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Autore: _Zaelit_    24/01/2023    0 recensioni
È trascorso qualche mese dal termine della lotta per la libertà dei guerrieri originati dal Progetto Jenova e Progetto Yoshua.
Sephiroth è partito in cerca della sua redenzione, mentre Rainiel vive con Zack ed Aerith nel Settore 5. Un altro nemico, però, intende portare avanti la guerra che loro credevano terminata. Quando un vecchio amico porterà discordia nelle vite dei due ex-SOLDIER, quando un angelo dalle piume nere tornerà a cercare il dono della dea, Rainiel e Sephiroth, e tutti i loro compagni, dovranno ancora una volta confrontarsi con un male più pericoloso del precedente e che, come se non bastasse, sembra conoscerli molto bene.
Libertà, amore, pace: tutto rischia di essere spazzato via ancor prima di poter essere ottenuto... e il Dono degli Dèi è più vicino a loro di quanto pensino.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Sephiroth, Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Capitolo 43
DA ZERO

Rain sentiva che quella divisa da SOLDIER di terza classe le stava un po' troppo stretta. Non perché lo fosse davvero, era della sua taglia e le calzava a pennello oggettivamente, ma c'era comunque qualcosa che non andava. Quel violaceo scoccava con il suo volto più maturo. Era cambiata, era cresciuta, ma non ricordava in che modo. Eppure, rimaneva una semplice SOLDIER di terza classe.
Con un sospiro, la ragazza finì di indossare gli spallacci, raccolse i capelli in una crocchia alta e si spostò dal bagno, dove aveva appena finito di fare una rilassante doccia calda, al soggiorno. La sua camera era troppo comoda per essere quella di un'operatrice del suo rango, era un open space con tutto ciò che le serviva, e in cui probabilmente nessuno aveva abitato per un po'. Che fosse un premio per la missione portata a buon termine, dato che aveva salvato Genesis dai suoi carcerieri a Wutai?
Rainiel si spostò davanti la televisione e la accese per qualche minuto, avendo ancora un po' di tempo rimanente prima di dover lasciare la stanza. Fece zapping tra i vari canali, finché non trovò la rete televisiva esclusiva della Shinra, la SNNet News.  Su Midgar Today, negli ultimi giorni, avevano parlato parecchio di lei, il che l'aveva portata a non lasciare la stanza per un po', se non per i quotidiani accertamenti medici. D'altronde, doveva essere tenuta sotto controllo.
«La Torre Shinra è attualmente ancora circondata da reporter provenienti da ogni settore di Midgar, in attesa ormai da giorni di avere qualche informazione in più circa il ritorno del SOLDIER Genesis, precedentemente creduto un disertore, poi dichiarato morto in missione e infine etichettato come prigioniero di guerra in Wutai.» stava spiegando in quel momento il conduttore, seduto dietro la sua bella e linda scrivania, «Il Presidente Shinra attualmente non ha rilasciato deposizioni, né lo hanno fatto i responsabili di SOLDIER. Desta scalpore soprattutto il ritorno del Generale Sephiroth, celebre eroe di guerra, creduto disperso in missione da qualche mese. Il SOLDIER di prima classe, però, non si è ancora mostrato alle telecamere e non ha rilasciato alcun messaggio per le sue migliaia di fan che piangono di gioia per la sua comparsa.»
La scena mutò. Un'orda di giornalisti stava assaltando un gruppo di medici e scienziati che Rain non conosceva, nel momento in cui stavamo uscendo da uno degli ascensori in un piano aperto al pubblico. Alcuni si avvicinarono a una bassa donna dai lunghi capelli neri e le posero incessanti domande sull'eroe acclamato e desiderato da tutti.
«Sephiroth è attualmente in convalescenza. La missione è durata mesi, e contro lui e la sua squadra sono stata utilizzate delle armi all'avanguardia che hanno avuto conseguenze... insolite.» si limitò a dire la scienziata, «Chiedo che abbiate rispetto della sua privacy. In questi giorni si sta sottoponendo a controlli e cure di vario tipo, sono certa che tornerà sotto i riflettori quando si sentirà meglio.»
Una giovane e coraggiosa reporter scavalcò la fila di curiosi per spingere il microfono che teneva in mano verso di lei. «Mi scusi, cosa può dirci invece dell'altra superstite della missione? Sappiamo solo che si tratta di una SOLDIER donna, ma la sua identità non è stata resa pubblica.»
