-Mi stai dicendo che tu fai colazione
qui ogni giorno?
Kaito scosse il capo, divertito
dall’espressione estasiata e
sorpresa dipinta sul volto di Mihael. Gli porse il braccio, un gesto
stupido,
ma che il ragazzo dai capelli color dell’aurora trovava
semplicemente adorabile,
e lo scortò attraverso il piccolo caffè dai
rassicuranti colori pastello.
-No, ma conosco questo locale e ho
pensato che fosse un buon
posto per festeggiare.
Mihael si ravvivò i
capelli, guardandosi attorno:-Oh. Guarda
che non è niente di speciale. Quello che ho fatto,
intendo…
-Sei arrivato primo al
campionato regionale, Mihael.
Smettila di sminuirti.
Senza attendere la risposta, Kaito si
intrufolò in una
piccola stanza dalle pareti bianche. Tutti i piccoli tavoli di metallo
erano
vuoti, la clientela preferiva la sala principale, le cui ampie vetrate davano sul
giardino
lussureggiante. I due scelsero un tavolino rotondo,
nell’angolo, e si
accomodarono sulle morbide poltroncine in pelle. Un giovane cameriere,
con un
punto esclamativo tatuato sulla gola, si avvicinò per
prendere l’ordine.
-Sei nervoso? Posso farlo io, se
vuoi.
Kaito scosse il capo, gli occhi fissi
sulla sedia da tortura
al centro della stanza dalle pareti imbottite. Sessanta minuti.
Sessanta minuti
esatti. Una volta, Mihael gli aveva raccontato che, nel Medioevo,
quello era il
tempo massimo per torturare qualcuno. Mosse un paio di passi verso il
tavolo di
metallo, su cui erano stati ordinatamente disposti un gran numero di
strumenti
di tortura, tenaglie, lame, corde. No, doveva essere lui a farlo, era
una sua
responsabilità. Si voltò verso il
“cameriere:-Quanto ci vorrà? Non ce la faccio
più ad aspettare, mi sembra di impazzire.
-Dobbiamo prepararlo, altrimenti
potrebbe sporcare
dappertutto… Felix non gradirebbe. Stai tranquillo, Kaito.
Il programma te
l’abbiamo preparato io e lui, sai che siamo…
esperti. Non ci saranno danni
permanenti. E… se vuoi… insomma, posso indagare e
trovare il cliente che ha
fatto la richiesta. Consideralo un ringraziamento per tutte le volte
che ci hai
aiutato.
-Mmm. Ci penserò. Grazie
dell’offerta, Damage.
Per l’ennesima volta, Kaito
si stupì di quanto fosse
muscoloso Mihael. Tutte quelle ore passate ad allenarsi nella scherma
avevano
dato i loro frutti, alla fine. Lo studiò, mentre
l’effetto dei sedativi era
ancora attivo. Il ciuffo di capelli che si arricciava al centro della
fronte.
Le ciglia lunghe, le labbra sottili. La costola sporgente, quella che
si era
rotto durante un torneo. Non si era ritirato, era andato avanti a
sfidare gli
avversari, uno dopo l’altro, compromettendo irrimediabilmente
la frattura. Era
tenace, Mihael. Sarebbe andato tutto bene. Le palpebre del ragazzo
tremolarono
e si aprirono, rivelando due splendidi occhi terrorizzati, e Kaito
seppe di non
poter più tergiversare. Inghiottì a vuoto,
sistemando un paio di tenaglie nel
braciere:-Mihael… cerca di capire. Ci sono molte persone che
vorrebbero vederti
soffrire. Sadici. Fangirls.
Tornò al tavolo,
osservando rapidamente gli altri oggetti, poi
sollevò un’altra tenaglia, più grande.
Gli stavano tremando le mani, e non
aveva nemmeno cominciato.
-Io… non ti farei mai del
male, lo sai. Ma ho bisogno di
soldi, capisci?
La risposta di Mihael fu soffocata
dal bavaglio, ma il giovane
prese ad agitarsi convulsamente sulla sedia, strattonando
disperatamente le catene.
Non sarebbe riuscito a liberarsi. Kaito gli si inginocchiò
davanti,
afferrandogli il tallone. Avvicinò la tenaglia
all’alluce, cominciando
lentamente a fare leva sull’unghia, mettendo in luce la carne
viva. Il sangue
cominciò a filtrare, raccogliendosi in piccole gocce sulla
pelle. Mihael
aumentò gli sforzi, invano, le lacrime di dolore e di paura
cominciarono a
scorrere lungo le guance.
-Non preoccuparti, ricresceranno alla
svelta.
Uno strappo secco, a cui fece eco un
grido soffocato. Il
biondo inspirò profondamente. Ancora nove. Lasciò
cadere l’unghia insanguinata in
una piccola scatola di metallo, il tintinnio si perse nel vuoto della
stanza
che li ospitava, per poi puntare al secondo dito. Lentamente, fece
leva. Sul
pavimento cominciò a raccogliersi una piccola pozza cremisi,
dall’odore
metallico. Un altro urlo, un’altra unghia nella scatola. E
poi un’altra, e
un’altra ancora. Mihael scalciò come un matto,
sfuggendo per un istante alla
presa di Kaito, ma fu una vittoria effimera. Con la mano sporca del
sangue
della sua vittima, il più grande tornò a
immobilizzargli l’arto, estirpando
l’ultima unghia rimasta. Colto da un’improvvisa
nausea, Kaito si alzò,
avvicinandosi caracollando al tavolo. La stanza girava vorticosamente
attorno a
lui, ma non poteva permettersi di fermarsi, o di stare male. Con le
mani che
tremavano, il giovane svitò il tappo del flacone di
disinfettante e tornò da
Mihael, per medicargli le ferite. Gli cadde l’occhio sul
piede destro del suo
prigioniero, non aveva ancora finito il suo compito. Rimise a terra il
flacone,
e prese di nuovo la tenaglia. Ancora cinque. Poteva farcela.
