Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
Ricorda la storia  |       
Autore: Yuki Delleran    10/03/2023    0 recensioni
Yuui e Fay hanno ereditato un ristorante che ora si trova sull'orlo della chiusura a causa di problemi economici. Si stanno rassegnando a un destino inevitabile e nulla sembra destinato a cambiare finchè, quasi per gioco, non viene espresso un desiderio. Da allora nulla sarà più lo stesso.
[Riscrittura dell'omonima fic del 2010] [KuroFay - ShaoYuui]
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Sarebbe bello se gli altri potessero capire i suoi sentimenti.»

Fu quella semplice frase di Fay a dare inizio a tutto.



 

Cap. 1 

Desiderio - Il ragazzo del tavolo 10

 

I lampioni si erano accesi da poco regalando sprazzi di luce pallida alla via in periferia ammantata dalle ombre della sera. Chi rientrava dal lavoro si affrettava a testa bassa nel gelo di fine inverno ignorando qualsiasi cosa lo circondasse, desideroso solo di raggiungere il calore domestico. Le saracinesche dei negozi erano già abbassate oscurando i bagliori delle vetrine. Solamente una vetrata brillava di una vivace luce dorata che sembrava voler richiamare l’attenzione anche dei passanti più distratti. Era il ristorante “Corte di Valeria”, locale storico del quartiere, di proprietà delle sorelle Erda e Freya Flourite e ora ereditato dai figli gemelli di quest’ultima. 

Yuui Flourite, diplomato in una delle più importanti accademie d’alta cucina italiana, era ora lo chef capo e padrone indiscusso della cucina, mentre il fratello Fay si occupava del servizio ai tavoli e della clientela. Quel luogo era diventato la loro casa e la loro ragione di vita, vi riversavano tutti i loro sforzi eppure, nonostante l’impegno, gli affari avevano cominciato da tempo a non funzionare più come una volta. I clienti scarseggiavano e quella sera il ristorante era semivuoto.

Yuui era appoggiato, con espressione scoraggiata, al bancone della cucina. Da un angolo della stanza Watanuki, il suo aiuto-cuoco part-time, lo fissava con sguardo preoccupato. Probabilmente il ragazzo si stava chiedendo come fare a dirgli che aveva iniziato a cercarsi un nuovo lavoro, ma Yuui non aveva bisogno di essere informato. Lo sapeva già benissimo.

Dalla sala proveniva un sommesso chiacchiericcio e nemmeno le risate di Fay, che solitamente scherzava con i clienti servendo ai tavoli, spezzavano la monotonia della serata. Generalmente la quiete non era un problema per Yuui. Per tutto il pomeriggio i rumori provenienti dall’altro capo dell’isolato avevano tormentato le sue povere orecchie logorandogli i nervi. L’ennesimo fast food sarebbe sorto all’angolo della via, un nuovo paladino del cibo rapido e nocivo che sottraeva linfa vitale al piccolo ristorante italiano. Quello che davvero lo stremava era la sua totale impotenza di fronte allo sfacelo di tutto quello che aveva costruito. 

Stava già per rassegnarsi all’idea di dichiarare quella serata un fallimento e chiudere in anticipo, quando Fay entrò in cucina di gran carriera, con un sorriso solare stampato sul volto.

«Yuui-chan, rientra nei ranghi! È arrivata Yuuko-san!» esclamò.

A quelle parole, il giovane scattò, immediatamente imitato da Watanuki: Yuuko-san era in assoluto la loro miglior cliente, gran bevitrice e ottima forchetta. 

Non erano mai riusciti a capire quale fosse esattamente la sua occupazione, si vociferava fosse la padrona di uno strano negozio, ma né Fay né Yuui se n’erano mai preoccupati. Per loro aveva molto più valore che quella splendida donna dall’aria enigmatica avesse scelto il loro ristorante come luogo di ritrovo. Spesso la vedevano in compagnia di altre persone, perlopiù donne e sempre diverse. Cenavano in un tavolo appartato discutendo con aria grave e, una volta raggiunto quello che sembrava un accordo, pagavano e uscivano. Non prima però di aver elargito una generosa mancia al cameriere, cosa di cui Fay era particolarmente compiaciuto. Quella sera invece, Yuuko-san si era presentata da sola. Era una situazione piuttosto anomala, ma Fay aveva raccolto l’ordinazione con il consueto entusiasmo.

