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Autore: e m m e    14/03/2023    0 recensioni
Il giorno in cui lascia la casa e la famiglia per mettersi a servizio di una dea di Asgard, Sigyn non ha la minima idea di dove la condurrà quella strada scoscesa. Dopotutto, che cosa potrebbe mai legare una ragazza un po' scontrosa e selvaggia alla grazia pericolosa di Sif, Dea della Bellezza?
Forse solo un Ingannatore come Loki saprebbe rispondere a una tale domanda...
Da un giorno all'altro Sigyn sarà costretta a legare a doppio filo la propria vita a quella di un gruppo di personaggi immortali, indecifrabili e annoiati. E sarà proprio il più pericoloso ed enigmatico di tutti a trascinarla al centro di una ragnatela che rischia di intrappolarla per sempre.
Tra intrighi letali, segreti incomprensibili, beffe di dubbio gusto, sovrani ambigui e una modesta quantità di sangue, Sigyn deve capire di chi fidarsi davvero, e deve farlo molto prima di quanto creda.
[Riscrittura in chiave fantasy di alcuni miti norreni]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 4

Ciò che Loki riportò nelle proprie stanze la notte del matrimonio di Sif fu una matassa di capelli avvoltolata attorno al braccio, ben nascosta dal mantello, e assieme ad essa, il sottile ed eccitante preludio di un disastro in avvicinamento.

Era quello il momento più divertente, quando nessuno tranne lui avrebbe potuto prevedere le conseguenze dello scherzo, il taglio netto nel tessuto del mondo che quel suo piccolo gesto insignificante aveva appena provocato.

Nel silenzio della notte, invisibile a tutti tranne che a lui, Loki riuscì a vederla: una ferita nell’aria, baluginante di luce e tenebra, carica di promesse. La rimirò a lungo subito dopo aver bruciato i capelli di Sif nel camino, mentre inalava l’odore acre che sprigionavano. Il caos era alle porte. Una piccola quantità, certo, niente di grandioso o terribile, ma del tutto percepibile.

Il caos di cui era stato nominato il padrone e che aveva il compito di produrre. La sua mente ne era piena, ribolliva e cuoceva a fuoco lento assieme alle trame che il suo cervello tesseva da sempre, nei segreti che custodiva, nelle idee che albergavano la sua testa e che Loki portava avanti da tempi immemori, idee immense e pericolose che nessuno nemmeno sospettava.

Aprì la finestra per liberare la stanza dal puzzo di capelli bruciati e lasciò entrare la notte, lasciò che inondasse gli angoli oscuri della sua camera, beandosi degli odori che portava con sé. Era pur sempre uno Jotun della tribù dei Lupi, l’olfatto era uno dei sensi con cui misurava il mondo.

Regalò un sorriso a quell’oscurità piena di promesse, un sorriso da lupo, uno dei suoi peggiori, ma non poteva farci nulla: quella era la sua natura, l’essenza profonda del suo essere.

Tuttavia, non era uno stupido e sapeva bene che le sue azioni avevano sempre delle conseguenze; quindi qualcuno, in qualche modo, avrebbe dovuto ricucire quello strappo da lui creato e non sarebbe trascorso molto tempo prima che andassero a cercarlo. Dopotutto il Dio degli Inganni non era noto per la fortuna nell’evitare le punizioni.

Non dubitava affatto che l'incontro con la ragazza, tanto casuale quanto inopportuno, fosse del tutto in linea con il piano dell'universo e, con quella consapevolezza, Loki si sistemò su una poltrona, l’eterno sorriso cocciutamente ancorato alle labbra, nonostante ormai fosse da solo e potesse smettere di indossarlo. Si chiese se dopo tutta quella storia Sif sarebbe rimasta sorpresa oppure no. L’aveva lasciata addormentata, ma prima o poi si sarebbe svegliata e si sarebbe accorta di ciò che lui aveva fatto.

Iniziò a preoccuparsi un poco solo dopo l’alba, quando un crescente rumore di folla lo svegliò di soprassalto dal sonno leggero in cui era piombato, ancora vestito di tutto punto, inebriato dal successo e dalla birra che ancora non aveva del tutto smaltito.

