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Autore: Hikari_1997    11/03/2023    2 recensioni
Un incontro con una vecchia conoscenza durante una piovosa giornata primaverile spinge Seshsomaru, demone centenario a capo di una prestigiosa azienda di Osaka, a sfidare le sue convinzioni sul legame tra demoni e umani.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pioggia.

Sesshomaru odiava la pioggia.
L’umidità che arruffava la sua spessa pelliccia, l’ingente acqua che lavava via le tracce di sangue dal metallo della sua katana, l’odore di fango bagnato e acqua stagnante che gli perforava le narici.

In epoca moderna non era molto differente.

Sesshomaru era un demone cane appartenente ad una delle poche famiglie nobiliari di stirpe demoniaca rimaste in Giappone.
Aveva vissuto per 900 lunghi anni, combattendo e proteggendo il suo titolo con le unghie e con i denti.
Nell’attuale era Reiwa, la sua famiglia era la più importante nella zona del Kansai, specialmente ad Osaka e nell’antica capitale.

Gli occhi oro di Sesshomaru scrutavano dalle vetrate del suo ufficio le verdi pagode del castello di Osaka, perso a rimuginare tra sé.
Sospirò.
Si ricordava i tempi quando quell’imponente costruzione non era ancora stata eretta.
Non condivideva la curiosità del padre verso la stirpe umana, curiosità che l’aveva spinto a sposare una mortale, concependo un figlio mezzo demone.
-Parlando di Inuyasha-
Un’espressione che si sposava alla perfezione col tempaccio del giorno apparse sull’affascinante volto di Sesshomaru.
Quel pomeriggio, loro padre Toga aveva deciso di festeggiare il ventesimo anniversario della loro ditta con una cena tipica in un Izakaya; iniziativa che gli aveva fatto alzare un sopracciglio, al dir poco contrariato.
Odiava immischiarsi in locali tipici trasudanti dell’olezzo dell’alcol e del pesce crudo, ma sapeva di non poter rifiutare.

Alla cena, oltre al padre e a quell’insulso essere di suo fratello, sarebbe stata presenta anche la fidanzata di Inuyasha; Kagome.
A quanto detto dal mezzo demone, la ragazza era una sportiva e proprietaria di un Dojo, tant’è che aveva partecipato alle Olimpiadi nel tiro con l’arco.
Di mentalità molto aperta e carattere gioviale, fin troppo per i suoi gusti, non aveva mai avuto problemi con la vera natura di Inuyasha.
Scese nel parcheggio al coperto della ditta, la “No Taisho Corporation”, specializzata nell’editoria e pubblicazione di testi storici-accademici; salendo in auto per dirigersi verso l’indirizzo comunicatogli da Inuyasha.
 

La berlina nera avanzava tra le strade della città, mano a mano che si avvicinava alla destinazione, le viuzze iniziavano a farsi sempre più strette e poco battute, le uniche persone che Sesshomaru aveva incontrato erano studenti di ritorno dai club scolastici.
Tuttavia, passando vicino ad un parco giochi, qualcosa captò presto il suo interesse.
Fermò l’auto notando una ragazza ripararsi sotto le tavole di legno di uno scivolo.
Nonostante fosse accucciata e rannicchiata su sé stessa per evitare di sbattere la testa contro le assi colorate, Sesshomaru intuì che la sua corporatura era molto minuta _ Non poteva superare il metro e 55 cm di altezza.
I capelli scuri erano bagnati e appiccicati alla pelle e alla zuppa camicia bianca; la borsa di jeans issata per metà sulla spalla sinistra, mentre in mano -schiacciato contro il petto- vi era qualcosa di peloso.
I sensi di Sesshomaru, nonostante fossero messi a dura prova dalla pioggia, captarono un sentore demoniaco avvolgere la giovane studentessa.
Nonostante il vasto numero di trattati di pace stipulati da demoni per non interferire e non minare alla sicurezza delle vite umane, vi erano molti yokai -specialmente con pochi poteri- che violavano queste regole con l’intento di assorbire la forte energia vitale degli esseri umani.
A causa di questi problemi era stata creata una task force speciale -con agenti demoni e umani- specializzata nel mantenere la pace tra i due mondi.
Suo fratello stesso ne faceva parte, insieme ad una donna umana, un demone lupo e un perverso uomo che discendeva da un’antica famiglia di bonzi.

