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Autore: Wenclair    25/01/2023    1 recensioni
Salve a tutti, sono appena iscritta e non ho mai scritto nulla prima, ma ci tenevo a pubblicare questa storia, perciò siate buoni :)
Mi sono basata ovviamente sulla nuova serie Netflix di Mercoledì e mi sono chiesta :
E se tra Mercoledì e Enid si sviluppasse qualcosa di più di un'amicizia?
I personaggi saranno più o meno tutti quelli della prima stagione, e ci sarà un nuovo anno da affrontare alla Nevermore. Spero vi piaccia.
Genere: Horror, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Enid, Mercoledì
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Enid camminava nervosamente avanti e indietro nella stanza, mentre Mano la seguiva cercando di calmarla come poteva. 

“Non posso” ripeteva “è in pericolo, non posso restare qui mentre lei rischia di morire”.

Mano cercò di spiegarle che sarebbe andato tutto bene, che Mercoledì era insieme agli altri, anche se nemmeno lui era convinto di quello che diceva.

Le ho promesso che sarei rimasta qui…ma non posso farlo.

Si fermò di colpo e per poco Mano non andò a sbatterle contro i talloni “Mano…devo andare!”.

L’appendice fece per replicare, ma lei la interruppe “Tu sai dov’è il cimitero, vero?”.

Mano tentennò, ma poi confermò a modo suo “Dobbiamo andare, non la lascerò affrontare quel mostro o chiunque sia senza di me”.

Uscì dalla stanza, mentre Mano si affrettava ad inseguirla, sapeva benissimo che quella cocciuta lupa mannara non si sarebbe fatta mai convincere a tornare indietro.

“L’istinto di noi lupi mannari è quello di proteggere il nostro compagno” le aveva detto suo padre.

Accelerò il passo, mentre Mano le si arrampicò sulla spalla e,, senza rendersene conto, si ritrovò a correre a perdifiato oltre i cancelli della Nevermore. Questa volta non correva via da lei. Questa volta correva per lei. Dopo aver attraversato gli alberi sentì una fitta al petto.

Cosa mi sta succedendo?

Il dolore si fece più intenso, tanto da farla piegare in due a terra, mentre Mano le girava intorno preoccupato. Sentì i muscoli e le ossa provocarle dolore e serrò violentemente i denti gemendo. Guardò il cielo.

Non c’è la luna piena. Non posso trasformarmi ora!

Si irrigidì ringhiando di rabbia mentre sentì ossa e muscoli che si tendevano e allungavano dolorosamente. Le unghie divennero artigli, ben più solidi e minacciosi del normale, mentre il viso iniziò ad assumere connotati ferini. Sentì anche i canini allungarsi e un’improvvisa scarica di adrenalina che le fece emettere un grido di dolore e rabbia. Si guardò le mani e capì di essersi trasformata ma solo in parte.

Quindi questo è il potere di cui mio padre mi aveva parlato?

Il suo sguardo puntò nell’oscurità, dove Mano le aveva detto trovarsi il cimitero.

Sto arrivando Mercoledì!

 

La bestia avanzò lentamente, studiando tutti i presenti con il suo terribile sguardo senz’anima. Annusò l’aria mentre i ragazzi tremavano terrorizzati, poi si bloccò di colpo e puntò i suoi occhi sulla sua preda. Emise un orribile verso, a metà tra un grido umano e un ruggito e, con velocità mostruosa si avventò proprio contro Mercoledì.

