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Autore: pampa98    20/02/2023    2 recensioni
[Questa storia partecipa alla To Be Writing Challenge 2023 indetta da Bellaluna sul forum Ferisce la Penna]
College!AU. Pre-Jesper/Wylan.
Wylan si è da poco trasferito a Ketterdam, dove inizia a frequentare l'università. Inej lo introduce all'ambiente, ai suoi amici e, soprattutto, al ragazzo con cui Wylan dovrà condividere la stanza per il resto dell'anno.
«Siamo arrivati» annunciò Inej, indicando la porta davanti a loro.
La sua prima impressione non fu delle migliori. C’erano alcuni fori al centro della porta, sinistramente simili a quelli che poteva lasciare un proiettile – Wylan non aveva controllato, ma era quasi certo che la detenzione di armi da fuoco all’interno del dormitorio fosse vietata.
Inej bussò alla porta, ma non ricevette risposta. Aggrottò le sopracciglia e provò un’altra volta, con lo stesso risultato.
«Gli avevo detto di farsi trovare in camera» sibilò tra i denti, prima di aprire la porta.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inej Ghafa, Jesper Fahey, Kaz Brekker, Wylan Van Eck
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Di nuove conoscenze e caprette sulla porta



 

Wylan fu indirizzato subito al suo dormitorio. Ringraziò il disegno di un barile accanto alle lettere che ne formavano il nome, che lo salvarono dal dover chiedere ai suoi nuovi compagni di corso se fosse nel posto giusto. 

La struttura era più vecchia rispetto agli altri edifici che aveva visto nel campus, ma si reggeva ancora in piedi e sembrava abbastanza stabile. Si chiese se una delle finestre che dava sul cortile fosse quella della sua stanza.

Prese un profondo respiro, poi si avvicinò al portone d’ingresso e girò il pomello.

«Wylan Van Eck, giusto?»

Wylan fece un salto che lo portò a perdere la presa sui libri che teneva in mano, che caddero a terra con un tonfo. Fortunatamente, lui riuscì a rimettersi in equilibrio prima di seguirli.

Accanto a lui era comparsa una ragazza dalla carnagione scura, con grandi occhi neri e un velo arrotolato intorno alle spalle come una sciarpa.

«Scusami» gli disse, chinandosi per raccogliere le sue cose. «Non volevo spaventarti.»

«Oh. Ehm, n-no. Figurati.» Scosse la testa, cercando di darsi un contegno. «Ero… Ero distratto. Oh, no, tranquilla, faccio io!» esclamò, accovacciandosi a sua volta. 

Lei sorrise e gli porse i libri. «Sei nervoso per il tuo primo giorno?»

Wylan annuì.

«Sono Inej Ghafa» disse la ragazza, porgendogli la mano. «Sono la responsabile del dormitorio e sarà mia premura aiutarti ad ambientarti il prima possibile.»

Wylan le strinse la mano e il suo volto si distese in un sorriso. Il loro incontro non era stato dei migliori, ma quella Inej sembrava molto gentile e gli fece sperare che anche gli altri studenti fossero come lei.

«Piacere di conoscerti. E, ehm, grazie per l’aiuto.»

«Figurati. Coraggio, entriamo. Ti porto a vedere la tua stanza.»

La seguì all’interno dell’edificio. Dentro sembrava ancora più vecchio e quando posò i piedi sul primo gradino, le scale scricchiolarono in maniera sinistra.

«Sì, avrebbe bisogno di una ristrutturazione» disse Inej, come se gli avesse letto nel pensiero. «Ma per il momento è ancora abbastanza solido, non preoccuparti.»

Wylan annuì, anche se non ne era troppo convinto. Salito il primo piano, le scale iniziarono a scricchiolare e traballare in modo allarmante, ma Inej sembrò non notarlo. Si limitò ad avvicinarsi al corrimano e lui la imitò, sentendo una voce farsi sempre più vicina.

