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Autore: Puffardella    20/03/2023    0 recensioni
Eilish è una principessa caledone dal temperamento selvatico e ribelle, con la spiccata capacità di ascoltare l’ancestrale voce della foresta della sua amata terra.
Chrigel è un guerriero forte e indomito. Unico figlio del re dei Germani, ha due sole aspirazioni: la caccia e la guerra.
Lucio è un giovane e ambizioso legionario in istanza nella Britannia del nord, al confine con la Caledonia. Ama il potere sopra ogni altra cosa ed è intenzionato a tutto pur di raggiungerlo.
I loro destini si incroceranno in un crescendo di situazioni che li spingerà verso l’inevitabile, cambiandoli per sempre.
E non solo loro...
Genere: Guerra, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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CHRIGEL
Chrigel teneva tra le sue braccia Eilish e si sentiva bene, come non si sentiva da quando aveva dovuto lasciarla per recarsi al confine. Aveva quasi dimenticato quanto fosse bello amarla, anche se non aveva mai smesso di pensarci. Era stato per questo, per il desiderio impellente di stringerla a sé e farla sua, che si era rifiutato di accamparsi per la notte e aveva proseguito la sua corsa verso la valle ormai vicina.
Haki aveva iniziato a ululare prima ancora che fossero usciti dalla foresta e aveva continuato a farlo per tutto il resto del tragitto, ecco perché si era aspettato di trovare Eilish all’entrata del villaggio ad attenderlo. Tuttavia non si era preoccupato più di tanto quando non l’aveva vista, pensando che, essendo notte fonda, forse stesse dormendo di un sonno così profondo da non aver udito il lupo. Poi, però, era stato informato da Wolfgang che durante la sua assenza sua moglie era stata colpita da un malore inspiegabile che l’aveva lasciata priva di sensi per due giorni. Preoccupato, si era affrettato in cima alla torre, e quando l’aveva trovata sdraiata sul cornicione della balconata, apparentemente svenuta, il terrore era sceso nel suo cuore. Si era precipitato su di lei e aveva iniziato a scuoterla. Ma poi Eilish aveva aperto gli occhi e lui aveva emesso un profondo respiro, sollevato.
Le aveva chiesto come stesse e lei lo aveva rassicurato dicendogli che stava bene, ora che era tornato. E poi si erano amati di un amore urgente, intenso e sconvolgente, che lo aveva rinfrancato di tutte le cocenti amarezze di quegli ultimi giorni.
Ora se ne stavano così, abbracciati, le gambe e le mani intrecciate, i sensi ancora sollecitati che lentamente cercavano di tornare alla normalità dopo l’appagamento sessuale.
Come al solito, Eilish teneva l’orecchio incollato al suo petto per ascoltare i battiti del suo cuore. I lunghi capelli rossi, che le ricadevano scomposti sulla schiena, si spargevano indisciplinati anche sulle sue spalle, sulle sue braccia e su parte del suo volto. Chrigel chiuse gli occhi e aspirò a fondo il profumo che emanavano, di terra e fiori selvatici, che lui percepiva leggermente muschiato.
Tutto di lei gli era mancato: il contatto con la sua pelle, il suono della sua voce, il verde dei suoi occhi. Si disse che non si sarebbe privato mai più della sua compagnia per nessuna ragione al mondo.
«Wolfgang mi ha detto che hai avuto un malore durante la mia assenza. Che è successo, piccola volpe?» le chiese ad un certo punto, cercando i suoi occhi.
«Credo sia stato lo sconforto, mo righ. Avevo appena ricevuto la notizia della morte di mio padre, e tra questo, la tua lontananza e la minaccia dei Romani al confine… Credo che il mio fisico e la mia mente avessero bisogno di riprendersi dalla forte tensione, tutto qui» spiegò
«Mi dispiace per tuo padre, Eilish. Per quanto possa sembrarti strano, lo stimavo enormemente.»
«Non mi sembra affatto strano, mo righ. Io l’ho sempre saputo» disse lei guardandolo con occhi limpidi e sinceri, e Chrigel pensò, per l’ennesima volta, che Eilish fosse la donna più forte che avesse mai conosciuto. Da quando aveva dovuto, a malincuore, esiliare Alasdair, Eilish non aveva più avuto modo di vedere il padre, eppure non si era mai lamentata né aveva mai cercato di persuaderlo a farglielo incontrare almeno un’ultima volta.
Willigis si ostinava a credere che Eilish fosse una strega intenta ad esercitare il suo potere su di lui per stordirlo e indurlo a fare quello che voleva, ma si sbagliava. Era vero solo il fatto che l’amava con tutto il suo essere e tutte le sue forze, ma Eilish non aveva mai abusato del suo amore per lei, era sempre stata al suo posto, una moglie rispettosa e leale.
«Com’è la situazione al confine, mo righ?» chiese lei ad un certo punto, strappandolo dalle sue elucubrazioni.
«Davvero vuoi sprecare la notte a parlare di cose spiacevoli?» le disse, abbozzando un sorriso.
«Ho bisogno di sapere cosa ci attende…»
«Lo saprai, Eilish, ma non stanotte. Ho mandato a chiamare i clan, a breve si terrà un’assemblea. Lì conoscerai i dettagli della situazione» la informò.
Eilish si sollevò sulle braccia e lo guardò stupita.
«Mi stai chiedendo di presenziare ad un consiglio di guerra?»
«È quello che ho appena detto.»
«Ma, Chrigel, non credo che sia il caso…»
«Non credi che sia il caso? E perché?»
«Sono una donna e alle donne non è permesso presenziare ad un consiglio di guerra.»
