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Autore: amy_hime    04/03/2023    1 recensioni
Le palpebre del ragazzo tremolarono e si aprirono, rivelando due splendidi occhi terrorizzati, e Kaito seppe di non poter più tergiversare. Inghiottì a vuoto, sistemando un paio di tenaglie nel braciere:-Mihael… cerca di capire. Ci sono molte persone che vorrebbero vederti soffrire. Sadici. Fangirls.
Genere: Dark, Horror, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kaito Tenjo/Kite Tenjo, Michael Arclight/ Three
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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-Mi stai dicendo che tu fai colazione qui ogni giorno?

Kaito scosse il capo, divertito dall’espressione estasiata e sorpresa dipinta sul volto di Mihael. Gli porse il braccio, un gesto stupido, ma che il ragazzo dai capelli color dell’aurora trovava semplicemente adorabile, e lo scortò attraverso il piccolo caffè dai rassicuranti colori pastello.

-No, ma conosco questo locale e ho pensato che fosse un buon posto per festeggiare.

Mihael si ravvivò i capelli, guardandosi attorno:-Oh. Guarda che non è niente di speciale. Quello che ho fatto, intendo…

-Sei arrivato primo al campionato regionale, Mihael. Smettila di sminuirti.

Senza attendere la risposta, Kaito si intrufolò in una piccola stanza dalle pareti bianche. Tutti i piccoli tavoli di metallo erano vuoti, la clientela preferiva la sala principale, le cui  ampie vetrate davano sul giardino lussureggiante. I due scelsero un tavolino rotondo, nell’angolo, e si accomodarono sulle morbide poltroncine in pelle. Un giovane cameriere, con un punto esclamativo tatuato sulla gola, si avvicinò per prendere l’ordine.

 

-Sei nervoso? Posso farlo io, se vuoi.

Kaito scosse il capo, gli occhi fissi sulla sedia da tortura al centro della stanza dalle pareti imbottite. Sessanta minuti. Sessanta minuti esatti. Una volta, Mihael gli aveva raccontato che, nel Medioevo, quello era il tempo massimo per torturare qualcuno. Mosse un paio di passi verso il tavolo di metallo, su cui erano stati ordinatamente disposti un gran numero di strumenti di tortura, tenaglie, lame, corde. No, doveva essere lui a farlo, era una sua responsabilità. Si voltò verso il “cameriere:-Quanto ci vorrà? Non ce la faccio più ad aspettare, mi sembra di impazzire.

-Dobbiamo prepararlo, altrimenti potrebbe sporcare dappertutto… Felix non gradirebbe. Stai tranquillo, Kaito. Il programma te l’abbiamo preparato io e lui, sai che siamo… esperti. Non ci saranno danni permanenti. E… se vuoi… insomma, posso indagare e trovare il cliente che ha fatto la richiesta. Consideralo un ringraziamento per tutte le volte che ci hai aiutato.

-Mmm. Ci penserò. Grazie dell’offerta, Damage.

 

Per l’ennesima volta, Kaito si stupì di quanto fosse muscoloso Mihael. Tutte quelle ore passate ad allenarsi nella scherma avevano dato i loro frutti, alla fine. Lo studiò, mentre l’effetto dei sedativi era ancora attivo. Il ciuffo di capelli che si arricciava al centro della fronte. Le ciglia lunghe, le labbra sottili. La costola sporgente, quella che si era rotto durante un torneo. Non si era ritirato, era andato avanti a sfidare gli avversari, uno dopo l’altro, compromettendo irrimediabilmente la frattura. Era tenace, Mihael. Sarebbe andato tutto bene. Le palpebre del ragazzo tremolarono e si aprirono, rivelando due splendidi occhi terrorizzati, e Kaito seppe di non poter più tergiversare. Inghiottì a vuoto, sistemando un paio di tenaglie nel braciere:-Mihael… cerca di capire. Ci sono molte persone che vorrebbero vederti soffrire. Sadici. Fangirls.

Tornò al tavolo, osservando rapidamente gli altri oggetti, poi sollevò un’altra tenaglia, più grande. Gli stavano tremando le mani, e non aveva nemmeno cominciato.

-Io… non ti farei mai del male, lo sai. Ma ho bisogno di soldi, capisci?

La risposta di Mihael fu soffocata dal bavaglio, ma il giovane prese ad agitarsi convulsamente sulla sedia, strattonando disperatamente le catene. Non sarebbe riuscito a liberarsi. Kaito gli si inginocchiò davanti, afferrandogli il tallone. Avvicinò la tenaglia all’alluce, cominciando lentamente a fare leva sull’unghia, mettendo in luce la carne viva. Il sangue cominciò a filtrare, raccogliendosi in piccole gocce sulla pelle. Mihael aumentò gli sforzi, invano, le lacrime di dolore e di paura cominciarono a scorrere lungo le guance.

-Non preoccuparti, ricresceranno alla svelta.

Uno strappo secco, a cui fece eco un grido soffocato. Il biondo inspirò profondamente. Ancora nove. Lasciò cadere l’unghia insanguinata in una piccola scatola di metallo, il tintinnio si perse nel vuoto della stanza che li ospitava, per poi puntare al secondo dito. Lentamente, fece leva. Sul pavimento cominciò a raccogliersi una piccola pozza cremisi, dall’odore metallico. Un altro urlo, un’altra unghia nella scatola. E poi un’altra, e un’altra ancora. Mihael scalciò come un matto, sfuggendo per un istante alla presa di Kaito, ma fu una vittoria effimera. Con la mano sporca del sangue della sua vittima, il più grande tornò a immobilizzargli l’arto, estirpando l’ultima unghia rimasta. Colto da un’improvvisa nausea, Kaito si alzò, avvicinandosi caracollando al tavolo. La stanza girava vorticosamente attorno a lui, ma non poteva permettersi di fermarsi, o di stare male. Con le mani che tremavano, il giovane svitò il tappo del flacone di disinfettante e tornò da Mihael, per medicargli le ferite. Gli cadde l’occhio sul piede destro del suo prigioniero, non aveva ancora finito il suo compito. Rimise a terra il flacone, e prese di nuovo la tenaglia. Ancora cinque. Poteva farcela.

