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Autore: Ephram    11/03/2023    0 recensioni
Seguito de "La Stagione dell'Incertezza", prosegue il viaggio di Eric e Martha cresciuti nel periodo dopobomba, alla ricerca di una vita migliore, ma spesso nuove strade portano anche a nuovi problemi, soprattutto se si sta crescendo.
Genere: Avventura, Science-fiction, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lungo l'asfalto stradale spaccato in più punti le foglie cadute scricchiolavano secche sotto le nostre scarpe mentre con il calare della sera terminavamo gli ultimi passi del tragitto iniziato settimane fa.
Le giornate sempre più brevi ci mostravano che l'autunno era ormai vicino.
Quando il sole tramontava all'orizzonte la sera iniziava a farsi fresca, non mi sembrava fosse così fino a qualche settimana fa.
La mia attuale principale preoccupazione, parte di una lunga lista, era l'arrivo dell'inverno.
Quando la neve avrebbe iniziato a scendere, le temperature ad abbassarsi e le giornate a farsi sempre più corte sarebbe diventato sempre più difficile spostarsi e molto più complicato cercarsi un riparo.
Erano settimane che stavamo camminando lungo questa vecchia strada ormai completamente consumata dalla vegetazione, circondati dalla foresta, e ormai le case erano sempre meno, o almeno ciò che restava di esse come poche mura o edifici collassati su se stessi dal peso del tempo e della neve sui tetti diventati marci a causa dell'umidità.
Avevamo più volte consultato una vecchia e consumata cartina della strada da intraprendere per la destinazione delle Montagne Rocciose, eravamo sulla strada giusta ma sarebbe stato un lungo viaggio.
-È il caso di accamparci per la notte?- mi chiese Martha, notando che i colori del cielo pomeridiano stavano sfumando in quelli della sera.
Era molto cambiata nelle ultime settimane da quando avevamo lasciato il nostro abitato. I suoi inizialmente avevano protestato vivamente tuttavia lei era stata irremovibile, tanti se ne erano andati in cerca di qualcosa che potesse chiamarsi futuro, alcuni non avevano molti più anni di lei.
Martha sapeva che c'era la possibilità che non li avrebbe più rivisti, era stata una scelta difficile. Era sempre una scelta difficile. Ma sentiva dentro di sé questa necessità anche per se stessa, di ampliare il suo mondo oltre ciò che ormai conosceva da sempre.
Sentivo che da quando ce ne eravamo andati al sua personalità si era in qualche modo sbloccata, come se al contrario prima fosse contenuta dentro se stessa.
Avevamo percorso chilometri di strada in rovina, ormai talmente piena di buche attraverso la quale la vegetazione, e in alcuni casi anche alberi ai primi stadi, avevano iniziato a farsi strada attraverso quel vecchio derivato del bitume.
C'erano sempre un gran numero di veicoli abbandonati e completamente consumati dalla ruggine dopo anni di intemperie.
Talvolta avevamo anche avuto la fortuna di imbatterci in qualche veicolo in condizioni abbastanza buone da passarci la notte al caldo, stretti l'uno all'altra per riscaldarsi.
Era una sensazione alla quale ormai mi ero abituato e allo stesso tempo sempre nuova.
Diedi un calcio ad una bottiglia di vetro senza etichetta in mezzo alla strada.
-Cosa faremmo quando arriverà l'inverno?- Martha diede voce ai miei pensieri, come ormai era consueto.
-Ci fermeremo da qualche parte prima che arrivi, o proseguiremo fino a quando non arriverà la prima neve.- dissi.
-Le provviste non dureranno in eterno.- disse lei.
-In qualche modo ci organizzeremo, se c'è una cosa che non manca da queste parti sono gli animali.-
-Sarà meglio che mi insegni ad andare a caccia.-
-Perché no?-

Quando scese la sera montammo la tenda che avevo nello zaino.
Il cielo aveva assunto una sfumatura color ferro arroventato e le nuvole si stavano addensando minacciando pioggia.
La tenda era impermeabile, ma se ci avesse colpito un fulmine c'era ben poco che potessimo fare.
L'autunno si stava avvicinando minaccioso e con esso la stagione delle piogge.
Immaginavo che anche quelli che erano partiti prima di noi avessero avuto lo stesso problema.
Quale fine avessero fatto non ne avevo idea, ma se almeno qualcuno di loro era riuscito ad avere una vita migliore forse potevamo farcela anche noi.
Certo le incognite erano tantissime.

