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Autore: shinepaw    02/02/2023    0 recensioni
"- Per me non era niente! - esclama. Il cuore mi martella nel petto.
Neanche per me...
- E questo che differenza fa? Ti sposi - gli rammento, invece, asciutta.
- Perché devo! - sbotta con voce colma di frustrazione, col volto arrossato e gonfio di pianto. È così bello, vorrei ricoprirlo di baci. - Non ho altra scelta! Non mi è concesso portare questa corona ed essere felice."
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Due migliori amici che hanno giurato di non separarsi mai: un poeta costretto ad indossare una corona di spine e una ragazza che farebbe qualunque cosa per lui. Un'amicizia che è sempre stata molto di più. C'era una volta...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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 ALBA

 

È una notte fredda. La neve cade lentamente, atterrando inizialmente sugli alberi che circondano il castello e poi sul selciato. Tutto tace, salvo gli sbuffi dei cavalli provenienti dalle stalle, in lontananza. Io li ascolto distrattamente, immobile, persa ad ammirare la volta celeste. Il mio respiro disegna nuvolette nell'aria.

 

- Che notte stupenda - commenta una voce alle mie spalle, facendomi sussultare.

 

- Mi hai spaventata - borbotto, prima di rendermi conto del mio errore e arrossire. - Mio signore...

 

Sorride, agitando una mano come per dire che non c'è bisogno di certe formalità in questo momento.

 

- Io... mi dispiace, ero distratta, non l'ho sentita arrivare... - inizio a farfugliare. Mi poggia una mano sulla spalla, interrompendomi.

 

- Non fa niente, Alba. Posso farti compagnia?

 

- C-certo, mio signore.

 

Si sistema accanto a me, sospirando. Io studio il suo volto per cercare di capire cosa stia provando, ma da esso non traspare alcuna emozione.

 

- Non riesce a dormire? - domando, dopo un lungo istante di silenzio. Continua ad osservare il cielo.

 

- È una notte troppo bella per dormire - risponde, chiudendo gli occhi come se stesse riflettendo, per poi riaprirli rapidamente. - Ho scritto un po' con la finestra aperta, ma desideravo sentire la neve tutt'attorno a me.

 

Annuisco. Lui sorride.

 

- Speravo di trovarti di guardia - aggiunge, guardandomi. Percepisco le guance scaldarsi.

 

- Può sempre mandare a chiamarmi, se ha bisogno di me, mio signore.

 

Annuisce fra sé, continuando a sorridere.

 

- Alba, vuoi fare una passeggiata con me? - chiede, e io so che dovrei dirgli di no, che non è una buona idea, che è rischioso allontanarci dal castello solo io e lui, senza una scorta, e so che lui accetterebbe il mio rifiuto con grazia... ma anche con immensa delusione.

 

- Vado a sellare il suo cavallo, signore - rispondo, e il suo sorriso diventa compiaciuto.

 

Il mio re possiede moltissimi cavalli e li ama tutti immensamente, ma alcuni più di altri. Fiore di Luna, per esempio, è la giumenta a cui è più affezionato, a cui tiene forse più che a un membro della famiglia.

 

La sello e sello anche Rosa Cometa, regalatami dalla famiglia reale per il mio undicesimo compleanno.

 

- Grazie, Alba - dice il mio re quando porto fuori i cavalli dalla scuderia. Accarezza rapidamente il muso di Fiore di Luna, stampandole un bacio tra le froge. La sua mano sfiora la mia nel prendere le redini. Poi, senza attendere il mio aiuto, monta a cavallo con leggiadria.

 

Monto anche io. Ci dirigiamo verso il bosco. I fiocchi di neve solleticano i nostri volti. Cavalchiamo fianco a fianco, in silenzio. Il mio re osserva la strada davanti a sé, mentre io non riesco a fare a meno di guardare lui. Per assicurarmi che sia al sicuro, ovviamente.

 

- Alba - mi chiama, quando raggiungiamo il bosco. Abbasso lo sguardo sul collo di Rosa Cometa. - Facciamo una galoppata fino al lago.

 

Mi guarda, sorridendo, in attesa della mia risposta. Io non posso che acconsentire. Il mio dovere è proteggerlo... ma anche renderlo felice.

 

Galoppiamo fra gli alberi, sempre fianco a fianco, senza trattenere i cavalli e ignorando il vento gelido che punge i nostri volti scoperti. Di tanto in tanto ci scambiamo un'occhiata complice.

