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Autore: rocchi68    19/02/2023    1 recensioni
Scott Deacon, uomo di discreto successo, durante una serata in casa racconta, sotto pressione della figlia, di come ha ritrovato una persona speciale dopo tanti anni di distanza e di silenzio, ricordando e scontrandosi spesso con un passato e un presente complicato.
Non ricorderà mai il periodo del reality, troppo negativo, ma solo ciò che l'ha portato a essere felice.
O almeno questo è quello che traspare dal suo solito sorriso.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Tra il parlare con Dawn davanti una buona tazza di caffè e lo scambiare alcune battute con i suoi genitori, Scott era rientrato a casa molto tardi.
Erano circa le 22 quando la serratura iniziò a dare segni di vita e, appena entrato, notò come non ci fossero molte scarpe nel ripostiglio, segno che i suoi parenti si erano finalmente levati di torno e poteva godersi un po’ di relax.
Non aveva fame, in quanto tra pranzo e un semplice toast da Dawn si sentiva apposto, e per questo la sua intenzione era d’ignorare salotto e cucina, di disinteressarsi completamente alle chiacchiere che provenivano proprio da quella direzione, di scivolare in bagno e poi in camera, ma il casino della televisione, ovattato e a tratti quasi oscurato, lo attirava come una falena con la luce.
Seduta sul divano c’era la sorella e dal tono con cui rispondeva ai suoi genitori non sembrava molto contenta e pareva, anzi, infastidita.
Ecco gli faceva brutto entrare, chiedere ad Alberta di aggiungere un invitato, quando lei stava discutendo animatamente, dando l’idea di un Natale orribile, forse il peggiore di tutta la sua vita.
 
“Potremmo chiedere a Scott che ne pensa!” Urlò la diretta interessata, vedendolo costretto a farsi avanti.
 
“Non credo voglia essere disturbato.”
 
“Riguarda il mio matrimonio e lui ne fa, comunque, parte.” Replicò al padre, portando Scott a sedersi su una sedia per sentire che altre idiozie sarebbero saltate fuori.
 
“Sentite sono stanco di sentirvi urlare per questo benedetto matrimonio, domani devo vedermi con una persona e vorrei avere qualche ora di sonno extra, invece, di presentarmi con le occhiaie e a sbadigliare ovunque mi porterà.”
 
“La stessa persona di oggi?” Indagò suo padre.
 
“Se anche fosse, dove sarebbe il problema?” Domandò, scrollando le spalle.
 
“E dove andrete?” Seguitò la madre.
 
“Ovunque sia, starò bene.”
 
“Chi sarebbe?” Riprese il padre, mettendo Scott in una condizione difficile, in quanto doveva destreggiarsi in un interrogatorio con tre persone, cercando di rimanere calmo e inflessibile per non bruciarsi una richiesta con la sorella.
 
“Prima voglio sapere che cosa c’è che non va e poi rispondo.” Soffiò, mettendosi chiaramente sulla difensiva.
 
“Durante il pomeriggio, zio Steve e quella stronza della sua nuova compagna, non hanno fatto altro che criticarmi sul matrimonio, fratellino.” Ringhiò Alberta, facendolo sospirare.
 
“Loro criticano? Beh li taglierei fuori dagli invitati.” Ammise a cuor leggero.
 
“E al loro posto inviterei zia Anna.” Confermò la sorella, sapendo, però, che sarebbe stato difficile convincere il padre.
 
“Ti stavano criticando perché non è saggio sposarsi dopo questi pochi anni di fidanzamento.”
 
“8 anni ti sembrano pochi?” Ribatté Alberta.
 
“Caro…tua figlia non ha torto.”
 
“Non impari a conoscere mai a sufficienza una persona.”
 
“Sì certo, perché zio Steve è stato molto corretto a cornificare zia Anna con quella megera quando lei era in ospedale.” Mugugnò Scott, schierandosi apertamente dalla parte dell’ala femminile della sua famiglia.
 
“E lei allora?”
 
“Lei si è vendicata a divorzio ottenuto.” Soffiò il rosso, sorridendo compiaciuto.
 
“Il ristorante non è chic, gli anelli non sono belli, i testimoni sembrano degli idioti…è il mio matrimonio, non il loro.” Ringhiò Alberta, scattando in piedi.
 
“Ma loro…”
 
“Devono stare fuori dalla mia festa!” Tuonò inviperita.
 
“Mia sorella ha ragione: è perché me ne sono andato, altrimenti sarei rimasto solo per sentire i loro rimproveri.”
 
“Credo che zio Steve se ne starà seduto sul divano con una birra ghiacciata…tanto il servizio postale qui è pessimo.” Mormorò la madre divertita, lasciando intendere che si sarebbe dimenticata d’imbucare il suo biglietto d’invito.
 
“Ma loro…”
 
“Zia Anna e il suo nuovo marito…fine della storia!” Ringhiò Alberta, avvicinandosi minacciosamente al padre con uno sguardo da matta.
 