Si stropicciò il volto, sbattendo gli occhi e cercando di mettere a fuoco la stanza piena di luce, quando un leggero mal di testa iniziò a bussargli alle tempie con violenza. Se le massaggiò, cercando di prepararsi a ciò che stava per succedere, ma il dolore rimase.

«Ora comincia il bello» commentò mentre il rumore di molti passi, voci alterate e quelli che somigliavano sempre di più a pianti isterici si avvicinarono senza lasciargli scampo. Avrebbe potuto scappare, certo, ma una fuga sarebbe stata presa come una chiara ammissione di colpa e non c’erano prove contro di lui. Non una singola prova. A meno che Sif non volesse gettare anche se stessa in pasto all’ira del suo novello sposo, e il dio era abbastanza sicuro che non sarebbe successo. Con uno schiocco di dita disfece il letto intonso, tanto per poter mentire sulla lunga dormita riposante che non aveva fatto. I suoi abiti erano ben stropicciati e non tentò nemmeno di spogliarsi. Però si tolse gli stivali.

Quando la seconda calzatura ebbe trovato il proprio posto dietro una sedia, la porta – che Loki aveva chiuso con il chiavistello la notte prima – si aprì con fragore e il suddetto chiavistello fece un volo di mezzo metro, per atterrare a un passo dai suoi piedi nudi. Il Dio degli Inganni osservò per un lungo momento il pezzo di ferro deformato e poi sollevò lo sguardo su colui che aveva invaso i suoi spazi e che adesso invadeva l’intera ampiezza della porta divelta. Indossò subito il suo sorriso migliore.

«Mio buon Dio del Tuono» esclamò, con finta sorpresa. «Dovresti davvero imparare a dosare la tua forza, o sembrerà che invece di bussare tu voglia sfondare.»

Essendo però lo sfondamento il chiaro intento del buon Dio del Tuono, Loki lo osservò entrare a grandi passi con l’espressione stravolta dalla rabbia e giudicò che anche lui doveva essersi svegliato con un allegro mal di testa molto simile al suo.

Anche se mai tanto doloroso quanto quello di Sif.

Gli scappò da ridere, ma si trattenne. Dietro a Thor il corteo bisbigliante si era fatto silenzioso e Loki scorse varie facce conosciute, tra le quali anche quelle piangenti di una buona quantità delle ancelle di Sif che facevano capannello attorno alla loro padrona, coperta con cura.

«Loki!» Quello del Dio del Tuono fu poco meno di un grido. Le sue mani grandi si aprivano e si chiudevano a pugno dalla voglia di stringersi attorno al collo di Loki, ma Thor non era uno che ricorreva alla violenza senza avere la sicurezza di essere nel giusto.

«È così che mi chiamano, sì» confermò il Dio degli Inganni pacato, dipingendosi una convincente espressione di stupore sul volto, che non ingannò nessuno dei presenti. «A cosa devo una così importante visita, questa mattina?»

«Lo sai alla perfezione» esclamò la voce lacrimevole di Sif da qualche parte alle spalle del marito.

Senza avere la minima idea di quanto la sua immaginazione si avvicinasse alla realtà, Loki si figurò una scena straziante con protagonista la novella sposa, sconvolta e terrorizzata, che si gettava nelle braccia possenti del marito. E poi immaginò quel povero scemo di Thor che si beveva ogni sua parola. L’immagine lo spinse a complimentarsi in silenzio con Sif, la quale sembrava avere già ben chiaro come manipolare lo sposo al meglio. E il tutto dopo neanche un giorno dal matrimonio.

Sollevando le sopracciglia, il Dio degli Inganni si allungò un po’ in avanti per superare i muscoli di Thor e posare gli occhi sulla propria opera di distruzione. Sgranò gli occhi come colto da estremo sgomento e, osservando la testa rasata della Dea della Bellezza, esclamò: «Pare proprio che la vita matrimoniale non ti giovi, mia cara Sif!»

Non aveva nemmeno finito la frase che Thor replicò a suo modo: con un pugno che lo mandò lungo disteso a terra e che gli fece immediatamente aumentare il mal di testa. E in quel modo sfumò anche il rinomato senso di giustizia del Dio del Tuono.

