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Autore: susiguci    10/03/2023    4 recensioni
Dal Capitolo I
[... Merlin era in ritardo per l'inizio delle lezioni e, come sempre, correva per i corridoi, cercando di arrivare in aula più presto possibile.
Merlin non vide il ragazzo che allungò un piede al suo passaggio e si ritrovò a terra, battendo forte la bocca e il mento. Un rivolo di sangue gli usciva dalla bocca e Merlin si girò a guardare il ragazzo con tanto d'occhi!
'Chi è questo grandissimo figlio di puttana?' si chiese.
"Oh, Dio! Scusami!" disse il ragazzo, tendendogli una mano per farlo alzare.
"E perché dovrei? So che l'hai fatto apposta!"
Il ragazzo sorrise e scosse la testa. "Ok. Volevo farlo! Solo … non a te! Ho sbagliato persona!"...]
[..."Abbiamo cominciato con il piede sbagliato…" disse il ragazzo dispiaciuto.
"Già … con il tuo, per l'esattezza"...]
Capitolo I revisionato
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Parsifal, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
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Capitolo  VI

A really lovely party!














 

Merlin sonnecchiava, con la testa appoggiata al vetro, cullato dai movimenti dell'autobus, quando fu risvegliato dal suono di un messaggio in arrivo.


"Non manca più molto ormai. Devi prepararti. Si può sapere dove sei finito?"

Era Percival.

 

"Sono quasi arrivato. Sono in autobus. Ma mancano ancora ore alla festa!"

 

"Volevo che mi aiutassi a sistemare i capelli, prima di andare…"

 

"Volentieri. Non preoccuparti. Arriviamo a fare tutto"

 

"Ok grazie ti aspetto"



 

"Wow! Sei magnifico!"

Merlin si avvicinò al suo ragazzo e gli diede un bacio.

"Mi fai venire in mente certe idee…" continuò Merlin con fare suadente.

 

"Senti, ho impiegato più di un'ora per riuscire a vestirmi, perché ho dovuto stirare sia la camicia che i pantaloni.  Non puoi arrivare qui in ritardo e pretendere di disfare tutto solo per …  E guarda che capelli! Vanno ovunque, fuorché dove devono andare…"

Merlin lo squadrò: "In effetti… ma sei bellissimo lo stesso." Percival indossava una camicia color ruggine di un tessuto leggermente cangiante. I pantaloni erano dello stesso colore ma di un paio di toni più scuri. Avevano il cavallo basso ed erano corti fino a scoprire le caviglie, come i pantaloni che andavano un paio d'anni prima, ma lui li indossava splendidamente con le lunghe gambe che si ritrovava.

"Mi aggiusti i capelli o vuoi farti prima la doccia?" chiese Percival con una certa ansia. Merlin si chiese perché mai Percival avesse insistito così tanto per andare a quella festa se i preparativi gli provocavano così tanta angoscia.

"Prima di tutto … muoio  di fame e devo mangiare!" dichiarò Merlin.

"Come? Perché?"

"C'è stato un fraintendimento con mia madre… niente di che!"

 

Merlin stava facendo man bassa di tutto quello che era rimasto in cucina e cioè pane e frutta, quando gli arrivò un vocale di Arthur.

 

"Ciao Merlin. So che è un po' tardi ma mi farebbe piacere se tu invitassi anche qualche tuo amico o amica. Penso che farebbe piacere anche a te ritrovarti con un gruppo di persone che conosci. E poi sono troppo curioso di conoscere chi è in grado di sopportare le tue lamentele continue… Ovviamente non mi aspetto regali da loro. Dillo anche con Percival. Vale anche per lui."

 

Merlin fece mente locale. I suoi amici più cari erano Gwen e Gwaine. Ma fino a quel momento li aveva tenuti al di fuori della cerchia universitaria, quasi come se non volesse mischiarli con il resto delle conoscenze o delle amicizie meno importanti che frequentava oltre a loro. Era quasi geloso dei suoi amici e del rapporto che aveva con loro. Forse temeva che sarebbe potuto succedere qualcosa che avrebbe potuto pregiudicare quelle amicizie che per lui, che era figlio unico, rappresentavano da sempre quel fratello e quella sorella che avrebbe tanto voluto avere. E non gli andava che vedendolo in mezzo a quella gente un po' superficiale e snob, potessero capire il suo bisogno di essere accettato perfino da persone che in genere non stimava. Perché forse era vero. Ma quel giorno no, non li avrebbe invitati. Prima di tutto doveva assolutamente presentare Percival a Gwen e a Gwaine. Non l’aveva ancora fatto e cominciava a considerarla una forma di poco rispetto sia nei confronti del suo ragazzo che dei suoi due amici.