Sesshomaru fermò il veicolo al bordo della strada.
Dall’arrossato colore delle guance e dai semplici lineamenti, Sesshomaru capì in fretta che la ragazza era umana, inoltre -Il suo odore mi è famigliare- pensò Sesshomaru.
Lui non era compassionevole come suo padre o suo fratello, tuttavia, a causa di quella piccola curiosità, Sesshomaru uscì dall’abitacolo -ombrello in mano- avanzando sulla ghiaia bagnata.
Avvicinandosi maggiormente alla ragazza, il demone cane capì che l’odore dello yokai percepito proveniva dalla palla di pelo stretta nelle mani della giovane.
-Un demone gatto- pensò Sesshomaru.

Gli occhi castani della giovane scrutarono curiosi le eleganti scarpe nere apparse d’un tratto nel suo campo visivo, alzando la minuta testolina per fronteggiare l’elegante e algida figura del demone cane.
-Dovresti stare attenta nel raccogliere randagi per strada- decise di dire lui -Non è un gatto comune-
Lei strabuzzò gli occhi, le lunghe ciglia castane sovrastavano il caldo colore nocciola delle iridi, ora confusamente puntati verso di lui.
Inclinò il capo di lato, sussurrando -Lo so-
A quell’affermazione, Sesshomaru alzò sorpreso un sopracciglio.
-È la mia Nekomata, Kirara, l’ho adottata in un rifugio-
Cuccioli di demoni minori come i Nekomata, oggigiorno, potevano essere benissimo adottati con legali pratiche in rifugi specializzati.
Sesshomaru si era completamente dimenticato di quella possibilità, concludendo che il felino era alla ricerca di linfa vitale da succhiare.

Le iridi della ragazza si alzarono nuovamente, leggendo gli ideogrammi impressi sull’ombrello aziendale che stava proteggendo Sesshomaru dall’acquazzone.
Leggendo quel nome, una vivida luce apparve in quei globi marroni, sbattendo le lunghe ciglia.

-Sesshomaru? –

Il demone corrucciò le sopracciglia, confuso su come lei sapesse la sua identità, fino a quando non la vide sorridere e scattare in piedi, dimenticando il suo rifugio per corrergli in contro.
-Sesshomaru? Sei veramente tu? –
L’incandescente oro delle sue iridi si rischiarò un secondo, quella risata, quell’entusiasmo …
-Rin? – chiese stupito.
Lei annuì contenta -Proprio io! –

I genitori biologici di Rin erano alcuni dei pochi umani un tempo impiegati nella ditta di Toga; disgraziatamente morti in un incidente stradale quando Rin era ancora una bambina.
Uno storico impiegato della No Taisho Corporation -Jaken- si era preso la responsabilità di prendere la bimba in affido siccome era un grande amico dei genitori di Rin.
Gli assistenti sociali avevano storto il naso, suggerendo che la soluzione migliore per la piccola era quella di essere affidata a genitori umani.
Tuttavia, Rin non era della stessa idea.
A soli 8 anni aveva ben chiare le sue idee, cambiando tre differenti famiglie affidatarie.
“Non possiamo tenere una mocciosa che non è grata degli sforzi che compiamo verso di lei” o “Demoni e umani sono differenti, cerca di fare la brava e vivi una vita normale”.

Normale, ergo tra esseri umani.

Ma l’assistente sociale che aveva suggerito quell’idea, o “Pelatone” come lo aveva definito Rin, fu costretto a cambiare idea molto in fretta.
Rin era uno spirito libero, il suo migliore amico in orfanatrofio era un Kitsune di nome Shippo.
Finita la scuola, prendeva il suo zainetto giallo e sgattaiolava all’interno della vecchia azienda dei genitori.
Era durante una di queste scappatelle che Sesshomaru aveva incontrato quello strano “cucciolo d’uomo” così denominata dalla madre; e a quanto pare aveva preso una forte simpatia per lui.
Finalmente affidata alle cure di Jaken -in extremis e per disperazione delle autorità- Rin si dimostrò ubbidiente e cordiale … perché ormai la piccola peste aveva ottenuto quello che voleva.