Ci fu qualche risatina, ma per lo più gli spettatori se ne rimasero immobili, in fremente attesa di veder scorrere sangue. Loki sollevò lo sguardo su Thor che lo sovrastava come una montagna di rabbia. Il dio lo fissava con disprezzo misto a una qualche forma di gioia. Gioia per la battuta che stava per amministrargli, senza dubbio.

«Non che non apprezzi un po’ di sport di prima mattina, ma non credo di essermelo meritato, stavolta» borbottò il Dio degli Inganni, alzandosi in piedi e massaggiandosi la mandibola dolorante.

«Neghi di essere il responsabile?» tuonò Thor con gli occhi fuori dalle orbite e ciuffi di capelli appiccicati alla fronte sudata.

E perché no? Era una delle sue strategie preferite: negare, negare sempre.

«Il responsabile di cosa?» domandò quindi, con estrema calma.

Sul collo dell’uomo cominciò a pulsare una vena e fu allora che Loki si chiese se forse non stesse tirando un po’ troppo la corda. Ma non c’erano prove contro di lui ed era chiaro che Sif non avrebbe mai ammesso di averlo fatto entrare in camera proprio nella notte delle sue nozze.

«I capelli» spiegò Thor con un tono così pungente che Loki vide qualcuno dei presenti rabbrividire. «I capelli di mia moglie! Li hai tagliati tu!»

Dopo un attimo di silenzio tanto attonito quanto falso, Loki si sporse di lato, per incontrare gli occhi violetti e contratti dall’ira di Sif. Le dedicò un sorrisetto che le fece colorare il volto di porpora e che fu più soddisfacente di qualsiasi altra cosa accaduta fino ad allora: di certo non si sarebbe mai più azzardata a dire che le sue azioni non la sorprendevano più, non dopo lo scherzetto di quella notte.

Riportò gli occhi su Thor e scosse il capo. «Credo proprio che vi stiate tutti sbagliando» dichiarò mentre allargava le braccia, come se non avesse la minima idea di quello che stava succedendo.

Thor fece un altro passo verso di lui e lo sovrastò, guardandolo come se lo volesse inghiottire. «Sei stato visto, Ingannatore. È inutile affannarsi a mentire, questa volta.»

C’era un che di trionfante negli occhi del suo assalitore e Loki dovette trattenersi dallo scoppiargli a ridere in faccia. Quella era da sempre la parte più difficile delle sue trame: trattenere le risate. «Vuoi dire che mi hanno visto uscire dalla camera di tua moglie? Mi pare alquanto improbabile.»

La folla iniziò di nuovo a mormorare e Loki si accorse che ormai la metà dei presenti era riuscita a entrare nella sua stanza. All’esterno c’era gente che letteralmente stava cercando di montare sulle spalle degli altri pur di vedere qualcosa e il silenzio era rotto dai bisbigli interessati dei curiosi.

In quel parapiglia, Thor fece un sorriso ampio e allungò una mano alla cieca dietro di sé, estraendo dal mucchio di gente la giovane ancella dai capelli neri che Loki conosceva bene e che se ne stava eretta e composta, proprio come si era comportata la sera precedente, al banchetto.

«Abbiamo una testimone, amico mio» continuò Thor allegro, calcando sulle ultime due parole quasi che volesse dire tutto l’opposto. «Questa ragazza dice di averti visto mentre ti aggiravi per il corridoio dell’ultimo piano, vicino alle stanze di Sif.»

Loki spostò la propria attenzione su Sigyn: lei teneva il volto ben sollevato, ma i suoi occhi azzurri fissavano un punto alle spalle del dio, rifiutandosi di guardarlo in faccia.

Le rivolse un enorme sorriso, ma non parlò direttamente a lei. «Questa ragazza dice di avermi visto, eh?» domandò a voce alta, in modo che tutti udissero. «Allora che me lo dica in faccia.»

Sigyn ebbe un tremito impercettibile ai lati della bocca, ma le sue pupille si spostarono su di lui, tranquille. E lì, inconfondibile, l’ombra del divertimento.

Loki sollevò un sopracciglio, stupito. Che l’espressione della fanciulla volesse solo significare che si stava trattenendo come lui dal ridere? Era abbastanza improbabile: era sicuro di averla spaventata per bene, la notte prima.

«Vi ho visto» dichiarò Sigyn con sicurezza, guardandolo fisso negli occhi.