 

Merlin sistemò i capelli dell'amato prima con la piastra poi con il phon, fissandoli al termine con un po' di cera. Percival era soddisfatto. 

Merlin fece la doccia poi tirò fuori un paio di matite per gli occhi. Calcò la mano, ricordando che ad Arthur non piacevano gli uomini troppo truccati.





 

Una discoteca. In casa. Arthur aveva allestito nel suo immenso garage una vera e propria discoteca. Mancava giusto l'insegna fuori. Una discoteca di quelle con le palle sul soffitto che giravano su sè stesse, a ricordare la disco dance degli anni '70. Una discoteca con luci stroboscopiche e psichedeliche.

Con un bar dal lunghissimo bancone e ragazzi e ragazze non troppo vestiti a servire gli ospiti e a preparare drink e cocktail.

Merlin si chiese se avrebbe dovuto pagare per avere un drink. 

Alla consolle, un deejay di colore ballava scatenato un vecchio successo degli anni ottanta. Indossava un piccolo basco di paillette giallo e una giacca laminata che avrebbe fatto invidia ad Arlecchino.

 

'No! Ma dove siamo finiti? In una discoteca come quelle che ho sempre cercare di evitare?' Percival rimaneva rigido come uno stoccafisso, accanto a lui. 

Nessuno striscione con su scritto 'Buon compleanno, Arthur'. Nessuna gigantografia con lui da piccolo che mostra i muscoli con il ciuccio in bocca (peccato, quanto avrebbe potuto prenderlo in giro), niente che dimostrasse che lì si svolgesse un compleanno. C'erano poche persone. 

Strano.

Poi Merlin si accorse che in fondo al garage, sulla destra, la sala proseguiva. E svoltato l'angolo vide un'altra zona molto ampia. Erano tutti lì. Dietro al folto gruppo di persone c'era sicuramente Arthur che riceveva regali e auguri, salutando singolarmente ogni invitato. 

La musica era talmente alta, da aver ricoperto il vociare di tutte quelle persone.

 

"Merlin!"

Davanti a lui c'era Morgana con un vestitino di raso di seta marrone, corto e scollato. Una visione.

"Ciao Morgana!"

"Scusatemi, mi sono distratta un attimo. Ero io che avevo il compito di scortare gli invitati da questa parte."

"Non preoccuparti… sei meravigliosa!"

La ragazza sorrise e guardò Percival: "Dunque sei tu che tieni Merlin lontano da me?"

"Scusi?" balbettò il ragazzone.

'Povero Percival! Nessuno se la cava con Morgana… figuriamoci lui!' pensò Merlin con un briciolo di divertimento.

Morgana continuò impietosa: "Come posso biasimarlo, amico. Tu sei… tanta roba!" 

Il rosso acceso sul viso di Percival non tardò a manifestarsi.

"Piacere! Io sono Morgana, la sorella di Arthur. Tu devi essere il famoso Percival."

Il ragazzo fu contento di non dover parlare. Si limitò a fare un piccolo sorriso e un cenno di assenso col capo.

"Ti prego, Merlin. Puoi venire solo un attimo in bagno con me? Ho bisogno di una cosa!" gli chiese la ragazza con occhi imploranti. Nessuno avrebbe potuto dirle di no.

"Mettiti in fila per favore. Io torno subito" disse Merlin al suo ragazzo.

In realtà Morgana chiese a Merlin di ritoccargli leggermente il trucco degli occhi e di mettergli il rossetto.

"Grazie, Merlin! E scusa! Sono una perfezionista del cavolo!"

"Deformazione professionale. Arthur mi ha detto del tuo studio di moda. Congratulazioni!"

"Per ora sto facendo ancora parecchi corsi e l'attività non è ancora decollata!"

