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Autore: Boringgirl    03/02/2023    1 recensioni
Una serie di omicidi scuotono la cittadina di Littlerose. Il giovane agente Charlie Wilson deve scovare al più presto il colpevole, ma la sua poca esperienza in campo di assassini non aiuta.
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La piscina

 

Nella cittadina di Littlerose tutti possedevano un animale domestico, e tutti erano molto affezionati ai propri animali. Tra questi, la signora Emmett, una gattofila professionista, da settimane era in ansia per la scomparsa di una dei suoi gatti. Era da settimane che la povera donna appendeva volantini per tutto il paese cercando disperatamente la sua Sissi, e più volte si era recata al distretto di polizia accusando a mali toni Manfred Doeil per il rapimento della sua povera gatta; ovviamente senza nessuna prova a suo favore, ma solo un odio ben radicato fra vicini. Circa una settimana fa però un altro gatto era sparito da un’abitazione: una giovane famiglia trasferitasi a Littlerose solo da alcuni anni aveva deciso di avverare il desiderio dei figlioletti regalandogli un tenero gattino dal pelo rossastro, che con il tempo aveva imparato ad esplorare i giardini dei vicini. Nonostante la sua natura curiosa, era da un paio di giorni che micino non tornava più a casa, fatto alquanto strano visto le sue abitudini. I bambini da subito spaventati per la sparizione del loro compagno di giochi si prodigavano, dopo la scuola, nell’appendere biglietti in giro per il paese, e più volte avevano chiesto ai loro vicini se per caso avessero notato negli scorsi giorni il felino. Nessuno però diede buone notizie.

Fu per puro caso che Bob Stances decise di disfarsi del telone della sua piscina interrata. Purtroppo, durante l’estate a causa di una penuria di acqua potabile, non era stato possibile per la sua famiglia usare la piscina come facevano ogni anno, dunque lui e sua moglie avevano deciso di non aprirla nemmeno, ma di lasciarla coperta nella speranza di limitare la sporcizia. Fu proprio nella sua piscina che ritrovò i cadaveri dei due gatti scomparsi: il cadavere di Sissi stava già marcendo, mentre il gatto rosso era ancora intatto.

 

Charlie Wilson era ancora mezzo addormentato quando ricevette la telefonata della Signora Emmett; la povera donna in lacrime urlava qualcosa a proposito di una certa Sissi. Charlie, che come già detto non era ancora del tutto attivo, ci mise un attimo a capire che il cadavere trovato in una piscina non era quello di una giovane donna, ma di un gatto. Tirando un sospiro di sollievo, cercò di tranquillizzare la signora, spiegandole che non poteva fare molto per lei. Purtroppo per lui era al telefono con Sandra Emmett, una donna difficile da mettere a tacere, soprattutto quando si parlava dei suoi amati gatti. La donna vedendo che non riusciva a convincere il giovane Charlie ad intervenire, chiese di poter parlare con il Comandante Kant. Dopo aver passato la chiamata al suo capo, Charlie tornò a concentrarsi sul suo caffè, scuotendo la testa. La sua pace però durò molto poco, visto che neanche cinque minuti dopo, il comandante uscì dal suo ufficio sbattendo la porta.

“Charlie! Alza il culo da quella sedia e vai a casa di Sandra Emmett. Bisogna chiarire questa faccenda del gatto morto” esclamò puntando gli occhi sul suo giovane collaboratore.

“Capitano…con tutto il rispetto, non mi sembra un compito che dovremmo svolgere noi del distretto di polizia. Insomma, è solo un gatto morto! Probabilmente si voleva fare una nuotata ed è caduto in piscina. Ecco, caso chiuso”.

“Non me ne frega un cazzo di quello che pensi tu. Il comandante qui sono io, e se ti dico che devi andare ad indagare su gatto morto, un ratto investito o uno shippo di lucine natalizie, tu alzi il culo e vai a fare il tuo lavoro!”

Charlie sbuffò roteando gli occhi. Non aveva nessuna voglia di lavorare, e men che meno di ascoltare le farneticazioni di una vecchia gattofila, ma il capo era il capo, e lui doveva solo eseguire.