«Il piatto del giorno con il miglior vino bianco che abbiamo!» riferì poi al fratello.

Yuui si mise immediatamente all’opera sull’aringa tricolore che aveva scelto per quella sera, indicando con un rapido gesto a Watanuki di occuparsi dell’insalata di contorno.

«Fay!» esclamò con il tono perentorio dello chef professionista. «Fiondati in cantina e prendi un Ischia bianco superiore. Questa volta fai attenzione a non sbagliare bottiglia!»

«Agli ordini, mio capitano!» rispose il fratello, mettendosi sull’attenti e affrettandosi a eseguire.

Yuuko-san aveva una predilezione per i piatti di pesce e sembrava sempre sapere quando uno di questi faceva parte del menù del giorno. Yuui adorava cucinare per clienti che davano così tante soddisfazioni e non sapeva darsi pace all’idea che presto non avrebbe più potuto farlo. Molto presto, infatti, quel locale, appartenuto a sua madre e a sua zia e che era stato il motivo del ritrovo di loro due fratelli dopo anni, avrebbe chiuso i battenti. Negli ultimi mesi l’affitto era gradualmente aumentato raggiungendo in quell’ultimo mese una cifra che non si sarebbero potuti permettere. Un piccolo ristorante a gestione famigliare non avrebbe mai potuto reggere il confronto con le grandi catene di fast food che stavano invadendo il mercato, e i pochi clienti rimasti fedeli non erano sufficienti.

Yuui sospirò di desolazione. Il proprietario dell’immobile avrebbe inviato qualcuno a riscuotere un affitto che non poteva pagare e in quel momento sarebbe stata la fine di tutto. Attendeva il suo arrivo come una sorta di inevitabile fatalità e, nonostante esteriormente si mostrasse rassegnato, non aveva idea di come avrebbe reagito quando fosse successo davvero. Quel ristorante era tutta la sua vita.

Ancora sovrappensiero, suonò il campanello per avvertire Fay che il piatto era pronto e, dopo aver dato il tocco finale all’insalata di Watanuki, lo affidò nelle mani del fratello.

Vedendo l’espressione sul volto di Yuui, Fay intuì immediatamente in che direzione vertevano i suoi pensieri e non poté fare a meno di condividerli in pieno. Per lui quel luogo rappresentava un porto sicuro dopo una vita di incertezze e perderlo era debilitante.

Nonostante questo, appena mise piede in sala, si stampò in faccia il suo sorriso professionale e veleggiò allegramente all’indirizzo del tavolo riservato.

Dopo essere stata servita e aver assaggiato un boccone di pesce, Yuuko alzò su di lui i suoi penetranti occhi scarlatti con espressione indecifrabile.

«Perché Yuui è così triste?» chiese.

Il sorriso di Fay s’incrinò appena. Avrebbe dovuto essere abituato alle stranezze di quella donna, eppure ogni volta lo coglieva di sorpresa.

«Come?»

«Yuui è triste, vero?» ripeté Yuuko.

«Beh… forse un po’. In effetti penso di sì.» rispose Fay titubante.

«E il motivo è…?» continuò la donna.

Non sapeva quanto fosse corretto o professionale parlare dei problemi del locale con una cliente, ma Fay non sarebbe stato in grado di rifiutare nulla a quello sguardo.

«Presto chiuderemo.» rispose quindi. «Yuui-chan ci sta molto male, non so come si comporterà davanti all’inviato del proprietario.»

«Vorresti aiutarlo, dico bene?» incalzò Yuuko.

«Mi piacerebbe, ma purtroppo non posso fare niente. Sarebbe bello se gli altri potessero capire i suoi sentimenti. Sono sicuro che, conoscendoli, nessuno lo farebbe più soffrire: Yuui-chan è troppo buono per meritarselo.»

Fay abbassò gli occhi: vedere il suo gemello così depresso faceva stare male anche lui e sarebbe stato disposto a tutto per aiutarlo, senza contare che quel posto era anche casa sua e non riusciva a immaginare di vivere altrove.