"Lo farà. Non ho dubbi!"

"Speriamo. Stai benissimo vestito così. Ad Arthur verrà un infarto!" e si mise a ridere.

"Non sono troppo ... gay?" sorrise Merlin.

"Assolutamente sì! Ma è questo il bello!"

In effetti non si vestiva quasi mai in quel modo. Merlin si piaceva ma in generale si vergognava di lasciare scoperte parti di sé.

Ma riteneva che quella fosse l'occasione giusta.

Aveva optato per un look total black. Forse non era più così di moda ma a lui piaceva ancora.

Stivaletti neri, pantaloni neri a sigaretta. E una camicia nera di tessuto impalpabile, senza collo, aperta sul petto e con volant ai polsi. Al collo portava una catenina d’oro, corta, liscia e sottile, regalo del suo primo ragazzo, Will.

Quella festa era piena di tipi particolari. Molti dei quali inequivocabilmente gay. Rabbrividì. Non era mai stato in un locale gay prima. Li disdegnava, come sempre. Eppure in quel momento la sensazione era quella di trovarsi proprio in un night club gay. Arthur era riuscito a fregarlo, anche se probabilmente non l'aveva fatto apposta.

Ebbe il desiderio istintivo di tornare vicino a Percival.


Era passata più di mezz'ora da quando i due ragazzi erano in fila. Per fortuna ogni due minuti passavano camerieri con vassoi pieni di drink, tartine salate di tutti i tipi e ogni sorta di pasticceria francese.

C’erano quasi.

Merlin osservava le reazioni di Arthur. Abbracciava e baciava sulle guance donne e uomini, gay e etero, e … misti.

Era uno schianto. Aveva le guance rosse e gli occhi brillanti. Indossava, camicia, gilet e cravatta, solo che la camicia non aveva le maniche: si vedeva che erano state strappate via, guardando i bordi imperfetti sulle spalle. Al suo posto lui sarebbe sembrato un barbone e invece Arthur era … figo!

 

Tra Arthur e loro rimaneva solo un ragazzo. Questi abbracciò Arthur con calore. Gli mostrò il suo regalo che subito Arthur aprì e dimostrò di apprezzare molto. Prima di andarsene quel ragazzo si avvicinò al festeggiato lasciandogli un lieve bacio sulle labbra, lì davanti a tutti, con la massima naturalezza. Che fosse il ragazzo di Arthur?

 

A Merlin si contrasse lo stomaco, ma siccome era già davanti ad Arthur, si stampò sul viso un sorriso di plastica.

 

"Ciao ragazzi!"

Nessun abbraccio o bacio per loro. Solo una mano sulla spalla di uno e l'altra mano sulla spalla dell'altro. Si vedeva che in fondo il giovane festeggiato conosceva le buone maniere.

"Auguri Arthur. Grazie per l'invito. Questo posto è molto bello!" disse Percival sorridendo. "Ti ho portato questo. Spero ti piaccia. Ma posso cambiarlo, se non dovesse andare bene!"

Era un vinile originale della fine degli anni '70. Un 45 giri contenente due canzoni di un gruppo rock del passato, cosa che era risaputa essere una vera fissazione di Arthur.

"AC/DC? Ragazzi, li adoro! Sapete che non ce l'ho? Wow! Grazie! Poi mi spiegate dove l'avete trovato…" e come ringraziamento mise la mano dietro la nuca ad entrambi scrollandoli e facendoli dondolare un po'.

"Ehi, Merlin! Che look sofisticato! Stai molto bene, dico davvero!" disse Arthur.

"Ti ringrazio, anche tu hai un look … spaziale! Tanti auguri!" E gli mise sotto il naso il suo mazzo pieno di fiocchi e veli.

"Perché due regali? Vi consideravo insieme!" si lamentò Arthur.

"Ho insistito io" spiegò Merlin. "Facciamo così! Uno è per il tuo compleanno, l'altro è per il tuo ritorno dalla Francia…"

"Tulipani rossi?" Arthur sbatté gli occhi un po' sorpreso. 

"Non ti piacciono? Morgana ha detto che sono i tuoi preferiti."

"Sì … certo … i miei preferiti!"

