Serie TV > La casa di carta
Segui la storia  |       
Autore: Diana924    16/03/2023    0 recensioni
Quella situazione faceva schifo e quel che era peggio non poteva fare nulla per cambiarla.
Siempre Bruja AU, sequel di " Maldito sea aquel día", Martìn e Raquel si ritrovano nel 1519 dopo aver contribuito alla creazione di un loop temporale. Bloccati in un secolo non loro cercano di sopravvivere alla mancanza di acqua corrente, di elettricità e di tecnologia. Nel frattempo nel 2019 Andrés e Sergio sono determinati a riportare i due nel secolo giusto, e poi a tornare definitivamente nel loro... se solo fosse così facile
Genere: Commedia, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Berlino, Il professore, Palermo, Raquel Murillo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: Diana924
Fandom: La Casa de Papel
Titolo: Un verso che hiciste de mì
Personaggi:  Andrés de Fonollosa| Berlin, Sergio Marquina |el Professor, Martìn Berrote| Palermo, Raquel Murrillo| Lisboa, Nairobi| Agata Jimenez, Helsinki| Mirko Dragic, Tokyio| Silene Olivera, Denver| Daniel Ramos, Estocolmo| Monica Gatzambide, Alicia Sierra, Tatiana, Rafael
Rating: NC15
Note: AU!Siempre Bruja, het, slash, cheating, AU!Modern, magic, time travel, period typical stuff, religious guilt (!!!)
Note2: Siempre Bruja è una serie tv di NETFLIX Colombia dalla trama piuttosto facile: poco prima di essere bruciata sul rogo con l'accusa di stregoneria, ma in realtà per aver amato un bianco, Carmen Eguiluz lancia un incantesimo temporale. Lo scopo sarebbe tornare indietro di tre giorni e riuscire a fuggire con il suo amato ma sbaglia e finisce 300 anni nel futuro, nella moderna Cartagena. Il resto è piuttosto prevedibile ma ben narrato
Note3: il titolo deriva da "Qué Hiciste" di Jennifer Lopez

Note4: in Siempre Bruja la stregoneria è unisex, sebbene le donne possano apprenderla tramite un insegnate d'ambo i sessi o possono manifestarla spontaneamente o ancora riceverla per via ereditaria, gli uomini invece sono stregoni solo se figli di streghe, pertanto mi sono dovuta ingegnare
Note5: Siempre Bruja ha 2 stagioni e così mi sono adeguata con una seconda parte, già conclusa


 

La campagna attorno Toledo, 1519:

 

Non era mai stato tipo da escursioni, lunghe passeggiate o altro, questo Martìn Berrote lo aveva sempre saputo.

Quando era ragazzino osservava con autentico terrore il momento in cui suo padre cominciava a preparare l’attrezzatura da montagna in quanto per l’uomo era importante che i suoi figli imparassero a cavarsela da soli in ambienti ostili. Aveva odiato ognuno di quei week end trascorsi a scalare montagne o a camminare per ore nella selva, Roberto superstar da figlio devoto chiudeva la fila in rispettoso silenzio e mai aveva detto qualcosa.

Non appena aveva lasciato definitivamente l’Argentina aveva smesso di sottoporsi a quella tortura, era andato in campeggio a malapena due volte e solamente perché Agata e Mirko lo avevano assillato per mesi, quel genere di cose non facevano per lui e non aveva mai avuto paura di dirlo.

Forse anche per quello dopo due ore e mezza cominciava ad avere il fiatone.

L’ispectora si era finalmente liberata delle gonne e camminava spedita ma mai un passo di troppo, Andrés invece aveva lo stesso ritmo di quando erano partiti. Lento, metodico, osservandolo Martìn era sicuro che l’altro avrebbe potuto tranquillamente attraversare l’Europa a piedi, era proprio vero che un tempo si camminava di più.

