Si inginocchia e tende le mani verso di me.
Non capirò mai perché fa così, vorrei che non lo facesse.
Sa tanto di sottomissione questo suo gesto e io non lo voglio sottomesso a me, non voglio che si doni, voglio donargli me stesso.
Eppure, non so resistergli.
Non so mai resistergli quando mi guarda così, con quei gesti, con quell’espressione, con quel sorriso che è innocenza, tenerezza e sensualità tanto intensa da mandarmi subito su di giri.
Non parla, ma tutta la sua persona trasuda supplica, la preghiera che ormai conosco a memoria:
“Prendimi, fammi tuo, amami, vivimi fino a consumarmi”.
Mi avvicino, gli prendo le mani, lo tiro verso di me.
“Alzati Shin, ti prego”.
E lui lo fa, obbediente…
Sì…
Per lui è quasi un obbedire a un ordine, anche se da parte mia è una preghiera, perché non lo voglio così umile, così indifeso.
Se non si alzasse lui, mi inginocchierei io.
Invece si alza ed è alto più di me ormai, ma so che la cosa non gli piace: lui vuole se stesso piccolo tra le mie braccia.
Lo sarà sempre…
Il mio piccolo Shin.
Mi si appiccica addosso e mentre lo accarezzo già geme, si tende tutto, palesando, frammento dopo frammento di sé, tutto il suo desiderio che esplode.
Shin è così…
È acqua…
Sensibile appena uno di noi lo sfiora, del tutto permeabile a ciò che abbiamo da offrirgli, tutto aperto a noi con fiducia e dedizione.
Ogni nostro tocco, ogni nostra carezza, risveglia i suoi sensi e il suo bisogno di noi…
Così come il nostro di lui.
Trema con la fronte contro la mia spalla, trema di desiderio e piacere e quella sottile paura che non lo abbandona mai in questi momenti.
Non paura di noi, assolutamente no…
Shin teme se stesso, teme il suo cuore impazzito, teme che le sue emozioni si facciano talmente traboccanti, talmente insostenibili, da non riuscire più a contenerle.
“Ho paura di impazzire…”.
Quante volte ce lo ha detto.
“Ma noi siamo qui…” gli sussurro, come sempre, all’orecchio.
“Gli altri?”.
“Sono di là… ci aspettano”.
“Vi voglio, Shu… vi voglio tutti… così tanto che… mi fa paura”.
“Lo so… fa paura anche a noi…”.
La nostra paura, però, è quella di fargli del male, che questi momenti mettano davvero troppo alla prova un cuore così generoso, così ricettivo, così empatico…
E così fragile.
“Vi voglio… così disperatamente…”.
Sospiro, lo sollevo tra le mie braccia per portarlo dai nostri nakama che ci attendono.
Mi sembra sempre tanto leggero, eppure è cresciuto e mi chiedo come riesca a farsi tanto lieve, quasi inconsistente quando lo stringo.
È come una magia…
Forse lui è davvero una creatura incantata degli oceani, fatta di spuma di mare…
Ma la spuma di mare può dissolversi così facilmente che il solo pensiero mi angoscia a tal punto da farmi piangere.
Non se ne deve accorgere, il mio sensibile pesciolino, perché lui si accorge di tutto e non me la perdonerei mai questa debolezza, non accetto di farlo soffrire ora, che già è tanto fragile.
Lo stringo con forza, le dita delle sue mani morbide si intrecciano dietro al mio collo, nasconde il viso contro la mia spalla.
“Andiamo da.. da Ryo… da Seiji… da Touma?”.
Gli poso un bacio tra i capelli soffici, che profumano del suo sapone, delicato come lui:
“Sì. Staremo tutti con te… tutta la notte… amore mio… amore nostro”.