 

Questo momento mi riporta alle estati della nostra adolescenza, quando potevamo tutto sommato sottrarci alle nostre responsabilità e ai nostri doveri senza troppe preoccupazioni, prima dell'incoronazione, prima che decidessi di entrare a far parte delle guardie del re per restare accanto a Reim.

 

I miei genitori hanno faticato molto ad accettarlo. "Non è un mestiere che si addice a una ragazza, soprattutto non ad una ragazza come te, Alba" mi hanno detto. Volevano che continuassi a studiare, che entrassi a corte come dama di compagnia, se proprio ritenevo impossibile separarmi da Reim. Ma io penso che questa strada sia quella giusta per me.

 

Non lo lascerò mai. Lo proteggerò sempre, fino al mio ultimo respiro.

 

Arriviamo al lago, ghiacciato e circondato dalla neve. Reim smonta con grazia. Lo imito. Si avvicina, porgendomi una mano guantata. Gli lancio un'occhiata perplessa.

 

- Balla con me - sussurra. Come se fosse una domanda. Come se fosse una supplica. E lui non ha bisogno di supplicarmi, farei qualunque cosa mi chieda.

 

Poggio la mano nella sua. L'altra sua mano mi cinge la vita e la mia si posa sulla sua spalla. Le sue mani sono relativamente piccole e delicate, sono mani gentili, ma dotate di una forza impensabile. Quando reggono le redini o una penna, la presa è sempre salda.

 

REIM

 

Volteggiamo sulla neve, slittando leggermente. Il suo respiro tiepido mi scalda il viso e i suoi occhi verdi, fissi nei miei, fanno ardere il resto del mio corpo. È così bella che ho paura di perdere il controllo. Potrei permettermelo, sono il suo re... ma io non sono così. E lei non è solo una delle mie guardie.

 

- Mio signore... - mormora. Lascio andare l'aria che non mi ero accorto di star trattenendo. Ero così concentrato nel mantenere il controllo che mi sono dimenticato di respirare...

 

- Alba, per favore. Siamo solo io e te. Chiamami Reim - protesto. Mi manca sentire il mio nome uscire dalle sue labbra. Mi manca ballare così con lei ogni volta che lo desideriamo, ovunque lo desideriamo. Mi mancano i nostri abbracci e il tenerci per mano. Mi manca il rapporto che avevamo prima della mia incoronazione.

 

- Reim - sussurra, accontentandomi. Le sue guance sono rosse, non saprei dire se di freddo o se è arrossita per aver detto il mio nome.

 

Sorrido, percependo un piacevole calore sprigionarsi nel mio stomaco.

 

- Così va meglio - dico, stringendola a me e cullandola, col volto appoggiato alla sua spalla e il suo alla mia. Essere alto come lei ha i suoi pro.

 

- Reim - mi chiama di nuovo, dopo un lungo istante di silenzio.

 

- Hmm?

 

- Penso che presto dovremmo rientrare... è meglio non prendere freddo.

 

Il suo suggerimento mi colma di amara delusione. Ha ragione, ma davvero vuole che questo momento termini così in fretta? Solo a me manca trascorrere del tempo solo io e lei, dimenticandoci delle formalità di corte?

 

Sospiro. Non le esporrò nessuna di queste mie paure, nel caso lei la pensi davvero così.

 

- Hai ragione - mormoro, scostandomi in modo più brusco di quanto avessi previsto da lei. - Torniamo indietro.

 

ALBA

 

- Torniamo indietro - dice, adombrandosi e montando rapidamente a cavallo. Le mie

braccia, fino ad un istante fa avvolte attorno a lui, ricadono mollemente lungo i miei fianchi.

 

Mossa sbagliata.

 

- Certo... mio signore - replico. Le sue sopracciglia si aggrottano ulteriormente. Forse avrei dovuto chiamarlo per nome. Nonostante sia trascorso parecchio tempo dall'incoronazione, ancora devo fermarmi a riflettere per chiamarlo "mio signore", invece di Reim.

 

Nella mia mente lui è certo il mio re, ma prima di tutto è Reim: il mio migliore amico, la persona più intelligente che conosca, il miglior poeta del regno, un cavallerizzo fenomenale, il ragazzo più bello del mondo e soprattutto colui di cui sono innamorata.

 

Torniamo al castello. Questa volta però Reim non mi resta a fianco ma sta leggermente più avanti, come se volesse arrivare a casa il più in fretta possibile ma fosse, purtroppo, obbligato a non lasciarmi indietro.

 

Vorrei chiedergli scusa, tuttavia lui neanche mi guarda. Smontiamo ed entriamo in scuderia.