Si erano incontrati quella mattina e dopo una colazione veloce preceduta dalla solita messa si erano organizzati, a sentire Andrés non li avrebbero cercati per mezza giornata e se anche Tatiana li avesse denunciati non avrebbero avuto problemi. Di fronte al suo volto terrorizzato, finire flambé non era mai stato nei suoi propositi, lo spagnolo gli aveva spiegato che andare in direzione di Madrid era illogico: chi fuggiva dall’Inquisizione o dai soldati del re solitamente tentava di raggiungere la frontiera portoghese, quella con la Navarra o i due porti principali per provare ad imbarcarsi. Siviglia e Santander erano le mete più probabili ed era lì che li avrebbero cercati, secondo il suo piano originario lui e Sergio dovevano proprio imbarcarsi a Siviglia; andare fino a Madrid era una mossa a cui non aveva mai pensato nessuno, e per capirlo bastava guardare una cartina… e prima bisognava trovare Madrid su una cartina.

Murrillo era quindi intervenuta dichiarando che Madrid era stata pensata come capitale proprio perché si trovava nel centro del paese, il centro perfetto. A suo parere era l’ennesima prova che gli europei erano degli idioti ma meglio non esternare il proprio pensiero, l’occhiata che aveva lanciato agli altri due era già abbastanza, già era poco ferrato nella storia del suo paese, figurarsi se conosceva quella europea all’infuori di qualche elemento di cultura generale.

Navarra… aveva avuto bisogno di qualche domanda per capire che effettivamente tra Francia e Spagna era davvero esistito il regno di Navarra, il quale sarebbe stato inglobato dalla Francia quando Enrico IV sarebbe succeduto al cugino Valois, o meglio la Navarra aveva assorbito la Francia essendo il guascone già re di Navarra aveva fatto notare l’ispectora facendolo sghignazzare.

A onor del vero doveva ammettere che il paesaggio era fantastico, quelle alte foreste che aveva visto solamente in Inghilterra e in Scandinavia, il sole per fortuna non era troppo forte anche se era primavera inoltrata e tutto stava andando per il meglio, ne era sicuro.

<< Ho solo una domanda, come faremo ad avvisare gli altri del nostro arrivo se l’incantesimo rischia di friggerci i cellulari? >> fece notare quando secondo i suoi calcoli erano già le due di pomeriggio e sognava solamente di potersi stendersi e dormire per due giorni di seguito.

<< Tutto a suo tempo mi amor, tutto a suo tempo >> fu la risposta. Non cominciò a litigare semplicemente perché non ne aveva le forze ma la litigata era solamente rimandata.

<< Ho mandato un messaggio a Sergio, sa dove stiamo andando >> spiegò loro Raquel, quindi la batteria del cellulare ancora reggeva pensò lui.

<< E lo ha fatto da sola? >> domandò Andrés con una nota di curiosità nella voce che lo spiazzò.

<< Certo, ero sicura che fosse scarico ma ha funzionato. E poi si è scaricato definitivamente >> spiegò loro l’ispectora. Quello che lo sorprese fu la risata di Andrés, ora si ritrovava con un compagno impazzito, perfetto… assolutamente perfetto.

<< La tecnologia potrà anche riattivato il vostro aggeggio ma non può viaggiare nello spazio tempo >> dichiarò Andrés, e questo cosa significava?

<< Cosa vuol dire? >> domandò Murrillo.

<< Che voi vi siete servita della magia >> rivelò Andrés lasciandolo senza parole. Magia, Raquel era una strega e lui doveva scoprirlo il suo ultimo giorno nel cinquecento? Quante volte avrebbe potuto rendersi utile invece di non fare niente? Aveva dovuto allentarle il corsetto per settimane intere quando poteva tranquillamente farlo con un incantesimo?

<< Io non sono una strega… lo saprei se lo fossi, no? >> domandò Raquel meravigliata.

<< La magia nelle donne è innata, la prima in famiglia ad avere manifestato coscientemente, come amate dire voi, la magia è stata la nonna di mia madre. Questo non vuol dire che altre donne della famiglia non avessero già sfruttato i loro poteri senza tuttavia esserne a conoscenza. La magia si trasmette negli uomini solamente di madre in figlio, motivo per cui molte streghe fanno sposare i propri figli con le loro allieve, secondo il calcolo delle probabilità è altamente probabile che il figlio nato da tali unioni riesca a padroneggiare la magia >> spiegò loro Andrés. Ecco perché lui era uno stregone si disse Martìn: sua nonna o sua madre dovevano aver attentamente controllato tra le famiglie di streghe, ovviamente famiglie appartenenti all’aristocrazia, eugenetica nel suo stadio più puro.

