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Autore: EleWar    28/01/2023    8 recensioni
Ogni storia d'amore che si rispetti, ha i suoi alti e bassi, ma solo la potenza del sentimento fa superare tutti gli ostacoli. Quali difficoltà dovranno affrontare, ancora, Ryo e Kaori per essere finalmente e definitivamente felici?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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… E siamo arrivati al penultimo capitolo di questa storiellina senza pretese.
Ho cercato il più possibile di aggiornare presto, perché oltretutto i capitoli sono anche cortini e va a finire che se passa troppo tempo, perdete il filo
@_________ del discorso! ^___^
Detto ciò, ancora grazie per la vostra stima e simpatia.
A presto
Eleonora

 
 
Cap. 9 - Fra donne sole
 
“Bene Kaori. Direi che hai vinto… hai vinto di nuovo!” e le sorrise enigmaticamente, un misto di rimpianto, sarcasmo, dolore.
 
“Eh?” fu costretta a chiedere la ragazza.
 
“Quanta innocenza… quanto fascino autentico…” mormorò Yuki, nuovamente, più a sé stessa che all’altra.
 
Stanca di non capire cosa stesse succedendo fra loro due, finalmente Kaori ritrovò la favella e, istintivamente, le domandò:
 
“Si può sapere di cosa stai parlando? Io non capisco!”
 
Una breve risata secca lacerò l’aria.
Yuki guardò la sua rivale e la consapevolezza della sua scoperta le pesò come un macigno: possibile che solo lei capisse come stessero realmente le cose?
Aveva fatto tutto quel lungo viaggio inseguendo un amore che… non era mai stato per lei.
 
“Piuttosto, Kaori, perché sei qui?”
 
Yuki provava un sottile piacere nel mettere a disagio la sua rivale; era un’arma di ben poco conto, contro chi l’aveva battuta su tutta la linea, le restava giusto questa magrissima consolazione per difendere il suo orgoglio ferito.
Era sicura di averla spiazzata a sufficienza quando, inaspettatamente, Kaori rispose tagliente:
 
“E tu? Tu perché sei qui?”
 
Yuki trasalì.
Fu lì lì per risponderle che non erano affari suoi, ma sapeva che non sarebbe stata credibile; fra le due era la sweeper ad aver più diritto di trovarsi in un qualsiasi albergo nel centro di Tokyo, nello stato del Giappone, piuttosto che lei, Yuki di Arimania, perché Kaori ci viveva, era casa sua!
La Regina di Arimania, in quel preciso momento, invece, avrebbe dovuto essere a mille miglia di distanza da lì, nel suo paese, ad organizzare l’imminente matrimonio con un fascinoso principe innamorato.
Istintivamente scosse la testa e, arrendevolmente, rispose:
 
“Hai ragione. A questo punto è giusto che tu sappia”.
 
Fece una breve pausa, raccolse le idee e, infine, chiarì tutti i dubbi:
 
“Se tu sei qui, è perché hai letto la lettera che giorni fa ho scritto a Ryo. Forse speravi di sorprenderlo in mia compagnia, e magari dargli una bella lezione delle tue, anche se… non sono qui propriamente in veste di cliente, e non credo che basti la mia richiesta d’aiuto, la ben nota sigla XYZ per giustificare la mia presenza” e le fece un sorriso storto “anche se, in un certo senso, pure la mia era una vera e propria richiesta d’aiuto…”
 
Di nuovo Kaori stava perdendo il filo, Yuki parlava di cose che lei non comprendeva; la Regina se ne accorse e si scusò, per poi aggiungere:
 
“Dicevo, se sei qui hai letto la lettera… ma, come vedi, Ryo non c’è, non si è presentato all’appuntamento” e la tristezza e un senso di sconfitta presero per un attimo il sopravvento sulla donna.
 