«Se lo desideri davvero e sei disposto a pagare un prezzo adeguato per questo, potrei esserti d’aiuto.» disse Yuuko sgranocchiando una foglia d’insalata con apparente noncuranza.

«Un prezzo adeguato? Darei quanto ho di più prezioso per la felicità di Yuui-chan. Purtroppo non possiedo niente che…»

«Non ancora.»

La voce di Yuuko suonò lievemente inquietante, ma subito la donna stemperò l’espressione in un sorriso.

«Ti ringrazio, Fay, come sempre sei un’ottima compagnia. Porta i miei complimenti allo chef. E se domani sarai ancora di quest’idea, vieni a trovarmi al negozio. Sono certa che troveremo un accordo.»

Vedendosi congedato, il giovane s’inchinò e si ritirò. Chissà cosa intendeva Yuuko-san con quel bizzarro discorso? Non era mai stato nel suo esercizio, ma sapeva all’incirca dove trovarlo, come tutti gli abitanti del quartiere. Era un luogo bizzarro e circondato da un’aria mistica, non aveva idea di cosa vi si vendesse, ma se Yuuko-san conosceva il modo per uscire dalla pessima situazione in cui si trovavano allora non avrebbe indugiato. 

Rientrando in cucina, incrociò lo sguardo carico di aspettative del fratello e di affrettò a sorridergli per rassicurarlo: il suo lavoro era stato apprezzato.

Dopo alcuni minuti in cui la sala era tornata tranquilla, il campanello d’ingresso suonò di nuovo. Fay si affacciò e scorse nuovamente una faccia conosciuta che gli risollevò il morale.

«Yuui-chan! C’è Ashura-sensei! Posso…»

Il giovane chef annuì accondiscendente.

«Certo, vai pure.»

Ashura-sensei era un uomo molto distinto e dall’ottima reputazione. Era stato il professore di Fay al liceo e lo aveva aiutato durante un periodo nero della sua vita. Da allora il giovane lo considerava una sorta di padre e anche l’uomo gli si era affezionato. Frequentava la “Corte di Valeria” solamente in compagnia di due persone: una donna elegante, dall’aria altezzosa e capricciosa e un uomo dai lunghi capelli chiari, con un’espressione perennemente arrogante. Mai contemporaneamente. Fay probabilmente conosceva il motivo, ma Yuui non si era mai premurato di chiederglielo. Non voleva sembrare invadente, inoltre per lui Ashura-sensei, come Yuuko-san, era prima di tutto un affezionato cliente.

Mentre osservava il fratello accogliere con entusiasmo il suo cliente preferito, Yuui notò l’ingresso di un nuovo avventore. Era un ragazzo che non aveva mai visto prima, dall’espressione insolitamente seria, che si guardava attorno con sguardo indagatore. Quando lo vide accomodarsi da solo all’ultimo tavolo in fondo alla sala, sperò che Fay se ne accorgesse e si occupasse anche di lui. Niente da fare, il fratello era tutto preso dal professore. Sospirando, chiamò Watanuki.

«Puoi prendere l’ordinazione del tavolo 10, per favore?» chiese.

Detestava far aspettare i clienti. La tempestività era sinonimo di efficienza.

Mentre mescolava le salse già pronte, osservò il suo aiutante alle prese con il nuovo venuto: sembrava in difficoltà. Pensando al tipo di ordinazione che poteva fare un ragazzo, Yuui si sentì percorrere da un brivido di nervosismo: se Watanuki fosse tornato con la richiesta di un hamburger o qualcosa di simile, non sapeva se sarebbe stato in grado di trattenersi.

Quando vide l’espressione contrita con cui rientrò in cucina, era già sul piede di guerra.

«Ehm… Yuui-sensei… il cliente del tavolo 10 non ha trovato niente di suo gradimento sul menù.» riferì il ragazzo, titubante. «Mi ha pregato di dirle che si affida alla fantasia dello chef.»

A quelle parole tutta l’irritazione di Yuui evaporò: era ben felice di poter sbrigliare un po’ la sua immaginazione.