<< Insomma sei stato selezionato come si fa per i cani e i conigli >> dichiarò lui cercando di non ridere.

<< Preferirei “come un destriero” ma il paragone è esatto, io ho fatto lo stesso con la mia prima moglie e Rafael farà anche lui così: ci sarà in Germania qualche strega di buona famiglia >> fu la risposta, buona famiglia stava ovviamente per “aristocratici” e non per una brava famiglia di ceto medio, sperare in quello era troppo.

<< Quindi la futura nuora deve essere: tedesca, strega, aristocratica e… cos’altro? Bionda con le trecce? Con l’accento? Capace di fare il saluto hitleriano? >> domandò Raquel prima di battere in tacchi in una pessima imitazione del saluto militare, era difficile non ridere, davvero difficile pensò Martìn poco prima che Andrés si appoggiasse al primo albero.

<< Bionda sarebbe opportuno, per le trecce ci possiamo organizzare >> rispose Andrés mostrando di non aver capito l’ironia, pur avendogli fatto vedere Schinder’s List Martìn era sicuro che l’altro non avesse ben chiara la portata degli anni trenta in generale e dell’influenza dei signori Mussolini e Hitler in particolare.

<< Non è il momento di pensare a queste cose, sono ore che camminiamo e ormai saranno le tre del pomeriggio, dove potremmo essere? >> domandò lui.

<< Non sono le tre del pomeriggio, è a malapena mezzodì >> lo contraddisse Andrés indicandogli il sole, aveva bisogno di un tempo in cui esistevano orologi, timer e smartphone con orologio incorporato, assolutamente. << Stiamo andando a nord, a breve dovremo proseguire in direzione nord est >> aggiunse lo spagnolo indicandogli una macchia di muschio, quindi non avevano camminato senza una metà e lui frequentava un fottutissimo boy scout.

<< Quindi dove potremmo essere? >> domandò lui di rimando.

<< Siamo nei dintorni di Olias del Rey, avremmo già dovuto esserci allontanati ma voi due siete lenti e mi sono dovuto adeguare >> fu la risposta, ora sfotteva pure.

<< Quindi a tre quarti d’ora da Madrid, in macchina… e ci abbiamo impiegato quattro ore. Quattro ore per quello che in macchina è a malapena dieci minuti >> si lamentò Raquel e aveva ragione da vendere.

<< Che vogliamo farci, se siete stanchi possiamo fermarci qui e procedere subito con l’incantesimo >> propose Andrés, se davvero l’ispectora era una strega poteva aiutarlo, peccato che avesse sprecato energie preziose per avvisare gli altri della loro imminente partenza.

<< Prima o poi dobbiamo pur usare questo incantesimo, qui non dovrebbe venire nessuno e se anche fosse non avrebbero il tempo di correre a denunciarci per poi tornare con le guardie >> notò Murrillo, e aveva ragione era tutta questione di tempistiche, e potevano farcela.

<< Cosa stiamo aspettando allora? Direi che è giunto il momento di tornare a casa >> proclamò lui, aveva trascorso fin troppo tempo nel secolo decimosesto e non voleva passarci un altro minuto.

 

Toledo 1519:

 

Tutto quello aveva preso una piega strana fin dal principio.

Rafael de Fonollosa non si era mai fidato di quei due, e lo aveva messo in chiaro fin dal principio. La loro storia faceva acqua da tutte le parti ed era sicuro che più che parlare con suo zio i due cercassero suo padre per poter parlare di magia. Avevano abitudini strane, sembravano propensi a sprecare un’infinità di oggetti ed erano incapaci di fare le cose più elementari che pure chiunque avrebbe saputo dover fare.

La sua signora madre li aveva ospitati, li aveva nutriti e loro… quanta indegna ingratitudine.