 

Erano entrambi esausti, Mihael provato sia fisicamente che mentalmente, Kaito in frantumi dal punto di vista psicologico. Restavano ancora quaranta minuti, da usare a pieno. Nel braciere, la tenaglia rosseggiava incandescente, e il biondo fu costretto a distogliere lo sguardo. Damage e Felix avrebbero medicato Mihael con attenzione, li conosceva, non ci sarebbero stati strascichi… a parte forse qualche cicatrice, e il trauma. Delicatamente, Kaito ripulì le lesioni che aveva inflitto al più giovane, strappandogli dei lamenti soffocati.

 

I guanti da fabbro erano meno scomodi di quello che si aspettava. Kaito fletté le dita, inspirando profondamente. Perché aveva messo quello strumento di tortura sul fuoco? Mihael avrebbe sofferto da impazzire. Misurando i passi, si avvicinò al braciere, sollevando la grossa tenaglia. Era davvero pesante. Tenendola ben distante dal corpo, tornò accanto alla sedia, incrociando gli occhi spaventati di Mihael. Lo vide agitarsi, la fronte madida di sudore, una luce terrorizzata che gli faceva risplendere gli occhi. Se solo avesse potuto, Kaito avrebbe cercato di confortarlo, ma non sapeva cosa dire, non poteva chiedergli perdono, solo per poi premergli il metallo rovente sulla pelle. Avvicinò lentamente la tenaglia al ventre nudo e sudato del ragazzo, tenendola a pochi millimetri di distanza dalla pelle eburnea, poi gli premette con decisione l’oggetto contro l’ombelico. Mihael si inarcò urlando, battendo i piedi, mentre la puzza della carne bruciata si diffondeva nella stanza. Dopo lunghi secondi di sofferenza, il giovane schermidore perse i sensi.

 

 

Era passata più di una settimana, da quei lunghissimi sessanta minuti, e nessuno dei due aveva più osato affrontare l’argomento. Zoppicando, Mihael si accoccolò sul divano, i piedi coperti da uno spesso bendaggio. Dopo aver fatto zapping tra i vari canali, Kaito si fermò su un film storico, Braveheart. Sembrava una tranquilla storia d’amore, nulla di meglio per distendere i nervi. Beh, forse non esattamente tranquilla.

-Ti andrebbe un tè?

-L’ultimo che mi hai offerto non mi ha fatto molto bene, mi pare di ricordare… Avevi così tanto bisogno di soldi?

Il biondo accese la macchina del caffè, leccandosi piano le labbra:-Beh… sai, le cure per Haruto… non sono esattamente a buon mercato, ecco.

-… Avresti potuto parlarmene.

L’affermazione cadde nel vuoto, Kaito non avrebbe mai accettato il denaro di Mihael, era troppo orgoglioso. Anche se, per colpa del suo stupido orgoglio, si era spinto decisamente troppo oltre. Con la tazza tra le mani, il ragazzo tornò a sedersi sul divano, accanto all’altro. Bevve un sorso di caffè:-A proposto. I miei… agganci stanno cercando di rintracciare quella fangirl psicopatica. Se hai qualche… richiesta, ecco…

-Vorresti vendicarmi? Che sciocchezza. Alla fine ci abbiamo guadagnato entrambi, no?

Kaito distese le gambe, senza staccare lo sguardo dallo schermo. Forse Braveheart non era esattamente un film romantico:-… Hai appena detto entrambi? Non pensavo… avessi quel genere di interessi.

Mihael gli appoggiò la testa sulla spalla:-Non ho quel genere di interessi, Kaito. Ero solo curioso…  ma in un altro senso. Diciamo… curiosità accademica? Avevo un po’ di soldi da parte, e ho deciso di usarli.

-Mi stai dicendo… che la fangirl psicopatica saresti tu?

I conti tornavano, in effetti. Nessuna lesione permanente. La richiesta comparsa subito dopo la vittoria al campionato. I metodi di tortura spiegati nel dettaglio. Era molto da Mihael. Kaito gli scompigliò i capelli:-E come hai fatto a trovare… i miei agganci? Di solito non frequenti certi ambienti.

-Non sei l’unica persona che conosco ad usare regolarmente il deep web. La cosa più strana è stata l’asta live su Twitch, quella non me l’aspettavo.

-Twitch? Dovrò tenerlo lontano da mio fratello, allora.

-Ma per favore. Tuo fratello non riesce nemmeno a respirare, da solo, vuoi che riesca a farsi rapire?- Mihael si alzò, spostandosi una ciocca di capelli dal volto:- Vado a fare i pop corn, serviranno per il finale del film.

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Okay, per prima cosa, mi scuso per la lunga assenza, doveva essere solo un mese di pausa, ma le cose mi sono sfuggite di  mano. Quanto alla storia in sé… beh, in teoria lo spargimento di sangue era vietato, nelle sessioni di tortura medievali, ci si limitava ai ferri incandescenti e alla fune, ma ho pensato che strappare le unghie al povero Mihael sarebbe stato… divertente (?), più o meno. Sono sadica, lo so. :-D

Ci vediamo (si spera) il mese prossimo, con una nuova fanfiction!

Hime

   
 
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