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Autore: Milly_Sunshine    23/01/2023    2 recensioni
Una serie di one-shot slegate le une dalle altre, scritte molto tempo fa (ma recentemente riviste almeno parzialmente), accomunate dall'essere racconti romantici senza lieto fine. Contesto generale/ vago per i primi tre, perché non ci sono contesti più adeguati, contesto sovrannaturale per il quarto.
QUELLA STELLA È KIT: una gravidanza tragicamente interrotta a causa di un "incidente" e una stella che brilla nel cielo. Sarà il bambino perduto che cerca di comunicare qualcosa?
L'ACCORDO VIOLATO: un'attrazione innegabile e un'accesa rivalità professionale, protagonista la stessa coppia, perché l'amore vince su tutto, ma non va sempre così.
TORNERÒ: un uomo e una donna con importanti relazioni fallite alle spalle messi di fronte a una seconda chance. Dopo la morte di lui, la donna vorrebbe vederlo rivivere nella persona che più gli somiglia.
L'ALBA DI NOVEMBRE: l'amore è trascorrere tutta la vita insieme e, se ciò non è possibile, trascorrere insieme ciò che verrà dopo, il che si coniuga male con il fatto che uno dei due sia ancora in vita.
Genere: Dark, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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QUELLA STELLA È KIT

È il 4 gennaio e sono appena scattate le ventidue e trenta. Non fa freddo quanto credevo e sono qui, ad aspettarti, nel cortile di casa tua, quella che ormai è casa nostra.
Il cielo è sereno, le stelle mi inebriano. Chissà, forse tra quelle stelle c'è anche Kit. Non ha mai avuto un nome, ma stasera sento il bisogno di dargliene uno. Non sapevo nemmeno se fosse maschio o femmina, ma sento che era un bambino e si sarebbe chiamato Kit.
Perché proprio Kit? E che cavolo di nome è Kit, cosa significa? Ti immagino, mentre me lo chiedi, e non so cosa risponderti. Anche se ormai non c'è più, sento ancora la sua presenza. Non è più dentro di me, ma è intorno a me, sento il suo sguardo che mi fissa.
Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi: adesso che non ci sei tu posso piangere. Non voglio che tu sappia quanto sto male. Puoi sapere tutto di me, ma non questo. Io ci tenevo davvero a Kit, e so che, anche se mi fai credere che tra noi non sia cambiato nulla, anche tu stai male. Sentiamo il bisogno di nasconderci, mentre rispettiamo l'uno il dolore dell'altra.

* * * ☆ * * *

Vedo una stella così luminosa, la noto mentre svetta tra tutte le altre. Quello è Kit, è il nostro bambino, ne sono certa. Non riesco a credere che non nascerà mai, che a questo punto avrebbe dovuto essere già nato.
Il 23 dicembre doveva essere la data prevista per il parto, ma chissà, magari poteva nascere con qualche giorno d'anticipo, il giorno in cui sia io sia te abbiamo compiuto quarant'anni.
Siamo nati lo stesso giorno, la nostra unione era già scritta nel nostro destino. Peccato non esserci incontrati prima e, in fondo, penso che il passato sia stato meno crudele con te, piuttosto che con me. Abbiamo avuto entrambi una seconda possibilità e, se tu avevi paura che fosse un nuovo fallimento, io avevo addirittura paura di te.
Come ho potuto sfuggirti così a lungo? Come ho potuto credere che la mia vita fosse quella che conoscevo? Solo perché portavo ancora un anello al dito, pensavo di vivere una vita perfetta.
Non lo era.
Vivevo accanto a un uomo che mi odiava senza avere la forza di odiarlo.
Non ce la faccio nemmeno adesso, temo: tutto ciò che provo è terrore.
Sento che mi troverà e non mi stupisce sentire il telefono che squilla.
Rientro in casa, so già che è lui, ha trovato il nostro numero.
Forse vuole dirmi che mi ucciderà, come ha già tentato di fare quando ero ancora sua moglie.
Invece no, dice solo: "Eccoti qui, Viola".
Il suo tono è sorprendentemente calmo: strano, non credevo che fosse capace di parlare senza urlare, e chissà, forse non voleva nemmeno uccidermi, quando mi ha buttata giù dalla barca, pur sapendo perfettamente che non sapevo nuotare. Dopotutto è stato lui a ripescarmi.
Ma ne ha approfittato per prendermi in giro davanti a quei ridicoli dei suoi amici, quelli che ridevano, mentre le loro mogli prendevano il sole in bikini. Erano ridicoli, ma almeno le loro consorti potevano mettersi in costume, io no, si sarebbero visti i lividi che avevo sul corpo.
"Cosa vuoi?" gli chiedo.
"Torna a casa" mi ordina.
C'è qualcosa di dolce, nella sua voce, che mi tiene attaccata alla cornetta. È una sua trappola, come era una trappola quella volta, qualche mese fa, in cui mi aveva contattata dicendomi che potevamo accordarci in prima persona, senza ricorrere ai nostri avvocati.
"Lasciami in pace" rispondo.
I miei occhi scintillano finalmente odio, mentre ripenso alla sua trappola precedente. Non ho mai detto a nessuno che è stato lui a buttarmi giù da quelle maledette scale.
Ho fatto credere a tutti di essere scivolata, non ho mai raccontato che il mio ex marito sapeva che fossi incinta e che un figlio mi avrebbe tenuta lontana da lui per tutta la vita.
"Io e te siamo marito e moglie" mi ricorda la sua voce subdola al telefono.
"Io e te siamo legalmente separati" puntualizzo, "E ringrazia il cielo che non ti ho denunciato per quello che mi hai fatto."
"Io ti voglio bene" replica il mio ex marito. "Io ti amo."
Rido, sprezzante.
"Tu non sai nemmeno che cosa sia l'amore... e questo, di per sé, non sarebbe nemmeno un grosso problema. Non sai nemmeno che cosa siano il rispetto e la decenza, questo è molto più grave."
Ride a sua volta, lo sento altrettanto sprezzante.
"Credi di essere così migliore di me? Solo perché ora vivi in un'altra casa di merda con un tale che fino all'altro giorno impazziva per delle ragazze più giovani di lui di dieci anni, non significa che sei migliore di me. Tra te e quel tizio tutto finirà e tu tornerai da me."
"Io non tornerò mai da te" dichiaro. "Ivan potrebbe lasciarmi anche stasera stessa, ma io non tornerò mai insieme a te."
"Sei solo un'illusa. Ti sei messa con lui solo perché senza un uomo non vali nulla."
Adesso sento di odiarlo. Il disprezzo sta prendendo il posto della paura. Finché si limitava a fare del male a me, non capivo che potevo spezzare la catena alla quale ero legata.
"Non valevo nulla quando stavo accanto a te" gli rispondo.
Io non valevo nulla, fino a qualche anno fa. Non ho problemi ad ammetterlo.
"Io ho fatto tutto quello che potevo, per te" mi dice.
"Ah, sì? Tu hai fatto qualcosa per me? Non farmi ridere. Ti ricordo che mi hai picchiata per anni, che hai tentato di affogarmi... e soprattutto che hai ucciso mio figlio."
"Non volevo uccidere tuo figlio. Era forse la prima volta che ti buttavo dalle scale?"
"Questo no, ma stavolta ero incinta."
Il mio ex marito replica, con durezza: "Tu volevi davvero il figlio di quello stronzo con cui stai insieme?"
"Sì, lo volevo con tutta me stessa. E ora lasciami in pace."
"Una volta avevo una moglie dolce e adorabile, che potrebbe tornare da me. Ripensaci. Cancelliamo tutto. Tu dimentichi questa parentesi lontana da me e io dimentico che mi hai lasciato e ti sei messa con un altro."
"Se me ne sono andata, ti è mai venuto il dubbio che tu fossi un marito di merda?"
Non gli lascio il tempo di replicare e riattacco.
Torno fuori e torno a guardare il cielo, per vedere Kit.
Non so cosa stia succedendo. C'è un'altra stella, accanto a lui, che brilla come non mai.