 

- Ci penso io - dico, prendendo le redini di Fiore di Luna. - Cerchi di riposare, adesso, che è tardi...

 

Serra i pugni, osservandosi gli stivali, prima di chiudere gli occhi per un istante e scuotere leggermente la testa.

 

- Buonanotte - sibila, glaciale, dandomi le spalle e apprestandosi ad uscire dalla scuderia.

 

- Reim... - mormoro, dispiaciuta. Si ferma e si volta di nuovo verso di me, riavvicinandosi. Nei suoi occhi castani turbina un fiume di emozioni.

 

Mi si avvicina ulteriormente, tanto che riesco a percepire che ha il fiato corto. Ci osserviamo per un lunghissimo istante e il mio cuore batte più forte.

 

Il suo volto si addolcisce e il suo corpo si ammorbidisce, perdendo un po' di tensione.

 

- Scusa - sussurra, posando un bacio sulla mia fronte. Sono io che mi dovrei scusare di aver rovinato il nostro momento. Mi accarezza una guancia, facendomi rabbrividire al tocco del suo guanto freddo. I suoi occhi sono colmi di tristezza. Se ne va, senza aggiungere altro.

 

***

 

REIM

 

Non sono più andato a cercare Alba di notte, anzi, sono rimasto ostinatamente nelle mie stanze il più possibile per evitare di incrociarla, ma è difficile. Lei è ovunque. E io non riesco a frenare il desiderio di vederla anche quando preferirei starle lontano per leccarmi le ferite.

 

Leccarmi le ferite, ovvero scrivere un'infinità di poesie tristi che parlano di quella notte. Poesie che non le farò mai leggere. Poesie che non permetto a nessuno di leggere, a seguito della mia incoronazione. La verità è che a nessuno importa più di quello che scrivo, ora che sono re. Questo regno non si può permettere un re poeta. Ha bisogno di un re come mio padre: intelligente, forte, stoico, a volte freddo, capace di gestire il regno in maniera impeccabile. Non un re come me, la cui mano trema nell'afferrare la spada, i cui occhi si riempiono facilmente di lacrime, la cui voce è sempre pacata, in qualunque situazione. Ma mio padre non c'è più e nessuno può prendere il mio posto.

 

Il suo dipinto mi osserva dal fondo di quella che era una delle sue stanze e che ora appartiene a me. I suoi occhi grigio-verdi sono severi. La sua postura è rigida.

 

Vicino a quel dipinto c'è un ritratto di famiglia. Mio padre è sul trono, la corona poggiata sui capelli neri e l'espressione seria, ma la sua postura è più rilassata. Mia madre è in piedi accanto a lui, con una mano poggiata sulla sua spalla; sulle sue labbra è dipinto un sorriso appena accennato, i suoi occhi scuri sono privi di luce e, nell'insieme, il suo volto non possiede la caratteristica morbidezza. Io sono in ginocchio ai piedi del trono; i miei capelli, di una sfumatura più chiara di quelli di mio padre, ricadono sulle mie spalle e spiccano sull'abito rosa che indosso. Esibisco lo stesso sorriso di mia madre, che tuttavia non raggiunge i miei occhi. Se non fosse per quel sorriso il mio viso sarebbe completamente inespressivo.

 

Attraverso la stanza più volte, inquieto. Bussano alla porta e io vado ad aprire. È mia madre.

 

- Figlia mia... - dice. Le lancio un'occhiataccia e mi faccio da parte per lasciarla entrare. - Reim, scusa. È che per me sarai sempre la mia principessa...

 

Sospira. Io non riesco a trattenere una smorfia.

 

- Madre - dico in tono di rimprovero. - Cosa desideri?

 

- Stai sempre rinchiuso in queste stanze, Reim. Non ti va di farmi compagnia? Di leggere con me come facevi un tempo?

 

Scuoto la testa, nonostante un po' mi manchi. Sospira di nuovo.

 

- C'è qualcosa che ti affligge? - tenta un'ultima volta, sfiorandomi un braccio. Non mi ritraggo, anche se vorrei. L'intensità del suo affetto a volte è intollerabile. Non so più come comportarmi con lei, ora che sono cresciuto. Non so più come accettare il suo affetto.

 

- No, madre. Nulla mi affligge.

 

Studia il mio volto in apprensione, senza trovare alcun indizio. Il suo sguardo poi vaga e si posa sul ritratto di famiglia.

 

- Mi farebbe molto felice vederti prendere moglie - afferma, abbozzando un sorriso. - Tu e la principessa Elaine stareste bene insieme.

