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Autore: Siluvaine    21/02/2023    1 recensioni
“Le cose vanno bene, giusto? Insomma, vi tenete le mani… ho visto, per sbaglio eh, non vi stavo guardando! Però ho visto che vi siete baciati…”
Kaz spostò lo sguardo su di lui. “Dove vuoi arrivare?”. Gli si impastarono un po’ le parole sulla lingua, ma i suoi occhi indagatori sembravano comunque vigili.
Jesper abbassò lo sguardo e si grattò la nuca. “Mi chiedevo se voi aveste… ecco…” Le dita di Jesper fecero un gesto molto esplicito, decisamente poco consono al compagno di un mercante.

Una conversazione tra Kaz e Jesper prende una piega inaspettata!
Fic assolutamente autoindulgente, scritta perché mi faceva molto ridere. Ci sono menzioni di diverse pratiche sessuali quali pegging e pet play, ma sono solo menzionate.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jesper Fahey, Kaz Brekker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Kaz”. Nessuna risposta. “Kaz. Kaz. Kaz.”

Finalmente l’altro alzò la testa dalle braccia e si voltò verso Jesper, gli occhi assenti di chi ha bevuto troppo che si concentravano lentamente sul compagno di tavolo.

Wylan era da qualche parte con Anika a prendere da bere e nel resto del locale c’era il solito brusio vivace del sabato sera. Ogni tanto era piacevole passare del tempo insieme, come una volta, lontano dagli impegni e con molti alcolici.

Jesper osservò il suo ex capo e senza dire nulla spinse verso di lui prima un bicchiere d’acqua, poi una ciotola di pane. 

Kaz prese un pezzo di pane e se lo ficcò in bocca, poi bevve un po’ di acqua. I suoi movimenti erano lenti ma controllati. Jesper non riusciva mai a capire quanto fosse effettivamente ubriaco. Adesso lo sembrava molto, ma magari se fosse arrivato un aggressore Kaz lo avrebbe schiacciato contro il tavolo e soffocato con le sue stesse mani. Non si poteva mai sapere con Brekker.

Kaz finì di masticare, senza fretta, poi si abbandonò contro lo schienale della seduta imbottita. “Beh?” La sua voce grattava più del solito quando beveva. “Che vuoi?”

Jesper si mise a giocherellare con lo stecchino di un drink. Nonostante la sua propensione per il rischio, sapeva che stava per toccare terreni pericolosi e la cosa lo intimoriva e lo emozionava allo stesso tempo. Il suo animo inquieto gioiva in questi piccoli momenti di attesa.

“È da un po’ che con Inej… sì, insomma, state insieme. Si può dire che state insieme, no? Quanti anni saranno? Cinque o sei?”.

Kaz gli lanciò uno sguardo obliquo, poi la sua attenzione sembrò spostarsi su una decorazione della carta da parati. “Sette”.

“Mmm.” Jesper lasciò lo stecchino e decise di bere un altro sorso del suo cocktail. “Le cose vanno bene, giusto? Insomma, vi tenete le mani… ho visto, per sbaglio eh, non vi stavo guardando! Però ho visto che vi siete baciati…”

Kaz spostò lo sguardo su di lui. “Dove vuoi arrivare?”. Gli si impastarono un po’ le parole sulla lingua, ma i suoi occhi indagatori sembravano comunque vigili.

Jesper abbassò lo sguardo e si grattò la nuca. “Mi chiedevo se voi aveste… ecco…” Le dita di Jesper fecero un gesto molto esplicito, decisamente poco consono al compagno di un mercante. 

Kaz lo guardò ancora e Jesper pensò che quella doveva essere un’occhiata severa in condizioni normali, come quelle dei suoi vecchi professori quando non si presentava in classe da un po’. Sentendo di aver commesso un errore, cercò di fare marcia indietro velocemente.

“Ma non sono affari miei! Me ne rendo perfettamente conto! Che cosa ne devo sapere io delle vostre faccende, saranno cazzi vostri ovviamente-“

“Certo” mormorò Kaz e Jesper si zittì all’istante. “Ovvio che lo abbiamo fatto, o pensavi che avessi fatto qualche stupido giuramento di castità o che altro?” Kaz allungò un braccio a prendere un bicchiere, ma si accorse che era vuoto. Prese con leggerezza la fettina di limone sul bordo e ne morse una parte.