«Molto bene!» esclamò con gli occhi che brillavano. «Se non ama il pesce, allora carne sia. E verdure. Watanuki-kun, la pasta fresca! Gli faremo assaggiare il miglior menù italiano che sia mai stato improvvisato!»

Quando Fay rientrò a sua volta, li trovò entrambi occupatissimi. Mentre Watanuki lavorava la pasta fresca, Yuui si occupava del soffritto di funghi a cui aveva aggiunto una manciata di mirtilli. 

«Ma…» tentò di obiettare il giovane cameriere, subito zittito.

«Profumano.» lo liquidò Yuui, per poi rivolgersi a Watanuki. «Quando hai finito con le tagliatelle, pulisci i fiori di zucca. La pastella delle crêpes è già pronta. Ci vuole una salsina…»

Mentre parlava iniziò a versare in una padella del vino rosso con l’aggiunta di alcuni chiodi di garofano.

Quando lo vedeva così indaffarato, Fay si sentiva alquanto inutile. Allo stesso tempo però l’efficienza di suo fratello lo affascinava: era sempre così meticoloso e preciso, i suoi piatti erano dei capolavori.

«Ehm… Ashura-sensei voleva del pesce spada alla griglia.» osò interromperlo.

Non era certo di come avrebbe reagito Yuui nel bel mezzo del fuoco creativo. Fortunatamente si limitò a indicargli un piatto già pronto prima di tornare a occuparsi della salsa.

Fay stava già tornando in sala quando un’esclamazione lo fermò.

«Quando torni, vai in cantina e recuperami dello speck affumicato. Ah, e anche dello zafferano!»

«Certamente!» esclamò Fay con un sorriso smagliante.

Erano settimane che non vedeva il fratello così entusiasta e ringraziò mentalmente il nuovo cliente per aver scelto proprio quella sera per presentarsi.

In un angolo della sala, Yuuko-san fissava alternativamente la porta della cucina e il tavolo 10, sorridendo in modo enigmatico. 

Rimase nel locale finchè non si fu svuotato del tutto e persino il nuovo cliente del tavolo 10 se ne fu andato senza battere ciglio. Fay sapeva che avrebbe dovuto farle notare che era molto tardi e stavano per chiudere ma era praticamente impossibile chiedere di andarsene a qualcuno come Yuuko-san.

«Stavo solo aspettando di poter parlare di nuovo con te.» disse la donna, togliendolo dall’imbarazzo.

Yuui e Watanuki stavano riordinando la cucina quindi la sala era deserta.

«Qualcosa mi dice che non dovrò attendere fino a domani per la tua decisione.»

Fay abbassò per un attimo gli occhi poi sorrise. 

«Non per nulla stiamo parlando di lei, Yuuko-san. Ho deciso già da un po’, mentre guardavo Yuui-chan cucinare per il nuovo cliente del tavolo 10. Sì, voglio che Yuui-chan sia felice e sono certo che se le persone potessero capirlo nessuno gli farebbe del male.»

Yuuko annuì.

«Anche se questo significherà suddividere questa felicità tra te stesso e tuo fratello?» domandò.

«La mia felicità è la sua, se lui è felice allora a me sta bene.» confermò Fay con convinzione.

Yuuko sospirò e alla fine annuì di nuovo.

«Molto bene. La tua richiesta è stata accettata e il tuo desiderio verrà esaudito. Il resto è tutto nelle vostre mani.»

Detta così suonava un po’ inquietante e Fay non era nemmeno sicuro che quello appena conclusosi fosse un accordo reale. Dopotutto si era parlato di desideri, di sentimenti e di felicità, non c’era stata nessuna transazione materiale o effettivo pagamento, nessun gesto mistico o azione riconducibile a una qualche sorta di magia. Se non fosse successo nulla, Fay non avrebbe in ogni caso potuto affermare di essere stato truffato. Se invece avesse funzionato e Yuui fosse stato meglio, allora non si sarebbe pentito di nulla.

Yuuko lo salutò e si congedò, lasciando il locale in un fruscio di tessuti pregiati e lunghi capelli fluttuanti, e Fay tornò in cucina per aiutare il fratello a sistemare in vista dell’apertura del giorno dopo.