 

Non rispondo. La principessa Elaine è una mia cara amica e non mi lamenterei a trascorrere il resto della mia vita con lei, ma come amici. Io non la amo.

 

- Ci penserò, madre.

 

Prende il mio volto tra le mani e mi dà un bacio sulla fronte.

 

- Buonanotte, Reim - dice sull'uscio della porta, prima di chiudersela alle spalle. Stavolta sono io a sospirare.

 

Riprendo a passeggiare per la stanza mentre i miei pensieri mi divorano. L'unica persona che vorrei prendere in moglie non verrebbe mai accettata. Ma io rinuncerei alla corona pur di stare con lei.

 

Bussano di nuovo.

 

- Madre... - borbotto, scocciato. Tuttavia non è mia madre. È Alba.

 

- Mio signore... - esordisce. Le chiudo la porta in faccia e mi lascio scivolare contro di essa. Il mio cuore batte dolorosamente nel petto.

 

Dopo un lungo istante un bigliettino viene fatto scivolare sotto la porta. "Mi dispiace" recita semplicemente. È per quella sera della passeggiata a cavallo? Non ha nulla di cui scusarsi, non è obbligata ad assecondarmi né a ricambiare i miei sentimenti solo perché sono il suo re.

 

Mi alzo. "Anche a me" scrivo, per poi spingere il bigliettino fuori dalla porta. Mi risiedo contro di essa.

 

"Mi perdoni?". Oh, Alba. Non c'è nulla da perdonare. Ed è quello che le scrivo in risposta.

 

I sentimenti non si possono forzare. Non c'è una legge che dica che ogni amore deve essere corrisposto.

 

Il bigliettino non torna sotto la mia porta. Non so quanto restiamo lì seduti, separati dal legno e da questi sentimenti fonte di gioia ma anche di dolore.

 

Quando decido di alzarmi a controllare se Alba sia ancora lì, trovo solo il corridoio deserto.

 

Mia madre ha ragione. Dovrei prendere moglie, così posso sentirmi solo insieme a un'altra persona. Così posso fingere di non amare Alba.

 

***

 

ALBA

 

Reim ha smesso di evitarmi, ma non è cambiato molto. Continuo a non vederlo spesso perché passa tutto il suo tempo con la principessa Elaine.

 

La principessa Elaine è bellissima: ha i capelli biondo cenere, gli occhi verde acqua ed è alta, decisamente più alta di me e Reim. Ma non è solo bellissima, è anche intelligente, sensibile, divertente, disponibile e premurosa. Potrei andare avanti all'infinito con le sue qualità. È cresciuta con me e Reim, quindi la conosco bene.

 

Stanno bene insieme e la loro unione gioverà al nostro regno. Perché io lo so, che la principessa Elaine e Reim si sposeranno. È inevitabile.

 

Io vorrei tanto essere felice per lui, so che dovrei essere felice per lui, per loro, ma non riesco. Non riesco a zittire la vocina della me adolescente che era certa che io e Reim ci saremmo sposati e saremmo sempre stati insieme, senza niente e nessuno a dividerci.

 

Non riesco a guardarli mentre lui coglie fiori per lei come faceva con me, mentre le tiene la mano, mentre la fa volteggiare nei giardini. Non riesco a non essere gelosa.

 

Così mi concentro nel restare la migliore guardia in combattimento. Poi, decido, quando Reim si sposerà, mi arruolerò e andrò in guerra, non importa dove. Non posso sopportare di restare a palazzo sapendo che i miei sentimenti non sono corrisposti. Vorrei restargli accanto più di ogni altra cosa, ma non riesco.

 

REIM

 

- Sai, Reim... - esordisce Elaine, mentre passeggiamo per i giardini mano nella mano. - Sei davvero un bravo ragazzo. Sei una persona eccezionale. Questo regno è molto fortunato ad averti.

 

- G-grazie - balbetto, abbassando lo sguardo. - Anche tu sei una persona meravigliosa.

 

Ride. Le lancio un'occhiata confusa.

 

- Sei uno dei miei amici più cari - prosegue. - E ti sposerò. Ma credo che entrambi sappiamo che non ti amo, e tu non ami me. Non come si amano due fidanzati, perlomeno.

 

Abbasso nuovamente il capo. Ha ragione, ma...

 

- Potrebbe comunque accadere... di innamorarci, intendo. Non sappiamo cos'ha in serbo per noi il futuro - dico, senza crederci troppo. Elaine inarca un sopracciglio.

 

- Non hai tutti i torti - concede. Sento che c'è un "ma". - Ma non vedo come tu possa innamorarti di me quando nel tuo cuore c'è già Alba.

