sentiva le gambe molli, non era sicuro di riuscire a fare un altro passo.
L’agente 00 gli lanciò una occhiata
preoccupata, poi rivolse la sua attenzione verso l’angolo opposto al loro, la
pistola stretta in pugno. Forse li avevano seminati o forse erano in agguato tra
le ombre come loro.
Un gemito fece voltare Bond nuovamente, il
suo quartermaster era scivolato lungo il muro sporco, stringendo al petto il
laptop orami irrimediabilmente distrutto e con l’altra mano si stringeva la
spalla.
James si sentiva un pelino in colpa per
averlo trascinato fuori dalla sua comfort zone, che era la sezione Q, ma aveva bisogno
di lui per recuperare quei dati, anche se viste le condizioni del pc, probabilmente
la missione era fallita miseramente.
“Q!” lo chiamò “Dobbiamo arrivare alla casa
sicura” mormorò e lo vide annuire appena.
“Ti seguo” rispose con voce flebile,
rimettendosi in piedi a fatica. A differenza sua, Bond non aveva quasi nemmeno
il fiatone, era ancora operativo al centro per cento e stava cercando di tirare
fuori entrambi da quella drammatica situazione.
Bond percorse i vicoli della città come un
gatto, seguito a ruota dal collega che ad ogni passo si faceva più pallido. Teneva
il portatile come ne dipendesse la sua vita e la stanchezza e la debolezza
facevano pesare il laptop come un macigno. Il cervello di Q tentava di pensare ad
un modo per recuperare i dati, ma se le pallottole avevano preso il disco fisso,
c’era ben poco da fare, era quasi morto per niente.
Si rese appena conto che la pioggia aveva cessato
di bagnarlo, perché erano giunti alla casa sicura, un piccolo, squallido ed anonimo
appartamento.
L’agente si sincerò che fosse vuoto, quindi
porse la sua attenzione sul giovane quartermaster, che pallido e tremante stava
appoggiato al muro, sembrava non vedere e sentire niente.
Con delicatezza lo fece sedere sul piccolo e sgangherato
letto, il giovane si riscosse quando Bond cercò di togliere il pc dalle sue
mani.
“Siamo al sicuro, questo lo mettiamo qui” disse,
parlandogli come ad un bambino “Questo aggeggio, ti ha salvato la vita” proferì
aprendogli la giacca fradicia.
“Sì, ma forse ho compromesso la missione” rispose
rabbrividendo e gemendo di dolore mentre l’agente lo spogliava dei vestiti bagnati
ed insanguinati. Istintivamente aveva alzato il portatile per ripararsi dai
colpi di pistola, uno però lo aveva raggiunto alla spalla destra.
“La missione si può ripetere” rispose
asciutto esaminando la ferita, la pallottola era ancora lì, abbastanza in
superficie, per fortuna.
“Devo estrarre il proiettile” annunciò
risoluto cercando nella piccola cucina qualcosa di adatto.
Q si riebbe per un momento dal suo stato di
torpore “No, tu non sei un medico” protestò debolmente, Bond sorrise sbieco,
facendolo sdraiare, mente con un accendino arroventava la lama di un coltello
da cucina.
“Non so quanto impiegheranno ad estrarci da
qui, rischi che si infetti”
Il giovane era troppo stanco per mettersi a
discutere e poi di Bond, doveva ammetterlo, si fidava e gli piaceva, solo che
non sapeva mai come comportarsi con lui.
“Cercherò di non farti troppo male” sussurrò
scostandogli i capelli bagnati dalla fronte, gli sfilò gli occhiali.
“Così non vedo niente” protestò socchiudendo
istintivamente gli occhi.
“Fidati è meglio così”
Il dolore arrivò all’improvviso e Q si
ritrovò ad urlare come non aveva mai fatto in vita sua e poi perse misericordiosamente
i sensi per un tempo indefinito.
Fu la carezza nei suoi capelli a destarlo da
quell’incubo di dolore. La spalla gli faceva male in modo insopportabile.
“James” lo chiamò senza aprire gli occhi, la
carezza si arrestò “Continua” lo pregò, l’agente sorrise, Q non si lasciava mai
andare, manteneva sempre un riserbo e un controllo su sé stesso invidiabile, ma
ad un occhio attento ed allenato, come il suo, aveva colto piccoli segnali
verso di lui, che non gli dispiacevano affatto.
“Ho freddo” bisbigliò e pochi istanti dopo il
corpo solido e caldo di Bond lo raggiuse sotto le coperte.
Q si umettò le labbra stava così male, non gli
era mai successo, beh lui non metteva mai il naso fuori dalla sezione Q.
La carezza, dai suoi capelli, si spostò al
suo viso, sentiva il respiro dell’uomo vicino al suo orecchio “Qualunque cosa
ci sia tra noi” iniziò Bond “Proseguirà un volta usciti da qui” sussurrò ancora
e il giovane tremò a quelle parole.
“Ma devi sopravvivere Q, non lasciarti andare,
i soccorsi arriveranno a breve, resta con me”
Il quartermaster socchiuse faticosamente gli
occhi puntandoli in quelli azzurri dell’agente doppio zero “Ci proverò” promise
“Ci proverò”
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Mamma mia sono secoli che non scrivo in
questo fandom, sono un po’ arrugginita ^_^