Jesper continuò a fissarlo mentre compiva questa azione. Si sentiva come se lo avesse colpito una rivelazione. Finalmente aveva la conferma dei suoi dubbi! E finalmente Kaz si apriva con lui su qualcosa di intimo! Aveva quasi voglia di abbracciarlo, se non avesse avuto troppa paura per la propria vita. Ora sì che sentiva di essere veramente il suo migliore amico!

“Sono felice di sentirlo! Davvero, molto felice. Tu e Inej siete le persone a cui tengo di più e, seriamente, se le cose non avessero trovato una soluzione… io…” Maledetto alcol che lo faceva diventare emotivo! Sentiva gli occhi lucidi. E Kaz, tanto per dimostrare che questa rivelazione per lui non era stata così eccezionale, lo fissava con un’aria tra il pietoso e lo schifato.

Jesper si ricompose come riuscì, mentre un milione di domande gli fiorivano nel cervello poco a poco.

“E quindi, ehm. Lo avete fatto.” Si sentiva in imbarazzo ma aveva troppo alcol in corpo e troppa curiosità per fregarsene. “E va tutto bene? Lo… fate sempre senza problemi? Con la gamba?”

Kaz lo stava ancora osservando, mangiando il limone. Alzò gli occhi al cielo. 

“Cosa vuoi sapere? Risparmiamoci questa scena patetica” mormorò, biascicando ancora e peggiorando la situazione con una generosa dose di alcol in gola.

Jesper rimase guardingo. “Posso chiedere? E tu mi risponderai?” Kaz annuì. “Onestamente?” 

Kaz scrollò le spalle. Giusto. Onestà era una parola grossa con lui.

“Okay. Chi ha fatto la prima mossa?”

Kaz sbuffò e bevve ancora. Nella confusione e nella stanza fumosa, sembrava esserci silenzio solo tra loro due.

“Non sarebbero cazzi tuoi” iniziò Kaz. “Comunque Inej”.

Jesper annuì, come se avesse svelato un gran mistero. “Da quanto tempo riuscite a… ehm… farlo?”

Un altro sorso di alcool.

“Sarà quasi un anno.” 

Oh. Oh. Non era da poco quindi! Al netto dei viaggi di Inej, doveva per forza essere successo più di una volta.

“Quanto spesso?”

Kaz gli puntò gli occhi addosso, poi lo indicò con un dito. Aveva ancora i guanti addosso. “Perché devo rispondere solo io? Dammi qualcosa anche tu”.

Jesper rimase allibito, poi uno sprazzo di allegria lo fece sorridere. Ma certo, proprio come migliori amici! Oh Ghezen, Kaz ubriaco marcio era la cosa migliore del mondo e lui lo scopriva solo ora!

“Uh, okay. Allora rispondi tu e poi rispondo io”.

I ciuffi scuri dei capelli di Kaz gli ondeggiarono sfatti sulla fronte. 

“Affare fatto” mormorò. “Ora. La domanda.” Con le dita tamburellò sul vetro del bicchiere, il suono attutito dal guanto. “Quando Inej è qui, anche tutti i giorni.”

Tutti i giorni?!

La mascella di Jesper dovette cadere con una certa evidenza, perché Kaz sbuffò infastidito. Ma che diavolo, non poteva certo dirgli nulla però! Era ovvio che rimanesse sorpreso, data la situazione e le persone coinvolte. Chi avrebbe mai immaginato che le cose stessero così tra i suoi migliori amici? 

Jesper cercò di prendere atto della situazione, e gli venne anche un po’ da ridere.

“Scusa!”, disse subito. “Non credevo che… no, niente. Va bene, allora ti dico la mia. Noi più o meno due volte a settimana, su per giù.”

Kaz annuì, come se l’informazione lo avesse soddisfatto. 

Adesso Jes doveva tirar fuori le domande più spinose. Bisognava sfruttare il momento.

“In quale posizione?”, chiese in tono quasi cospiratorio. Oh, quanto avrebbe dato per avere Nina lì con loro! L’avrebbe sicuramente aggiornata per lettera.

Kaz rimase assorto. “Non so se hanno un nome.”

Jesper lo guardò confuso. “Ma dimmi le classiche, la posizione del missionario, cose così”.

Kaz scosse la testa. “Tsk, quella è roba per i mercanti e per chi fa le sveltine nei vicoli”.

Per qualche istante, entrambi rimasero in silenzio, Kaz a bere ancora, Jesper a cercare di capire che razza di cose facessero i suoi amici. “Ma come sarebbe a dire che è roba da mercanti, scusa? Tutta Ketterdam, no, tutto il mondo lo fa così!” 