Sapeva bene di essere stato una costante delusione per il duca suo padre, Andrés de Fonollosa si era aspettato un figlio eccezionale mentre lui era ordinario, disgustosamente ordinario era l’insulto più leggero che avesse mai ricevuto in tanti anni. Zio Sergio per fortuna era sempre stato dalla sua parte, sicuro che avesse solamente bisogno di tempo per maturare e per fortuna era l’unica persona che suo padre ascoltasse.

Poi avevano catturato zio Sergio e lo avevano condannato al rogo e suo padre si era mostrato tranquillo e rilassato, giurando che aveva tutto sotto controllo. La magia, quel talento innato nella sua famiglia che suo padre padroneggiava fin dalla giovinezza e che non gli era stato permesso di sviluppare, indegno era stato definito e lo sapeva perché aveva origliato suo padre e zio Sergio che ne discutevano. Non solo una delusione come figlio ma anche come possibile allievo, suo padre era disposto a far finire la tradizione pur di non aiutarlo, e lo aveva odiato per quello, senza dimenticare il rispetto che gli doveva.

E il girono dell’esecuzione di zio Sergio qualcosa era effettivamente avvenuto. Suo padre aveva mormorato alcune parole e poi si era voltato di scatto come se avesse sentito qualcosa… e un istante dopo era scomparso, e zio Sergio con lui. Lui e la sua signora madre non avevano avuto il tempo di rallegrarsi della situazione che Martìn Berrote e Raquel Murrillo erano entrati nelle loro vite in una maniera invero singolare.

Italiani… ma chi volevano prendere in giro?

Certo, il nome di lui era un palese omaggio a il re Martino ma questo non significava niente, e lei… aveva avuto la sensazione che fosse una marrana ma non aveva prove, se solo avessero sospettato che ospitava una marrana… o forse due…. Povera casata sua. Quei due però non parlavano con l’accento degli italiani, lui aveva un accento strano e lei fin troppo castigliano, c’era qualcosa di strano.

Stava per scrivere al viceré di Sicilia per avere informazioni quando suo padre era tornato. A quanto pare il piano grandioso di Andrés de Fonollosa consisteva semplicemente nell’aver portato zio Sergio a Cuba, si stava organizzando una spedizione e sebbene fosse sicuro anche lui che zio Sergio poteva unirsi all’impresa era anche sicuro che suo zio non fosse un combattente. Suo zio era uno studioso, un lettore di qualsiasi testo gli si mettesse sotto gli occhi ma non era mai stato bravo con la spada. Tuttavia non aveva avuto diritto di parola, come sempre.

Quei due mesi senza suo padre erano stati i più felici della sua vita e non se ne vergognava affatto.

Aveva potuto mostrare alla servitù e ai fittavoli che un giorno sarebbe stato un ottimo duca, come suo zio aveva sempre sperato, si era sentito più sicuro delle proprie capacità e aveva persino cominciato a studiare la magia. Sapeva che aveva bisogno di un insegnante ma almeno aveva memorizzato le parole e proprio per quello era sicuro che Martìn e Raquel fossero due stregoni. Aveva notato della polvere in terra nella biblioteca segreta di suo padre, e diversi testi sembravano essere stati prelevati da poco, cosa stessero cercando quei due non lo aveva capito ma che li stavano ingannando era ormai evidente. Avrebbe dovuto parlarne con la sua signora madre ma poi… oh poi cos’era avvenuto.

Sapeva fin troppo bene delle donne. Le aveva viste uscire dalle stanze di suo padre fin da quando era bambino e sebbene sapesse che suo padre amava Tatiana era anche certo che l’avesse tradita un numero infinito di volte, d’altronde quello era normale: suo padre era sempre stato un uomo affamato di ogni tipo di piacere e sedurre ogni donna che gli passava davanti sembrava per lui una missione personale.

Per questo era rimasto senza parole quando si era ritrovato Ariadna nel proprio letto. Ariadna era persino più giovane di lui e da almeno tre anni era l’amante ufficiale di suo padre eppure quella sera si era fatta trovare nelle sue stanze.