“Eh va bene…Ma al mio ritorno mi aspetto di trovare ancora almeno tre ciambelle in sala relax…” disse finalmente alzandosi e afferrando la giacca in pelle marrone appoggiata sullo schienale della sua sedia.

Il Comandante Kant sbuffò.

“Sarai fortunato se ne troverai ancora una”.

Charlie rise, e afferrando il suo distintivo, si incamminò verso la porta.

 

Sandra Emmett era una vecchia signora di circa ottant’anni, che aveva vissuto a Littlerose per tutta la vita; aveva lavorato come maestra presso le scuole elementari del paese, ed era stata molto odiata dai ragazzi che erano passati per le sue classi a causa della sua rigidità e severità. Se in pochi avevano avuto l’onore di vedere la Signora Emmett sorridere da giovane, ora che si era ancora più inacidita con il passare degli anni, era diventato praticamente un’utopia. Tuttavia, tutti coloro che erano stati suoi coetanei concordavano su una cosa: Sandra Emmett da giovane era una gran bella ragazza. Negli anni della sua giovinezza portava lunghissimi capelli neri ricci, mentre gli occhi scuri, la carnagione bianca e il fisico sottile le conferivano un aspetto cadaverico che in qualche modo era però magnetico agli occhi degli altri. Era sicuramente una donna particolare, con cui difficilmente si poteva interagire a causa del suo brutto carattere. Nessuno capiva infatti come fosse possibile che avesse deciso di avvicinarsi all’insegnamento, visto la sua difficoltà nel rapportarsi con dei bambini, però ci era riuscita, e per anni aveva lavorato presso la scuola elementare. Odiata profondamente dai ragazzi, ma apprezzata in certi casi dai genitori: i suoi ragazzi erano quelli che venivano preparati meglio al termine del ciclo scolastico.

Charlie aveva sentito molti racconti sulla bellezza magnetica di Sandra Emmett, ma non riusciva proprio a capacitarsene. Appena aveva parcheggiato il furgone rosso su cui era stato incollato un enorme adesivo con il simbolo della polizia (incollato anche male) la porta di casa Emmett si era spalancata, e Sandra si era precipitato verso di lui. Quella che ora si trovava davanti non era la fascinosa donna di cui aveva tanto sentito parlare, ma una vecchietta dai lunghi capelli bianchi acconciati con mollette gattose, e con spiritati occhi scuri che sbraitava a proposito della sua povera gatta ammazzata. Ah quanto rimpiangeva la sua vita in città!

“Brutto imbecille mi sta ascoltando?” esclamò con rabbia Sandra vedendo che il giovane non aveva compreso nemmeno una parola.

Charlie interruppe il viaggio nei suoi ricordi.

“Salve Signora Emmett. Come vede sono venuto fin qui dal distretto, ora per favore potrebbe calmarsi ed evitare di colpirmi con il suo bastone?” disse Charlie con calma, ma facendo un grosso errore: abituato a parlare con persone anziane un po’ rimbambite, aveva usato un tono un po’ troppo infantile; ma la vecchia che si trovava davanti non era come gli altri anziani, la sua mente era molto lucida e in quel momento molto attiva.

“Come osa lei usare quel tono con me? Non sono una rincretinita io! Con il mio bastone le distruggo quel vecchio catorcio se non mi ascolta!”

“Stia calma Signora Emmett! Sono qui per aiutarla: ora mi dica cosa è successo, per favore” disse Charlie cercando di quietare quella vecchia impazzita. Furente per il modo con cui quel giovane idiota la stava trattando Sandra era veramente tentata di prendere a bastonate la sua auto, così da impartirgli un po’ di educazione; tuttavia, il pensiero della sua Sissi brutalmente annegata la fece desistere.

“Sissi la mia amata gatta è stata uccisa!” esclamò con gli occhi lucidi per il dispiacere.

Charlie scosse lentamente la testa, e cercando di evitare di prendersela con la donna che evidentemente aveva un po’ troppa fantasia e un problema di attaccamento morboso con il suo gatto, cercò di spiegarle.

“Signora Emmett, mi dispiace molto per la sua perdita, ma deve capire che è molto molto improbabile che qualcuno abbia volontariamente ucciso il suo gatto”.