 

- E-eh?

 

- Non te ne eri reso conto o pensavi di essere bravo a tenerlo nascosto? - domanda, divertita. Arrossisco. - Reim, gli unici a non saperlo siete tu e lei.

 

- Io lo sapevo già, anche senza che tu me lo dicessi - ribatto, offeso ma non troppo. Sorride.

 

- E sai già anche che lei ti ama?

 

Impossibile.

 

- Su questo ti sbagli - mormoro, sentendo il cuore stringersi. - Lei non mi ama.

 

Passano le guardie a controllare i giardini. Fra di loro c'è anche Alba, la quale incrocia il mio sguardo e si apre in un timido sorriso. Elaine le lancia un'occhiata e si china su di me, baciandomi a tradimento. Il sorriso muore sulle labbra di Alba e per un fugace istante mi pare di vederla rabbuiarsi, prima che la sua espressione torni ad essere concentrata.

 

- Vedremo - dice Elaine, sorridendo sorniona. - Io non ne sarei così sicura.

 

***

 

Ormai è deciso: il matrimonio si farà. Mia madre è al settimo cielo. I genitori di Elaine sono estasiati. Elaine non fa altro che sospirare. Io cerco di fingermi contento e non pensarci.

 

Non l'ho ancora detto ad Alba, non ufficialmente. Non penso ce ne sia davvero bisogno, le voci circolano in fretta in tutto il regno, specialmente a palazzo.

 

La verità è che non ho il coraggio di dirglielo, non so perché. Lei non mi ama, è la mia migliore amica e sarà felice per me quando glielo annuncerò. Forse ho paura che la nostra relazione cambi, che la nostra amicizia ne soffra.

 

Bussano alla mia porta. È lei, l'oggetto dei miei desideri e delle mie angosce.

 

- Alba - dico, facendomi da parte per farla entrare. Il suo sguardo si posa solo per un istante su di me, poi saetta qua e là per la stanza, inquieto.

 

- Ho saputo che ti sposi - dice in un soffio, giocherellando con una ciocca di capelli. Abbassa il capo.

 

Annuisco. Non so cosa replicare. È la verità, è il mio dovere. Non ho altra scelta. Non posso portare questa corona ed essere felice.

 

- Mio signore...

 

Mi fa arrabbiare così tanto quando si rivolge a me con quell'appellativo. Non desidero che mi rammenti quale dovrebbe essere il nostro rapporto. Per lei voglio essere solo Reim.

 

- Alba - ringhio, afferrandola per un polso e spingendola contro la porta, facendo cozzare la sua armatura contro di essa.

 

Nei suoi meravigliosi occhi verdi balena un lampo di confusione, sostituita rapidamente dall'aspettativa. Socchiudo le labbra, sentendomi mancare il respiro.

 

Cosa sto facendo? Non ho il diritto di farlo.

 

Mollo lentamente la presa sul suo polso. Per un istante mi pare che il suo volto si avvicini leggermente al mio.

 

Oh.

 

La nostra amicizia non sarà più la stessa dopo il matrimonio, quindi... quindi tanto vale che la rovini ulteriormente.

 

La bacio, come sogno di fare da tanto, tanto tempo, e lei porta una mano fra i miei capelli, strappandomi un brivido di piacere. Le mie mani incontrano il metallo freddo della sua armatura e poi il suo volto, le sue guance tiepide. Non vorrei staccarmi mai dalla sua bocca.

 

Invece la prendo per mano e la trascino goffamente verso il mio letto, inciampando nei nostri piedi perché neanche lei desidera separarsi da me. Sfodera la spada e la appoggia sul pavimento, poi si sfila i guanti e il mantello e frana sul letto con me. Riprendiamo a baciarci appassionatamente, allontanandoci solo per riprendere fiato.

 

- Alba - sospiro, fermandomi ad ammirarla. I suoi capelli sono sparsi sul mio letto e il suo volto è illuminato dalla luce della luna. Vorrei che ogni notte fosse così. Vorrei svegliarmi sempre con lei nel mio letto, aprire gli occhi e incontrare il suo viso incantevole...

 

- Reim - sussurra, accarezzandomi una guancia. Il suo tocco è incredibilmente delicato, quando non impugna la spada.

 

Ti amo.

 

Un'unica lacrima le sfugge e raggiunge il suo mento. Ho sbagliato? Sta piangendo a causa mia?

 

- Mi dispiace. Non posso - mormora, sgusciando via da sotto di me. Si rimette i guanti e il mantello, rinfodera la spada. Io la osservo pietrificato, incapace di muovere un muscolo.