“A proposito di invitati.” Buttò lì il rosso, pensando che quella era un’occasione più unica che rara per giocarsela.
 
“Siamo apposto così.” Soffiò Alberta.
 
“Sì non lo metto in dubbio, ma se…beh…ci fosse…una persona in più?”
 
“Chi?”
 
“Avrei voluto chiedervelo in un momento migliore, ma è possibile?” Domandò, intendendo che aveva interesse d’invitare qualcuno.
 
“Dipende da chi è.” Replicò suo padre che non avrebbe accettato nessuno a buon mercato, anche perché aveva appena fatto fuori il fratello maggiore, senza impegnarsi più di tanto a farlo intrufolare con qualche moina o promessa da marinaio.
 
“Cioè?”
 
“Se si tratta di qualche idiota del reality, di qualche babbuino della tua palestra o di qualche decerebrato delle superiori, la risposta per me è no.”
 
“Alberta?” Domandò Scott, facendola negare.
 
“Su questo papà ha ragione: niente teste matte.”
 
“Io…”
 
“Vuoi forse vedermi infuriata? Rischi di trovarti appeso al lampadario della sala oppure potrei chiedere allo chef di metterti in cella frigo per una mezzoretta.” Lo minacciò, rendendo limpida la sua idea di matrimonio tranquillo.
 
“Ok…ok…ma se questa persona del reality fosse tranquilla?” Chiese leggermente sollevato, impuntandosi proprio su quel tasto.
 
“Anche Courtney sembrava tranquilla.” Ribatté la madre.
 
“Lo so, mi ha fregato per bene.”
 
“Chi sarebbe, fratellino?”
 
“Questa ragazza non farebbe del male a una mosca…lei mi piace.” Mormorò, arrossendo appena e sentendosi molto più leggero.
 
“Sei uscito oggi solo per vederla?”
 
“Per darle il mio regalo e per dichiararmi…è Natale.” Si giustificò, grattandosi la nuca.
 
“E immagino che uscirai con lei anche domani.” Ipotizzò Alberta.
 
“Siamo entrambi in pausa con l’Università, ci divertiamo molto quando siamo insieme e il tempo sembra volare.”
 
“Potremmo conoscerla prima di allargare il numero d’invitati?” Domandò sua madre.
 
“Non subito…è molto timida e viene da una storia difficile.”
 
“Quando allora?” Chiese suo padre, fissandolo storto e non riuscendo minimamente a perdonare la sua famiglia per quel voltafaccia verso lo zio Steve, anche se c’era questa famosa fidanzata di Scott a fare da contraltare.
 
“Settimana prossima la invito per un caffè…niente proclami, niente confusione: a lei ci tengo molto e non voglio perderla.”
 
“Era anche ora.” Mugugnò suo padre.
 
“Le cose facili non piacciono a nessuno.” Soffiò divertito, allontanandosi dal salotto e salutandoli per andarsene in camera a dormire.
 
 
 
Vero.
Le cose facili ti portano alla noia.
Per una volta, una soltanto, avrebbe voluto esprimere un desiderio. Non avrebbe mai preteso qualcosa che fosse così distante da far rima con miracolo. Una cosa semplice, ma allo stesso tempo parecchio bizzarra, se non delirante.
Niente numeri magici alla lotteria o assurde combinazioni sportive che lo portassero a centrare una vincita milionaria.
Voleva soltanto che Dawn fosse facile da comprendere.
Non voleva ingannarla, né rimanere solo.
Ci teneva veramente a lei.
Perché stava così?
Era spaccato a metà.
Non voleva innamorarsi di lei per poi sentirsi dire che non era minimamente ricambiato. Sarebbe ritornato a quando stava con Courtney con tutte le conseguenze del caso, con dolori annessi, dubbi infiniti, lacrime da bimbo.
E la cosa avrebbe troncato la loro amicizia.
A questa ci teneva molto.
Non voleva nemmeno illuderla.
Rivoleva soltanto il suo cuore.
Buttarlo così, poteva fargli male.
Lo aveva affidato alla prima persona capace di farlo sorridere dopo un tempo che gli era parso infinito.
Perché era diventato così?
Era Natale.
Lo stava rovinando?
Di nuovo.
Ancora con quell’atroce dubbio di non essere sufficiente.
Di essere un semplice rimpiazzo in attesa di qualcun altro.
Non voleva essere un Duncan richiamato all’improvviso.
Odiava essere un Trent con la sua mania del 9 capace di riprendere una relazione ormai schiantata.
Era abbronzato come Alejandro?
Muscoloso e famoso come Justin?
Ammirato come Geoff?
Scanzonato come Owen?
Intelligente come Harold?
Lui era solo Scott.
Uno che aveva dato il suo cuore ed era rimasto fregato.
“Mi sono divertito, è stata…”
No.
Era un messaggio patetico da persona patetica che pateticamente prova a creare qualcosa in più di un’amicizia.
Tutto così pateticamente patetico.
Doveva impegnarsi di più.
“Domani dove andiamo? Stavo pensando a…”
Così sembrava che non avesse il controllo della situazione, in attesa che lei scegliesse una qualsiasi destinazione, consapevole che una strattonata al guinzaglio e lui le sarebbe corso dietro.
E così era passato dall’essere imbarazzante a un’insicurezza spiazzante.
Voleva essere libero di sbagliare.
Patetico all’ennesima potenza.
“Senti…andiamo…”
Era passato dalla passività estrema, all’essere feroce e dittatoriale in una semplice rampa di scale.
Così l’avrebbe fatta scappare in un attimo.
Patetico fuori scala.
Perché si rendeva sempre così clownesco nell’approcciarsi alle ragazze?
“Ragiona Scott…cerca di essere meno…te stesso.”
Meno sé stesso.
Che cosa doveva essere?
Era troppo complicato.
E questo gli faceva venire il nervoso.
 