Quella notte, stretti all'interno del sacco a pelo per riscaldarci, a notte fonda venimmo svegliati dal primo tuono.
-Pioggia.- biascicò Martha appena svegliata.
-Già.-
Seguì un breve silenzio poi un altro tuono assordante.
Le pareti della tenda vennero illuminate dal bagliore del lampo.
-E se soffia il vento forte?- fece lei improvvisamente completamente sveglia.
-Dovrebbe essere un uragano, questo tipo di tenda era popolare per la sua resistenza alle intemperie quando era ancora in commer...- un altro tuono assordante mi interruppe.
-Ok...- fece lei poco convinta.
In quel momento si sentì un leggero ticchettio.
All'inizio era poco più che percepibile, ma poi divenne rapidamente uno scrosciare continuo.
-Fortuna l'ho piantata dove non ci sarebbero stati allagamenti.- dissi.
Un altro tuono.
-Come fai a essere così tranquillo?- mi chiese Martha.
-La pioggia non mi mette ansia, al contrario mi rilassa.-
-Questo vale anche per me, ma è la prima volta che ci capita da quando ci siamo messi in viaggio.- disse lei.
-Prima o poi avremmo dovuto affrontare il problema in ogni caso, la tenda è impermeabile, non credo sarà la pioggia il nostro problema.-
Lunga pausa.
-L'inverno.- concluse Martha.
-Già, dobbiamo trovarci un riparo prima che arrivi la prima neve, non possiamo dormire in tenda quando le temperature scenderanno sotto lo zero.- spiegai.
-Lo posso immaginare.-
-Sei pentita di essere partita?- chiesi.
-Sapevo che c'erano questi rischi, me li hai elencati, ammetto che passare dal dire al concreto mi ha colto impreparata, ma non vale arrendersi alla prima difficoltà.- disse.
-Sono d'accordo. Dobbiamo anche stare attenti a non imbatterci in qualche predone.-
Nel buio presi la sua mano nella mia.
La pioggia continuava a scrosciare e i tuoni si susseguivano senza sosta.
Aveva la mano fredda.
-Hai freddo.- le chiesi.
-Un po'.-
Lei si strinse a me. La abbracciai.
Il calore dei nostri corpi divenne uno solo. Non serviva parlare. Nessuno disse nulla.
Qualche istante dopo ci addormentammo, con il rumore della pioggia che faceva da sottofondo.

Il mattino successivo fu insolitamente fresco, ma fatta eccezione per alcune pozzanghere sulla strada dissestata e spaccata in più punti non pioveva più e il cielo si stava volando di turchese.
Indossammo un maglione, e dopo aver sistemato le nostre cose ripartimmo.
Questo era il primo fresco autunnale.
L'aria odorava di muschio e foglie marce e dalla foresta si sentiva il cinguettio di qualche uccello.
Diedi un calcio a un ramo e aggirammo una vecchia Mercedes ferma di lato in mezzo alla strada, le ruote erano completamente a terra e la struttura perlopiù arrugginita.
Lanciai un occhiata all'interno da una portiera aperta e vidi solo mucchi di foglie, probabilmente spinti dal vento nel corso di diverse stagioni.
-Secondo te ci sarà qualcosa di utile dentro questi rottami?- fece Martha.
-Se qualcosa c'è ormai sarà marcio o arrugginito.- ipotizzai.
-Si può dormire in macchina durante l'inverno?- chiese poi lei.
-Ne dubito, una volta questi affari avevano persino il riscaldamento integrato, ma senza di esso sono solo quattro lastre di latta attorno ad un motore. Non un buon isolante.- osservai.
-Peccato.-
-Concordo, comunque  una volta in queste macchine si potevano passare bei momenti romantici.- dissi.
-A me vengono solo i brividi nell'immaginare tutti questi affari in movimento con il rischio di scontrarsi e rimetterci le penne..- disse Martha.