Passò un secondo in cui si limitarono a scrutarsi l’un l’altra senza aggiungere altro, poi l’attenzione di Loki tornò di nuovo verso Thor, che ancora teneva una mano sulla spalla minuta dell’ancella e osservava con attenzione lo scambio.

«E la mia parola dovrebbe valere meno di quella di questa ragazza?»

«La tua parola, Ingannatore, varrebbe meno di quella di un rospo, se i rospi potessero parlare» replicò Thor, asciutto.

Lui si portò una mano al cuore. «Sono profondamente offeso» esclamò con enfasi, il che produsse una serie di colpi di tosse leggerissimi da parte di Sigyn, che si guadagnò un rapido sguardo da parte di Loki.

«Siamo di fronte a un ostacolo» continuò poi Loki, imperterrito, prima che Thor decidesse di sistemare la cosa a modo suo, ovvero sbattendolo al muro. «Io dico che non ci sono stato, la ragazza dice di avermi visto, come sistemare la cosa?»

Poté quasi sentire le nocche del Dio del Tuono scricchiolare dalla voglia che aveva di picchiarlo, ma era vero: non potevano fargli niente senza la prova della sua colpevolezza.

Una piccola, minuscola scintilla di speranza prese piede nell’animo di Loki. Non aveva mai pensato di farla franca perché non era mai riuscito a farla franca prima di allora e quella sarebbe stata un’assoluta, splendida novità. A volte riusciva a evitare la punizione per qualche luna, perfino qualche anno, ma alla fine il conto gli veniva sempre presentato, e spesso con gli interessi.

Che quella fosse la volta buona?

La speranza svanì di botto così come era nata, però, quando la voce sottile di Sigyn tornò a farsi sentire: «Il mio signore degli Inganni dice di non essere il colpevole dell’affronto alla mia signora» dichiarò con cortesia estrema, infiorettando ogni parola, ma i suoi occhi trasparenti non si abbassarono mai mentre parlava, cancellando l’illusione di ragazza per bene che voleva dare. «Allora ci sarà di certo una spiegazione logica sul perché, sugli abiti del mio signore degli Inganni, si può notare uno dei capelli della mia signora.»

E fu con estremo divertimento – e una punta di delusione – che Loki la osservò mentre allungava una mano dalle dita screpolate e staccava dalla sua casacca un capello dorato di Sif, stringendolo tra pollice e indice e sollevandolo in alto perché tutti vedessero.

I loro sguardi si incrociarono, superando quel filo dorato che lo accusava quasi che lo avessero colto con le forbici in mano. Fu solo per un secondo, ma era evidente che la ragazza si stava divertendo.

Loki la fissò per un lungo istante, cercando qualcosa da dire, una risposta che avesse un minimo di senso, ma se anche avesse trovato le giuste parole, Thor non gli diede mai il tempo di produrle. Assieme a uno scroscio di risate da parte della folla, piovvero su di lui anche i pugni del Dio del Tuono, che si applicò a quel lavoro con una precisione data dalla grande esperienza in fatto di aggressioni fisiche.

Dalla gente in osservazione si levò un boato uniforme, tutto a favore di Thor, e Loki ebbe appena il tempo di vedere il volto lacrimevole di Sif aprirsi in un sorriso soddisfatto prima di essere sbattuto al muro e quasi sollevato di peso. Si prese un paio di manrovesci che gli fecero tintinnare le orecchie e riuscì a schivare un pugno in pieno volto, mentre un altro lo colpì allo stomaco facendolo piegare in avanti come una foglia accartocciata.

Si trovò in ginocchio senza sapere bene come vi era arrivato e Thor, in piedi sopra di lui, lo guardò con grande soddisfazione, facendosi scrocchiare le dita una dopo l’altra. I suoi occhi, ombreggiati dai capelli, mandavano veri e propri lampi che non presagivano niente di buono e fuori dalla finestra si sentì il rombo di un tuono in avvicinamento.

«D’accordo» esalò Loki con voce roca, sollevando una mano per impedirgli di continuare. Non aveva alcuna intenzione di essere ridotto a gelatina per una sciocchezza di quel tipo. «Direi che hai dimostrato le tue ragioni.»