Le era sempre sembrata strana … un essere umano che amava circondarsi di demoni.

-È normale che non mi hai riconosciuta- disse a quel punto Rin -L’ultima volta che ti ho visto, frequentavo ancora le medie-
-Pensavo fossi a Tokyo- commentò Sesshomaru.
-E infatti è così; sono tornata ad Osaka per la Golden Week- spiegò lei -Avevo fatto un salto in libreria per comprare dei testi mentre passeggiavo con Kirara, ma quest’improvviso acquazzone mi ha preso di sprovvista-
L’ombrello nelle mani di Sesshomaru si posò sopra di lei, riparandola dal forte scroscio -Ti accompagno a casa, sono di strada-
Lei annuì avvicinandosi a lui, armeggiando nella borsa per recuperare un asciugamano da posizionare sul sedile del passeggiero.
Sesshomaru avviò la macchina, cambiando la destinazione del suo viaggio, non prima di aver avvisato il padre che farà tardi alla rimpatriata.

Mentre era concentrato alla guida, la sua vista captò Rin armeggiare con dei libri di testo nella borsa di jeans blu, imprecando leggermente nel vedere che la parte superiore delle pagine era stata bagnata dalla pioggia.
-Studi medicina? – domandò Sesshomaru scrutando il titolo del voluminoso libro.
Annuì -Um, sono al secondo anno; vorrei specializzarmi in veterinaria alla Tokyo Masashino University-
-Scelta importante- commentò lui fermandosi ad un passaggio a livello.
Rin ridacchiò, attirando su di sé l’attenzione del demone cane.
La vide alzare un giocoso sopracciglio, commentando -Che posso dire? Amo gli animali-

Pensava fosse nato ieri?

Sesshomaru alzò gli occhi al cielo, contribuendo a far aumentare le risate di Rin.
-E questo “amore” si estende anche ai demoni a quanto vedo-
-Um, come ti ho accennato, ho adottato Kirara in un rifugio, lei e suo fratello Kuroro erano appena nati.
Di suo fratello se ne sta occupando Kohaku- spiegò lei.
 
-Chi? –
 
Il treno sfrecciò di fronte a loro, in direzione della stazione di Shin-Osaka, la luce del semaforo lampeggiava di un accecante rosso.
Osservando l’asticella che si alzava lentamente per permettere alle auto di continuare la loro corsa, Rin commentò -Um, un mio compagno di corso.
A quanto mi ha detto, sua sorella lavora con tuo fratello nella Task Force-
Ora che ci pensava, Inuyasha gli aveva accennato qualcosa a proposito; ma a Sesshomaru non era mai importato granché.

Virò un’ultima volta, fermandosi in un parcheggio di fronte ad un complesso di appartamenti piuttosto moderni, uno dei pochi che permetteva a demoni e umani di coesistere sotto lo stesso tetto.
-Beh, grazie per il passaggio; ci dobbiamo incontrare più spesso, non ho intenzione di aspettare altri 8 anni prima di rivederti- commentò lei afferrando Kirara e la sua borsa.
-Pensa a studiare e a non sprecare tempo inutile- rispose secco lui, stava iniziando ad assomigliare un po’ troppo a suo padre.

L’odore della pelle di Rin cambiò all’improvviso, facendo permeare agitazione e trepidazione.
-Mh, hai ragione- rispose -Non voglio sprecare nulla-
Subito dopo, Sesshomaru percepì una leggera pressione sulla guancia sinistra.
Le righe scarlatte che frastagliavano la sua pelle accolsero le nervose e piccole labbra della ventenne.
Quel tocco finì velocemente com’era iniziato; seguito dal rumore della chiusura dello sportellone e l’affannata corsa della ragazza -Kirara in braccio e borsa sopra la testa- calpestando pozzanghere per precipitarsi all’interno dello stabile.
 

