Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Keeper of Memories    01/03/2023    3 recensioni
Dal testo:
"«La amavi?»
[...]
«Certo che la amavo. Ovviamente, amo tutto il mio popolo, ma lei era…»
S’interruppe, alla ricerca delle parole giuste. Come poteva descrivere Jeanne con una sola, semplice frase? Come poteva spiegare il suo fervore, la sua dedizione, la luce che brillava nel suo sguardo quando guidava le truppe in battaglia a chi non l’aveva mai vista?
Sollevò lo sguardo, verso lo spicchio di luna che timidamente illuminava quella notte.
«… lei era il fiore più bello mai cresciuto su queste terre.»
[FrUK]
Genere: Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
30 maggio 1435
 
Le strade di Rouen erano silenziose a quell’ora e solo i passi cadenzati delle truppe inglesi di pattuglia sulle mura riverberavano lontane.
Francis vi si era intrufolato di soppiatto, attraverso un passaggio nelle mura che solo lui e pochi altri conoscevano. Aveva atteso il calare delle tenebre, nascosto tra alcune case in rovina, per poi attraversare la città di soppiatto fino alla piazza del mercato. Era il quarto anno che ripeteva quella stessa strada, quegli stessi gesti, stringendo tra le bracci un mazzo di gigli bianchi.
Quella sera, però, arrestò i suoi passi all’ingresso della piazza. Inaspettatamente, non era solo. Arthur era steso a terra al centro della piazza, l’espressione serafica resa quasi eterea dalla pallida luce lunare.
Francis titubò, indeciso se lasciare semplicemente quei fiori in un altro luogo o attendere che Arthur se ne andasse. Alla fine, fu Arthur stesso a scegliere per lui.
«Vieni avanti. Non chiamerò i soldati, ma preferirei non avere fastidiose spie nascoste nell’ombra.»

 
Arthur si mise a sedere, ripulendo da una macchia di fango la corazza che ancora teneva addosso. Pensava che qualche popolano volesse sfogarsi su di lui per l’occupazione, circostanza che non lo preoccupava più di tanto. Era piuttosto stanco e combattere una lattaia o un fornaio armato di un bastone e qualche sasso non era nelle sue corde; per cui attese, lo sguardo vacuo puntato sulla visiera acuminata dell’elmo ai suoi piedi, assieme al resto dell’armatura.
Passi leggeri alle sue spalle lo fecero voltare, lasciandolo inizialmente senza parole. Quando Francis si sedette al suo fianco, senza né armi né armature a proteggerlo, per alcuni istanti pensò seriamente di essere in un sogno. Non poteva essere altrimenti, vero?
«Cosa diavolo ci fai qui? È pericoloso, stupido francese» ringhiò, non appena riuscì ad elaborare l’accaduto.
«I nostri superiori stanno negoziando la pace, n’est-ce pas?»
Francis sorrideva, ma era un sorriso dolceamaro, colmo di tristezza. Ad Arthur sembrò più stanco e più ferito di quello che ricordava, a riprova che quello proprio non era un sogno.
«Appunto per questo non dovresti essere qui, è una situazione delicata e-» ribadì l’inglese, ma la voce gli morì in gola non appena notò il mazzo di fiori che stringeva a sé. Capì immediatamente perché era lì.

 
Francis si sentì sollevato. Arthur era ancora il solito brontolone, esattamente come se lo ricordava. Certamente la guerra aveva lasciato il segno su entrambi, ma, nonostante la morte e il dolore a cui avevano assistito nell’ultimo secolo, era felice di sapere che il loro rapporto non era minimamente cambiato.
«Sei qui per lei, giusto?» gli chiese Arthur, distogliendo lo sguardo.
Francis annuì, senza proferir parola. Se lo aspettava da Arthur, nel bene o nel male, non c’era nessuno che lo conoscesse meglio lui.
«La amavi?»
Quella domanda, invece, Francis non se l’aspettava affatto.
«Certo che la amavo. Ovviamente, amo tutto il mio popolo, ma lei era…»
S’interruppe, alla ricerca delle parole giuste. Come poteva descrivere Jeanne con una sola, semplice frase? Come poteva spiegare il suo fervore, la sua dedizione, la luce che brillava nel suo sguardo quando guidava le truppe in battaglia a chi non l’aveva mai vista?
Sollevò lo sguardo, verso lo spicchio di luna che timidamente illuminava quella notte.
«… lei era il fiore più bello mai cresciuto su queste terre.»