«Parla pure, serpentello» lo interruppe Thor battagliero. «Questa volta non ci sono parole che possano impedirmi di darti una lezione.»

Loki si tirò indietro strisciando sulla schiena, i palmi dolorosamente ancorati sul pavimento «Allora lascia che siano le mie azioni a parlare: riporterò a Sif la sua chioma, lo giuro.»

Freyr, fino ad allora spettatore silenzioso, si staccò dalla folla per raggiungere Thor, che si era appena fermato.

«Giuri, Ingannatore? Pensi davvero che Thor potrebbe credere a un tuo giuramento?»

«Non t’impicciare» replicò Loki gelido, senza degnarlo di uno sguardo.

Con la coda dell’occhio vide l’espressione di Freyr incupirsi di sdegno: dal momento in cui Loki era stato promesso a quella sciocca di sua sorella, Freyr ce l’aveva con lui per qualsiasi cosa.

«Thor, non ascoltarlo: si merita di essere appeso per i piedi!»

«E a me invece le sue parole interessano» si intromise la voce gelida della Dea della Bellezza.

I tre uomini spostarono la loro attenzione su di lei, che si avvicinò e prese posto accanto all’ancella. Gli occhi di Sif erano cerchiati di rosso, ma almeno aveva smesso con l’inutile pioggia di lacrime.

«Come avresti intenzione di riparare al danno?» Il suo tono era di quelli che non si limitano a chiedere, ma pretendono, e lui la fissò a lungo. Come poteva essere ancora tanto bella anche se pelata?

Si alzò dal pavimento spolverandosi gli abiti e guadagnandosi occhiate storte da parte dei due uomini ancora di fronte a lui. Col dorso della mano si asciugò il sangue che gli colava dal naso e sorrise. «Andrò a Nidavellir» spiegò, dando voce a un’idea che non era del tutto formata nemmeno nella sua testa. «Nidavellir. Dopotutto i Nani sono i più grandi artigiani esistenti: sapranno creare una chioma degna della tua bellezza.»

Sif non reagì, ma ci fu un po’ di movimento nella folla. La sua proposta venne ripetuta un paio di volte, di bocca in bocca, perché anche gli ultimi arrivati relegati nel corridoio potessero udirla bene.

«Sif» saltò su Freyr, dando le spalle a Loki senza curarsene. «Non dovresti essere costretta ad ascoltare niente dalla sua bocca, ma–»

«Mi sembra un’ottima soluzione» proclamò invece la Dea della Bellezza, ignorandolo. Poi, come ricordando qualcosa all’improvviso, spostò i suoi begli occhi viola su Thor e chiese conferma: «Se il mio Signore dei Tuoni approva, certo.»

E Loki seppe che, tra tutte le cose che Sif aveva dovuto fare quel giorno e il giorno precedente, forse fu quell’unica frase a rubarle la maggior parte delle energie.

«Qualsiasi cosa, pur di vedere di nuovo il sorriso sul tuo volto» acconsentì Thor, prendendole una mano e portandosela alle labbra.

A quelle parole Sigyn, che fino ad allora se n’era rimasta immobile e tranquilla sotto al braccio delicato di Sif, lanciò al Dio del Tuono un’occhiata colma di pietà, ma non disse nulla.

«Ebbene, allora è deciso, partirò al più presto» concluse Loki, che ne aveva avuto abbastanza di tutto quel teatrino.

«Non così in fretta» lo bloccò Thor con una stretta di ferro. «Partirai con uno dei miei soldati, così potrò essere sicuro che non ne combinerai una delle tue.»

Loki roteò gli occhi, ma sapeva benissimo di aver perso il diritto di avanzare proposte o anche solo di protestare.

«Chi tra i presenti si offre volontario?»

Thor quasi non terminò di porre la domanda che uno dei suoi soldati si fece avanti tra la folla. Era un giovane alto, ben piazzato, dagli anonimi capelli scuri e dal volto squadrato. Loki lo degnò a malapena di uno sguardo.

«Anche Sigyn partirà con loro, mio caro» aggiunse Sif a quel punto, sorridendo al marito.

Le voci di Loki, di Thor e anche di Sigyn si alzarono all’unisono, in protesta e in richiesta di spiegazioni.