 

- Alba...

 

Si volta e abbozza un sorriso pregno di tristezza.

 

- Buonanotte, mio signore.

 

***

 

ALBA

 

- Ti stai allenando troppo, tesoro - osserva mia madre, in apprensione, mentre medica i graffi e tagli sul mio corpo e sul mio viso. - Finirai per farti male seriamente, se continui così.

 

- Sto bene, mamma. Devo essere pronta nel caso in cui succeda qualcosa al matrimonio di Reim.

 

Non le ho detto che partirò, dopo il matrimonio. Le si spezzerebbe il cuore e lei e papà cercherebbero di farmi restare. Non l'ho detto neanche a Reim, non perché mi costringerebbe a restare; se abbandono il mio ruolo di guardia non può obbligarmi. Volevo dirglielo la sera in cui ci siamo baciati, ma non ce l'ho fatta. Come potevo dirglielo, mentre mi baciava come se avesse atteso tutta la vita per farlo? Come se volesse me, invece della principessa Elaine.

 

Il ricordo di quella notte fa più male di qualunque ferita fisica. Per fortuna non ci siamo spinti oltre, o penso che sarei partita al sorgere del sole. Essere la sua avventura di una notte mi avrebbe annientata.

 

E qual è la differenza adesso?

 

- Ecco, tesoro. Ho finito - annuncia mia madre, forzando un sorriso che però è inequivocabilmente una smorfia mal celata.

 

- Grazie, mamma - dico, dandole un bacio sulla guancia. Mi metto l'armatura, cercando di non pensare a come sarebbe stato avere le mani di Reim sul mio corpo nudo. Scuoto la testa per scacciare tali fantasie, ma la mia immaginazione si rifiuta di obbedire e continua a viaggiare. Mi immagino le mie mani sulle sue spalle ampie, mentre scendono fino a sfiorare le cicatrici sul suo petto...

 

Basta sognare ad occhi aperti.

 

Mentre vado a controllare la scuderia incontro la principessa Elaine, sola, senza guardie e senza Reim.

 

- Principessa - la saluto, inchinandomi. Presto dovrò chiamarla "mia signora". Sorride.

 

- Alba.

 

Faccio per passarle accanto, ma lei mi ostruisce il passaggio, ponendosi davanti a me.

 

- C'è qualcosa che posso fare per lei? - le chiedo, sfoggiando il mio miglior sorriso di cortesia.

 

- Sì, una cosa ci sarebbe - risponde. Non riesco a leggere il suo volto. Forse mi dirà di girare alla larga da Reim.

 

Sa cos'è successo? Possibile che Reim glielo abbia raccontato?

 

- Mi dica.

 

- Parla con Reim, per l'amor del cielo. Non voglio finire prigioniera di un matrimonio che né io né lui desideriamo.

 

- E-eh? Vuole che chieda al mio signore di annullare il matrimonio?

 

- Proprio così.

 

- Ma... principessa... io... sono solo una guardia e poi... il matrimonio è fra tre giorni... - balbetto. Si mette le mani sui fianchi.

 

- Santo cielo, Alba! - esclama, facendomi abbassare il capo dall'imbarazzo. - Reim ha sempre anteposto la felicità di tutti alla sua, accettando una corona di spine che gli va stretta. Che andrebbe stretta a chiunque.

 

Ha ragione. Reim non pensa mai a se stesso.

 

- Parlagli. Ti ascolterà - prosegue, lisciandosi le pieghe del vestito. Io ne dubito. - È meglio che questo regno non abbia un re piuttosto che avere un re infelice come suo padre.

 

- Ci proverò, principessa.

 

Mi dispiace mentirle tuttavia, se desidera che il matrimonio venga annullato, dovrà parlare lei col diretto interessato. Io non ne voglio sapere niente. Presto non sarò più nemmeno la guardia di Reim. Sarò solo l'ennesimo soldato che torna in patria un'ultima volta per ottenere una degna sepoltura.

 

***

 

Busso alla porta di una delle stanze di Reim. Mi apre uno dei sarti di corte.

 

- Sì?

 

- Devo parlare col re. Non ci vorrà molto - dico. Mi lascia entrare. Altre due sarte si stanno affaccendando attorno a Reim, il quale è a petto nudo. Distolgo lo sguardo.

 

- A-alba - mi saluta, afferrando una tunica per coprirsi. Fa un gesto con la mano ai sarti verso la porta. - Lasciateci soli, grazie.

 

Annuiscono e se ne vanno. Deglutisco.

