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Autore: Arwen88    11/09/2009    0 recensioni
Raccolta di one-shot sulle opere delle Clamp.
Primo capitolo [La leggenda degli Dei] Ashura x Yasha, Tsubasa Chronicle (volumi nove e dieci).
Secondo capitolo [Serata d'Agosto] Hinata Asahi x Shiro Aso, Suki Dakara Suki /Mi piaci perché mi piaci.
Terzo capitolo [Angels] Kamui Shiro x Fuuma Monou, X 1999
Quarto capitolo [Peccato...] Subaru Sumeragi x Seishiro Sakurazuka, Tokyo Babylon
Quinto capitolo [Messaggi nella pioggia] Ran x Gingetsu, Clover
Sesto capitolo [Preda] Subaru Sumeragi x Seishiro Sakurazuka, Tokyo Babylon
Dal sesto capitolo: Tokyo Babylon, settimo volume: Subaru entra nell'illusione di Seishiro e qui l'assassino gli svela la verità. Dice che lo ucciderà. Ma lo farà veramente? Quali motivazioni lo spingono?
-Sono il simbolo che sei una preda dei Sakurazukamori.-
Ti abbraccio, provo un piacere perverso nel conoscere il terrore che ti provoco, forse anche disgusto. Eppure sei una mia preda, se anche io decidessi di lasciarti andare saresti tu stesso a tornare da me, seguendo il tuo cuore: sei una mia preda.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: What if?, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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parole nella pioggia Fan fiction partecipante al "Multifandom contest III -coppie- storie edite e non"

Titolo: Messaggi nella pioggia

Autore: Arwen88
Fandom: Clover
Personaggi: Gingetsu, Ran.
Avvertimenti: Yaoi, Lemon, One-shot.
Genere: Sentimentale, Introspettivo, Erotico.
Rating: Arancione 
Introduzione: Ran cerca di comunicare con Gingetsu ma i suoi messaggi non vengono recepiti... Eppure sono così importanti...
Le parole sono come gocce di pioggia: scendono nell'anima provocando mutamenti.
Non puoi fermarle, non puoi ignorarle. E prima o poi si imprimeranno anche dentro di te.

[...]Continuo a scrivere sui freddi vetri appannati e umidi di pioggia sempre le stesse parole. Sono solo per te.
Ma tu perché non le vedi? O forse le ignori? Probabilmente gli attribuiamo solo importanze differenti.
NdA: Le parti in corsivo ed in differente carattere sono i "messaggi", poi comunicati a voce, e i pensieri di Ran.


Messaggi nella pioggia


Le parole sono come gocce di pioggia: scendono nell'anima provocando mutamenti.
Non puoi fermarle, non puoi ignorarle. E prima o poi si imprimeranno anche dentro di te.


Ran osservava già da un bel po' la schiena immobile di Suigetsu davanti a sé, l'uomo si muoveva controllando dei documenti sulla scrivania senza fare caso al ragazzo appoggiato allo stipite della porta del suo studio.
Il comandante della truppa Hisoku l'aveva notato ma non aveva tempo di chiedergli cosa avesse che non andava, d'altra parte si conoscevano da abbastanza tempo da sapere che se fosse stato qualcosa di urgente gliel'avrebbe detto senza pensarci troppo.

Ma Ran era il tipo da pensarci molto in certi casi...


Continuo a scrivere sui freddi vetri appannati e umidi di pioggia sempre le stesse parole. Sono solo per te.
Ma tu perché non le vedi? O forse le ignori? Probabilmente gli attribuiamo solo importanze differenti.




-Stai uscendo?-
Gingetsu rispose alla domanda senza neppure voltarsi.
-Sì, ho una missione da svolgere.-
-Quando torni?-
-Non lo so.-
L'uomo esitò per un attimo, intuendo che le domande nascondevano qualcos'altro. Voltandosi osservò il ragazzo.
-Spero presto, non preoccuparti.-
Ran annuì, gli occhi che si abbassavano al pavimento. Poi ci fu solo un soffio di corrente gelida e Gingetsu scomparve oltre la cortina di pioggia.