 
Una punta di rammarico si fece strada nel petto di Arthur. Francis sembrava incredibilmente vecchio e stanco mentre parlava di lei, come se una parte di lui fosse morta quel giorno di quattro anni fa.
Il suo primo istinto fu di scusarsi, ma si diede dello sciocco; loro erano due nazioni, le guerre capitavano e le loro genti morivano. Non era strano, non era inusuale, era la prassi ed entrambi ne erano consapevoli. Eppure, qualcosa era successo quel giorno, qualcosa che aveva lasciato un segno anche in lui.
«Ç’est la vie… Gli umani hanno vite brevi e significative, sarebbe successo prima o poi» aggiunse Francis, abbozzando un sorriso malinconico «L’unico mio rimpianto è non essere stato con lei mentre spirava. Mi sono intrufolato qui, sai? Ma quando le urla sono iniziate, io…»
Francis si coprì la bocca con una mano e non terminò la frase, colto alla sprovvista da ricordi ancora troppo vividi.
«Io c’ero.»
Il commento di Arthur fu più secco e lapidario di quanto lui stesso si aspettasse. Probabilmente Francis era della sua stessa opinione, dato lo sguardo sbigottito che gli rivolse.
«Morì esattamente qui, dove ci troviamo ora.»
Arthur si stese nuovamente sulla pietra levigata della piazza. Gli bastava chiudere gli occhi per rivivere ancora quella giornata come se fosse appena successa. Ricordava il vestito bianco di Joan, mentre centinaia di soldati la scortavano sulla pira. Ricordava il fuoco divampare, ricordava le grida strazianti, ricordava i volti inorriditi dei popolani. Da allora, era tornato spesso in quel luogo, più volte di quanto non fosse disposto ad ammettere.
«Ha pregato per tutto il tempo, invocava Dio, la Madonna e i Santi. Chiese una croce da poter tenere con sé. Non è una cosa permessa, non per un’eretica scomunicata… non so cosa mi sia preso. Io-» 
Il balbettio sconnesso di Arthur venne malamente interrotto da un fruscio e un tocco leggero sul dorso della sua mano. Francis era steso al suo fianco.
«Vai avanti» gli disse, sfiorando ancora una volta la sua mano.
«Ho fatto una croce, legando insieme due ramoscelli secchi, e gliel’ho portata. “Che Dio ti benedica, inglese. Hai il mio perdono” mi ha detto. È… è morta poco dopo.»
Il silenzio cadde pesante su di loro come una coperta stellata. Arthur non aggiunse altro, né si voltò a guardare Francis, temendo di leggere sul suo volto emozioni di cui si sarebbe incolpato per sempre.
«Grazie, Arthur. Per esserle rimasto accanto fino alla fine.»

 
«Pensi che meritassi il suo perdono?»
Quella era la seconda domanda che coglieva Francis impreparato. Si stese su un fianco, per osservare meglio il volto corrucciato di Arthur immerso nei propri pensieri.
«Non pensi di meritarlo?»
Arthur sbuffò infastidito. «Rispondi alla mia domanda.»
Sospirò divertito; no, non era proprio cambiato nulla.
«Se lei lo ha fatto, allora lo meritavi.»
Arthur sembrò sollevato a quelle parole, come se un grosso peso si fosse sollevato dal suo cuore. Jeanne aveva lasciato il segno anche su di lui, ma difficilmente lo avrebbe confessato ad anima viva, tanto meno a lui.
«Quindi, potrò tornare a trovarti presto?» gli chiese, tentando di alleggerire l’atmosfera cambiando argomento.
«Ah! Così puoi tornare ad infastidirmi, vero? Non osare!»
Alla visione del volto imbronciato di Arthur, Francis scoppiò in una fragorosa risata.
«Cosa diavolo fai, sei pazzo? Ti sentiranno tutti!»
Le mani dell’inglese finirono istantaneamente sulla sua bocca, in un maldestro tentativo di zittirlo; molto maldestro, considerando che Arthur si era praticamente lanciato su di lui. Francis smise di ridere, schiacciato all’improvviso dalla piastra della corazza.
«Cosa ci sarebbe poi da ridere così tanto? Sentiamo» aggiunse Arthur, liberandogli la bocca per permettergli di parlare.
«Scusa. Mi sei mancato, tutto qua» disse a bassa voce, scostando affettuosamente una ciocca ribelle dalla fronte di Arthur «Ora però alzati, mi stai schiacciando.»
L’inglese si mise rapidamente a sedere, ma Francis avrebbe giurato di averlo visto arrossire. Scosse la testa, divertito.
«Credo sia giunto il momento di salutarci» disse, lasciando a terra il mazzo di fiori «À bientôt, Arthur!»
Il francese si alzò, pronto a tornare sui suoi passi. Fu la voce di Arthur a farlo fermare.
«Puoi venire a trovarmi, qualche volta. Non troppo spesso, ai miei superiori non piace.»
Francis sorrise. «Lo farò sicuramente.»
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Keeper of Memories