La scienziata indurì la propria espressione. «Le donne che fanno parte di SOLDIER si contano sulle dita di una mano, lo so, ma l'identità della sopravvissuta non è di grande interesse. Si tratta di una SOLDIER di terza classe, nulla di più.»
L'emozione dei giornalisti scemò dopo quella frase e Rainiel, un po' amareggiata, si strinse nelle spalle e spense la TV mentre la frenesia giornalistica andava avanti. La fame d'informazioni era animalesca, e fin troppo stressante per lei.
Ripensò a Sephiroth mentre guardava lo schermo nero, e il suo riflesso al suo interno. Probabilmente doveva essere ridotto peggio di lei, se non si era ancora fatto vivo. Si ricordava di lei? Sembrava di sì, e anche bene. Ma forse non gli importava più di tanto di chi fosse, come al resto del mondo. Se non altro, era contenta di aver dato una mano a portare al sicuro Genesis.
Afferrò le chiavi dell'appartamento e chiuse a chiave la porta, sfilando nel corridoio. Chi la incrociava lungo il piano degli alloggi destinati alla divisione di cui faceva parte si stringeva in gruppetti isolati che sgomberavano il passaggio quando la vedevano arrivare.
«Hai visto? Quella è Rainiel!»
«Già... chissà che diamine è successo? È scomparsa per mesi.»
«Missione top-secret, a quanto pare. Ma guarda quella divisa...»
«Terza classe, eh? Pensavo che l'avessero promossa di rango già da un po'.»
«Be', forse l'hanno declassata. Meglio starle alla larga, potrebbe aver combinato qualcosa di grave...»
Quei sussurri infastidirono Rain, che però si sforzò come poteva di ignorarli. Si cinse nelle proprie spalle e aumentò la velocità dei passi, chiudendosi finalmente in ascensore.
Rilassò la schiena contro le porte di vetro mentre davanti a lei si estendeva una bellissima Midgar, visibile oltre le pareti trasparenti, e un cielo vasto e azzurro, anche se un po' spento.
Cercò di allontanare quei pensieri. Non era stata declassata. Semplicemente... in tutti quegli anni non aveva fatto nulla di così notevole da farla salire di grado. Avrebbe rimediato adesso, però... giusto?
Affondò una mano in tasca. Non aveva portato con sé le pillole, che prendeva regolarmente come il suo mentore le aveva spiegato, quindi non c'era nulla lì oltre al suo telefono, che aveva trovato in camera al risveglio. Purtroppo, non c'erano informazioni utili al suo interno. Il cellulare sembrava essere stato formattato. Forse aveva subito un colpo durante i combattimenti, o chissà cosa. Non c'era più nulla al suo interno che facesse da pista a Rain per recuperare almeno una delle tante memorie che aveva perso.
Il suo primo istinto fu aprire la sezione dei messaggi. Aveva inviato almeno una decina di saluti e domande a sua madre e suo padre, che abitavano a Darefall e che, purtroppo, non li avevano ricevuti. Non se ne preoccupava più di tanto: il suo villaggio era piccolo e isolato, a volte non prendeva nemmeno la TV. Non era raro che mancasse il campo per le connessioni cellulari, anche per lunghi periodi, ma non poter avere nemmeno quell'appiglio la faceva star male. Pensava già di voler prendere delle ferie anticipate per trascorrere qualche giorno a Darefall con loro. Posò il telefono quando notò che nemmeno questa volta aveva ricevuto una replica, e si guardò le punte dei piedi, con l'anima che le sembrava tanto una barchetta in alto mare. Era persa e disorientata e non aveva amici che la cercassero, né altre persone che potessero aiutarla, a quanto sembrava.
Cosa aveva fatto per tutti quegli anni? Davvero non aveva conosciuto nessuno in maniera più approfondita, e aveva trascorso tutto il suo tempo a pensare al lavoro, pur senza guadagnarsi una promozione?
Probabilmente aveva fallito come SOLDIER. Il suo sogno di diventare un'eroina non aveva trovato un livello di capacità alto quanto quello delle sue ambizioni e ora eccola lì, ventenne e con già diversi anni di servizio, impegnata a portare a termine dei programmi pensati per la terza classe. Sentiva, però, di poter fare più di così. Lo avrebbe dimostrato al suo maestro.