Una freccia si piantò nella spalla del Wendigo, ma questi non sembrò neanche accorgersene, poi spiccò un balzo per atterrare sulla giovane Addams. Questa si spostò solo all’ultimo istante, rotolando lateralmente, mentre la creatura affondò gli artigli nel terreno. Volse di scatto la testa verso di lei pronto ad aggredirla nuovamente, quando uno sciame di api la avvolse girandole vorticosamente intorno. Per un attimo il mostro ruggì e iniziò ad artigliare furiosamente l’aria nel tentativo di colpire lo sciame di insetti. Tanto bastò a Mercoledì per rifilargli una rapida stoccata tra le costole. Tuttavia il mostro non sembrò nemmeno accusare il colpo e, afferrata la lama, la strappò via dalle mani della ragazza. Con una facilità disarmante la spezzò in due e la gettò a terra. Mentre si avventava sulla sua preda la bestia sussultò ed emise un ruggito, si girò furiosa mentre alle sue spalle Bianca vibrava un secondo colpo con la sua spada, ferendola con un taglio all’addome. Un’altra freccia raggiunse il Wendigo, questa volta in testa, piantandosi le suo cranio. Il mostro la prese e la spezzò, poi si volse verso Xavier e ringhiando si avvicinò a lui.

“Ehi!” gridò una voce alle sue spalle, questi si girò e si trovò davanti Ajax che lo fissava con tono di sfida. 

Il gorgone si sfilò il berretto “Adesso guardami, stronzo!” ringhiò.

Dai suoi capelli si sollevarono dei serpenti che sibilarono minacciosi verso la creatura. Questa si portò furiosamente a pochi metri dal ragazzo ma qualcosa la bloccò. Il mostro abbassò lo sguardo vedendo una gamba che lentamente iniziava a coprirsi di uno strato di pietra, poi guardò il braccio che stava subendo la stessa sorte. Con un urlo di rabbia fece un rapido e ampio movimento con l’altro braccio e colpì Ajax, che tentò di parare quel colpo inaspettato. Il ragazzo sentì l’osso dell’avambraccio incrinarsi dolorosamente, poi fu sbalzato brutalmente di diversi metri. Mercoledì corse per afferrare ciò che rimaneva della sua lama ma, quando vi portò sopra la mano per afferrarla, un piede gliela schiacciò a terra con violenza.

Alzò lo sguardo “Bene, vorrà dire che sarò io a farlo” il mutaforma ghignò e sollevò il suo pugnale, pronto a colpire.

Poi iniziò ad agitarsi sempre più furiosamente, dando sferzare al vento, mentre le api lo assalivano, pungendolo senza sosta. Fu costretto a togliere il piede dalla mano della ragazza e corse via urlando. Avrebbe dovuto inseguirlo e finirlo, ma Mercoledì ora aveva un avversario ben più pericoloso da affrontare. Vide Xavier che disperatamente scagliava frecce, Ajax che si rotolava a terra tenendosi il braccio e Eugene che dirigeva il suo sciame contro la creatura. Questa, tuttavia, si volse verso di lei e avanzò ringhiando, quando una voce alle sue spalle la fece arrestare. Un canto, per la precisione.

La giovane sirena stava tenendo a bada il Wendigo con il suo canto ipnotico, infatti la creatura sembrò arrestarsi e iniziò a dondolare la testa come in trance. Mercoledì si avvicinò per colpire, quando la creatura con un furioso ruggito scosse la testa e si voltò furiosa verso Bianca. Questa, capendo che il suo stratagemma aveva fallito, fece per sferrare un colpo con la sua spada, ma il Wendigo fu più veloce e la colpì per primo, sbalzandola come aveva fatto con Ajax. La sirena rotolò più volte a terra facendosi male alla caviglia e urlando di dolore. Il Wendigo ora sembrava persino ignorare le api di Eugene e le frecce scagliate da Xavier. Si voltò di scatto verso la sua preda e con un paio di salti le fu addosso. Nonostante la parziale pietrificazione la bestia era comunque troppo potente e rapida per tutti loro e Mercoledì non ebbe neanche il tempo di schivare la sua enorme mano. Sentì la stretta sulla gola e il terreno che si allontanava dai suoi piedi mentre si dibatteva. La creatura stringeva sempre più forte, facendole mancare l’aria. La vista della ragazza iniziò ad oscurarsi, mentre riusciva a malapena a sentire le grida di disperazione dei suoi amici. Intravide il Wendigo puntare i suoi artigli, pronto a darle il colpo di grazia. E poi la carne si squarciò.

