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Autore: OrnyWinchester    21/02/2023    5 recensioni
Dopo la caduta di Camelot per mano di Morgana, Artù e un piccolo gruppo di fidati alleati si sono rifugiati in una grotta per avere il tempo di studiare una controffensiva. Una notte un rumore accidentale permette a Merlino di rivedere Freya e capire come può sconfiggere Morgana e Morgause, mentre un inconsapevole Galvano scopre un segreto che mai avrebbe immaginato.
Missing moment che si colloca nell’episodio 3.13 della serie BBC “Merlin”.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Galvano, Merlino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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La notte era scesa su Camelot e dintorni e nella grotta era tempo di riposare. Merlino si era assicurato che Artù, Galvano, Elyan e Gaius si fossero addormentati prima di spegnere le poche candele che era riuscito a trovare e a posizionare qua e là per rendere l’ambiente meno angusto. Quando era certo che gli altri fossero ormai nel mondo dei sogni, si era spostato in un punto più appartato della caverna perché aveva bisogno di capire.
Aveva preso dalla sacca di cuoio una specie di clessidra donatagli dal Re Pescatore durante la missione di recupero del Tridente Dorato. A detta dell’anziano sovrano conteneva l’acqua del lago di Avalon e gli avrebbe mostrato la via da intraprendere quando le cose si sarebbero fatte troppo difficili. E in quel momento non gli veniva in mente una situazione di maggiore difficoltà. Già, ma come poteva fare l’acqua di quello strano contenitore a fornirgli una via d’uscita? Proprio non lo sapeva e, per questo motivo, decise di provare tutti gli incantesimi che riteneva più opportuni. Certo, era difficile isolarsi completamente dagli altri in un posto così piccolo, ma contava sul fatto che bisbigliare le parole non lo avrebbe messo in condizione di venire scoperto.
Dovevano essere passate ore da quando aveva iniziato ad usare la magia sul dono del Re Pescatore, ma niente aveva smosso la situazione. Un tentativo dopo l’altro, Merlino aveva incominciato a mostrare segni di stanchezza e, con quella clessidra ancora nella mano destra, si era addormentato sulla dura e fredda roccia della grotta.
Ad un certo punto, un rumore improvviso che proveniva da dietro di lui, lo ridestò con spavento, facendogli cadere di mano l’oggetto che andò in frantumi davanti ai suoi occhi e che rovesciò tutta l’acqua contenuta sul fondo roccioso della caverna. Era Galvano, che si era svegliato per questioni fisiologiche e si era allontanato verso l’esterno.
Quell’incidente, che in apparenza rappresentava un fallimento per Merlino, perché perdeva la sua unica speranza di sconfiggere Morgana e l’esercito di immortali, in realtà fu la soluzione a tutti i suoi sforzi. Mentre l’acqua fluiva e scorreva sul suolo, apparve al suo interno il volto di Freya, che gli suggerì il modo per avere la meglio: avrebbe dovuto recuperare direttamente dalle sue mani la spada forgiata dal fiato di un drago, che anni prima aveva gettato nel lago di Avalon. Quella spada gli avrebbe permesso di eliminare, uno ad uno, tutti gli immortali creati dal sortilegio di Morgause. Perciò, scioccato e, al tempo stesso, piacevolmente colpito dal ricevere l’aiuto di Freya in quella circostanza drammatica, il giovane mago non si era accorto che Galvano aveva fatto ritorno prima del previsto e, sentendolo parlare, si era incuriosito ed era rimasto ad ascoltare la sua conversazione all’ingresso della grotta.
“…i soldati di Morgana non sono morti, sono vivi.” sentì dire a Merlino.
Vide il giovane servo di Artù indirizzare la sua attenzione verso il basso, ad un punto del terreno lambito dall’acqua.
Perché parla rivolto ad una pozzanghera?” pensò il guerriero. “Non sarà uscito di senno?
“Chiunque giochi con la coppa deve pagare un terribile prezzo. Facendo il loro patto con Morgause, sono diventati morti viventi.” aveva d’improvviso confermato una voce a Merlino.
Galvano sussultò, turbato, perché non aveva immaginato che qualcuno avrebbe replicato alle parole del suo amico, non in quella situazione, almeno. Invece, si era sbagliato di grosso! Merlino stava senza dubbio parlando con qualcuno. Già, ma con chi? Era di certo la voce di una donna quella che sentiva, ma non riusciva a vederla da nessuna parte.
Questa continuò nel suo discorso, chiedendo al giovane servo di Artù di raggiungerlo sulle rive del lago di Avalon, dove gli avrebbe fornito una spada in grado di salvare Albion.
Se qualcuno sta parlando a Merlino tramite una pozzanghera d’acqua, allora deve esserci di mezzo la magia!” considerò Galvano, in difficoltà.
Merlino sta usando la magia?” si domandò, sempre più inquieto per quello che stava accadendo a pochi passi da lui. “No, non può essere. E’ più probabile che stia sognando e non mi sia mai allontanato dalla grotta!
