Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: MadMary    07/02/2023    1 recensioni
Aceto Doppio era sempre stato affascinato dagli Strip Club, ma non si era mai osato.
Quella sera, però, si sentiva diverso: una forza non troppo sconosciuta lo stava spingendo ad entrare, a sperimentare. Doppio sentiva di aver bisogno di contatto umano, come se la sua vita dipendesse da quello.
Entrando nel locale capì di aver fatto la scelta giusta, quando posò gli occhi su di lei e la forza sovrannaturale lo spinse a prenderla.
Genere: Angst, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Diavolo, Doppio Aceto, Ghiaccio, Prosciutto, Risotto Nero
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Threesome, Violenza
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E’ da moltissimo che non aggiorno, ne sono più che consapevole e mi scuso con tutti voi.

Purtroppo questi lunghissimi mesi sono stati molto difficili da passare, ma ora sento di essere pronta per continuare questa storia, che immagino e focalizzo da tantissimi anni e che piano piano sto riuscendo a buttar giù in lettere.

Non garantisco aggiornamenti frequenti o anche solo costanti, ma spero che riusciate ad apprezzare ugualmente il mio lavoro.

Buona lettura <3



 

-E’ successo qualcosa, Celeste?-

 

Bastarono quelle semplici quattro parole per farle gelare il sangue nelle vene.

 

Voltandosi lentamente, ella si lasciò inghiottire da quell’ombra che torreggiava sopra la sua debole e fragile figura.

 

-No Risotto, nulla di che…- 

 

Teneva gli occhi bassi, evitando di incrociare quelli cremisi dell’uomo, che tanto la terrorizzavano.

 

-Lo sai che non funziona con me questo giochetto.- tuonò, accarezzandole in una maniera così dolce e affettuosa il volto, facendole torcere lo stomaco in disgusto.

 

Come si permetteva di rivolgerle certe effusioni amorevoli, quando non faceva altro che approfittare di lei e del suo corpo, lasciando anche ai suoi disgustosi compagni l’opportunità di umiliarla a loro piacimento?

 

Non era suo padre, non era un suo amico e certamente non era il suo amante, quindi con che coraggio la toccava in quel modo?

 

In momenti simili, avrebbe desiderato così tanto poter sputare in faccia a quel bastardo, riempirlo di insulti e torturarlo, proprio come lui faceva con lei! 

Voleva farlo sentire vuoto e inutile come lui si premurava sempre di lasciare, quando finiva di giocare col suo corpo martoriato.

 

-Ma se ti dico cos’è successo…- sussurrò, indietreggiando dal suo tocco e sentendo la schiena premere contro il freddo e umido lavandino della cucina: perfetto, ora era in trappola -Ti arrabbierai molto con me e io non voglio essere punita.- sentire la sua voce pronunciare tali suppliche con quel tono le faceva scendere dei brividi di orrore lungo la schiena ogni volta, ma era costretta: sapeva che quel trucco funzionava infallibilmente ogni volta.

 

E infatti lo vide sorridere lentamente.

Al bastardo piaceva vederla così indifesa, così piccola e debole rispetto a lui.

 

Gli piaceva vederla soffrire, supplicarlo per un po’ di gentilezza, pregarlo di non farle troppo male quando la colpiva.

 

Lo appagava sentirla supplicare come una figlia supplica il padre di non essere sculacciata per l’ennesimo errore commesso.

 

-Se non è colpa tua, perché dovrei arrabbiarmi con te?- domandò con fare quieto, eliminando nuovamente la breve distanza che li separava, pettinandole dolcemente una ciocca dorata.

 

Celeste lasciò andare un debole sospiro tremante, prima di spiegare dettagliatamente cosa le fosse appena capitato.

 

Lo sguardo di Risotto si faceva più cupo ad ogni dettaglio aggiunto, come se finalmente, per una volta, l’uomo si fosse reso conto di quanto assurda era quella situazione, di quanto depravati e deviati fossero effettivamente tutti i suoi colleghi.

 

La voce della ragazza si fece sempre più sicura e forte, finalmente speranzosa di essere ascoltata e compresa: sì! Ora Risotto avrebbe capito come si sentiva ogni giorno! 

Come Melone la facesse sentire sempre così sporca e insicura, come Ghiaccio la umiliasse ogni momento, come Illuso la spiasse dagli specchi di camera sua e del bagno, come Formaggio le rubasse sempre l’intimo usato e di come Prosciutto la minacciasse di morte ad ogni occasione!

Lui era l’unico che poteva capirla e lei lo sapeva, l’aveva sempre saputo.

 

Risotto aveva un debole per lei, o forse lei lo aveva per lui, ma in ogni caso lei aveva qualcosa che l’uomo voleva e lui aveva qualcosa di cui Celeste sentiva un bisogno impellente: sicurezza.