Il ragazzo stava seduto davanti alla finestra aperta sull'oscurità di quella città.
Così piena, così vuota.
Così luccicante, così sporca.
Piena di gente, vuota di sentimenti.
Camminavano tutti... Ma quanti di loro sapevano cosa cercavano?

Ran teneva la fronte premuta contro il vetro, i capelli si stavano bagnando per via della condensa del suo respiro.
Il ragazzo aprì la bocca e soffiò un alito caldo: la macchia opaca sulla superficie trasparente si espanse.
Lentamente un dito andò a tracciare una parola, un altra... Un altro alito caldo e ci fu il posto anche per altre compagne.
Una terza ed infine la quarta.
Improvvisamente una macchina voltò davanti alla casa illuminando il viso del giovane coi suoi fari gialli, Ran strizzò le palpebre voltando appena il capo.
Una manciata di secondi, più che sufficienti per non notare l'uomo fuori dalla finestra.
Sotto la pioggia, lo sguardo nascosto da occhiali scuri, qualcuno finalmente lesse il messaggio silenzioso.

-Ran.-
Gli occhi blu sgranarono per la sorpresa ed il ragazzo si voltò verso la porta semiaperta.
Gingetsu, sulla soglia, lo fissava. Dopo quello che sembrò un attimo di esitazione entrò nella stanza avvicinandosi al giovane.
-Sei tornato...-
Ran si voltò verso il vetro, il messaggio era già scomparso, inghiottito dal freddo. Un altro messaggio andato perso.
-Ran...-
Il ragazzo si voltò nuovamente, sorpreso. Stavolta Gingetsu proseguì.
-Era questo che desideravi?-
Sconvolto, il ragazzo perse quasi la voce.
-Come... Come facevi a saperlo?-
L'uomo non rispose con altro che con una domanda.
-Perché non sei venuto a dirmelo?-
Lo sguardo blu si posò ancora una volta sul pavimento.
-Nessuno dei due è troppo bravo con le parole... Ma se lo scrivo, allora mi sento meglio...-
-Prima o poi bisognerebbe pur iniziare a tentare.-


Di' il mio nome

Nella stanza la penombra racchiudeva tra i suoi petali le figure dei due uomini, si muovevano insieme, con armonia, con bisogno, con fretta ed insieme con calma.
Ognuno dei due aveva aspettato per troppo tempo una prima mossa dell'altro.
Ognuno dei due non voleva dimenticare nella frenesia nemmeno un particolare.
-Ran...-
-Gingetsu...-

Tienimi tra le tue braccia

Il ragazzo si strinse a quel petto caldo sognato per troppe notti nella solitudine di quel grande letto.
L'uomo accarezzò il corpo sottile del giovane, quanto l'aveva desiderato... Fin quasi al dolore.

Fammi vivere

Le labbra calde del maggiore scorrevano sulla pelle bollente del più piccolo lasciando la traccia del suo percorso.
Le mani sottili del trifoglio s'intrecciarono ai capelli argentati del bifoglio per non farlo allontanare da sé.

Mostrami cos'è la felicità

Ran annaspò quando il dolore lo spaccò quasi in due ma le lacrime vennero raccolte dalle labbra calde dell'uomo sopra di lui.
Gingetsu baciò e accarezzò il più piccolo facendolo rilassare affinché tutto potesse avere inizio.

Dammi l'amore



Ran rimase sdraiato tutta la notte sul petto del maggiore, sapendo che in qualunque dei due letti della casa avesse dormito non sarebbe più stato solo.
Gingetsu guardò il ragazzo tra le sue braccia finché l'alba non spuntò oltre i tetti della città, le dita che non resistevano alla tentazione di toccare quel corpo pallido tanto agognato.