«… la testa sulle spalle solo perché non può staccarla! Oh, ma questa è l’ultima volta che mi tratta come uno schiavo, quella maledetta-»

«Buon pomeriggio, Matthias.» Inej salutò il nuovo arrivato, un ragazzo alto il doppio di Wylan, che stava correndo giù per le scale con una busta tra le mani. 

Sentendo la sua voce, Matthias rallentò la sua discesa. «Buon pomeriggio, Inej» la salutò educatamente. «Perdonami, ma la strega mi ha chiesto di portarle il pranzo perché, tanto per cambiare, l’ha dimenticato.»

Lei annuì e lo guardò sparire al piano di sotto. Wylan si sentì un po’ spaesato da quello scambio. “Strega”? Non era un modo molto carino per rivolgersi a una ragazza.

«Matthias Helvar» disse Inej, attirando la sua attenzione. «È un bravo ragazzo, se ti unirai a noi a mensa stasera sarei felice di presentartelo. E anche la strega, ovviamente.» Rise. «Nina non si libererà più di quel soprannome.»

Wylan annuì. «Sono tuoi amici?»

«Sì. E sono anche una coppia molto affiatata. Anche troppo, a volte» aggiunse, scuotendo la testa. 

Ripresero a camminare fino a giungere al terzo piano. Lì svoltarono in un corridoio a destra, fermandosi poi davanti alla penultima stanza.

«Siamo arrivati» annunciò Inej, indicando la porta davanti a loro.

La sua prima impressione non fu delle migliori. C’erano alcuni fori al centro della porta, sinistramente simili a quelli che poteva lasciare un proiettile – Wylan non aveva controllato, ma era quasi certo che la detenzione di armi da fuoco all’interno del dormitorio fosse vietata. 

Inej bussò alla porta, ma non ricevette risposta. Aggrottò le sopracciglia e provò un’altra volta, con lo stesso risultato.

«Gli avevo detto di farsi trovare in camera» sibilò tra i denti, prima di aprire la porta. 

La stanza era divisa in due parti speculari, ciascuna con un letto, una scrivania e un armadio in cui riporre le proprie cose. Almeno, quegli oggetti furono ciò che Wylan ipotizzò esserci sotto le montagne di vestiti, riviste e dvd che rivestivano ogni parte di quella camera. L’unica eccezione era data dal letto a sinistra, su cui un ragazzo si era ritagliato abbastanza spazio per potersi sdraiare e adesso se ne stava con gli occhi chiusi, facendo ondeggiare le mani a ritmo con la musica che arrivava dalle cuffie. 

«Jesper!» lo chiamò Inej, ma il ragazzo era perso nel suo mondo e non la sentì.

«Mi dispiace, davvero» disse a lui, mortificata. Wylan le rivolse un sorriso di comprensione: non era lei ad aver trasformato la sua stanza in una discarica e a ignorare i suoi ospiti. 

Mentre lei si avvicinava al ragazzo, Wylan si diede un’occhiata intorno per capire con chi avesse a che fare. C’erano libri di testo sparsi ovunque, con meno cura di quanta ne fosse stata riservata a vestiti e riviste – dunque quel Jesper non doveva essere un tipo studioso. 

Gli cadde l’occhio su una rivista sulla cui copertina svettava una pistola. Fattura raffinata, pensò; poi guardò i fori sulla porta e deglutì a vuoto. Vide molti periodici sulle armi da fuoco e il gioco d’azzardo – troppi per i suoi gusti –, ma ciò che catturò maggiormente la sua attenzione fu una rivista caduta ai piedi del letto di Jesper, che aveva in copertina un ragazzo a torso nudo che ammiccava sensualmente. Wylan arrossì e distolse lo sguardo, in tempo per vedere Inej togliere le cuffie dalla testa di Jesper e urlargli direttamente nell’orecchio.

Il ragazzo fece un salto, andando a sbattere contro la parete laterale. Wylan si sforzò di non ridere: lui aveva avuto la stessa reazione per molto meno.

«I-I-Inej! Ma cosa ti salta in mente?» esclamò Jesper, tenendosi una mano sul petto. 