“Le dico che è stata uccisa! È stato quel bastardo di Manfred Doeil, mi odia e quindi da vigliacco qual è se le presa con la mia Sissi”.

Il poliziotto sospirò gravemente. Tutti nel paese conoscevano le diatribe fra la Signora Emmett e il Signor Doeil: purtroppo le loro case erano pericolosamente vicine e ogni occasione era buona per stuzzicarsi. Più volte lo stesso Charlie era già dovuto intervenire per sedare dei litigi; tuttavia, nonostante l’odio reciproco e la bastardaggine di Manfred, anch’essa molto conosciuta nel paese, dubitava che l’uomo si fosse spinto fino a questo punto.

“Mi ascolti: so bene che fra lei e il Signor Doeil non scorre buon sangue, ma non le sembra un po’ azzardato accusarlo di aver ucciso il suo gatto? Non vorrei essere scortese, ma non penso che Manfred fosse molto interessato…” disse Charlie cercando di far ragionare la donna.

“Forse prima di parlare, dovrebbe fare il suo lavoro, caro il mio agente, e vedere come è stata ridotta la mia povera Sissi” esclamò con rabbia Sandra maneggiando minacciosamente il bastone. Rendendosi conto che la situazione non si sarebbe risolta in poco tempo come sperava, l’uomo si decise a dar corda alla vecchia nella speranza di convincerla ad abbandonare i suoi folli castelli in aria.

“E va bene! Vediamo il cadavere allora” mormorò Charlie aprendo lo sportello e afferrando un paio di guanti in lattice.

Soddisfatta del risultato ottenuto, la Signora Emmett si diresse verso il giardino di Bob Stances, a pochi passi da casa sua. Giunti di fronte alla porta d’entrata, suonarono il campanello; l’attesa durò solo un paio di secondi.

La porta venne aperta da un uomo di circa cinquant’anni, con capelli neri e un paio di occhiali quadrati. Di media altezza, e con un po’ di pancia, Bob Stances era il tipico impiegato d’ufficio occhialuto e non molto atletico. Viveva a Littlerose da quando i genitori anziani non più capaci di vivere da soli si erano trasferiti, ovviamente non volontariamente, in una casa di riposo e lui aveva ereditato la casa di famiglia, dove si era trasferito con la moglie e i due figli.

“Signora Emmett, è un piacere rivederla, e mi lasci dire che mi dispiace ancora molto per la sua perdita” esclamò appena, aprendo la porta, intravide lo sguardo spiritato della sua strana vicina.

“Si si la ringrazio. Ora bando alle ciance, mi faccia vedere il corpo della mia adorata Sissi” disse la donna scuotendo il suo bastone di legno.

“Certo certo, venga pure le apro il cancello del giardino. Oh salve agente Wilson, è qui per il ritrovamento” mormorò Bob, notando anche la presenza del poliziotto.

“Purtroppo si”.

“Non ha idea di quanto siamo rimasti scioccati io e mia moglie quando abbiamo levato il telone della piscina e…abbiamo visto quei due poveri corpicini galleggiare, davvero triste! Ovviamente abbiamo chiamato subito i proprietari. Ecco venite, da questa parte” continuò Bob aprendo con una piccola chiave il cancello che permetteva l’ingresso al giardino. La piscina interrata si trovava al centro esatto dell’area molto spaziosa, e una siepe di sempreverdi separava la piscina dalla zona barbecue della famiglia Stances; il telone che aveva coperto la piscina per tutta l’estate era stato appoggiato accanto ad essa, probabilmente per asciugare. Avvicinandosi alla piscina, Charlie non riuscì a trattenersi dal fare una faccia schifata alla vista dell’acqua verde maleodorante; tuttavia, nonostante la situazione sgradevole dell’acqua, guardandosi in giro, dovette ammettere a sé stesso che Bob aveva ereditato proprio un bel posticino: il giardino era veramente spazioso, e nonostante la grande piscina, restava ancora molto spazio verde intorno.

“Ehi bellimbusto, da questa parte!” lo richiamò all’attenzione la Signora Emmett, che appoggiandosi al suo bastone seguiva Bob.