Genesis, d'altronde, la aspettava proprio adesso nella sala d'addestramento che stava per raggiungere. Aveva fissato con lei una data per riprendere gli allenamenti, e finalmente quel giorno era arrivato. La ragazza era stanca di poltrire a letto senza uno scopo, e aveva davvero bisogno di svagarsi un po' e sfogarsi con della sana attività fisica.
Quando le porte dell'ascensore di vetro si aprirono, sfrecciò rapida verso il simulatore ignorando le voci di corridoio e le occhiate non del tutto prudenti che le si posavano addosso, dicendosi che la curiosità nei suoi confronti si sarebbe esaurita con il tempo. Gli occhi di tutti al momento non era puntati su di lei, ma su un'altra persona che non aveva ancora fatto la sua comparsa pubblicamente.
Aspettò che il simulatore si aprisse ed entrò con un passo più incerto, guardandosi attorno e guardando con aria persa i pannelli blu scuro di quella stanza che ricordava di aver visitato solo pochi giorni prima ma che, allo stesso tempo, le dava l'impressione di non averci messo piede per molto, molto tempo.
Genesis era in fondo alla sala, Rapier in una mano e Loveless nell'altra. Sembrava essersi ripreso in fretta... sembrava. La sua voce tradì l'apparenza.
«... La Dea discenderà dal cielo...» stava finendo di recitare in quel momento, una delle tante frasi che aveva ripetuto forse un'infinità di volte, «... Si dispiegheranno ali di luce e tenebra. Ella ci guiderà alla felicità, il suo dono... sempiterno
Rainiel ascoltò rapita quei versi pronunciati con un velo di malinconia, trattenuta e nascosta, ma comunque presente almeno in parte. Camminò leggiadra pregando che il rumore metallico delle sue Aikuchi, portate da lei da Genesis nella sua stanza, non disturbasse il cantore impegnato.
Genesis, però, chiuse il libro con uno scatto e  lo ripose al sicuro.
«Tu credi che raggiungere la felicità sia possibile, Rainiel?» domandò distrattamente, facendo capire alla ragazza di essersi accorto della sua presenza.
Lei batté le ciglia, presa alla sprovvista. «Be'... mi auguro di sì.» balbettò sottovoce, osservando il mentore posizionarsi di fronte a lei, l'espressione atona, «Perlomeno, io mi sentirei felice se riuscissi finalmente ad abbracciare i miei sogni...» si guardò le punte dei piedi, pensierosa.
Genesis la studiò per qualche secondo, prima di mostrare un sorriso amaro ma non sforzato.
«Ho... sbagliato qualcosa?» domandò Rainiel, allarmata.
«Parli come un mio vecchio amico.» aggirò lui l'argomento, scuotendo la testa. Per qualche motivo, non la guardava direttamente negli occhi.
Rain avrebbe voluto chiedergli di chi stesse parlando, ma Rapier si mosse leggiadra davanti a lei. Genesis vi passò sopra una delle mani, coperta da un lungo guanto rosso, e la lama brillò istantaneamente dello stesso colore.
«I sogni sono spesso pericolosi.» rifletté il giovane uomo, mentre rilassava i muscoli un secondo prima di tenderli per prepararsi a una lotta.
Rain replicò sfoderando le spade, facendole ruotare tra le dita e assumendo una posa adatta alla difesa. Fece tutto in maniera automatica, senza doverci riflettere, il che sorprese anche lei. Le sue gambe e le sue mani sapevano già tutto quello che andava fatto.
«Un eroe può sognare di salvare il mondo, di compiere scelte giuste, e rischiare invece di diventare un mostro.» parlò a tono più basso Genesis, perso sicuramente in pensieri lontani, che a Rain non era dato conoscere. L'uomo puntò l'arma verso di lei, stringendo le labbra nel vedere la posa che aveva assunto rapidamente, «Non cadere nel tranello in cui altri sono già inciampati, Rainiel. Se vuoi inseguire i tuoi sogni, dimostrami che lo farai sempre seguendo la ragione.» le chiese. Nei suoi occhi, un manto di profondi sensi di colpa.
Rainiel non comprendeva le sue parole. Genesis non era mai stato così diretto... così interessato, nei suoi confronti. Non credeva che gli importasse davvero quel che avrebbe fatto lei del suo futuro.
«Lo farò... per i miei sogni, e il mio onore da SOLDIER.» replicò allora, forse un po' stranita.
Ma Genesis non sorrise, non annuì. La sua unica risposta fu un attacco.
Ora stava davvero per iniziare a insegnarle qualcosa.

 

 
   
 
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