«Ciao, Jes» lo salutò lei. «Ti ricordi che oggi arriva il tuo nuovo coinquilino?»

«Certo! Tranquilla, per le quattro avrò sistemato tutto.»

«Già. Purtroppo sono le quattro e mezza, e lui è già arrivato» rispose, indicando Wylan. 

Jesper seguì il dito di Inej, notando solo in quel momento che c’era un’altra persona in stanza. Wylan raddrizzò le spalle e cercò di mantenere il contatto visivo con lui, senza arrossire – obiettivo non semplice dal momento che quel ragazzo, per quanto disordinato e potenzialmente pericoloso, era anche molto bello. Quando gli sorrise, i suoi propositi fallirono miseramente.

«P-Piacere di conoscerti, sono Wylan Van Eck.» Quasi urlò mentre gli tendeva la mano per presentarsi, sperando che quello lo distraesse dal modo in cui Jesper lo stava fissando. «S-Spero che andremo d’accordo.»

«Oh, andremo molto d’accordo.» Jesper saltò giù dal letto. Si sistemò i capelli prima di avvicinarsi a lui, con la sua figura longilinea che superava Wylan quasi di una testa. «Jesper Fahey, sarà un onore condividere la mia umile dimora con te.»

Gli prese la mano e ne baciò il dorso. Wylan era certo che il suo volto avesse assunto la stessa tonalità dei suoi capelli e ci mancava poco che la sua testa non prendesse a fumare.

«Ahio!» esclamò Jesper, tornando alla sua espressione normale mentre si massaggiava la nuca. 

«Smettila di molestarlo, è appena arrivato» lo rimproverò Inej. 

«Non lo stavo molestando!» si difese Jesper. «Non ti stavo molestando, no?»

In realtà, sì, ma Wylan decise di non inimicarsi il suo coinquilino amante delle pistole già il primo giorno, così optò per aggirare la domanda.

«C-Chiedo scusa, dove potrei posare la mia borsa?»

«Oh, certo. Vieni, ti faccio spazio.» Jesper buttò a terra tutto ciò che si trovava sul letto di destra. «Ecco qua. Ah, sì, io ho sempre dormito lì, ma se preferisci facciamo a cambio» disse, indicando alternativamente i due letti.

«No, ti ringrazio. Questo letto va bene» rispose, accennando un sorriso mentre posava libri e borsa. 

«Ottimo!» Jesper si sedette sul letto e iniziò a frugare tra i suoi manuali. «Quanti numeri! Studi Matematica?»

Wylan annuì. 

«Sei un cervellone, allora. Io non ci capisco niente di questa roba.»

«Ti rendi conto che l’Ingegneria si basa sui numeri, vero?» disse Inej. Jesper liquidò la sua osservazione con un gesto della mano.

«Sei un Ingegnere?» chiese Wylan, per provare a fare conversazione con lui e non pensare al fatto che non poteva muoversi senza pestare almeno un avere di Jesper.

«Proprio così. Il mio sogno è quello di fabbricare la pistola perfetta, perciò sono costretto a passare tre anni qui dentro. Oh, tranquillo, non sono uno psicopatico assassino, non la userei mai contro le persone o gli animali.»

Wylan annuì, poco convinto. Guardò Inej che stava scuotendo la testa con un piccolo sorriso in volto. Aveva deciso di fidarsi di lei, e se lei considerava Jesper un tipo a posto, lo avrebbe fatto anche lui.

«A tal proposito. Wy – posso chiamarti Wy, vero? – non ti piacerebbe avere un simbolo che distingua la nostra stanza dalle altre? Tipo, una capretta?»

«Una… capretta?»

«Per te non sarebbe un problema, Jesper.» Wylan sussultò: era un’abitudine degli studenti del Barile arrivare alle spalle della gente provocandole un quasi infarto? Almeno, credeva che il nuovo arrivato fosse uno studente. Sembrava avere la loro età, ma il lungo cappotto scuro e il cappello calato in testa gli davano un aspetto più adulto, oltre che inquietante. 