Kaori stava per dire che aveva letto solo un frammento della missiva, ma si trattenne; voleva che fosse l’altra a parlare e a chiarirle tutti i dubbi che l’avevano tormentata fin da quella prima volta che aveva messo piede sul suolo nipponico.
All’epoca si era accorta dell’infatuazione della giovane principessa per il suo socio, per certi versi non vi aveva dato peso più di tanto, perché con le clienti succedeva sempre così.
All’inizio deploravano il comportamento scellerato di Ryo, che le insidiava ad ogni piè sospinto, ma poi finivano per innamorarsi quando vedevano in lui l’eroe buono e senza paura, il loro salvatore, un duro dal cuore tenero e bla bla bla.
Ryo ci giocava ad impressionarle in tal senso, perché il suo unico scopo era portarsele a letto, e la storia romantica avrebbe dovuto durare lo spazio di una notte d’amore, come le chiamava lui.
Ma quella volta Kaori aveva letto fra le righe della solita commedia: aveva visto un certo turbamento in Ryo, forse anche lui si era innamorato della bella principessa e gli era costato riportarla all’ambasciata, in barba ai suoi propositi scellerati.
Era stato un po’ come se lui si fosse sacrificato per Yuki, che l’avesse lasciata andare perché era giusto che lei compisse il suo destino di principessa, ma poi lei si era fatta cancellare la memoria, aveva voluto dimenticarlo in toto, e questo lo aveva fatto star male.
Questo Kaori l’aveva solo dedotto da tanti piccoli indizi che lei aveva raccolto qua e là, perché, ovvio, Ryo alla socia non aveva mai detto nulla di preciso, e lei, nonostante la grande confidenza e amicizia, non gli aveva chiesto nulla.
La ragazza non sapeva esattamente cosa si fossero detti o cosa avessero fatto in quell’ultima notte prima della partenza della principessa; aveva avuto anche il terrore di chiedere, però poi la vita aveva fatto il suo corso e di Yuki non se n’era parlato più.
 
E ora eccola lì, rispuntata dal passato, addirittura Regina.
Aveva scritto a Ryo, di cui, evidentemente, si era ricordata eccome!
E per un attimo Kaori si chiese se, per tutto quel tempo, i due si fossero frequentemente sentiti, se quella non fosse l’unica lettera, se il socio avesse mai risposto alle sue missive.
 
Eppure Yuki aveva detto una cosa importante, una verità lapalissiana: Ryo non era lì.
 
Ma allora era veramente andato in missione con Umibozu?
Non ci fu tempo di rimuginarci su, perché Yuki non aveva ancora finito e infatti riprese:
 
“Gli ho scritto perché ad un certo punto mi sono ricordata completamente di lui, e allora mi sono ritrovata a pensarlo, e avevo bisogno di vederlo, di parlargli… di chiedergli di venire via con me”.
 
Kaori sussultò.
 
“Sì, glielo avevo chiesto anche quella volta” spiegò la Regina “Gli avevo offerto il mio cuore e il mio regno, saremmo stati insieme ad Arimania, avremmo governato insieme, sarebbe stato il mio sposo. Avrebbe avuto tutte le ricchezze del mondo, avrebbe potuto smettere di fare il vostro sporco lavoro, si sarebbe sistemato per sempre. Credevo che mi amasse e che non aspettasse altro di… mettersi con me”.
 
Lo stomaco di Kaori si contrasse in uno spasmo di atroce gelosia; era uno strazio sentirla parlare così, e se prima perdere Ryo sarebbe stato doloroso, ora che erano una coppia anche solo il pensiero le attorcigliava le viscere togliendole il fiato: sarebbe morta di dolore.
 
Ma quelli erano solo i sogni di una principessa sprovveduta, che crede di aver incontrato il grande amore, o anche Ryo le aveva dato da intendere che per loro c’era realmente una possibilità?
E se era così, perché allora Ryo non l’aveva seguita?
Solo ed esclusivamente perché odiava i legami?
Sarebbe stata poca cosa di fronte al magnifico cambiamento che avrebbe fatto, avrebbe dato una svolta alla sua vita, sarebbe stato felice…
Sarebbe stato felice veramente?
Per quale motivo aveva rinunciato?
Solo perché poi sarebbe venuto meno alla promessa fatta al suo amico morente, e cioè di prendersi cura della sua sorellina adorata?
Ma ormai Maki era morto da un pezzo e Kaori non era più una bambina, non aveva bisogno di un tutore.
Non che come fossero poi andate le cose fra lei e Ryo le dispiacesse, tutt’altro.
Però i dubbi di allora si erano ripresentati non appena era rispuntata quella lettera, ed ora Kaori voleva sapere, voleva andare fino in fondo:
 
“Perché allora Ryo non ha accettato?” chiese recisamente la sweeper “Perché ti ha ricondotto dai tuoi dignitari?”
 