Erano entrambi esausti, Mihael
provato sia fisicamente che
mentalmente, Kaito in frantumi dal punto di vista psicologico.
Restavano ancora
quaranta minuti, da usare a pieno. Nel braciere, la tenaglia
rosseggiava
incandescente, e il biondo fu costretto a distogliere lo sguardo.
Damage e
Felix avrebbero medicato Mihael con attenzione, li conosceva, non ci
sarebbero
stati strascichi… a parte forse qualche cicatrice, e il
trauma. Delicatamente,
Kaito ripulì le lesioni che aveva inflitto al più
giovane, strappandogli dei
lamenti soffocati.
I guanti da fabbro erano meno scomodi
di quello che si
aspettava. Kaito fletté le dita, inspirando profondamente.
Perché aveva messo
quello strumento di tortura sul fuoco? Mihael avrebbe sofferto da
impazzire. Misurando
i passi, si avvicinò al braciere, sollevando la grossa
tenaglia. Era davvero
pesante. Tenendola ben distante dal corpo, tornò accanto
alla sedia,
incrociando gli occhi spaventati di Mihael. Lo vide agitarsi, la fronte
madida
di sudore, una luce terrorizzata che gli faceva risplendere gli occhi.
Se solo
avesse potuto, Kaito avrebbe cercato di confortarlo, ma non sapeva cosa
dire,
non poteva chiedergli perdono, solo per poi premergli il metallo
rovente sulla
pelle. Avvicinò lentamente la tenaglia al ventre nudo e
sudato del ragazzo, tenendola
a pochi millimetri di distanza dalla pelle eburnea, poi gli premette
con
decisione l’oggetto contro l’ombelico. Mihael si
inarcò urlando, battendo i
piedi, mentre la puzza della carne bruciata si diffondeva nella stanza.
Dopo lunghi
secondi di sofferenza, il giovane schermidore perse i sensi.
Era passata più di una
settimana, da quei lunghissimi
sessanta minuti, e nessuno dei due aveva più osato
affrontare l’argomento. Zoppicando,
Mihael si accoccolò sul divano, i piedi coperti da uno
spesso bendaggio. Dopo
aver fatto zapping tra i vari canali, Kaito si fermò su un
film storico,
Braveheart. Sembrava una tranquilla storia d’amore, nulla di
meglio per
distendere i nervi. Beh, forse non esattamente tranquilla.
-Ti andrebbe un tè?
-L’ultimo che mi hai
offerto non mi ha fatto molto bene, mi
pare di ricordare… Avevi così tanto
bisogno di soldi?
Il biondo accese la macchina del
caffè, leccandosi piano le
labbra:-Beh… sai, le cure per Haruto… non sono
esattamente a buon mercato,
ecco.
-… Avresti potuto
parlarmene.
L’affermazione cadde nel
vuoto, Kaito non avrebbe mai
accettato il denaro di Mihael, era troppo orgoglioso. Anche se, per
colpa del
suo stupido orgoglio, si era spinto decisamente troppo oltre. Con la
tazza tra
le mani, il ragazzo tornò a sedersi sul divano, accanto
all’altro. Bevve un
sorso di caffè:-A proposto. I miei… agganci
stanno cercando di
rintracciare quella fangirl psicopatica. Se hai qualche…
richiesta, ecco…
-Vorresti vendicarmi? Che
sciocchezza. Alla fine ci abbiamo
guadagnato entrambi, no?
Kaito distese le gambe, senza
staccare lo sguardo dallo
schermo. Forse Braveheart non era esattamente un film
romantico:-… Hai appena
detto entrambi? Non pensavo… avessi
quel genere di interessi.
Mihael gli appoggiò la
testa sulla spalla:-Non ho quel
genere di interessi, Kaito. Ero solo curioso…
ma in un altro senso. Diciamo…
curiosità accademica? Avevo un po’ di
soldi da parte, e ho deciso di usarli.
-Mi stai dicendo… che la
fangirl psicopatica saresti tu?
I conti tornavano, in effetti.
Nessuna lesione permanente.
La richiesta comparsa subito dopo la vittoria al campionato. I metodi
di
tortura spiegati nel dettaglio. Era molto da Mihael. Kaito gli
scompigliò i
capelli:-E come hai fatto a trovare… i miei agganci? Di
solito non frequenti
certi ambienti.
-Non sei l’unica persona
che conosco ad usare regolarmente
il deep web. La cosa più strana è stata
l’asta live su Twitch, quella non me
l’aspettavo.
-Twitch? Dovrò tenerlo
lontano da mio fratello, allora.
-Ma per favore. Tuo
fratello non riesce nemmeno a
respirare, da solo, vuoi che riesca a farsi rapire?- Mihael si
alzò,
spostandosi una ciocca di capelli dal volto:- Vado a fare i pop corn,
serviranno per il finale del film.
ANGOLO AUTRICE:
Okay, per prima cosa, mi scuso per la
lunga assenza, doveva
essere solo un mese di pausa, ma le cose mi sono sfuggite di mano. Quanto alla storia
in sé… beh, in
teoria lo spargimento di sangue era vietato, nelle sessioni di tortura
medievali, ci si limitava ai ferri incandescenti e alla fune, ma ho
pensato che
strappare le unghie al povero Mihael sarebbe stato…
divertente (?), più o meno.
Sono sadica, lo so. :-D
Ci vediamo (si spera) il mese
prossimo, con una nuova fanfiction!
Hime