«Credo, tuttavia» continuò il ragazzo, muovendo un passo dentro la stanza, «che il piccolo mercante aspiri a dare un’immagine di sé decisamente più lusinghiera della tua.»

«Mercante?» chiese Jesper. 

Wylan arrossì. «Mio… Mio padre lo è. Io no.»

Non si vergognava del lavoro di suo padre, ma avrebbe preferito non essere associato a quell’uomo. E poi come aveva fatto quel ragazzo a scoprirlo?

«Dunque conosci già il nuovo arrivato» commentò Inej, con una punta di rimprovero nella voce. «Wylan, lui è Kaz Brekker.»

Kaz si fece strada tra il disordine generale per raggiungerlo. Nonostante zoppicasse, la testa di corvo che svettava sul suo bastone non aiutò a renderlo meno inquietante.

«Benvenuto al Barile, Van Eck» gli disse. «Siamo lieti di averti con noi.»

Wylan abbassò lo sguardo. Non riuscì a capire se lo stesse salutando o minacciando.

«Kaz, non spaventare il mercantuccio, per favore» disse Jesper, portando un braccio intorno a lui e tirandolo indietro verso il suo petto. Forse voleva essere un gesto protettivo, ma ebbe solo l’effetto di far accelerare pericolosamente i battiti di Wylan, che stretto a lui si rese conto che Jesper era meno mingherlino di quanto sembrasse.

«Se non si è spaventato di fronte a… questo» rispose, guardandosi intorno con aria disgustata, «oserei dire che non ha paura di niente.»

«Su questo devo dargli ragione, Jes» intervenne Inej. Poi posò una mano sulla spalla di Wylan, rivolgendogli un sorriso gentile. «Ti va di fare un giro per il campus con me e Kaz, mentre Jesper pulisce la stanza?»

«Ehi, perché devo farlo io?»

«Perché questo letamaio è opera tua» disse Kaz. «Tuttavia, Inej, credevo che oggi saremmo stati soli.»

«Un po’ di compagnia non ti ucciderà, Kaz» disse la ragazza. 

Wylan spostò lo sguardo tra i due.

«In realtà, forse preferirei aiutare Jesper» disse. «Ho camminato parecchio dalla fermata del treno e poi questa è anche la mia stanza. Ne approfitto per sistemarmi.»

«Sei sicuro?»

Wylan annuì. Non aveva molta voglia di pulire la sporcizia di un altro, ma quella camera era davvero anche responsabilità tua. Inoltre, lo sguardo che Kaz gli aveva rivolto quando Inej gli aveva proposto di unirsi a loro, gli aveva fatto gelare il sangue nelle vene; Kaz non sarebbe morto se Wylan si fosse unito a loro, ma lui non era del tutto certo che non sarebbe accaduto il contrario.

«Ottimo!» esclamò Jesper. «Allora voi due piccioncini potete andarvene. Io e il mercantuccio ci divertiremo un mondo, vero?»

Wylan cercò di annuire, ancora imbarazzato di trovarsi tra le sue braccia.

«Più tardi torniamo a vedere come va» promise Inej e Wylan ricambiò il suo sorriso, felice all’idea di rivederla. Meno all’idea di rivedere Kaz, ma ebbe come la sensazione che si sarebbe dovuto abituare alla sua presenza se voleva essere amico di Inej.

Una volta che la porta si fu chiusa alle loro spalle, Jesper si sedette sul letto di Wylan, accomodandosi con le braccia incrociate dietro la testa. 

«Allora, cosa stavamo dicendo prima che Kaz ci interrompesse? Ah, sì, la capretta! Non ti piacerebbe averne una sagoma ritratta sulla porta?»

«Ehm, non credo» rispose. 

«Perché no? Guarda, sarebbe come questa!» Jesper balzò verso il suo letto e prese una foto da sotto il cuscino. Raffigurava lui insieme a un uomo, che doveva essere suo padre, e una capretta con un proiettile appeso attorno al collo. «Si chiama Milo» spiegò. «Non è adorabile?»

Wylan sorrise. «Sì, molto.»