“Bella domanda!” sbottò la Regina “Me lo sono chiesta un milione di volte e non ho trovato una risposta valida… fino ad oggi. All’epoca, quella che mi sembrò più sensata fu che Ryo non amasse i legami sentimentali, e che fosse convinto che ognuno di noi debba seguire il proprio destino, soprattutto quando questo è già segnato. Forse intendeva che io avessi delle responsabilità a cui non potevo sottrarmi, che fuggire non sarebbe servito a nulla. Per il suo codice d’onore da vecchio samurai, che si sacrifica per il bene dell’altro, poteva andare, no? Potevo accettarlo, forse. Pensavo che ci fosse qualcosa che lo trattenesse qui, qualcosa che era pari ai miei doveri di principessa regnante… forse”.
 
“Se lo amavi tanto, perché hai deciso di dimenticarlo totalmente, come se non fosse mai esistito, allora?” domandò Kaori, ancora scioccata da quel rimedio immorale e inumano.
 
“Per orgoglio” ammise senza mezzi termini la donna “Sì, per orgoglio, perché lui mi aveva rifiutato. Lo so, può sembrare egoistica la cosa, crudele, ma lui mi aveva spezzato il cuore e non volevo soffrire più”.
 
“Ma così tu gli hai spezzato il cuore!” si ritrovò ad esclamare con veemenza Kaori.
 
“Da-davvero?” si rianimò speranzosa la Regina.
 
“Certo!” confermò la sweeper, nonostante stesse in qualche modo favorendo e legittimando la loro ipotetica storia d’amore; non importava che ora fosse lei la compagna di Ryo Saeba, all’epoca quei due si sarebbero potuti mettere insieme ugualmente, lui sarebbe stato felice, avrebbe cambiato vita e… Kaori avrebbe sofferto in silenzio, come sempre, e avrebbe sacrificato il suo amore per lui.
 
“Nessuno merita di essere dimenticato, cancellato totalmente dalla propria vita, soprattutto se ti ha aiutato tanto. Ha rischiato la vita per te, non lo ricordi? E di certo il nostro compenso non l’ha ripagato del pericolo corso. L’avrebbe fatto anche senza ricompensa, perché lui ha un animo buono, è un brav’uomo che aiuta le persone in difficoltà. Direi che ti sei comportata da ingrata…”
 
Quelle parole ferirono la Regina Yuki di Arimania, le arrivarono dritto al cuore, scuotendola profondamente. Nessuno le aveva mai parlato in quei termini, ma ciò che più la sconvolgeva, era che Kaori aveva perfettamente ragione.
Yuki con Ryo era stata un’ingrata, ma c’era di più.
Yuki aveva capito la vera ragione per cui Ryo non aveva voluto partire con lei: perché era innamorato di Kaori e non voleva perderla, e questo lo aveva compreso solo ora.
 
“Bene, giunte a questo punto direi che non c’è più molto altro da aggiungere…” disse con un sospiro Yuki, guardandosi intorno in cerca del suo zaino, pronta a togliere il disturbo.
 
Ma Kaori la fermò, prendendole un braccio: non era una presa forte, né particolarmente decisa, ma ebbe l’effetto di far sobbalzare la Regina; finora le due non si erano nemmeno sfiorate, e lei non permetteva quasi a nessuno di toccarla, figurarsi proprio alla sua rivale.
Quel tocco le bruciò la pelle attraverso i vestiti.
Sorpresa, Yuki spostò lo sguardo sulla mano di Kaori e poi sul suo viso.
 
“Aspetta!” le mormorò la sweeper “Non mi hai ancora spiegato una cosa: che vuol dire che io ho vinto, ho vinto di nuovo?” e la guardò con i suoi grandi occhi.
 
Yuki aveva anche dimenticato quanto la ragazza fosse stata gentile e carina con lei, quando avevano deciso di proteggerla da anonimi sabotatori, quando si era presa cura di lei, mettendosi a sua disposizione.
Anche Kaori aveva consapevolmente accettato di correre il pericolo, pur di aiutarla.
 
La consapevolezza della sconfitta le lacerò l’anima.
 