* * ☆ ☆ * * *

È di nuovo il 4 gennaio, ora non ho più quarant'anni, ma sessanta. Sono passati vent'anni dalla notte in cui te ne sei andato anche tu: un incidente sul lavoro, all'improvviso ho perso anche te.
Dove sei, Ivan? La solitudine mi ossessiona, come mi ha ossessionata per questi vent'anni.
Una nube sta coprendo te e Kit, a volte vi cerco ancora nel cielo, ma non riesco a trovarvi.
Fa freddo, fa molto più freddo, rispetto a quella sera di vent'anni fa, quando la chiamata del mio ex marito tormentava ancora una volta la mia nuova esistenza. Ormai non lo odio più, non fa più parte della mia vita e, per quanto ne so, è finalmente in una clinica a disintossicarsi dall'alcool.
Mi hanno detto che sembra l'ombra di se stesso, ma non ho smesso di odiarlo per compassione. Semplicemente non riesco più a provare alcun sentimento che non sia il rimpianto per quello che poteva essere.
Io e te.
Ivan, perché te ne sei andato, quella sera di vent'anni fa?
Mi hai lasciata qui, con il rimpianto che mi logora dentro e che mi spezza il cuore, in senso metaforico. In senso meno metaforico è quello che rischia di succedere da un momento all'altro, prima dell'operazione.
Mancano poche settimane, dopo andrà meglio e smetterò di ansimare a ogni passo, o di dovere temere per la mia vita ogni secondo.
Abito sola da vent'anni, in questa casa vuota, senza le tue fotografie alle pareti. Non avrei sopportato che non vi fosse alcun ritratto di Kit, accanto ai tuoi. E poi, così, ogni tanto potevo fingere che ci fossimo noi tre, insieme, la famiglia felice che desideravamo essere.
Chissà, forse un giorno rinasceremo, Ivan. O forse no, e allora resterai sempre una stella che brilla accanto a Kit.
Sorrido, mentre vedo le nubi diradarsi. Stasera vi vedo con chiarezza, due stelle luminose, una accanto all'altra. Non vi ho mai visti brillare così tanto.
Di colpo capisco tutto: è questa l'ora in cui te ne sei andato, vent'anni fa. Me ne rendo conto mentre mi manca il respiro e inizio a sentire dolore al petto.
Vi fisso, vedo la vostra luce abbagliarmi. Quella sera Kit è venuto a prenderti e ora siete tornati per portare via anche me.

* * ☆ ☆ ☆ * *

Non so se saprò brillare tanto quanto voi, ma mentre mi accascio a terra mi sembra già di scorgere il mio stesso bagliore splendere nel cielo al vostro fianco.

 

   
 
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