«E non sarebbe bellissimo se ci rappresentasse? Avremmo un simbolo unico nel suo genere.»

Sentiva che se ne sarebbe pentito, ma chiese comunque: «Come pensavi di disegnarla?»

Jesper sorrise. Lo fece voltare verso la porta e indicò i fori. «Incidendola nel legno.»

Wylan sbatté le palpebre. «Inc-Incidendola… Come?»

«Tipo mosaico, fatto tramite dei proiettili. Originale, non trovi?»

«Folle, direi. Aspetta, quindi quelli sono davvero segni di spari? Hai sparato alla porta per… disegnarci una capra?»

«Esatto.»

Con chiunque altro, avrebbe creduto che fosse solo una scusa, nemmeno ben congeniata, per nascondere intenti più malvagi; con Jesper, sentì che era la verità. 

Scoppiò a ridere, tanto forte che dovette sedersi sul letto. 

«S-Scusa, non v-voglio prenderti in-in giro» disse, cercando di contenere il suo divertimento. 

Aveva trovato un coinquilino folle, ma di una follia positiva. 

«Figurati. Anzi, è bello sentirti ridere. Mi piace.» Gli fece l’occhiolino e quello mise a tacere all’istante la sua risata, facendo riemergere l’imbarazzo e il disagio per quelle attenzioni a cui non era abituato. 

«Sai, Wy, ero un po’ scettico all’idea di avere un coinquilino. Ma tu sembri interessante. Sono felice che trascorreremo il resto dell’anno insieme.»

Wylan si sentì avvampare. Distolse lo sguardo dal sorriso di Jesper – adesso meno malizioso, ma comunque troppo da reggere per il suo cuore – e inspirò a fondo.

«Anch’io ne sono felice» rispose in un sussurro.

«Allora, direi che potremmo iniziare a conoscerci meglio. Raccontami di te.» 

Jesper si avvicinò a lui fino a far toccare le loro ginocchia. Wylan scattò in piedi, rischiando di inciampare in un paio di pantaloni. 

«Comincia tu» disse. Dopotutto, lui non aveva niente di interessante da raccontare. «E cominciamo a pulire, nel frattempo.»

«Per una chiacchierata stiamo più comodi qui» gli disse, battendo con la mano il lato del materasso accanto a sé.

«Per parlare ci serve la bocca, per pulire le mani: possiamo fare entrambe le cose.» Vedendo che il ragazzo non accennava a muoversi, aggiunse: «Se Inej e Kaz ci vedranno ancora sommersi dalle tue cose, non ne saranno felici.»

La menzione dei due ragazzi – principalmente di Kaz, forse – fece scattare in piedi Jesper. 

«Sono ai tuoi ordini, mercantuccio. Renderemo questa stanza degna di un re.»

Quando Inej e Kaz tornarono, i due ragazzi stavano finendo di spazzare mentre Wylan rideva a una battuta di Jesper.

«Sei riuscito a far lavorare Jesper?» chiese Kaz, guardandosi intorno sorpreso. Le riviste di Jesper erano impilate sulla sua scrivania, accanto ai dvd, e a parte un paio di indumenti ancora sul letto, il resto era tutto nell’armadio (il fatto che ci fosse stato buttato alla rinfusa non era rilevante). Wylan non aveva ancora avuto tempo di sistemare le sue cose, ma era molto soddisfatto del lavoro che avevano svolto.

«Guarda che io sono sempre un gran lavoratore» rispose Jesper, mettendo su un broncio indignato che fece sorridere Wylan e Inej.

«Dal momento che ormai avete finito, vi andrebbe di andare a mensa?» propose la ragazza. «Nina e Matthias ci stanno aspettando.»

«Volentieri» rispose Wylan, e Jesper annuì a sua volta. 

Il pomeriggio appena trascorso lo aveva messo talmente di buonumore che l’imbarazzo e il disagio erano spariti e si sentiva pronto a conoscere altre persone – amici di Inej e Jesper, che forse sarebbero potuti diventare anche suoi. Sperava solo che non somigliassero a Kaz.




 

 



 
   
 
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