Molto spesso davanti all’app di tinder, e a quel pulsantino rosso e verde, mi trovo a chiedermi: che ci faccio qui?
Ovviamente la risposta è una sola: voglio un ragazzo. Ed ovviamente il risultato è sempre lo stesso: “mi serve del tempo” o la sua variante abituale “hai delle aspettative”.
Allorché, il mio cervello isterico si chiede in palese accento romanesco: “Aspettative de che? De ‘na autobus? De un tram? De li mortacci tua?”
Aspettative. E’ una parola insolita: aspettare significa stare fermi in un punto senza fare assolutamente nulla: fermi come statue di gesso. Ma, in questo contesto, viene usata per dire che si va troppo veloce e che si dice troppo o si fa troppo.
Ciò mi riporta nel banalissimo circolo vizioso di interrogarmi alle tre di notte di un sabato sera qualsiasi su cosa realmente io voglia ,pardon, mi “aspetto”.
Forse quello che mi aspetto, usiamo questo termine, è che un bacio non venga dato per caso, che la mano stretta attorno alla mia vita rimanga dove deve stare e che le parole spese nell’orecchio abbiano colpito più a fondo del timpano e siano rimbalzate nella cavità uditiva così forte da lasciare un piccolo segno indelebile. Insomma, quello che mi aspetto è che rimani anche solo un secondo a fissarmi. Mi piace la stabilità: sì, aspetto, possiamo dirlo, che rimani. Alla fine tutto torna: io aspetto.
Badate bene avventati lettori, non sono le elucubrazioni di una moderna Medea da tastiera che sfoga il proprio ego ferito su povero computer in soggiorno, sorseggiando camomilla da una grande tazza blu alle tre di notte. No, non sono quel genere di donna: anzi lo vorrei. Vi immaginate la goduria di poter scrivere: caro, mi stai pattinando sul filo del vaffa a quel messaggio in cui vi dicono “sei una bella persona e sebbene stia bene con te, non so cosa voglio e mi serve tempo per pensare”. No, io sono come Achille colpito al tallone: inerme. Non so cosa dire o come reagire.
Mi aspetto che ci pensi tu. Di nuovo.
Beh, lettori, sono alla fine di questo foglio senza aver concluso poi molto. E’ solo l’inizio di questo racconto di un cuore infranto. Alla fine sapete che c’è: ne ho avuto anche troppo per oggi. Meglio dormire e ricominciare domani? Tanto cosa ho da aspettare? Di certo, non un suo messaggio.