Quando il sole fu alto nel cielo le temperature passarono rapidamente da autunnali a quasi estive, e fummo quindi nuovamente costretti a cambiarci e legarci i maglioni attorno alla vita.
Stavamo arrivando nei pressi di un gruppo di case dall'aria abbandonata, probabilmente un tempo dovevano essere delle belle dimore, ma l'aspetto attuale sommerso dalle erbacce e i tetti collassati suggerivano che ormai erano quasi del tutto inservibili.
Proseguimmo.
Soffiava una leggera brezza, mite, nel giro di qualche ora il terreno divenne più asciutto.
-Secondo te ci saranno delle comunità simili alla nostra in cui siamo cresciuti?- fece Martha dopo che avevamo camminato per un po' in silenzio .
-Sicuramente ce ne saranno diverse,- feci io dubbioso, -ma resta sempre il dubbio se saranno accoglienti o se ci spareranno addosso appena ci vedono.-
-Se è così quasi preferirei rimanessimo solo noi due.- disse Martha.
-Ti annoieresti dopo qualche anno.- ironizzai.
-Ho scelto io di venire con te.- protestò lei.
-Non intendevo questo, ma converrai con me che se fossimo con qualche gruppo di persone, magari con le nostre regole, sarebbe meglio.- spiegai.
-Forse, ma se non trovassimo nessuno?-
-Allora ci sopporteremo a vicenda come già facciamo.- dissi.
-"Sopporteremo"? Vuoi dire che stai sopportando la mia presenza.- Martha si era chiaramente innervosita per quel termine.
-Non era quello che intendevo..- smisi di camminare.
-Ti dico solo una cosa, se le cose stanno così forse non saremmo mai dovuti partire..- disse lei alzando la voce.
-Martha...- iniziai.
-... anzi no, mi correggo, io non sarei mai dovuta partire con te.- concluse lei.
Detto questo iniziò a camminare avanti con passo deciso.
-Martha, aspetta.-
-Non mi parlare!- disse secca. Questo mi ferì.
Non credevo che dicendo quelle cose ci sarebbe rimasta male.
Non aggiunsi altro.
Proseguimmo il resto della giornata nel silenzio più totale, ogni tanto ci fermavamo a fare delle pause, ma un tale silenzio dopo essere abituati a discutere tutti i giorni era una cosa nuova per me.
Gradualmente il sole iniziò a cedere il passo ai colori del tramonto, le ombre degli alberi iniziarono ad allungarsi e le temperature a farsi più fresche.
Dal momento che non c'erano segnali di pioggia in arrivo piantai, da solo, la tenda tra uno spiazzo tra gli abeti.
Il suolo non era umido quindi potevo usare gli aghi secchi per accendere il fuoco.

Quella sera Martha non parlò.
Mangiammo qualche boccone riscaldandoci davanti al fuoco in silenzio, poi dormimmo separati, ognuno nei rispettivi sacchi a pelo.
Non credevo si fosse offesa fino a questo punto.
Non parlò nemmeno la sera successiva.
Il giorno dopo invece arrivammo nei pressi di un torrente.
Non scorreva molta acqua vista la scarsità di piogge nel corso della recente estate, ma era sufficiente per riempire le scorte e darci una rinfrescata.
Quando finimmo dovemmo stare attenti ad attraversarlo perché in più punti parte di esso era crollato di sotto lasciando esposti solo i ferri ad arrugginirsi, in attesa del prossimo crollo.
Il giorno successivo attorno a metà del pomeriggio il cielo si fece nuovamente scuro come la pece, tuttavia stavolta preferii piantare la tenda in un posto isolato sotto le chiome degli abeti, dietro a un vecchio muro di pietre coperto di muschio che doveva risalire a diverse generazioni fa.
Feci appena in tempo a chiudere la tenda che un tuono ci fece sobbalzare entrambi.
Seguito poi da un altro.
L'autunno si stava davvero avvicinando dopotutto.
La pioggia iniziò subìto a scrosciare molto forte. In pochi istanti divenne l'unico suono proveniente dall'esterno, una sorta di brusio costante, non si sentiva nient'altro.
-Spero non diventi un abitudine.- borbottai pensando a voce alta.
-Cosa?- rannicchiata nel suo angolo Martha parlò per la prima volta da giorni.
-La pioggia.- risposi - spero non diventi una cosa frequente.-
-Un motivo in più per tornare indietro magari.- ironizzò lei cupa.
-Se vuoi tornare indietro io non ti fermerò.- risposi innervosito.
Scese nuovamente il silenzio.
-Però, mi dispiacerebbe se te ne andassi.- dissi poi più calmo.
-Eric,- disse Martha -io non intendo mollare.-
-Io ti vorrei con me.- dissi guardandola.
Martha sorrise per la prima volta da giorni.
Si trascinò dal suo angolino fino accanto a me e appoggiò la sua testa sulla mia spalla.
Intrecciai le mie dita tra le sue e la baciai sulla fronte.
-Non voglio perderti.- sussurrai.
-Nemmeno io,- disse lei -cosa faresti poi senza di me.-
-Non lo so.-
Accostai il viso al suo e la baciai.
Il brusio assordante della pioggia all'esterno ci fece sentire quasi più isolati, rendendo la situazione più intima.
Continuando a baciarci ci sdraiammo sul sacco a pelo.
-Mi ami?- fede Martha guardandomi sotto di me.
-Si.-
-Voglio sentirtelo dire.-
-Ti amo. E ti voglio con me.-
Lei sorrise e mi baciò nuovamente tirandomi a sé.
Il bacio divenne sempre più passionale tanto che restammo solo in abbigliamento intimo.
Nel frattempo che l'interno della tenda diventava sempre più caldo, fuori il pomeriggio cedette il posto alla tarda sera mentre la pioggia con il suo rumore di sottofondo continuava a cadere.
L'oscurità scese in fretta a causa del cielo nuvoloso, ma persi l'uno nell'altra ce ne accorgemmo appena.