<< Vuoi forse mettermi nei guai con mio padre? Esci subito e fingerò di non averti visto >> le aveva detto e poi Ariadna era scoppiata a piangere rivelandogli che suo padre non l’aveva cercata, non mi vuole più e io non troverò più marito aveva rivelato tra le lacrime, non solo disonorata ma anche senza dote aveva aggiunto prima di sfiorargli l’inguine invitante. Aveva rifiutato sicuro che fosse una prova organizzata da suo padre, un tranello per saggiarne la resistenza, sapere se era pronto a prendersi quello che voleva, a prendersi quello che non gli apparteneva. E ci aveva pensato, seriamente, ma non a proposito di Ariadna ma a proposito di qualcos’altro, un segreto che non aveva mai confidato a nessuno, nemmeno al prete in confessione, non era il tipo di segreto che si poteva confessare il suo.

E poi lo aveva visto.

Suo padre, il duca Andrés de Fonollosa, noto seduttore in tutta la regione, aveva licenziato Ariadna perché aveva qualcun altro a scaldargli il letto ma mai avrebbe pensato che avesse scelto un uomo. L’immagine di suo padre e Martìn a letto insieme intenti in quell’atto indecente gli si era piantata nella testa ed era sicuro che non l’avrebbe mai dimenticata. Era sbagliato, era indecente, era pericoloso. Mai avrebbe pensato che suo padre si sarebbe annoiato delle donne e sarebbe passato agli uomini, quella deriva sodomitica l’aveva invero sorpreso.

E ovviamente Sua Eccellenza non aveva pensato a giustificarsi o a spiegarsi, non sia mai che Sua Eccellenza parlasse con lui. Si era limitato ad ignorarlo e a comportarsi come se non fosse accaduto niente, come se lui, la signora madre e Raquel Murrillo non lo avesse sorpreso intento ad un abbraccio indecente con un uomo.

Poteva sopportare quello, poteva abituarsi ad avere un padre sodomita, anzi quella situazione senza saperlo migliorava la sua di situazione, forse poteva ricavarne dei vantaggi aveva pensato. E invece c’era stata quella maledetta cena.

Ignorava tutto dei propositi di suo padre, della sua educazione si era sempre occupato zio Sergio, e l’idea di recarsi in Germania non gli era piaciuta per niente. Non conosceva la lingua, il suo francese era a malapena passabile sebbene sapesse che quella era un’opportunità unica non voleva andarci. A Toledo aveva tutto quello di cui aveva bisogno e a palazzo Fonollosa… non se ne sarebbe andato. C’era la corte del viceré d’Aragona se proprio doveva andare, persino quella portoghese ma in Germania… mai e poi.

Aveva obbiettato che non conosceva la lingua e suo padre aveva ribattuto che Martìn gli avrebbe insegnato, e quello era stato troppo. Martìn era un uomo istruito ma mentiva e quel che era peggio era un sodomita, suo padre voleva controllarlo tramite il suo amante e chissà cosa aspettasse… forse che Martìn tentasse di sedurlo per poi rivelargli tutto durante quell’intimità depravata che condividevano? O forse un uomo solo non gli bastava?

Era abituato agli schiaffi, fin da bambino era stato regolarmente picchiato, o suo padre o il precettore qualcuno doveva picchiarlo una volta al giorno, ed era abituato ad essere picchiato in pubblico, ma non era abituato alle reazioni del prossimo. Raquel li aveva guardati meravigliata prima di guardare suo padre come se volesse ucciderlo e Martìn… aveva letto sgomento, disgusto e pietà nei suoi occhi, l’amante di suo padre lo compativa e quello non poteva tollerarlo.

Lo avrebbe denunciato, aveva tollerato troppo a lungo quella situazione si era detto ed era il momento che si comportasse come un uomo.

Quella mattina dopo la messa aveva raggiunto la sua signora madre per chiederle consiglio ma l’aveva trovata in gravi ambasce.