 

- È nervoso? - gli chiedo, per prendere tempo. Scuote la testa.

 

- No, sono tranquillo. Non è come se stessi per sposare una sconosciuta... e la tua presenza mi infonde sempre calma.

 

- Mi fa piacere - replico, ignorando la fitta al cuore che le sue parole mi provocano. - Mio signore...

 

Mi lancia un'occhiata triste. Un'altra fitta al cuore.

 

- Reim... dovremo salutarci, dopo le nozze.

 

- Salutarci? In che senso? P-perché?

 

Abbasso lo sguardo. Non riuscirò a dirglielo se lo guardo.

 

- Io parto, Reim - dico in un soffio. - Lascio le guardie di corte per arruolarmi.

 

Non riesco a trattenermi dal guardarlo. Il sangue ha abbandonato il suo volto e i suoi occhi sgranati si stanno colmando di lacrime. Quasi riesco a sentire il suo cuore spezzarsi.

 

- C-cosa? Mi... mi stai lasciando?

 

Non stiamo insieme, Reim.

 

- Ho bisogno di nuovi stimoli - mento, arricciando una ciocca di capelli. - La vita a corte non fa più per me.

 

Cerca di prendermi le mani, ma io indietreggio e mi volto, avvicinandomi alla porta.

 

- Addio, Reim - mormoro, sentendo le lacrime pizzicarmi gli occhi. Ma lui mi impedisce di uscire, bloccando la porta.

 

- Non andare - mi supplica, con le lacrime che gli rigano le guance. - Ti prego, Alba, non partire. Resta. Resta.

 

Scuoto la testa.

 

- Non posso, Reim, non posso...

 

- Perché? Non ci eravamo promessi di restare sempre insieme, qualunque cosa accada?

 

- Eravamo solo dei ragazzini...

 

- Quindi erano solo parole vuote?

 

Il suo sguardo ferito è insostenibile. Scuoto la testa di nuovo.

 

- No, ma...

 

Si passa il dorso della mano sulle guance.

 

- Non posso obbligarti a restare - mormora, sconfitto. - Voglio solo sapere se è colpa mia.

 

- Colpa tua?

 

- Perché ti ho... baciata - dice, guardando altrove. Pensa di aver rovinato la nostra amicizia? Crede che abbia continuato a baciarlo perché mi sentivo in dovere di compiacerlo?

 

- Oh, Reim - sospiro, indecisa sul da farsi.

 

Vorrei abbracciarlo e dirgli che andrà tutto bene. - Dimentichiamoci di quella notte, va bene? Non è successo niente.

 

- N-niente - ripete, alzando lo sguardo. Una lacrima ribelle gli sfugge, disegnando un sentiero sul suo viso.

 

- Non lo dirò alla principessa Elaine, non preoccuparti - lo rassicuro. Questa conversazione è durata anche troppo. - Ora vado. Ciao, Reim.

 

Non cerca di impedirmi di andarmene, questa volta.

 

- Per me non era niente - lo sento dire alle mie spalle. Mi volto.

 

- Ah?

 

- Per me non era niente! - esclama. Il cuore mi martella nel petto.

 

Neanche per me...

 

- E questo che differenza fa? Ti sposi - gli rammento, invece, asciutta.

 

- Perché devo! - sbotta con voce colma di frustrazione, col volto arrossato e gonfio di pianto. È così bello, vorrei ricoprirlo di baci. - Non ho altra scelta! Non mi è concesso portare questa corona ed essere felice.

 

Lo so... lo so, amore mio.

 

- Lo so... mi dispiace, Reim - dico, ma lui mi interrompe.

 

- Ma per te, per te rinuncerei alla corona, al castello, a tutti i miei cavalli, a qualunque cosa... perché ti amo.

 

Oh.

 

Mi lancia un'occhiata di sottecchi, in cerca di una risposta.

 

- Reim...

 

Mi avvicino e avvolgo le braccia attorno alla sua vita, poi poggio la fronte contro la sua.

 

- Ti amo anch'io - sussurro. Si apre in un sorriso, facendo sorridere anche me. - Da sempre.

 

- Elaine aveva ragione - borbotta, corrucciandosi.

 

La principessa lo sapeva?

 

- Eh?

 

- Ha detto che gli unici a non sapere dei nostri sentimenti eravamo tu ed io.

 

- Ah...

 

Ci guardiamo per un istante, prima di scoppiare a ridere. Mi mancava ridere con Reim e sentire la sua risata.

 

- Alba - mi chiama, accarezzandomi una guancia. Se fossi un gatto farei le fusa. Mi bacia e, per un attimo, mi dimentico del motivo per cui siamo finiti in questa situazione.