 

Non fu la carne della giovane Addams, bensì quella del Wendigo a squarciarsi con violenza. La bestia urlò di dolore mentre due braccia le spuntarono dalle spalle artigliandole il collo e ferendola ancora. Il Wendigo barcollò andando a sbattere contro ciò che rimaneva di un muro, facendolo crollare sotto il suo peso. Dopo aver riacquistato quasi totalmente i propri sensi Mercoledì la vide. Aveva un aspetto familiare, un maglioncino rosa e una testa di capelli biondi, ma il suo aspetto era a metà tra un essere umano e un qualche tipo di bestia ferina.

“Enid” emise con un filo di voce.

La giovane lupa mannara si acquattò sul terreno, come una tigre pronta a balzare sulla propria preda, mentre il Wendigo si rialzava ringhiando di rabbia.

“Non la toccare, brutto pezzo di merda!” ruggì la licantropa, poi si voltò verso Mercoledì incontrando per un istante il suo sguardo. I suoi occhi azzurri brillavano di una furia omicida.

Si volse verso il Wendigo, pronta a fronteggiarlo “Ora te la vedrai con me!”.

La creatura urlò di rabbia e con inaudita violenza si lanciò contro Enid che saltò di lato evitando l’attacco. Agilmente la ragazza saltò nuovamente sulle spalle del mostro artigliandolo furiosamente, mentre questi si dibatteva cercando di togliersela di dosso. La lotta tra i due fu brutale e inizialmente Enid sembrò in vantaggio. Il Wendigo cercò più volte di colpirla ma lei fu più veloce e contrattaccò rapidamente e con violenza. Lo sguardo di Mercoledì fu attirato da un dettaglio, la pietra che copriva la gamba e il braccio della creatura si stava rapidamente sgretolando. Inoltre Enid sembrava più lenta e meno agile nei movimenti, tenere quella trasformazione la stava affaticando. Mentre la lupa mannara stava per schivare un ennesimo attacco sentì un dolore lancinante alla gamba e tale distrazione le fu fatale. Sentì un colpo raggiungerle violentemente la testa e la vista offuscarsi, mentre rotolava per quella che le sembrò un’infinità di tempo sul terreno. Cadde a faccia in giù e cercò a fatica di rimettersi in piedi, quando sentì una morsa intorno alla caviglia. Vide il terreno allontanarsi, poi il cielo della notte, poi il violento impatto della schiena e la testa con la terra e i suoi occhi si spensero.

 

Mercoledì, per la prima volta in vita sua, era pietrificata dall’orrore. Enid giaceva inerte, il mostro l’aveva sbattuta a terra e continuava a tenerla dalla caviglia. Poi, come se stesse tenendo una bambola di pezza la sollevò in aria e la lanciò. Con orrore tutti i presenti videro il corpo della lupa mannara attraversare quasi tutto il cimitero, per poi schiantarsi contro il muro di ciò che restava del monastero e piombare con un tonfo a terra. La giovane Addams sentì il cuore fermarsi mentre osservava impotente quella scena agghiacciante. Incontrò lo sguardo vitreo del demone e sentì il suo corpo irrigidirsi. Bianca si sollevò a fatica appoggiandosi a una lapide mentre con l’altra mano usava la spada come fosse un bastone. Mercoledì guardò il corpo di Enid, poi sentì il calore, il sangue le ribollì nelle vene insieme all'adrenalina provocata dalla rabbia. Strinse i pugni con forza e si lanciò con un grido di rabbia e disperazione contro la creatura. Questa, ritrovato il proprio vigore si preparò a lanciarsi contro di lei ma un dolore la fece arrestare. Xavier aveva scagliato la sua ultima freccia, il bersaglio era la ferita provocata dalla spada di Bianca. Il Wendigo per un attimo perse la sua terribile forza e si inginocchiò ruggendo. Mercoledì correva furiosa verso di lui, lo avrebbe fatto a pezzi a mani nude.