 

Era stato un menù perfetto. Tagliatelle alla boscaiola sottobosco, crêpes salate con fiori di zucca, speck e zafferano, profumate con il vino rosso ai chiodi di garofano e tiramisù speciale con mascarpone variegato al caramello. In effetti c’erano stati alcuni azzardi, come i mirtilli nel soffritto di funghi, ma Yuui sapeva che era un ottimo abbinamento. Quello che non capiva era l’espressione perplessa del cliente mentre gustava i suoi piatti. L’aveva tenuto d’occhio per tutto il tempo ed era giunto alla conclusione che c’era qualcosa che non andava, nonostante il ragazzo non avesse avanzato nessuna protesta. Ci aveva pensato e ripensato per tutta la notte poi, alle quattro del mattino, aveva chiamato Watanuki.

«Hai tolto i pistilli dai fiori di zucca?» aveva chiesto senza preamboli.

Il ragazzo aveva sbadigliato sonoramente nel suo orecchio.

«Eh? Yu… Yuui-sensei? Pistilli?» aveva chiesto con voce impastata.

«Sì, i pistilli. Dai fiori di zucca che abbiamo servito al nuovo cliente. Li avevi tolti, vero? Sono immangiabili. Dimmi che l’hai fatto.»

Il silenzio da parte di Watanuki aveva gettato Yuui nello sconforto.

«Ho capito.» aveva concluso. «Abbiamo perso un altro cliente.»

Chiusa la telefonata era sprofondato a faccia in giù nel cuscino. Non avrebbe chiuso occhio per il resto del tempo e, comunque, da lì a due ore sarebbe suonata la sveglia.

 

Nonostante avesse perso del tutto il sonno, alzarsi quel giorno non fu piacevole. Faceva freddo e il cielo fuori era scuro di nubi. Erano giorni che minacciava pioggia eppure sembrava che questa fosse in attesa di qualcosa per decidersi finalmente a cadere. Lasciando ricadere la tenda che aveva sollevato per guardare all’esterno, Yuui si gettò sulle spalle una vestaglia pesante e si decise finalmente a lasciare il timido tepore della stanza. Abitare sopra il ristorante poteva essere comodo, ma significava anche non staccare mai davvero dal lavoro e, dati i recenti sviluppi, voleva dire che insieme al locale avrebbero perso anche la casa. Yuui non aveva ancora nemmeno iniziato a pensare di cercare un’altra sistemazione, la sola idea lo gettava nello sconforto. 

Si richiuse la porta dell’appartamento alle spalle e scese le scale che conducevano nella cucina del ristorante. Le stanze erano buie e fredde, il salone silenzioso a quell’ora antelucana gli trasmetteva una sensazione di abbandono invece del consueto calore dovuto alla vita che lo animava durante le ore d’apertura. Dal piccolo cortile interno, adibito ad allestimento esterno nelle stagioni più calde e al quale la “Corte di Valeria” doveva il suo nome altisonante, non proveniva alcun suono, segno che nemmeno il vicinato si era ancora destato.

Era giovedì, giorno in cui ricevevano la visita del fornitore di frutta e verdura, che avrebbe scaricato le sue casse proprio nel cortiletto sul retro. Yuui sapeva bene che Fay aspettava quel momento per tutta la settimana, eppure si sarebbe svegliato appena in tempo. Per questo approfittò del tempo che aveva per riscaldare il locale e preparare il caffè per entrambi. 

Mentre fissava il vapore salire lentamente in morbide volute dalle tazzine, si ritrovò a pensare al motivo della sua insonnia notturna: lo strano cliente della sera prima. Era un ragazzo ma aveva il piglio serioso di un adulto. Gli era sembrato anomalo fin dall’inizio, ma il fatto che non avesse reagito con disgusto alla presenza dei pistilli nelle crêpes era quello che lo sconcertava di più. Ricordava alla perfezione i suoi lineamenti: i capelli scuri e folti, lo sguardo concentrato e leggermente perplesso con cui fissava il piatto, come se ci fosse qualcosa di strano, sì, ma non di immangiabile. Continuando a seguire con gli occhi le volute di fumo ebbe l’impressione di vedere il suo volto delinearsi tra le sfumature semitrasparenti. Quegli occhi ambrati così profondi lo stavano fissando intensamente, come a volergli leggere dentro. Una mano invisibile gli accarezzò delicatamente la guancia e Yuui chiuse gli occhi appoggiandovi il volto. Era un tocco caldo e rassicurante, che faceva desiderare di perdersi in esso…

«Yuui-chan!»