 

- Reim...

 

Sospira, prendendomi per mano e invitandomi a sedermi accanto a lui sul suo letto, dopo aver spostato con un gesto distratto gli abiti che stava provando prima del mio arrivo.

 

- La principessa mi ha chiesto di parlarti. Vuole che annulli il matrimonio - lo informo. Alla fine l'ho fatto. Lui annuisce, mentre giocherella con le mie dita.

 

- Lo farò. E dirò a mia madre che voglio sposare te - fa una pausa, incerto. - Se lo desideri, ovviamente.

 

- Sarei la ragazza più felice di questo regno - dico. Non c'è altro che desidero quanto poter restare al suo fianco. - Ma cosa facciamo se non ci dà la sua approvazione?

 

- Rinuncerò alla corona - risponde, tranquillo e deciso. Abbozza un sorriso. - E poi fuggiremo, io e te, e andremo a vivere dove nessuno ci può trovare, lontano da regole e doveri e responsabilità.

 

Penso ai miei genitori, gli unici a tenermi legati qui a parte Reim. Poi penso a quello che lui è disposto a sacrificare per me.

 

Annuisco. Con un bacio suggelliamo la nostra decisione.

 

***

 

REIM

 

- Spiegami IMMEDIATAMENTE cosa diavolo significa che il matrimonio è annullato.

 

- Cosa c'è da spiegare, madre?

 

Mia madre è furiosa. Elaine ha detto che si sarebbe occupata di riferirlo ai suoi genitori e che non sapeva come avrebbero reagito, ma non sembrava preoccupata. E a me non potrebbe importare di meno al momento.

 

- Perché diamine hai deciso di annullarlo?

 

Potrei dare la colpa a Elaine, dire che si è tirata indietro, ma non è quello che ho intenzione di fare.

 

- Perché non voglio sposare Elaine - rispondo, serafico. - E lei non vuole sposare me.

 

- Ma qualcuno dovrai pur sposare!

 

- Certo, madre. Infatti ho deciso di sposare Alba - le dico, con un po' meno sicurezza di prima.

 

- Alba?

 

Annuisco. Lei chiude gli occhi e sospira, massaggiandosi la radice del naso. Per un attimo temo che mi dirà che non posso, e allora getterò questa dannata corona di spine e me ne andrò, per vivere felice con la persona che amo.

 

- E non potevi dirlo prima? Prima che organizzassimo il matrimonio e coinvolgessimo la famiglia della principessa Elaine?

 

Le lancio un'occhiata confusa.

 

- Pensavo di non avere scelta. Che non avresti accettato un'altra persona.

 

Scuote la testa con esasperazione.

 

- Pensavi male.

 

- Madre... mi stai dicendo che va bene se sposo Alba?

 

Sospira di nuovo, con rassegnazione, poi appoggia le mani sulle mie spalle.

 

- Figlio mio - dice, facendomi una carezza. - A me non importa se sposi una principessa, un principe, Alba, uno dei sarti o chiunque altro. Mi basta che tu sia felice.

 

Abbozzo un sorriso.

 

- Grazie, madre.

 

***

 

Il mio indice sfiora quello di Alba, mentre galoppiamo fianco a fianco su per una collina, ridendo.

 

Ci fermiamo e ci sdraiamo sull'erba. Le nostre mani si trovano e le nostre dita si intrecciano.

 

- Mia signora - dico, portandomi la sua mano alle labbra e sorridendo.

 

- Mio signore! - esclama, in risposta. Ci scambiamo un'occhiata e scoppiamo a ridere di nuovo.

 

- Alba - sussurro, spostandomi leggermente per baciarla.

 

- Reim Aidan Noel - replica, strappandomi una risata sorpresa. Nessuno dice mai il mio nome per intero, se non quando si tratta di questioni importanti. Non c'è questione più importante del nostro amore. - Ti amo.

 

Nuvole candide si rincorrono sopra di noi, nel cielo azzurro. Il sole accarezza i nostri volti. Mi alzo e vado a prendere il mio taccuino per scrivere, appoggiandolo su una coscia. Sull'altra, il capo di Alba.

Non scrivo, non subito. Mi soffermo ad accarezzare il viso di mia moglie, la quale socchiude gli occhi con espressione beata.

 

- Mio poeta - bisbiglia, poggiando la mano sulla mia. Con lei al mio fianco posso indossare la corona e lasciar scorrere l'inchiostro. Con lei al mio fianco è sempre estate.

   
 
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