Tornato a casa sano e salvo, regalo fantastico…domani mi piacerebbe vederti e stavo pensando a una cosa.”
 
Ok non era il suo massimo e altri avrebbero potuto fare di meglio, ma almeno l’aveva buttata sull’ironia, azzardandosi a un nuovo appuntamento che non l’avrebbe ferito se lei si fosse rifiutata per chissà quale impegno.
Sperando sempre che non fosse già crollata dal sonno e non rispondesse l’indomani sotto mezzogiorno, mandando in vacca ogni tentativo e portandolo a girarsi tra le coperte, chiedendosi se non avesse letto e non volesse rispondere per paura di ferirlo.
Avanti lo sapeva bene che era un suo difetto atroce.
In molti gli dicevano che superato il primo scoglio, quello dove tutti vedevano solo il suo lato burbero, subentrava una dolcezza spiazzante che raramente cadeva nell’appiccicoso.
 
“Dovrei essere io a ringraziarti, Scott.” Scrisse lei, cogliendolo impreparato, quasi fosse anche lei davanti allo smartphone, ma indecisa su come farsi avanti.
 
“Di cosa?”
 
“Amo la tua collana.”
 
“Mi hai messo in difficoltà.” Digitò per non fermare la conversazione, accendendo la luce della sua camera.
 
“Per una volta sono complicata.”
 
“Vorrei che ci vedessimo per parlare.”
 
“Del matrimonio di tua sorella?”
 
“So che non era in programma e ti devo chiedere un favore…un altro.” Ammise, iniziando a spogliarsi per andare a letto.
 
“Quale?” Chiese lei, immaginando che fosse stanco di chiedere aiuti.
 
“Non credevo di dover convincere anche i miei.”

“Come?”

“Prima di darti l’invito, vorrebbero vederti almeno una volta.”

“Va bene.” Digitò subito, facendolo tentennare.

“Sul serio?”

“È solo un favore più grande del previsto, niente di difficile.” Minimizzò, continuando a riguardare il suo regalo di Natale preferito.
 
“Sei libera di rifiutare.”

“Quando si fa una promessa, la si deve mantenere a tutti i costi.” Replicò seria.

“Ti ringrazio, Dawn.”

“Ovviamente non ho intenzione di venire a mani vuote.”

“Lo immaginavo.”

“E anche se forse non ci crederai, le cose complicate sono sì belle perché intriganti, ma è nella semplicità che spesso si ritrova sé stessi.”
 
“Credo tu sia nascosta da qualche parte…mi conosci troppo bene.” Sorrise sollevato.
 
“Domani alle 10 al parco e poi vediamo che fare? Ti può andar bene?” Domandò, facendolo riflettere per qualche secondo.
 
“A domani…e copriti bene!”

“Notte Scott.” Digitò, scrollando quell’ultima chiacchierata e arrossendo per quando aveva affermato di amare il suo regalo, chiedendosi se quella non fosse una sorta di dichiarazione indiretta.
 
“Notte angioletto.” La salutò, infilandosi sotto le coperte e chiudendo la luce su quel Natale che, a suo avviso, era il migliore della sua vita.








Angolo autore:

Ryuk: Sono passati 2 mesi

Alleluia
Hai imparato a contare

Ryuk: Anche per questo 2023 la puntualità la buttiamo nella lista delle mancanze?

Sì, sì
Non è poi sempre colpa mia

Ryuk: Ah no?

Anacleto: Chi ha la password? Le storie in testa?

Ryuk: Le cartelle nascoste?

Oh...siete proprio degli adulatori
E va bene...spero di finire questa storia il prima possibile.
Diciamo che fino a quando non vedo almeno una recensione la mia voglia di aggiornare si schianta, poi subentra la pigrizia e...vabbè che ve lo dico a fare.

Ryuk: rocchi si rifece vivo nel 2024

A presto!
(Spero)
   
 
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