Quell’esclamazione lo riscosse e si bloccò appena in tempo quando la testa gli scivolò dal braccio su cui era appoggiata.

«Cosa fai? Ti sei addormentato?» chiese Fay entrando in cucina.

Yuui gli rispose con un sorriso imbarazzato.

Lanciò un’occhiata all’orologio e versò una terza tazzina. Un paio di secondi dopo, squillò il campanello d’ingresso sul retro del locale.

Fay, interrompendo a metà uno sbadiglio, si ricompose passandosi una mano tra i capelli biondi e rassettandosi la camicia. Si gettò una giacca sulle spalle e si diresse verso il cortile e la porta secondaria con un immenso sorriso.

«Buongiorno, Kuropin!»

«È Kurogane! Quante volte te lo devo dire?!» protestò il nuovo arrivato.

Sulla porta si trovava un uomo aitante, dagli ispidi capelli scuri e dagli occhi infuocati, con le braccia cariche di cassette di frutta e verdura. Lo sguardo di Fay brillava mentre si posava su di lui: ormai si conoscevano da anni e, nonostante venisse trattato sempre in modo burbero, per Yuui non era affatto un mistero che il fratello avesse una cotta stratosferica per lui.

«Che muscoli, Kuropon!» cinguettò Fay, passando un dito sui bicipiti tesi nello sforzo di sollevare il peso.

Kurogane sbuffò e fece un passo all’interno del cortile.

«Invece di blaterare scemenze, fai spazio!» brontolò.

Fay si fece da parte e lo osservò impilare le cassette: pomodori, zucchine, carote, mele, pere, sacchetti di mandorle, pistacchi…

A ogni viaggio, Yuui spuntava qualcosa su una lista, ma la fronte imperlata di sudore di Kurogane era uno spettacolo molto più interessante. Una volta finito di scaricare, Fay gli scoccò un sorriso ammiccante.

«Ti va di prendere un caffè con noi, Kurotan?» chiese. «Yuui-chan l’ha già versato ed è lì che aspetta te, nero e senza zucchero.»

Kurogane sembrò compiaciuto da questa conoscenza dei suoi gusti e acconsentì a sedersi per alcuni minuti, salvo poi riservare uno sguardo disgustato ai tre cucchiaini di zucchero che Fay affogò nel proprio caffè.

Il giovane ridacchiò senza staccargli gli occhi di dosso: a volte si chiedeva se non fosse troppo sfacciato ma era anche vero che, nonostante i modi bruschi, il bel fruttivendolo non aveva mai mostrato chiaramente di non gradire le sue attenzioni. Questo lo incoraggiava a flirtare impunemente anche sotto gli occhi del fratello. Chissà che, seguendo il suo esempio, Yuui non si decidesse a lasciarsi un po’ andare.

I suoi occhi seguirono la mano di Kurogane sollevare la tazzina e portarsela alle labbra – oh, cos’avrebbe fatto per quelle labbra! – poi tornare ad abbassarsi sul piattino.

Fay sorseggiò il proprio caffè quasi senza sentirne il sapore.

La mano di Kurogane posò la tazza e si sollevò di nuovo fino a sfiorare la sua guancia. Lo sguardo infuocato si perse in quello azzurro cielo e Fay si trovò ad appoggiare il volto a quella mano ruvida ma gentile. Era una sensazione così dolce, così giusta, che si scoprì a desiderare di provarla per sempre.

Il tutto durò invece solo una manciata di secondi, un battito di ciglia ed entrambi tornarono alla realtà con un sobbalzo, allibiti e con gli occhi sgranati.

Kurogane balzò in piedi e si precipitò fuori dalla porta con un secco: «Si è fatto tardi! Grazie del caffè!»