Kaz scrollò le spalle. “È una posizione da ricchi. In più, sai, la gamba” Afferrò e scosse appena il bastone dalla testa di corvo.

In effetti, doveva essere un po’ scomodo se non potevi tenerti su decentemente. 

“Beh ma allora… insomma… “ Jesper incrociò le dita velocemente e Kaz lo guardò perplesso. “Fare a cambio…?”

Kaz sembrò pensarci su. “Sì, quella come posizione funziona in effetti”.

Jesper ebbe chiara l’impressione che l’altro non gli avesse detto tutto e si mise d’impegno a pensare ad un’altra domanda.

“Tocca a te”.

“Ah. Noi ci troviamo bene con le pose classiche, anche se, sai… l’attrezzatura è un po’ diversa”.

Kaz annuì come se questo spiegasse ogni cosa e non disse altro. Beato lui che aveva le idee chiare.

“Ma quindi… scusa ma non ho capito. Come vi piace farlo, insomma?”

Sì, si stava pienamente facendo i cazzi loro, ma non poteva frenarsi adesso.

Kaz portò alle labbra il bicchiere, giocherellandoci un attimo. Sembrava quasi indeciso se tirarsene fuori di botto oppure no, ma poi rispose.

“Violento” mormorò, prima di attaccarsi al bicchiere mentre Jesper diventava fucsia in viso.

Cosa? Violento?

“…cosa? Voglio dire… Eh?”

Forse doveva chiamare qualche amico e farsi spiegare. Ci doveva essere qualche pratica che non sapeva e che Kaz e Inej potevano considerare violento ma lui no. Perché non poteva davvero essere, non poteva immaginare che Inej volesse essere picchiata o soffocata o altro, non dopo il Serraglio…

La voce di Kaz interruppe i suoi pensieri. “Non lo farei mai”. E Jesper capì di aver detto l’ultima frase ad alta voce. “Stai sbagliando, è al contrario”.

Al contrario? In che senso al contrario?

Il cervello dello Zemeni ebbe un attimo di stallo. Quindi Inej non veniva picchiata, ma… se era al contrario… Kaz voleva essere picchiato? 

Jesper si sentì avvampare. L’imbarazzo di aver ficcato il naso in una cosa tanto privata si mescolò all’eccitazione che lo attraversò al pensiero di Kaz che si lasciava magari soffocare da Inej, o schiaffeggiare, o magari erano torture più in basso… 

No. Innanzitutto, non doveva pensare queste cose ad anni di distanza dalla sua cotta imbarazzante per Kaz, e proprio ora che finalmente stavano legando! Come migliori amici! E poi, di sicuro, doveva aver frainteso qualcosa. Sicurissimamente.

“Mi stai dicendo”, provò a capire, “che Inej ti picchia come pratica sessuale?”

Kaz evitò il suo sguardo. “Non solo quello”.

Ghezen! Come, “non solo quello”? La risposta doveva essere “no”! “No, figurati, siamo solo due normalissime persone comuni che fanno sesso assolutamente banale e vanilla!”

“E che altro…?”

“Questa cosa non deve uscire da qui” disse Kaz e gesticolò tra loro due.

Jesper fu grato di quella fiducia, ma a quel punto era quasi tentato di rifiutare la confidenza. Non era così sicuro di voler sapere altro. 

Si protese in avanti, aspettandosi che Kaz facesse la sua rivelazione. Invece, con nonchalance, lui si sbottonò appena il colletto della camicia e gli mostrò il collo. 

Una scia violacea solcava la pelle candida. I lividi non erano certo qualcosa di nuovo per lui, ma quello era una striscia che sembrava girare tutto attorno al collo.

“Un… collare?”, disse Jesper sempre più sconvolto. Improvvisamente gli veniva da ridere, era tutto troppo assurdo. Allo stesso tempo però sembrava quasi sensato, se pensava che si parlava di Manisporche. “Quello è il segno di un collare”.

“Ma davvero?”, rispose sarcastico Kaz, riabbottonandosi la camicia.

Forse gli stava passando la sbronza, rifletté Jesper, o non sarebbe stato così acido.

In ogni caso, “Lo abbiamo usato anche noi a volte”, ammise lo Zemeni con una certa timidezza.

Kaz afferrò il drink dal vassoio di un cameriere che passava troppo vicino al tavolo. Prese il bastoncino metallico che si trovava dentro e lo girò energicamente. Ne prese un sorso. “Noi non amiamo attaccarlo al letto o ad altro”.