“Eccoci…non sapevamo come comportarci, dunque li abbiamo coperti con un telo” sussurrò Bob, quasi in lacrime davanti a un telo di plastica nero, che copriva i due animali. Charlie non poté che lanciargli uno sguardo di disapprovazione, e di nuovo la sua mente tornò ai bei tempi vissuti in città.

“Forza, vediamo i due cadaveri” esclamò togliendo il telo.

Subito un forte odore di marcio arrivò al naso di Charlie. Quello che doveva essere il corpo di Sissi aveva già iniziato il processo di putrefazione, ed emanava un odore davvero sgradevole. Il corpo, per quanto già in decomposizione, in apparenza non presentava nessuna ferita che potesse giustificarne la morte. Il corpo del secondo gatto invece era ancora intatto: anche lui come Sissi non sembrava presentare nessuna particolare ferita.

“Non mi sembra che ci sia sangue o altro; quindi, presumo che siano morti entrambi per annegamento” disse Charlie coprendo i due mici con il telo.

“È esattamente quello che abbiamo pensato noi quando gli abbiamo ritrovati” mormorò subito Bob sfregandosi le mani.

“Ah si? È allora perché nessuno ha sentito i loro versi? La mia Sissi era una combattente, sono sicura che se fosse caduta in piscina avrebbe iniziato a miagolare a più non posso per farsi sentire da me!” sbottò la Signora Emmett.

“Come le ho già spiegato” disse Bob “dallo stato del corpo della sua povera Sissi, dev’essere caduta in piscina almeno due settimane fa, e noi in quel periodo eravamo in vacanza”.

“Eh l’altro gatto allora?”.

“Mi dispiace Signora Emmett ma le ripeto che né io né mia moglie abbiamo sentito nulla in questi ultimi giorni”.

“Tutte cazzate!” urlo Sandra.

“Qualcuno qui ha ucciso la mia Sissi e io voglio sapere chi è stato!”.

Charlie si portò le dita alle tempie: sentiva l’arrivo di un forte mal di testa.

“Si calmi Signora Emmett. Come vede i gatti non sono feriti, dunque l’annegamento è l’unica soluzione. Probabilmente nel tentativo di seguire una preda o alla ricerca di un po’ di acqua si sono infilati sotto al telone e cadendo in piscina non sono più riusciti ad uscirne”.

“Le dico che qualcuno ha ucciso il mio gatto! Sissi era una gatta sveglia, e non si sarebbe mai intrufolata dentro ad una piscina. Doeil l’avrà stordita e poi annegata!”.

“Crede veramente che qualcuno abbia il tempo di stordire il suo gatto e poi annegarlo?” chiese Charlie trattenendo quasi una risata; la situazione si faceva più folle del previsto.

“Io non lo credo, ne sono certa!”

Charlie sospirò pesantemente.

“Mi ascolti: le porgo le mie più sentite condoglianze per la sua perdita, ma purtroppo non posso arrestare un suo vicino per una sua folle congettura”. Vedendo che la Signora Emmett stava per intromettersi, l’anticipò.

“Dunque, noi della polizia non possiamo fare nulla per lei. Veramente nulla. Ora, se è interessata può far cremare il suo gatto o fare qualsiasi rito funerario che preferisce; io prenderò l’altro gatto e lo riporterò alla famiglia e la questione si chiude qui” disse Charlie con un tono grave e fissando dritto negli occhi la Signora Emmett, quasi sfidandola a rispondere.

Sandra capendo che nessuno le avrebbe dato retta, colpì con forza il terreno, e sbuffando mormorò che avrebbe portato a casa il corpo del suo gatto, e dopo aver ordinato a Bob di recapitargli il corpo nel pomeriggio, si incamminò verso casa.

“Finalmente è finita” sospirò Bob, togliendosi gli occhiali da vista.

“È un osso duro la vecchia” esclamò Charlie.

“Oh si, un vero osso duro, pensi che ho avuto la fortuna di averla come insegnante alle scuole elementari…sono stati veramente anni d’inferno” disse Bob scuotendo la testa con un sorriso amaro sulle labbra.

Charlie fischiò.

“Una vera sfortuna…”.

Poi chiese a Bob un sacco di plastica in cui poteva infilare il gatto che avrebbe riportato alla sua famiglia.

   
 
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