"Hai cambiato i tuoi gusti in fatto di fiori… Una volta credevo preferissi quelli gialli."

"I tulipani mi piacciono tutti, ma questi sono davvero meravigliosi…" 

Merlin vide Arthur andare verso di lui come per abbracciarlo, per poi fermarsi e indietreggiare. E Merlin lo apprezzò molto.

"Dopo li metterò nella mia serra. Ce l'ho ancora, sai?" spiegò Arthur con dolcezza.

 

Merlin assentì sorridendo e si spostò insieme a Percival per permettere ad Arthur di continuare ad accogliere gli altri ospiti.

 

I due ragazzi fecero un giro all'esterno per ammirare il giardino della villa. Era spettacolare. Non avevano mai visto un giardino più curato. L 'Eden non doveva essere molto più bello di così.

 

Era ormai buio e i ragazzi tornarono dentro. Ballarono, andarono a bere, mangiarono e ogni tanto si fermavano a salutare qualcuno. Se la festa fosse continuata così, non sarebbe stata poi così male, pensò Merlin.

Percival conosceva molti più ragazzi di lui: probabilmente erano i componenti della squadra di basket, più qualche altro. Merlin conosceva la maggior parte delle ragazze e molte di queste si fermavano per salutarlo.

'Forse sono stato il solito esagerato. È una festa molto piacevole. Non credevo che Arthur potesse dare una festa così 'di classe'. Una festa perfetta? No! Con quel tizio che lo ha baciato sotto il mio naso. Ed era pure carino, accidenti a lui, anche se sicuramente risultava un po' volgare. Strano che Percival non mi abbia detto nulla di loro'

 

Stavano ballando assieme a due compagne di corso, quando Arthur si avvicinò a loro in compagnia di due ragazzi. 

"Merlin, Percival, tenevo molto a presentarvi due tra i miei più fidati e cari amici etero. E sottolineo etero. Lui è Leon!"

Ci fu uno scambio di strette di mano. "È un vero piacere conoscervi ragazzi!" si presentò l'uomo.

Merlin era allibito. Chi era questo 'signore', che aveva almeno dieci anni più di Arthur? Possibile che fosse davvero suo amico? L'uomo era gentile, sorridente, elegantissimo nel suo frac colore panna. Aveva i capelli biondo-rossi un po' lunghi e baffi e pizzetto perfettamente squadrati. 'Lentiggini, pelle più pallida della mia. Sembra uscito da un mazzo di carte da ramino: un jack rosso! Ecco cosa sembra!' 

Ma la cosa che più lo stupì fu la sua aria estremamente rispettabile. Merlin ne fu subito conquistato.

"E lui è Lancelot!" disse Arthur.

"Lance per gli amici. Avevo un gran voglia di conoscervi. Arthur mi ha spesso parlato di voi!" disse gentilmente

E ci fu un nuovo giro di strette di mano.

 

'Santo cielo!' pensò Merlin. 'Questo è il primo uomo che vedo che non sfigura di fianco ad Arthur!' Era un uomo molto bello, che pur non avendo singole caratteristiche particolari come ad esempio gli occhi o le labbra di Arthur, nell'insieme risultava superbamente armonico. Aveva folti capelli neri, occhi neri, lineamenti fini. E quando sorrideva sembrava uno di quei modelli per dentifrici, anche se forse lo vedeva molto più adatto come attore di film western o, perché no, di qualche telenovela brasiliana.

In più sembrava estremamente simpatico e cordiale. E anche lui aveva l'aria di essere una brava persona. 

'Non lo conosco, però. Dovrei evitare i giudizi affrettati!'


Mentre Arthur si occupava di presentare i suoi amici anche alle ragazze che erano con loro, all'improvviso un paio di poliziotti si piazzarono davanti alla porta del garage e fecero segno di spegnere la musica al deejay.

 

"Mi dispiace!" fece uno di loro parlando con un megafono. Aveva un tono di voce un po' aggressivo. "Non vorrei rovinare la vostra festa. Ma sappiate che in molti, troppi, tra i vostri vicini hanno telefonato in centrale. Si tratta di schiamazzi notturni e di festa non autorizzata. Non si scherza! Bisogna sgombrare questo posto al più presto. O dovremo chiamare rinforzi. Chi é il padrone di casa qui?"