Kaori, poco prima, trovandola lì al bar dell’hotel, avrebbe potuto affrontarla, magari a male parole, esigendo una spiegazione qualunque, o anche dopo, dopo aver ascoltato tutta quella tirata che di sicuro non le aveva fatto piacere, avrebbe potuto sbraitare, arrabbiarsi, e invece… nei suoi limpidi e caldi occhi vedeva… cosa?
Perdono.
Comprensione.
Bontà d’animo.
Kaori era incapace di odiare, era lontana anni luce dalle meschinità della vita, dalla malizia, dalle ipocrisie; malgrado il suo lavoro la costringesse a frequentare i bassifondi della società, sempre a contatto con il marciume, con i reietti, con la feccia dell’umanità, la sua anima rimaneva pura e limpida.
Impossibile non innamorarsi di lei, Ryo aveva visto lungo; Yuki contro Kaori non avrebbe potuto vincere, mai e poi mai, e questo lei avrebbe dovuto capirlo fin da subito.
 
Ecco perché Ryo non aveva risposto al bacio di Yuki.
Ciò che doveva essere un preludio, un invito ad andare oltre, dimostrandosi finalmente disponibile a fare altro, magari per una notte soltanto, per quella notte stessa, invece si era dimostrato un penoso bacio d’addio.
Non l’aveva respinta, forse per rispetto, ma non l’aveva nemmeno incoraggiata.
Questo aveva fatto infuriare Yuki sopra ogni dire, ed era voluta ricorrere al Ricondizionatore Mentale per poterlo dimenticare.
Non aveva pensato nemmeno per un istante che ci fosse un’altra donna.
Non aveva pensato nemmeno per un istante che ci fosse… Kaori.
Kaori era già talmente radicata nel cuore dello sweeper, che per lei non avrebbe rinunciato a nulla della sua vita, neanche al pericolo, alla violenza, alla costante penuria di soldi.
All’atto pratico, Ryo, inoltre, non aveva neanche approfittato della situazione, eppure non era forse lui che fin dall’inizio voleva portarsela a letto?
Ebbene, gli sarebbe bastato pochissimo per ottenere ciò che voleva, e invece…
 
In quel momento Yuki si sarebbe presa a schiaffi, ma il suo orgoglio di Regina glielo impedì.
Cercò invece di sorridere alla sua ormai ex-rivale e provò a spiegarle l’ovvio: glielo doveva.
 
“Ryo non è venuto via con me perché ti amava già!”
 
Kaori sussultò appena e, lentamente, lasciò la presa sul braccio di Yuki; questa aggiunse:
 
“Sì, ti amava… e spero che ora si sia deciso a dirtelo…” e le sorrise sinceramente.
 
Kaori annuì in silenzio.
 
“Bene allora. Ho dovuto fare un lungo viaggio per arrivare alla verità” disse Yuki, quasi più a sé stessa che all’altra “ma almeno ora non ho più dubbi. Direi che mi sono anche umiliata a sufficienza…” e nel dirlo abbassò gli occhi a terra, nascondendo il suo sguardo all’altra “Non pensavo di doverlo dire, ma sono contenta che Ryo non sia venuto e che non mi abbia vista qui.”
 
E mentre ancora Kaori cercava di assimilare le ultime parole, Yuki recuperò il suo zaino decisa a scomparire per sempre dalla vita dei due City Hunter; ma un ripensamento la riportò indietro, lì doveva aveva lasciato la sweeper, e prendendole entrambe le mani le disse:
 
“Siate felici…come spero di esserlo io. Addio”.
 
E, silenziosamente, si perse nell’andirivieni dell’Hotel Imperatore del Sol Levante.
 
Kaori tirò un sospiro di sollievo; non si era nemmeno accorta di essere stata per tutto il tempo quasi in apnea.
Scosse la testa e un sorriso le nacque spontaneo all’angolo della bocca.
Girò le spalle alla direzione presa dalla Regina Yuki e si dispose ad uscire, quando si trovò Ryo di fronte:
quasi gli andò a sbattere contro.
Lì per lì ci mise un po’ a riconoscerlo, lui e la sua dannatissima dote di riuscire ad arrivarti alle spalle senza farsi sentire: se fosse stato un nemico sarebbe stata spacciata, magari le avrebbe già tagliato la gola; per fortuna, però, non esisteva un nemico in gamba come il suo socio.
 
Kaori indugiò una frazione di secondo, poi gli assestò un potente schiaffo in pieno viso.
Ryo incassò il colpo e anzi, se possibile, annuì.
 
“Da quanto tempo sei qui?”
 
“Già da un po’.”
 
“E cosa hai sentito?”
 
“Abbastanza…”
 
Fu il laconico scambio di battute dei due.
 
   
 
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