_____________________
 

-Alla buon’ora- commentò Inuyasha vedendo la sagoma del fratello fare capolino dallo Shoji dell’Izakaya -Vostra signoria era così tanto impegnato da non giungere in orario? -
-Non fare il maleducato! – Commentò una giovane donna dai capelli corvini raccolti in una coda di cavallo -Gli imprevisti succedono a tutti Inuyasha, fai il bravo cagnolino-
Inuyasha bofonchiò qualche frase sconnessa, dal boccale di birra di fronte a lui, Sesshomaru dedusse che fosse leggermente brillo.
D’un tratto, però, lo notò inspirare pesantemente col naso; gli occhi dorati si spostarono straniti verso di lui _ Come se al posto della luna violacea sulla sua fronte fosse appena spuntato un terzo occhio.
Mosse nuovamente la punta del suo naso per cercare conferma, spalancando sconcertato la bocca, assomigliando ad uno stupido stoccafisso.
 
Ma perché non era figlio unico?
 
Sospirò, sedendosi di fianco a suo padre, totalmente K.O. dalla birra nel suo sistema, ammosciato sul tavolino.
-Ho incontrato Rin- spiegò in fretta lui.
-Quella piccola scavezzacollo? – domandò Inuyasha ricevendo una tirata all’orecchia canina destra da parte di Kagome.
-Non è più una bambina; ha già vent’anni ed è una delle migliori studentesse del suo corso a quanto mi dice Sango- spiegò lei -Pensa che lei e Kohaku-kun si stanno impegnando molto per la causa demoniaca-

L’inspiegabile grugnito che lasciò la bocca di Sesshomaru fece voltare la coppia verso il demone cane.
Sopracciglia corrucciate, sguardo puntato verso la finestrella alla destra di Kagome, le vive screziature dei suoi occhi parevano oro colato, pronte a bruciare di irritazione.
Gli ingranaggi nella mente da impareggiabile romantica di Kagome iniziarono a girare, facendole strabuzzare gli occhi -Oh~ - commentò lei coprendosi la bocca con una mano per nascondere un evidente e irritante sorrisetto.
- “Oh” che? – Domandò Inuyasha, all’oscuro del film con tanto di sequel e spin-off che la fidanzata si era costruita nella sua mente.
-Niente, niente caro; torna a mangiare- rispose prontamente lei gettandogli un bollente fungo Shiitake nella bocca.
-SCEMA! Scotta! – bofonchiò lui tracannando la birra ghiacciata per dare sollievo alla lingua attaccata da Kagome.
-Dico solo che, finita la Golden Week, Rin-chan se ne tornerà a Tokyo; prima di immergersi nella sessione estiva credo abbia tutto il diritto di godersi del tempo libero, guardare i ciliegi in fiore, andare al cinema o qualcosa del genere- commentò Kagome.
-Ma la settimana migliore per l’Hanami è già passata; non guardarmi così Kagome, è vero!
E poi con tutta la pioggia caduta in questi giorni te li sogni i ciliegi in fiore-
Kagome gli riservò un’occhiataccia, tornando a mangiare l’Oden bollente, consapevole però, che qualcosa era cambiato nello sguardo di Sesshomaru.
 

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-Quel Sesshomaru? Rin sei seria? – Ayame, demone lupo esperta in biologia demoniaca stava fissando Rin stranita, la punta della matita usata per segnare degli appunti a margine del libro rotta di netto.
-Um, non capisco perché sei così sorpresa; lo conosco da una vita-
-Em, volete spiegare anche a noi comuni mortali? –
-Il comune mortale sarai tu Jakotsu caro-

Rin voltò lo sguardo verso Jakotsu e Riku, venticinquenne al suo dottorato in ortopedia e yokai seicentenario nonché biologo nutrizionista.
-Non sei divertente- gli rinfacciò Jakotsu.
-Non sto scherzando, ad essere immortali ci si annoia; dico bene Ayame? -
La demone lupo boccheggiò, rimproverandoli -Voi state qui a fare sti discorsi quando Rin ha appena lanciato la bomba di aver baciato sulla guancia Sesshomaru figlio di Toga, amministratore esecutivo della “No Taisho Corporation” ed erede legittimo di una delle più antiche e nobili famiglie demoniache???? –
Rin scosse le spalle -In mia difesa, mi ha detto di “Non perdere tempo inutile” -
-Lo hai preso fin troppo alla lettera ragazza- Esplose l’amica -Non ci credo, non ci credo.
Lui è noto per non avere il minimo, e sottolineo, MINIMO interesse nell’interagire con gli esseri umani; mal sopporta suo fratello proprio per questa ragione.
Mia cara, hai ancora la testa attaccata al collo perché non viviamo più nell’epoca Sengoku-
Rin roteò gli occhi, commentando -Melodrammatica; non ti ho mai nascosto quello che provo.
Anche Jaken lo sa-
-E quando glielo hai rivelato, per poco non è svenuto- le rammentò lei.