Il secondo poliziotto alle sue spalle aveva tirato fuori lo sfollagente e lo batteva sull'altra mano con fare inquietante. 

Altri due poliziotti si piazzarono dietro agli altri due. Tutta la sala era in perfetto silenzio e completamente immobile. Merlin era piuttosto spaventato. Con la fortuna che aveva, il primo a prendersi una manganellata in testa sarebbe stato sicuramente lui.

 

Arthur che si era fatto avanti, scoppiò a ridere. 

"Dio, me l'avevate quasi fatta!"

 

I quattro poliziotti buttarono in aria i cappelli all'unisono. E corsero al centro del garage. Nello stesso momento la musica dei 'Village People' inondò la sala. 

'No! I Village People no!' si disse Merlin.

La gente cominciò a urlare, battendo le mani. 

'Tutto, ma non lo striptease. Per favore!'

Merlin sarebbe voluto scappare, ma era imbottigliato in mezzo a un mare di gente urlante. Alcuni ragazzi chiaramente gay si erano messi in prima fila a ballare e a urlare. Merlin li odiava.

Gli etero facevano finta di indietreggiare disgustati. E intanto ridevano. E lui li odiava. Le ragazze, gay o etero che fossero, non si capiva più niente, erano quelle che facevano più casino. E lui le odiava. Gli spogliarellisti erano rimasti ormai solo con i boxer.

Dov'era Percival?

Quando lo individuò fu come ricevere un pugno in pieno stomaco. Il suo ragazzo era del tutto preso dal balletto osceno dei ballerini. Se ne stava lì come il grosso cretino che era, a occhi e bocca aperta. Gli mancava solo la bava.

Quanto lo odiava in quel momento, non riusciva nemmeno a quantificarlo.

Merlin cominciò a spingere un po' per uscire da quel posto. Respirava velocemente e non riusciva ancora a capire bene quello che gli stesse succedendo.

Una volta che i poliziotti restarono in perizoma, la sala esplose e come se non bastasse questi, invece di andarsene, cominciarono a ballare sui cubi. Già che c'era odiò pure quelli. Non mancava più molto a Merlin per guadagnare l'uscita ma non gli fu risparmiato nemmeno il colpo di grazia. Dall'enorme torta di cartone che qualche idiota aveva portato in mezzo alla pista era uscito un bel ragazzo di colore, in perizoma leopardato, il massimo della finezza. Il ragazzo dopo aver ondeggiato il bacino davanti al festeggiato si era fatto prendere in braccio da Arthur e lo aveva baciato. E tutti si erano messi ad applaudire e a ululare.

E Merlin li odiò. Ma odiò Arthur più di tutti gli altri messi insieme. La colpa era solo sua.

 

Uscì fuori dal cancello della villa. Tanto per un bel po' nessuno si sarebbe accorto della sua assenza. In un gesto di rabbia si strappò la catenina dal collo. Magari perfino Percival si era trovato a baciare uno di quei tizi! 

Sapeva di esagerare ma era così deluso da Percival! Timido un corno! Timido quando pareva a lui. E quell'altro? Una festa piacevole, sì, una festa di classe! Perché diavolo non se n'era rimasto in Francia? E gli scappò una risata convulsa, amara e isterica.

Voleva solo andare a casa. Ma casa sua era un po' troppo lontana per andarci a piedi, di notte, da solo. Vestito come un ragazzo da marciapiede per giunta. Pensò di tornare alla festa. Avrebbe fatto finta di niente con Percival e con Arthur. 

Ma chi prendeva in giro? Avrebbe fatto un casino e si sarebbe fatto notare. Come gli era già successo qualche altra volta. L'unica soluzione sarebbe stata quella di prendere un taxi. Una spesa così era una follia.

Ma decise di fregarsene per quella volta. Chiamò un taxi e si fece portare a casa sua. 

 

Era furioso. Meglio così. Se non lo fosse stato si sarebbe sfinito di pianto. 

Una volta a casa prese un Tavor. Erano già dodici i messaggi sul suo cellulare che lui non aveva neppure letto. Il telefono squillò. Era Percival. Rifiutò la chiamata, spense il cellulare e poco dopo si addormentò.

   
 
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