Si guardò intorno, soffermandosi sul punto in cui prima era sdraiato e dormiva. Questo lo convinse che, per quanto strana fosse la situazione, quello non era un sogno. Poi, riflettendo, seppur vagamente, sul senso del discorso che aveva ascoltato, tutto divenne più chiaro e non fu possibile non capire la realtà, che rimbombò con clamore nella sua testa:
Non è possibile! Merlino è un mago.
Se lo ripeté più volte tra sé e sé, forse per renderlo maggiormente vero.
Il primo impatto con quella verità si rivelò complesso, come uno schiaffo in piena faccia, perché finora tutti i maghi con cui aveva avuto a che fare erano state delle persone spregevoli, per non parlare della malvagità e della crudeltà con le quali avevano fatto sfoggio dei propri poteri per ferire il prossimo. Ma in questo caso si trattava di Merlino, il compassionevole e gentile servitore di Artù. Non lo conosceva così bene, questo era vero, ma era sicuro di non sbagliarsi sul suo conto. Era l’unico vero amico che aveva e ricordava come lo aveva soccorso e aiutato quando ne aveva avuto bisogno.
Merlino è un mago.” si ripeté ancora una volta, mentre continuò ad origliare il resto del dialogo che questi stava intrattenendo.
Quello che sentiva dire al servitore di Artù era di grande importanza perché stava a significare che c’era una possibilità di sconfiggere il nemico, anche se si trattava di combattere la magia con la magia.
Preoccupato da quella rivelazione, si mosse con troppo impeto e inciampò con qualcosa che non vide all’ingresso della grotta; così decise di ritornare all’interno della caverna e, per il momento, dissimulare ogni cosa. Avrebbe, in questo modo, guadagnato del tempo per pensare alla scoperta che aveva appena fatto.
“Ah, molto meglio!” esclamò, provando a fare finta di nulla, mentre tornava a stendersi per riposare. “Tutto bene? Sembra che hai visto un fantasma!” aggiunse, sperando in cuor suo che Merlino volesse condividere con lui quel momento.
“Sto bene.” “Davvero!” insistette, lanciandogli uno dei suoi sorrisi migliori.
Galvano capì subito che il giovane non aveva intenzione di svelare niente che riguardasse la sua magia o quella strana conversazione e con un “Ah!” gli diede l’impressione di volersi levare di dosso la fatica per trovare ristoro nel sonno.
Lo sentì chiamare il nome di Freya, poi alzarsi di scatto per correre fuori dalla grotta: era probabile che si fosse messo in cammino per raggiungerla e recuperare la spada di cui parlavano.
Merlino è un mago, ma è anche un tuo amico.” si disse questa volta senza mezzi termini.
Non riusciva a smettere di pensare che quel giovane ragazzo era la persona più buona e altruista che avesse mai conosciuto: gli riusciva male accostarlo a tanti maghi e stregoni oscuri e violenti!
Era combattuto su quello che stava provando, ma, fintanto che non avesse avuto le idee più chiare, non avrebbe fatto nulla. Di sicuro le intenzioni di Merlino non potevano essere contro Artù. Dopotutto egli stesso gli aveva raccontato tempo prima che si trovava al servizio del principe da anni: questo lo metteva ogni giorno anche vicino al perfido re Uther e al trono di Camelot, ma non gli risultava che avesse mai fatto qualcosa contro l’uomo, reo di aver giustiziato tanti maghi come lui. Anzi, da quello che aveva appena udito stava cercando una soluzione per cacciare Morgana e Morgause da Camelot e per liberarla. E poi, c’erano i compiti che svolgeva alacremente ogni giorno.
Quel ragazzo è un potente mago e ha lucidato gli stivali di tutto l’esercito di Camelot con me!” “E pulisce, riordina, lava e, soprattutto, serve il principe Artù in ogni sua necessità!” si ammonì per aver pensato male dell’amico.
Con i poteri che aveva, poteva anche farne a meno. Invece no. Perché Merlino era fatto così, era di buon cuore e aiutava sempre chiunque ne avesse bisogno. Proprio come adesso, che si accingeva a recuperare una spada ad Avalon per garantire ad Artù una speranza di vittoria su Morgana.
Era certo che il giovane servitore mantenesse il segreto celato a tutti per la loro incolumità: sarebbe stato molto pesante per chiunque doversi fare carico di un simile fardello, il tutto evitando che la notizia arrivasse alle orecchie del re o del principe. Quel pensiero lo inondò di amarezza, triste perché, dopo un primo momento di titubanza e sorpresa, si rese finalmente conto di quanto dovesse essere complicato per Merlino rimanere nell’ombra e usare i suoi poteri per il bene del regno senza essere scoperto da nessuno. Si sentì ancora più vicino a lui e al suo isolamento e giurò a se stesso che d’ora in avanti avrebbe fatto di tutto per supportarlo e per mantenere al sicuro quel pesante segreto che gravava sulle sue esili spalle.
Puoi stare tranquillo, Merlino.” pensò convinto. “Ora conosco il tuo segreto… e lo difenderò, amico mio!
   
 
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