La voce dell'uomo fece sollevare il capo del più piccolo dal largo torace.
-Non hai più bisogno di scrivere quei messaggi ora, vero?-
Ran sorrise, spostandosi per baciare quelle labbra sottili tanto amate.
-No, ora quelle parole sono impresse anche dentro di te.-


Ringrazio Hiko che ha partecipato in coppia con me, faccio i complimenti alle giudici e alle altre partecipanti e ringrazio coloro che leggeranno. Se vi assale l'impulso di lasciare un commento a questa storia non sopprimetelo.


Arwen88 con:
Messaggi nella pioggia


Grammatica e Stile: 7,5/10

A fronte di alcune frasi molto efficaci ed evocative - come quelle dei messaggi, o quelle iniziali, persino l’ultima - il testo è purtroppo molto ricco di cliché, soprattutto nella parte finale, quella - diciamo - del desiderio realizzato - ‘Il ragazzo si strinse a quel petto caldo sognato per troppe notti nella solitudine di quel grande letto.’... La sensazione che dà è quasi quella di un brano letto da qualche parte e rielaborato per l’occasione. Alcune frasi sono non troppo lunghe, ma prive delle adeguate pause: la prima, per fare un esempio, avrebbe probabilmente reso meglio con qualche punto fermo; altre sono piene di ‘quei, quella, quello’ che raramente hanno senso, e la prima delle frasi scritte sul vetro sembra di un livello inferiore rispetto alle successive, non solo perché continuare e sempre non dovrebbero stare insieme, ma proprio perché scorre meno fluidamente delle altre. Riguardo alla grammatica, ‘una prima mossa’ è un po’ un controsenso, perché una è indefinito, ma di prime mosse non possono essercene molte; gli occhi inoltre si sgranano, riflessivo, perché sgranare da solo è quello che fanno le pie donne con il rosario. XD In generale, comunque, lo stile presenta buone potenzialità, e se volessi essere così arrogante da darti un consiglio ti suggerirei di provare a sperimentare un po’ più di originalità.

Caratterizzazione dei personaggi: 6,5/10

Ho letto Clover tanti anni fa, e dunque non ricordo nulla dei protagonisti di questa storia; so che le Clamp tendono a lasciare un alone di mistero attorno ai loro personaggi, so che l’omosessualità nei loro manga è spesso Canon, ma a causa di gravi lacune nella mia memoria ho dovuto giudicare principalmente come se si trattasse di una storia originale. E a questo punto dico che lo svolgimento degli avvenimenti è plausibile, nient’affatto forzato, ma noi non sappiamo nulla della psicologia di Gingetsu e Ran. Le frasi scritte sul vetro non sono sufficienti, ci dicono qualcosa del passato ma nulla del cambiamento avvenuto nella storia. Le Clamp possono permettersi un sacco di silenzi perché sopperiscono con il disegno, ma, senza una minima descrizione, in un’opera di narrativa è impossibile capire cosa succede. E la trasformazione dei sentimenti - o, in questo caso, la presa di coscienza - è tra le cose più difficili ma anche più belle, e qui manca.

Originalità e Trama: 7/10

La storia è molto semplice, oserei dire elementare; non presenta un vero e proprio conflitto, ma soltanto il prevedibile scioglimento, senza contrasti. E’ anche vero che questo scioglimento è descritto con la delicatezza necessaria, forse con qualche cliché, ma senza affrettare i tempi. Il ritmo della storia è lento e si mantiene, non esagera né dimentica particolari importanti. Un’idea di base non proprio eccelsa, ma ben gestita.

Parere personale: 0,3/1

Una storia piacevole e senza drammi particolari, ma forse un po’ troppo evanescente per i miei gusti: ci sono storie che senza grandi tragedie riescono comunque a creare un mondo appassionante e gradevole, mentre qui l’affezione nasce principalmente grazie ai personaggi, e, immagino, se si è letto Clover da poco. Permettimi infine un’osservazione puramente personale: chiamare due personaggi ‘il maggiore’ e ‘il più piccolo’ mentre stanno facendo l’amore fa venire i brividi... nel senso che ricorda terribilmente l’incesto. Esistono tanti altri termini alternativi!

Totale: 21,3/31


  
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