Jesper lo guardò in tensione. Stava veramente dandogli altri dettagli? Li voleva veramente sapere? Oh che diavolo, certo che voleva! La curiosità vinceva sempre in questi casi. E dopotutto sembrava che poco fa si fosse sbagliato. Kaz sembrava davvero sbronzo.

“Ah sì? E come lo usate?” 

L’amico stava bevendo il liquido nel bicchiere, qualcosa di scuro e dall’odore amaro e molto alcolico. Fece una pausa, fissando con sguardo inquisitorio il contenuto del bicchiere. “Facile, lei lo tira mentre mi scopa. Funziona sempre.”

“Lo tira mentre…” a Jesper sembrò di dover fare dei calcoli complicati a mente. “Ti scopa. Come?”

Kaz lo fissò come se fosse idiota. Beh, almeno questo sguardo gli era familiare.

“O sta sopra o sta dietro” rispose con ovvietà.

Sta dietro? Dietro dove, cosa?! Dov’era finita l’immagine dei suoi cari amici che lo facevano come qualsiasi buona e brava coppia etero di Ketterdam, nel loro letto coniugale? Jesper si rese conto che, forse forse, Kaz non aveva torto, in effetti era roba da mercanti farlo alla missionaria. Ma questo non voleva dire dover puntare sul BDSM hardcore!

“Con dietro intendi che lei tira il collare e”, abbassò ancora la voce finché fu un sussurro, “ ti masturba?” Iniziava a sentirsi il respiro veloce e no, non era per niente l’eccitazione, ma il fatto che il cervello gli stava esplodendo per fare spazio a quelle informazioni. Era come scoprire qualcosa di sconcio sui tuoi genitori, Jesper voleva solo coprirsi le orecchie e non sentire più niente, ma in realtà doveva sapere ogni dettaglio.

Kaz lo guardò di nuovo come se fosse imbecille. 

“Con dietro intendo che mi infila delle cose nel…”.

Le risate sguaiate di una ragazza lì accanto coprirono le parole successive di Kaz, ma Jesper le capì benissimo lo stesso. Dovette fare una faccia molto buffa (sconvolta, ma buffa), perché l’angolo delle labbra di Kaz quasi si piegò in un sorriso.

“…le mele ci stanno malissimo secondo me.” La voce di Wylan si avvicinò al tavolo, seguita dal rumore di bicchieri portati da Anika. “Ehi, che succede?” Quegli occhi azzurri e calmi come mare in quiete si posarono su Jesper e lo Zemeni ebbe un'improvvisa voglia di abbracciare il suo ragazzo. “Jes, stai bene?”.

No, voleva tornare a casa! Ne aveva avuto abbastanza di quelle confidenze assurde. Ci avrebbe messo chissà quanto a processarle.

“Forse ho bevuto troppo. Meglio rientrare”.

Wylan lo osservò preoccupato. “Assolutamente. Anika, pensi tu a Kaz se non riesce a tornare con le sue gambe?”.

Pff, con le sue gambe. Se Wylan avesse saputo le cose che combinava il loro amico, gambe o meno, non si sarebbe preoccupato così tanto di come sarebbe tornato a casa. Quell’uomo era il diavolo (e anche il suo migliore amico, anche se forse se ne stava un po' pentendo) e Jesper aveva sempre più voglia di dimenticare l’immagine di lui e Inej a letto. Si alzò e improvvisamente si sentì di cento anni più vecchio. Le cose che aveva scoperto quella sera lo avevano turbato fin troppo. 

Wylan gli passò un braccio attorno alla schiena e con questo supporto riuscirono a tornare a casa.

“Stai davvero male” mormorò il suo ricciolino quando furono in camera, “sei così silenzioso”.

Jesper affondò il più in giù possibile nel letto, per quanto potesse accoccolarsi nelle coperte un ragazzo di due metri come era lui. Argh! Non voleva pensare ai suoi migliori amici che facevano quelle cose, la sensazione di disagio aveva vinto sulla chiaramente sensuale immagine di Kaz che faceva determinate cose. Però no, no! I suoi migliori amici! Argh! Non poteva pensarci!

Wylan infilò la camicia del pigiama e raggiunse Jesper nel letto. 

“Abbracciami” quasi ordinò lo Zemeni, e appena ebbe le braccia attorno al suo compagno tutto sembro più sopportabile.

Il calore lo cullò, mentre si addormentava lentamente. Solo un ultimo pensiero si fece strada. Forse Kaz non era poi così ubriaco, quel bastardo. Se lo aveva preso per il culo, gliel’avrebbe fatta pagare amaramente. Come tra veri migliori amici.

  
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