Fay invece rimase a fissare imbambolato l’ingresso vuoto. Cos’era appena successo? Dopo qualche istante, tornò a voltarsi verso Yuui e scoprì che il fratello aveva la sua medesima espressione sconvolta. Difficilmente Kurogane era gentile, men che meno con lui, quindi era comprensibile che il giovane chef fosse rimasto stupito da quel gesto tenero. Molto meno comprensibile era che non se lo spiegasse nemmeno lo stesso Fay.

«Io… non so come…» iniziò.

«Sono stato io.» lo interruppe Yuui, suo malgrado incredulo, guadagnandosi un’occhiata perplessa. «Voglio dire, è la stessa scena che ho sognato prima, quando mi sono appisolato.» 

Fay continuava a non capire.

«Hai sognato me e Kurotan?»

«No, eravamo io e… beh, non ha importanza chi, ma mi accarezzava allo stesso modo.»

Inoltre aveva fatto quella specie di sogno mentre fissava il vapore del caffè, lo stesso caffè che Fay e Kurogane avevano bevuto.

Yuui scosse la testa con decisione: non era mai stato superstizioso e non intendeva iniziare ora. 

«No, lascia perdere, è una sciocchezza.» disse.

Tuttavia ebbe l’impressione di leggere nello sguardo di Fay una nuova consapevolezza.

 

Quel mezzogiorno il ristorante era di nuovo poco frequentato e per Yuui era una sorta di agonia. Covava un senso di aspettativa che non riusciva a spiegarsi e continuava a muoversi freneticamente per la cucina, al punto che persino Watanuki ne sembrava infastidito. Per tranquillizzarsi cominciò a preparare la ricetta a cui era più affezionato: una semplice torta soffice di carote e mandorle. Stava mescolando l’impasto quando Fay si affacciò alla cucina con l’espressione felice di quando arrivava un cliente abituale.

«Yuui-chan, c’è Tomoyo-chan.» annunciò infatti, prima di aggiungere con una piccola smorfia: «È arrivato anche Eagle.»

Il giovane sollevò lo sguardo dalla teglia con un sorriso: forse erano loro che aveva aspettato per tutto il tempo.

Tomoyo era una ragazza molto graziosa e dai modi gentili. Frequentava ancora il liceo, ma aveva un’aria adulta che la rendeva affascinante. Veniva alla “Corte di Valeria” quasi sempre da sola e il velo di malinconia che a volte intravedeva sul suo viso aveva fatto sì che Yuui avesse sempre un occhio di riguardo per lei. Eagle Vision invece era un giovane uomo dall’aria distinta, sempre vestito con sobria eleganza. Le voci che giravano su di lui non erano delle più lusinghiere, si diceva che fosse fuggito di casa e da una famiglia a capo della yakuza locale, portandosi dietro due delle sue guardie del corpo. A Yuui non importava molto, tutto quello che contava per lui era che si trattava di un cliente abituale, pagante, sempre gentile e che, in quanto gestore del pub all’angolo della strada, gli era stato di grande aiuto per la conoscenza degli esercizi del circondario quando lui e Fay avevano rilevato il ristorante. Il fratello invece, per qualche misterioso motivo, non sembrava vederlo di buon occhio, nonostante l’altro si fosse sempre comportato in modo più che cortese verso chiunque. 

«Anche oggi Tomyo-chan è bellissima.» continuò Fay. 

Yuui gli lanciò un’occhiata carica di significato e il fratello si zittì all’istante. Per qualche motivo sembrava convinto che le attenzioni di Yuui nei confronti della ragazza andassero al di là della semplice simpatia, quindi ogni scusa era buona per tentare di mettere in contatto i due. Da parte sua Yuui sarebbe stato un orribile bugiardo se avesse affermato di non trovarla davvero carina, che non gli sarebbe piaciuto cancellare quella malinconia dai suoi occhi e vederla sorridere in modo genuino almeno una volta, ma questo non significava che avesse chissà quali mire o che necessitasse dell’aiuto del fratello per un incontro romantico. Lui stava bene così, non aveva bisogno d’altro. Ma a volte far capire certe cose a Fay era davvero difficile. 

«Ho capito, vado a prendere l’ordinazione… E le porto i tuoi saluti!» esclamò infatti.

«FAY!»

