II

“Pensi che dovremmo lasciare che le persone si creino la loro realtà, o sarebbe meglio far sì che possano realizzare i loro desideri inconsci?”

Domandò Jack a Castiel, mentre seduti osservavano le lenze gettate nel lago.

“Forse entrambe le cose potrebbero portare loro un giovamento più consistente...”

Ipotizzò l'angelo.

Jack soppesò la questione, sembrando concordare con lui.

“Penso che farò così allora.”

Concluse, tornando a guardare verso il lago.

Castiel aveva avuto modo di constatare che raramente gli esseri umani si concedevano ciò che realmente desideravano. Il Paradiso aveva sempre funzionato riproponendo ciò che aveva reso felici le persone in vita. Lo trovava un po' limitante. Sam avrebbe detto che era necessario un aggiornamento del sistema.

Lasciò spaziare lo sguardo verso il cielo terso all'orizzonte.

E poi la voce di Dean lo raggiunse come una corrente elettrica sparata nel cervello.

Castiel si sentì mancare. Si dissociò dall'ambiente circostante, immergendosi completamente nella preghiera.

Quando non arrivò più nulla, si alzò in piedi di scatto come un soldato sull'attenti.

“Per quanto tempo ancora hai intenzione di evitarlo?”

Domandò serafico Jack.

Castiel abbassò lo sguardo con aria colpevole.

“Perché non vai da lui?”

Gli chiese il ragazzo con una semplicità disarmante.

“Non so se è il caso…”

“Prima o poi dovrai farlo.”

Castiel tacque. Sapeva che Jack aveva ragione, ma aveva troppa paura di rivederlo dopo la confessione che gli aveva fatto. Il coraggio di confessare l'inconfessabile era venuto fuori dal terrore di perderlo per sempre senza potergli dire come stavano le cose. Ma adesso quel coraggio sembrava svanito nel nulla.

“Io penso che Dean sia pronto. In questo momento mi sta chiamando con tutte le sue forze. Restando qui non farai che peggiorare la situazione. Penserà che gli hai voltato le spalle. E poi anche io mi trovo in difficoltà: non posso andare a trovarlo. Cosa potrei mai raccontargli?”
Castiel tacque. Poi annuì debolmente.

“Hai ragione.”

Sospirò, tendendo le labbra in una smorfia e abbassando un po' la testa.

“Salutamelo.”

Sorrise Jack.

Castiel sparì in un battito d'ali.

Si trovava ora in un bosco dalla vegetazione rigogliosa. Si guardò attorno, ammirando le farfalle che danzavano sulle infiorescenze di Scilla Silvestre. Un gheppio cantava in lontananza.

Fece qualche passo addentrandosi nel sottobosco e poi lo vide.

Dean abbassò appena la lama Angelica e la sua espressione, dapprima corrucciata, si trasformò completamente.

“Cass…”

Quasi mormorò, stupito, lasciando cadere l'arma a terra.

“Ciao Dean.”

Rimasero a guardarsi per qualche istante, poi Dean si precipitò verso di lui a grandi falcate e lo abbracciò con irruenza.

“Cass!”

La sua voce era rotta dall'emozione, il tono era quasi sofferente.

Castiel ricambiò l'abbraccio con delicatezza, mentre Dean sembrava piuttosto cercare di stritolarlo.

Tenerlo tra le braccia era una delle cose che lo rendevano più felice in assoluto.

Dean lo afferrò per le spalle e lo staccò da sé, puntando uno sguardo inquisitore nei suoi occhi.

“Jack ti ha salvato. Sei salvo, vero?”

“Sì Dean, il patto non è più valido.”

Rispose sereno Castiel, sorridendo. Anche solo guardare Dean lo riempiva di gioia. Sentiva l'emozione ribollirgli nel sangue e in ogni parte del corpo, travolgente. Quanto lo amava, non sapeva quantificarlo. E ora si ritrovava a desiderare di stare con lui tutto il tempo, senza perdersi nemmeno un secondo trascorso insieme a fare qualsiasi cosa.