Il giorno successivo aveva smesso di piovere ma in qualche modo c'era qualcosa di diverso nell'aria.
La pioggia aveva rinfrescato parecchio e l'aria fresca aveva quella tonalità autunnale che ci si aspetterebbe prima dell'arrivo dell'inverno.
Quando uscimmo dal fitto della foresta il cielo era ancora in parte striato di nuvole scure, ma stava schiarendo, presto sarebbe sorto il sole.
Riprendemmo il cammino, stavolta mano nella mano, evitando i veicoli abbandonati.
-Speriamo non ricominci a piovere di nuovo.- disse Martha.
-Già, ma visto che ormai è autunno faremmo bene ad aspettarci acquazzoni in ogni momento.-
-Lo so. Preferivo l'estate.-
-Quest'inverno lo diremmo ogni giorno.- ironizzai.
Avevamo appena percorso qualche chilometro, quando ad un tratto da un vicino veicolo abbandonato sentimmo un lamento.
-Cos'è stato?- fece Martha sorpresa.
Mi lasciò la mano e si diresse verso la portiera aperta del veicolo.
-Fa attenzione..- la avvertii.
-Oddio, che carini...no aspett...ahhh-
Con un balzo un grosso gatto color cenere con qualche macchia di pelo rossastro le fu addosso all'altezza del petto.
La vidi cercare inutilmente di strapparselo di dosso mentre questi soffiava infuriato.
Mi lanciai verso di lei e con uno strattone glielo strappati dal suo maglione e lo scagliati lontano sulla strada, non senza essermi preso una graffiata sulla mano.
Vidi che all'interno del veicolo arrugginito tra ciò che restava dei sedili lacerati e coperti di fogliame c'era una nidiata di sei gattini selvatici.
-Via di qui.- le presi la mano e la trascinai via, notai che aveva dei graffi su parte del viso, sanguinavano.
-Credo che abbiamo disturbato la madre.- borbottò lei cupa.
Notai sorpreso che dal bosco e da altri veicoli abbandonati vicini stavano uscendo altri gatti.
Sicuramente le generazioni successive dei randagi rimasti per strada nel periodo dopobomba. Ora animali selvatici.
Si erano adattati così bene alla vita selvatica che erano diventati una nuova specie predatrice che attaccava con il favore del branco.
-Eric...che facciamo?- disse Martha impaurita guardandosi intorno.
-È chiaro che siamo finiti nel loro territorio.- dissi guardandoli uno per uno, ce ne era uno a cui mancava un occhio, ad un altro un pezzo di orecchio, diversi avevano chiazze senza pelo. Ed erano di colori diversi.
Erano una specie aggressiva.
-Corri.- afferrai nuovamente Martha per una mano e nonostante il peso degli zaini iniziammo a correre più veloci che potevamo.
All'unisono anch'essi scattarono.
Alcuni si appesero agli zaini con le unghie, ma caddero subito perdendo presa. Altri alle gambe, ma subirono la stessa sorte se non addirittura una manata.
Fummo abbastanza veloci da seminarli.
Dopo qualche minuto che ci fummo assicurati di averli distanziati, ci fermammo.
-Stai bene?- diedi un occhiata al viso di Martha.
-Solo qualche graffio.- disse lei.
Mi chinai togliendomi lo zaino e tirai fuori una bottiglietta di plastica piena di alcool puro, come disinfettante. Presi un fazzoletto.
-Brucerà un po'.- dissi.
-Sopporterò.-
Pulii i suoi graffi dove ormai il sangue si era seccato.
-Grazie.- disse lei mettendo la sua mano sulla mia, ancora sul suo viso.
-'Niente.-
La baciai lievemente sulla labbra.
Poi lo sguardo di lei si spostò dietro di me.
-Cos'è quello?-
Mi voltai.
Dall'altra parte della strada la foresta lasciava lo spazio ad una piccola radura bianca.
Avvicinandoci ci rendemmo conto che era proprio l'erba a essere bianca. Non ne avevo mai visti così.
-Sembra una nuova specie di erba.-
-Di sicuro non credo che esistesse una volta, non ho mai visto l'erba bianca.- disse Martha.
-E sembra essere tossica.- le indicai in mezzo ad essa cosa si intravedeva.
Ossa. Molte ossa. I resti di uno scheletro di cervo di cui si riconoscevano ancora le corna ramificate.
Poi c'erano dei crani di qualche animale che non conoscevo e persino delle ossa umane, compreso un teschio.
C'era anche la carcassa di un lupo in avanzato stato di putrefazione dalla quale si sollevavano nuvole di insetti.
-Meglio se ce ne andiamo, - disse Martha prendendomi la mano -qualunque cosa sia è letale, e per oggi credo ne abbiamo viste abbastanza.-
-Sono d'accordo.-
Il sole si stava alzando alto nel cielo, incipit di una giornata che avrebbe potuto riservarci ulteriori sorprese oppure una speranza per il giorno successivo.

 

   
 
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