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Autore: Keeper of Memories    19/02/2023    2 recensioni
[SpUK]
Nella notte tra il 7 e l'8 agosto 1588, la flotta inglese attacca l'Invincibile Armata, in quella che passerà alla storia come una delle sconfitte più disastrose dell'Impero Spagnolo. Arthur Kirkland si trova su una di quei velieri, pronto più che mai a vedere la disfatta del suo acerrimo nemico.
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Questa fanfiction partecipa alla challenge "E' nato prima l'uovo o il titolino" del gruppo Facebook "Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom"
Genere: Angst, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Gravelines, 7 agosto 1588


Con il favore della notte, i vascelli inglesi scivolavano silenziosi nelle acque della Manica, indisturbati, indistruttibili. Hai insistito per essere su uno di quelli, in prima linea, perché volevi vedere.
Vuoi vedere la sua disfatta, la sua spavalderia scemare come il calore estivo all’arrivo della notte, la disperazione prendere forma e consistenza nel suo sguardo mentre gli punti la spada alla gola. In effetti, ti sei sempre chiesto come sarebbe stato annientare completamente il tuo acerrimo nemico.
Per questo, quando i brulotti esplodono tingendo il mare di fuoco rosso, speri che non lo abbiano colpito, che si trovi su uno di quei galeoni spagnoli che disperatamente tenta di allontanarsi per non essere lambito dalle fiamme.
 
Dal ponte di coperta, il capitano da l’ordine di inseguire le navi fuggiasche. Senti l’adrenalina scorrerti nelle vene e un senso di euforia pervaderti al solo pensiero della battaglia che ti aspetta. Senti che è ancora vivo, che quel bastardo non si è lasciato morire per così poco. Una certezza viscerale che non ha spiegazione logica, ma sai essere vera.
I cannoni spararono i primi colpi, riempiendo la placida notte con i boati delle esplosioni. La galea nemica si avvicina, manca poco all’abbordaggio. I tuoi occhi saettano tra i marinai spagnoli, alla ricerca di colui che tanto disprezzi.
Sguaini la spada e, quando il momento è propizio, ti lanci sulla nave avversaria. La puzza di bruciato e di sangue invade le tue narici, mentre la tua spada cala frenetica sulle carni nemiche. Sembra quasi volerti ricordare il ribrezzo e la vergogna che dovresti provare per i brutali omicidi che stai compiendo, ma a te non importa, ti interessa trovare lui, solo lui. Null’altro conta.

 
La battaglia infuria attorno, gli spagnoli cadono sotto i colpi inglesi e la scia di cadaveri che lasci dietro di te si fa sempre più lunga. Il tuo corpo reclama riposo, le tue ferite, seppur poche, iniziano a far sentire la loro presenza. La tua frenesia si placa quel tanto che basta per costringerti a cedere all’affanno che muove il tuo petto.
In quell’istante, lui trova te. La sua voce l’avresti riconosciuta ovunque, nonostante il frastuono della battaglia, nonostante l’incessante martellare del cuore nel tuo petto.
«Arturito! Che piacere rivederti.»
Non lo vedi ancora, ma sai che sta sorridendo. Sorridi anche tu, nonostante la fredda canna della pistola che preme sulla tua tempia. Il momento è finalmente arrivato.
«Non posso dire sia lo stesso per me, Antonio.»
«¿Ah, si? E io che pensavo che mi stessi cercando…»


 
Abbassati, ruota, che la spada disegni un arco di sangue nell’aria estiva! La pistola fa fuoco, ma il proiettile esplode nel nulla. Sei stato più veloce, ma non abbastanza da colpirlo. Le vostre lame s’incrociano, cozzano sovrastando qualsiasi rumore. Siete faccia a faccia, ora puoi finalmente guardarlo negli occhi. La frenesia torna più prepotente di prima, il tuo corpo freme per l’eccitazione.
Affondo, parata, poi un altro affondo; così danzate al chiaro di luna, circondati dalla morte e dalla polvere da sparo, senza un attimo di tregua, senza prendere respiro.
Alla fine, è la tua spada ad affondare nel suo fianco. Il tempo sembra tornare a scorrere all’improvviso, la battaglia torna a farsi viva tutto d’un tratto.
«Sembra che tu abbia vinto.»
Antonio ha ragione, gli spagnoli fuggono, ma a te non piace. Non vi è alcuna ombra di sconfitta nel suo sguardo, anzi, più di prima il suo sorriso spavaldo ti fa ribollire di rabbia.
Si avvicina, mezzo passo verso di te. Il bastardo continua a sorridere, lo fa nonostante la ferita sanguinante, lo fa mentre sorregge il tuo viso tra le dita, macchiandoti di rosso le guance; lo fa quando cattura le tue labbra in un bacio e tu non trovi la forza di reagire.
Ti odi, perché quel bacio ha il sapore del sangue e del sale sulle tue ferite aperte. Perché non hai vinto, non come volevi tu. Ti odi per come quel bacio ti abbia fatto tremare e perdere la presa sulla spada. Ti odi perché gli hai lasciato un’apertura, una crepa nelle tue difese che ha sfruttato per scappare.
L’ultima cosa che dice è una minaccia pronunciata con il sorriso e la tua spada tra le mani.
«Non temere! Avremo altre meravigliose occasioni per danzare, Arturito. Non sarà l’ultima volta che mi vedrai.»
Il tuo sguardo vaga tra le acque scure, nel punto in cui è scomparso. Le mani ti tremano, lo stomaco si contorce in una morsa ferrea.
Ti sei sempre chiesto come sarebbe stato sconfiggerlo, eppure, sebbene tu l’abbia fatto, non è per niente come te lo saresti aspettato.
   
 
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