 

Essere sotto la protezione di Risotto Nero in quella casa significava poter rivivere una vita quasi normale, quasi.

 

Le minacce sarebbero cessate, come lo spionaggio, i furti, le molestie e i frequenti stupri, che ormai, per quanto deprimente fosse, avevano quasi perso significato per lei.

 

“Assurdo” aveva pensato numerose volte nei più recenti giorni “Mi hanno resa talmente tanto vuota e passiva che ormai non urlo nemmeno più e non provo a oppormi: sto semplicemente ferma e aspetto che finiscano il lavoro. Certo, non smetto di lamentarmi e piangere, ma so che provare a combattere è inutile. L’unica maniera per rendere il tutto meno doloroso e spiacevole è lasciarli fare, se non dargli corda”.

 

Certo, concedersi completamente a lui in questo modo avrebbe ovviamente significato doversi cedere fisicamente all’uomo ogni notte… se non anche durante il giorno, però non era già quello che stava facendo da mesi?
Almeno così sarebbe sempre stato lo stesso uomo che le dava protezione dagli altri e magari, col tempo, avrebbe imparato a gestirla e trattarla con più delicatezza.

 

-Quindi, fammi capire…- borbottò massaggiandosi gli occhi fra le dita delle mano, mentre le sue chiare sopracciglia rimaneva corrucciate -Ghiaccio e Melone si sono ubriacati e ti hanno costretta a masturbarti davanti a loro, mentre si segavano?- 

 

Nella follia del momento la ragazza dovette trattenere una risata aspra: detto a quella maniera sembrava quasi una barzelletta.

 

-Esatto- annuì Celeste -infatti, se non è un problema per te, vorrei davvero andare a farmi una doccia in questo momento, per togliermi di dosso tutto questo ricordo...- 

 

-Immagino.-

 

Ma non si spostò per lasciarla andare e continuò a scrutare il suo volto spaventato in quel modo.

 

No, no, no!
Non era possibile che andasse a finire in quel modo anche questo incontro! L’aveva ascoltata o no, mentre si confidava?!
Le aveva prestato orecchio veramente, oppure aveva finto di interessarsi solo per farsi fare un pompino con più sentimento e meno lamentele?!
 

-Uhm…- del sudore freddo iniziò a colare lungo la sua schiena ossuta e violacea; l’agitazione e il panico stavano prendendo il controllo sul suo corpo -posso… posso andare, quindi?-

 

Risotto sbatté un paio di volte le palpebre con fare perplesso, prima di parlare.

 

-Lo so cosa vuoi che io faccia per te.-

 

Celeste fu presa alla sprovvista da quella frase: intendeva per caso dire che lei lo stava invitando a unirsi nella doccia? 

 

Il solo pensiero le fece venir da vomitare.

 

-Che cosa intendi, Risotto?- persino lei riuscì a percepire la confusione nella sua voce tremante.

 

-Vuoi che io impedisca agli altri membri della Squadra di poterti toccare, non è così?-

 

Oh.

 

Non poteva crederci: non le stava chiedendo attivamente del sesso? Non si stava invitando in un suo momento intimo e di riposo? Si era effettivamente posto una domanda sensata e le stava ponendo una problematica vera che la disturbava da sempre?

 

Incredibile… doveva esserci per forza qualcosa sotto.

 

-Sì- ammise, senza pensarci un istante -Voglio che tu mi protegga dagli altri. So che sei il loro capo e so che tutti ti rispettano in questa casa, persino io, per questo voglio che tu dica loro di non permettersi mai più di sfiorare il mio corpo con un dito. Per favore Risotto!- gli si inginocchià davanti, congiungendo le mani come in una preghiera rivolta a quel volto così stoico e duro, così cattivo e privo di alcuna compassione -Ti supplico Risotto Nero, farò qualsiosa cosa tu voglia, ma per favore fammi tua, così che gli altri non possano più possedermi.-

 

Passarono istanti di silenzio, dove Celeste non smise di guardare con fare implorante gli occhi inumani di quell’essere davanti al quale si prostrava: il suo nuovo Dio.

Colui che la sfamava quando aveva fame.

Colui che la dissetava quando aveva sete.

Colui che la proteggeva dal male degli altri.

Colui che la riparava dalla violenza.

 

Un Dio che in cambio chiedeva solamente il suo corpo e la sua mente.

 

Un semplice gesto del capo venne seguito da un basso: “Va bene”.

 

Risotto aveva accettato.

 

Celeste da quel momento sarebbe stata sua e di nessun altro al mondo.

 

Per la prima volta da quando era stata portata in quel luogo maledetto, la ragazza sorrise in una maniera talmente genuina, che quasi sorprese l’uomo.

 

Stava perdendo il proprio senno.

 
   
 
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