Sif li tacitò tutti con un gesto della mano. «Pensate forse che possa fidarmi di due uomini per quanto riguarda la mia bellezza? Sigyn si occupa dei miei capelli da tempo e saprà giudicare se i tuoi amici Nani avranno fatto un buon lavoro. Di certo non ho intenzione di ricevere una chioma meno bella della precedente.»

Ci fu un momento di silenzio in cui tutti i presenti tennero gli occhi puntati su di lei, come se le sue parole non fossero del tutto comprensibili, e allo stesso tempo all’esterno i curiosi incominciarono a diradarsi, dato che la promessa di un bel pestaggio era sfumata da tempo.

Nella stanza messa a soqquadro, però, gli animi non si erano affatto placati.

Loki scoppiò a ridere. «Stai scherzando? Non ho intenzione di portarmi dietro una ragazzina.»

«Inoltre» s’intromise Freyr con estremo stupore, «non puoi far viaggiare una giovane donna da sola con due uomini.»

La cosa si stava facendo un po’ troppo ridicola e Loki scosse piano la testa, sconvolto da una risata silenziosa e cercando in tutti i modi di tornare serio. Thor per fortuna lo lasciò andare e si avvicinò alla moglie, con la fronte aggrottata, incerto su come approcciarla. «Mia cara, non puoi forzare una delle tue ancelle a viaggiare insieme a Loki.»

«Non la sto affatto forzando» replicò Sif, stringendo le spalle di Sigyn in una morsa simile a quella che Thor aveva usato con lui. «È una gentile richiesta.»

E tutti, persino la gente che ancora sbirciava dalla porta aperta, spostarono la loro attenzione sul volto cadaverico di Sigyn.

Povero coniglietto, pensò Loki con ironia, alla fine è caduta davvero nella trappola.

«Ebbene, ragazza» la incalzò Freyr con la sua solita ruvidezza. «Che cosa dici?»

Sigyn si umettò le labbra e puntò lo sguardo azzurro su un punto a caso davanti a sé. Non guardava nulla di particolare e la sua espressione era imperscrutabile, quasi che non stesse provando nulla di nulla o si stesse obbligando con cocciutaggine a non provare nulla.

Loki piegò la testa di lato, osservandola. Era del tutto diversa dalla ragazza che aveva incontrato la stagione precedente nei giardini di Sif e della quale si era divertito a prendersi gioco, ma non riusciva a capire che cosa potesse essere cambiato in così poco tempo.

«Andrò, naturalmente, se la mia signora lo ritiene necessario.»

Era la risposta che tutti si aspettavano e nessuno notò il lieve tremito delle dita, che la ragazza strinse poi sulla stoffa della gonna, forse per impedir loro di tremare.

«D’accordo» commentò Loki in tono allegro, «sarà un viaggio davvero molto lento, immagino.»

Quella velata offesa ebbe il potere di risvegliare la ragazza dall’apatia e il suo volto bianco si contrasse in una smorfia. «Sono in grado di viaggiare alla velocità che il mio signore riterrà più opportuna.»

«Quanta dignità! E sia!» sbottò lui infine, smettendo di guardarla. «Ma sia ben chiaro: non ho alcuna intenzione di essere accusato di aver attentato alle immacolate virtù di una donna indifesa!»

Il commento riportò un po’ di colore sul volto di Sigyn, ma non ne cancellò affatto l’espressione rabbiosa che, anzi, si trasferì pure sul volto della sua padrona. Thor invece, sempre pronto a improvvisi cambi d’umore, trovò l’idea parecchio divertente e scoppiò in una delle sue risate roboanti, sbattendogli una mano sulla schiena e facendogli quasi sputare fuori un polmone.

«Allora chiederemo a una delle Valchirie di accompagnare la mia Sigyn, così potrà essere protetta dai pericoli di un viaggio col Dio degli Inganni» concluse Sif, mentre Loki si massaggiava le spalle doloranti.

Com’era ovvio, tutti la trovarono una soluzione adeguata e così la loro piccola spedizione aumentò di nuovo di numero.

La mattina non era iniziata come aveva sperato, ma Loki era più che abituato agli imprevisti e tutta quella storia, alla fine, si stava rivelando più interessante del previsto.

 

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Note: Mi trovate anche su Wattpad e AO3


  
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