<< Ci ha lasciato…. Ci ha abbandonato, quel maledetto ingrato ha utilizzato la magia per allontanarsi da noi, da me! Gli ho dato i migliori anni della mia vita, ho sopportato di tutto per lui e lui mi ripaga così? Ma non finirà così, affatto >> aveva dichiarato Tatiana e quel giorno la sua signora madre non gli era mai sembrata più bella.

<< Mi occuperò io di tutto madre mia, andrò subito a Toledo a parlare col vescovo >> aveva dichiarato prima di dare ordine di sellare il cavallo. Era stato allora che era accaduto. Aveva avuto al sensazione che non dovesse andare a Toledo, che il suo corpo anelasse un’altra direzione e quando Sansone prese la strada per Madrid Rafael de Fonollosa, figlio del quinto duca de Fonollosa e futuro sesto duca decise che per quel giorno poteva essere il cavallo a decidere.

 

Lungo l’AP-41, 2019:

 

La testa gli girava come quando aveva vent’anni ed era reduce da una sbronza, e provava il forte desiderio di vomitare.

Martìn Berrote non si era mai sentito così male… da quando lui e l’ispectora erano arrivati nel cinquecento quindi… forse. Lentamente aprì gli occhi e il suo corpo si rilassò quasi all’istante: ce l’avevano fatta. Non era mai stato così felice di vedere l’AP-41 in vita sua, il rombo degli aerei diretti a Barajas e i rumori, oh i rumori. Le auto, i camion… era tornato a casa pensò subito ma aveva bisogno di una controprova nel caso Andrés per errore o per stanchezza li avesse portati negli anni sessanta o ottanta. Prese così il cellulare sperando che funzionasse e… campo pieno e un numero infinito di messaggi, persino da parte di suo padre.

Ci avrebbe pensato dopo, ora voleva godersi il ventunesimo secolo in pace pensò prima di buttarsi a terra… cemento, amato cemento si disse cercando di non sorridere.

<< Vuoi che ti lasci da solo per qualche minuto? >> gli domandò Andrés con un sorriso indulgente. Gli abiti lo rendevano un palese anacronismo ma non gl’importava pensò prima di alzarsi e baciarlo d’istinto. Lo spagnolo ricambiò il bacio stringendolo a sé, che bello poterlo fare alla luce del sole senza che nessuno, quasi nessuno si corresse, avesse nulla da ridire.

Si sarebbe goduto quel momento per ore ma aveva altre priorità, farsi una doccia, sentire i suoi vinili, mangiare cibo spazzatura fino alla nausea e persino guardare qualche stupido reality in tv e il lavoro… il lavoro!

Era stato assente per oltre tre mesi, e con un cantiere aperto e in piena attività, cazzo. Cazzo! Cazzo!!!

Gli avrebbero fatto il culo quando si sarebbe presentato a lavoro, se ancora aveva un lavoro pensò, tre mesi di assenza ingiustificata…. Era fottuto, e non come piaceva a lui. Cercò di controllare il respiro, era inutile rendere partecipe Andrés del suo problema, principalmente perché l’altro non aveva mai davvero lavorato in vita sua e poi perché a breve si sarebbero comunque lasciati quindi a che pro caricarlo dei suoi problemi?

Se l’altro avesse padroneggiato l’incantesimo temporale e il suo corpo si fosse abituato forse… era una follia ma poteva essere una soluzione. Era disposto ad aspettarlo mentre l’altro si divideva tra il cinquecento e il nuovo millennio? Si, lo era, eccome se lo era. Sarebbe stato tremendo, avrebbe assunto davvero l’aspetto dell’amante ma per Andrés era disposto a passare la vita aspettando di vederlo, non aveva mai amato nessuno in quella maniera, nemmeno Dario e quello significava molto si accorse.

<< Ho chiamato mia figlia e mia madre per rassicurarle, direi che possiamo farci venire a prendere >> comunicò loro Murrillo che aveva avuto l’accortezza di lasciare loro un po’ di privacy.

<< Come desiderate, datemi cinque secondi per orientarvi e vi dico subito le coordinate >> dichiarò Andrés prima di alzare gli occhi al cielo e cercare il sole, oh dios… no, di nuovo no.