-Em, scusate- le interruppe Riku -Per caso, questo fantomatico demone è alto, capelli lunghi e bianchi, occhi oro e-
-Strafigo- concluse la frase Jakotsu -No, è la prima volta che penso l’aggettivo strafigo sia riduttivo-
-Perché, o è un sosia … o è appena entrato in sala- commentò Riku facendo voltare il capo alla velocità della luce a Rin, notando il demone appoggiato allo stipite della porta d’entrata della Biblioteca Nakanoshima dove si erano rintanati per studiare.
Lo vide alzare un sopracciglio, muovendo il capo per invitare Rin a raggiungerlo.
Ayame, Riku e Jakotsu osservavano la scena straniti.
-Non ci credo- Commentò Ayame.
-Lo hai già detto- Ribadì Riku.

Rin camminò silenziosa verso il demone, incrociando lo sguardo con la vecchia Kaede -bibliotecaria storica della Nakanoshima-
La vide mettere un ringrinzito dito sulle labbra, segnale che doveva abbassare la tonalità della sua squillante voce del 90% se voleva restare viva.
Raggiunta la sua meta, Rin pigolò -Cosa ci fai qui? -
-Dovevo restituirti l’asciugamano che hai usato l’altro ieri … lo avevi lasciato in macchina- spiegò lui.
-Oh … non c’era bisogno di disturbarti; potevi darlo a Jaken in azienda-
Lui annuì -Così ho fatto-
La sua confusione, Sesshomaru doveva ammetterlo per forza, era estremamente tenera.
-Se sono qui è per un altro motivo- disse lui dandole un dépliant che ritraeva rosei alberi di ciliegi in fiore.
-Hirosaki? – domandò lei.
Lo vide annuire con un cenno del capo, specificando -Sebbene le settimane migliori per le fioriture siano passate da tempo ormai, il festival di Hirosaki può continuare fino a inizio maggio e, a quanto ricordo, il 5 maggio è il tuo compleanno-

La vide strabuzzare gli occhi -Si? –
Dalla sua espressione, Sesshomaru capì che aveva intuito tutto.
Guardò Sesshomaru, il dépliant, per poi spostare nuovamente le iridi marroni sull’affascinante viso del demone -Cioè? -
Lo vide ghignare, avvicinandosi pericolosamente al suo volto per sussurrare -Jaken ti ha preparato una valigia leggera.
Ѐ già in macchina.
Non farmi perdere tempo inutile-
Rin si strinse nella felpa rosa, osservando l’uomo uscire dallo stabile, girandosi appena in tempo per ricevere borsa, libri e astuccio da Ayame e Jakotsu.
-Hai fatto jackpot ragazza; vai e, quando torni, non risparmiarti i dettagli- commentò Jakotsu strizzandogli l’occhio.
 

Nuvoloni grigi sovrastavano il cielo della metropoli nipponica, leggere goccioline stavano iniziando a cadere timide per punteggiare il suolo, alberi e tetti delle case.
Sesshomaru aveva agito d’impulso, cosa stana da parte sua, accettando la proposta di Kagome e invitando la ragazza per la fioritura di Hirosaki.
Come, purtroppo, detto da Inuyasha; non era sicuro che il tempo avrebbe retto, e i due rischiavano di non riuscire ad assistere all’Hanami a causa del maltempo.
Tuttavia, impostando il navigatore per raggiungere l’aeroporto e scrutando la giovane studentessa correre verso la sua macchina come una furia -considerando il repentino aumento d’intensità delle gocce piovane- Sesshomaru si trovò costretto a pensare che la pioggia, tutto sommato, non era così male.
   
 
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