Dopo che il fratello fu tornato in sala, ignorando completamente il suo tono di rimprovero,  Yuui infornò la torta e sospirò. Quel dolce così semplice non era adatto a una persona sofisticata come Tomoyo, fortuna che il menù prevedeva anche una deliziosa torta di pere e cioccolato. Mentre appoggiava una fetta sul piatto e sistemava le decorazioni di cioccolato fuso, si trovò a pensare che la persona che sarebbe stata al fianco di Tomoyo sarebbe stata davvero fortunata. Una ragazza dolce come lei era difficile da trovare. Come sarebbe stato sentirsi dire “Mi piaci” da Tomoyo? Che emozioni avrebbe suscitato? 

Stava ancora riflettendo su questo quando Fay rientrò in cucina.

«Quella è la torta per Tomoyo-chan?» chiese. «Ha giusto detto che oggi è dell'umore per  un dolce. Eagle invece vuole il piatto del giorno.» 

Senza aspettare risposta, afferrò il piatto con la torta e schizzò di nuovo fuori. 

A Fay quella ragazza piaceva molto, la trovava straordinariamente arguta e a volte anche divertente, pensava che sarebbe stata perfetta per il fratello. Erano entrambi eleganti e fini nei modi, poco chiassosi e amanti della tranquillità. Se era vero il detto che gli opposti si attraggono, Fay era convinto che anche persone affini potessero stare perfettamente insieme. Se quella fosse stata parte della felicità che auspicava per Yuui, avrebbe fatto quanto possibile per aiutarlo, senza ovviamente rischiare di insistere troppo con il suo fin troppo timido fratellino.

Posò la fetta di torta davanti alla ragazza, scambiò alcuni convenevoli gentili e si allontanò sorridendo. Mentre la osservava si trovò a pensare che, se Kurogane fosse stata una ragazza carina e gentile, forse sarebbe riuscito a strappargli qualche parola cortese una volta ogni tanto. Se così fosse stato, però, si sarebbe divertito molto meno: dopotutto lui amava il carattere burbero del suo fruttivendolo del cuore. Quel pensiero gli riportò alla mente lo strano fatto di quella mattina, portandolo a chiedersi, mentre il suo cuore aumentava innegabilmente i battiti, quanto ci fosse stato di vero e quanto fosse stato indotto dal suo desiderio e dalle presupposte nuove capacità di Yuui.

Perso in quei pensieri, quasi non si rese conto dell’ingresso di due nuove clienti. Si trattava di due ragazze, una mora dalla lunga chioma riccia raccolta in due codini e una più piccola dai capelli rossi annodati in una treccia che le ondeggiava ritmicamente sulla schiena. Entrambe indossavano la stessa divisa della scuola di Tomoyo e presero posto in una tavolo centrale chiacchierando amabilmente. Riscuotendosi, Fay tornò in cucina a recuperare l’ordinazione di Eagle, mettendosi sotto il braccio due menù da lasciare alle ragazze. 

Quando lasciò davanti al giovane uomo il piatto fumante, ravioli di zucca burro e salvia con crumble di amaretti, questi gli scoccò un’occhiata che probabilmente, nei suoi standard, avrebbe dovuto essere affascinate.

«Grazie, Fay.» disse senza prendersi il disturbo di aggiungere alcun onorifico. «Anche oggi il vostro locale è adorno dei fiori più belli.» 

Sorrise e accennò con un discreto cenno del capo al tavolo occupato dalle due ragazze.

Fay si sforzò di annuire con un sorriso. Eagle non era una cattiva persona e non aveva mai infastidito nessun cliente, ma lui sapeva fin troppo bene che le voci che circolavano sul suo conto avevano un fondo di verità e non riusciva a scrollarsi di dosso l’inquietudine quando se lo trovava nelle vicinanze.

«Già. E non esiste fiore più bello di quello osservato da lontano.» commentò, augurandosi che l’altro cogliesse l’allusione.

Seccato e indeciso se riferire o meno a Yuui quello scambio infelice, notò che il campanello d’ingresso stava tintinnando di nuovo.

Lo strano ragazzo della sera prima era tornato.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC / Vai alla pagina dell'autore: Yuki Delleran