<< Faccio io >> lo bloccò Raquel, fossero benedetti gli smartphone con GPS incorporato pensò lui prima di controllare, esattamente dove si trovavano cinque secoli prima, ma almeno ora era nel tempo giusto. Sentì Murrillo discutere al telefono ma non gli importava seguire la conversazione, non quando voleva godersi Andrés il più a lungo possibile. Avevano abusato del tempo concesso loro e la sola idea di perderlo per sempre gli creava un dolore fisico, questa volta sarebbe stato davvero intollerabile.

Controllò meglio i messaggi per avere qualcosa da fare e ne vide uno di Agata, appena arrivato. “Avresti dovuto avvisarmi subito, cretino” lesse… sempre signora Agata Jimenez, un vocabolario forbito degno della regina d’Inghilterra. Avrebbe dovuto avvisare lei o Mirko ma gli era passato di mente, era un pessimo amico ma aveva i suoi motivi, validissimi motivi si disse.

Veloce scrisse una risposta per Mirko, che sicuramente lo aveva già perdonato e probabilmente stava cercando di difenderlo da Agata, e mise il telefono in tasca. Conosceva bene entrambi, Agata non gliel’avrebbe fatta passare liscia, cuore infranto o meno, anzi… a volte aveva la sensazione che amasse infierire.

<< Stanno arrivando, Silene e Sergio… tuo fratello >> disse Raquel, avrebbe dovuto indagare su come quei due erano rimasti prima de loro viaggio nel tempo ma tutto al momento giusto.

<< Noi due dovremmo affrontare questo discorso, ma non ora >> dichiarò Andrés, lì si che si sarebbe divertito, di quello ne era sicuro, per qualche ora avrebbe avuto un delizioso intrattenimento, assolutamente avvincente e che si sarebbe goduto dal divano munito di pop corn.

<< Non so di cosa stia parlando >> ribatté Raquel divertita prima di allontanarsi discretamente, tenendo conto del traffico, dell’ora e della guida spericolata di Silene era probabile che gli altri sarebbero arrivati entro e non oltre dieci minuti. Ancora dieci minuti, solamente dieci minuti pensò prima di sfiorare il volto di Andrés con le dita lasciandogli l’iniziativa… solamente dieci minuti. Andrés lo baciò nuovamente, lentamente, quasi con reverenza pensò lui prima di ricambiare con passione. Era pronto a tutto pur di non perdere l’altro, qualsiasi cosa pur di posporre il loro addio.

<< E ora? >> domandò quando si separarono per mancanza d’aria.

<< Fidati di me, ho un piano, e funzionerà >> rispose Andrés, ma allora lo faceva apposta.

<< Lo hai detto anche prima, e siamo finiti nel cinquecento >> replicò lui cercando di sembrare arrabbiato.

<< Esattamente come avevo previsto, sono o non sono venuto a salvarti? >> fu la pronta replica.

<< Il mio principe sul cavallo bianco >> ironizzò lui facendolo sorridere.

<< Preferisco Nerone ma ci possiamo organizzare per quello >> replicò Andrés tra il serio e il faceto.

<< Ti amo tanto >> ammise lui, era inutile negarlo ormai dopo tutto quello che avevano passato.

<< Non ho mai amato nessuna donna come amo te, e questo mi spaventa e mi emoziona allo stesso tempo >> gli rivelò Andrés, era il momento della sincerità quello.

<< Non devi avere paura, non qui, non adesso >> mormorò lui prima di farsi abbracciare, era tutto perfetto… se solo avesse potuto bloccare il tempo e rimanere lì per sempre, in quella strada secondaria deserta alle due del pomeriggio con Raquel Murrillo che li osservava protettiva come un angelo custode e uno sbirro. Come diceva il Faust: dovessi dire all’attimo: fermati, sei bello, poi il resto non era adeguato ma quello si. Se avesse potuto fermare il tempo… e perché si ricordava il Faust, lui che era stato un mediocre studente di tedesco all’università?

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > La casa di carta / Vai alla pagina dell'autore: Diana924