“Mercoledì!” gridò Bianca lanciandole la spada.

La giovane Addams la vide con la coda dell’occhio e, senza nemmeno voltarsi, la afferrò.

Il demone si stava rialzando, e lei era a pochi metri da lui. Diede l’ultimo scatto, l’ultima spinta per raggiungerlo. L’anfibio si poggiò sul ginocchio del mostro, permettendole di darle un primo slancio, poi l’altro piede spinse su una lapide. Mercoledì saltò portandosi più in alto della creatura, poi con rabbia e un urlo sollevò la spada e la calò sul collo del Wendigo con tutte le sue forze. La testa del mostro cadde con un tonfo, mentre il resto del corpo capitolò a terra iniziando subito a disgregarsi come se fosse fatto di sabbia. Nel giro di pochi secondi del Wendigo non rimase più nulla. Mercoledì si poggiò sulla spada per prendere fiato, poi vide ciò che non avrebbe voluto mai vedere. Enid era ancora a terra immobile, corse subito verso di lei.

“No no no no!” continuava a ripetere ossessivamente.

Si inginocchiò sul corpo voltantolo e la prese tra le sue braccia.

Non respira! Il suo cuore non batte più!

Le sosteneva la testa mentre le toglieva sangue e terra dal viso “Enid! Enid, ti prego rispondimi!”.

Vide il volto della lupa mannara bagnarsi, poi si rese conto di stare piangendo. Piangeva senza riuscire a fermarsi, e urlava disperata.

“Non lasciarmi Enid ti prego! Ho bisogno di te!” le lacrime le rigavano il viso.

Le mie visioni…non sbagliano mai.

 

Corse barcollando per il bosco, fiducioso che il piano avrebbe avuto successo. Sentiva il viso e le mani gonfie per colpa di quelle maledette api e la ferita provocata dalla freccia faceva un male cane. Inciampò e cadde pesantemente a terra, restando senza respiro per l’impatto. Mentre si rialzava, il mutaforma vide davanti a lui una figura. Un lungo cappotto nero e un cappello che nascodevano parte di quel volto bianco cadaverico. 

Si tirò su a fatica e puntò il pugnale verso quell’individuo  “Levati di mezzo!” gli urlò.

L’altro ghignò sadicamente e sollevò lo sguardo verso di lui “Mi spiace, non credo che lo farò” disse unendo le dita e facendo crepitare delle scariche elettriche.

 

Cosa posso fare? Devo salvarla!

Mercoledì si sentiva completamente impotente, stringeva Enid tra le sue braccia in preda a un pianto isterico e disperato. La cullava come fosse una bambina.

Volse uno sguardo furioso e, in preda alla frustrazione, urlò verso gli altri “E voi che fate lì impalati? Aiutatemi! Fate qualcosa, vi prego!” gridò con la voce rotta dal pianto.

Tutti erano immobili e sotto shock. Eugene teneva gli occhiali in mano e piangeva come un bambino, asciugandosi inutilmente le lacrime con il dorso della mano. Ajax si teneva il braccio piangendo. Xavier era in lacrime e si teneva istericamente le mani tra i capelli, mentre Bianca si appoggiava a lui con gli occhi lucidi e una mano sulla bocca. Nessuno riusciva a muovere un muscolo.

Mercoledì tornò a rivolgersi alla sua compagna “Ti prego, non lasciarmi da sola!” le prese il viso poggiando la fronte sulla sua “Ti porterò a fare quello stupido picnic in quel lago che ti piaceva tanto, te lo ricordi? Avevi detto che mi ci avresti trascinata per forza, ti prego Enid! Resta con me!”.

Se la strinse al petto e gridò, sfogando tutto il suo dolore.

In quel momento Fester comparve sbucando dagli alberi e si paralizzò quando vide la nipote in lacrime e disperata, come non l’aveva mai vista prima. 

Questa sollevò lo sguardo verso di lui “Zio Fester…aiutami, ti prego…riportala da me!”.

   
 
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