«Tu non sei una donna qualsiasi, sei mia moglie: la regina dei Caledoni e di tutti i popoli del Nord.»
«Agli anziani non farà piacere» osservò preoccupata Eilish.
«Se ne faranno una ragione.»
«Ma…»
«Eilish, non ho voglia di mettermi a discutere in questo momento. Ora ho solo voglia di godermi questo attimo con te, di pensare a cose piacevoli. Tutto il resto, ti prego, rimandiamolo ai prossimi giorni. Va bene, mo anam?»
Eilish si morse le labbra, l’espressione concentrata di chi ha nella testa mille pensieri che non ne vogliono sapere di starsene buoni. Dopo un lungo istante annuì brevemente, si chinò e lo baciò sulle labbra.
Passarono il resto della notte a ubriacarsi ancora, l’uno dell’altra.

Otto giorni dopo, tutte le famiglie più importanti delle tribù avevano raggiunto la Valle dei Lupi per essere ragguagliate sulla situazione e decidere insieme come intervenire. Alla fine dell’assemblea, ognuno avrebbe espresso il proprio volere con un’alzata di mano. La decisione finale ovviamente spettava al re, il quale, tuttavia, in genere si atteneva alla volontà della maggioranza.
I capiclan erano già stati tutti riuniti nell’enorme sala delle assemblee, le cui pareti erano state tappezzate da Chrigel stesso con le spade, le lance e i trofei più importanti appartenuti a tutti i re che lo avevano preceduto. Chrigel aveva appeso il teschio del comandante della legione che aveva spazzato via nell’arco di una manciata di mesi sopra la stessa lancia che aveva usato per trafiggerlo al cuore, messa di traverso sulla parete di sassi. Il teschio dell’orso che aveva ucciso a mani nude, invece, lo aveva collocato all’entrata, sopra la porta della sala, perché tutti, entrando in quel luogo, lo vedessero e si ricordassero che, finché era in vita, c’era un solo Re Guerriero degno di condurre gli uomini in guerra, se ce ne fosse stato ancora bisogno.
Era proprio quel teschio che ora sua moglie stava guardando, ferma davanti alla porta chiusa dietro la quale proveniva un leggero brusio. Haki, come sempre, le stava di fianco. Chrigel rimase a guardarla in silenzio, in attesa che dicesse qualcosa, o semplicemente si decidesse ad entrare.
«È una delle cose di te che mi hanno sempre fortemente suggestionata» disse lei infine.
«Già. Peccato che ora come storia sia meno credibile, da quando mi hai colpito con una freccia forando la pelle dell’orso» replicò lui ironico.
«Volevo solo intimidirti e ora capisco quanto patetica devo esserti sembrata. Niente riesce a intimidirti…»
Chrigel si fece serio pensando che, un giorno di un secolo prima, suo cugino gli aveva detto la stessa cosa. «Non sai quanto ti sbagli, Eilish. Sono molte le cose che mi spaventano, ma cerco di non darlo a vedere. Mostrare di avere paura serve solo a rendere più insicure le persone che ti stanno accanto e che si affidano a te.»
Eilish annuì. «Grazie, mo righ» disse
«Per cosa?»
«Per essere la mia forza e il mio coraggio.»
Chrigel sorrise lievemente, colpito e anche gratificato da quelle parole.
«Sei pronta ad affrontare la tana dei lupi?» le chiese infine.
«Sono pronta» rispose lei.  
Chrigel spinse la porta in avanti e un un mormorio di dissensi si levò in aria. L’Orso lo ignorò. Prese posto al centro della lunga tavola rettangolare e sua moglie sedette accanto a lui, alla sua destra.
«Chrigel, sai che non abbiamo niente contro la regina, ma molti di noi ritengono che la sua presenza qui sia del tutto inopportuna» fece le sue rimostranze Burgred, il capo di una delle famiglie germaniche più antiche.
«Davvero? E chi lo pensa, oltre a te?» volle sapere lui, sfidando tutti i presenti con uno sguardo duro. Nessuno ebbe il coraggio di farsi avanti.
«Non era mai successo prima di oggi che una donna partecipasse ad un consiglio di guerra. A che titolo le viene concesso questo onore?» insistette l’anziano a muso duro.
«A che titolo?» gli fece eco Chrigel indignato. «Lei non è solo mia moglie - e già questo sarebbe un motivo più che sufficiente perché la sua presenza si possa ritenere legittimata. Lei è la regina dei Caledoni ed è qui oggi in rappresentanza del suo popolo, così come tu lo sei del tuo clan. La sua presenza non è in discussione, e chi non è d’accordo può andarsene.»
«Ma non era mai successo che…» provò a intervenire un altro, ma fu interrotto bruscamente da Chrigel il quale, battendo un pugno sul tavolo, gridò spazientito: «Che cos’è che non riuscite ad accettare? L’idea che una donna abbia più autorità di voi? È così, lei ha più autorità di voi, fatevene una ragione. È un diritto che si è guadagnata non in quanto mia moglie - perché se al suo posto ci fosse stata un’altra donna probabilmente oggi non staremmo perdendo tempo prezioso a discutere di questo - ma grazie alla sua lealtà, al suo coraggio, al suo spirito di sacrificio e alla sua tempra, virtù delle quali molti di voi siete sprovvisti, perciò non lo dirò un’altra volta: la regina resta, e chi non è d’accordo può alzarsi e andarsene.»
Chrigel guardò duramente tutti i presenti e concesse loro tempo sufficiente per decidere cosa fare, se lasciare l’assemblea e mettersi in aperto contrasto con lui, o rimanere e accettare la sua volontà. Tutti rimasero ai loro posti e nessuno osò più controbattere.
A quel punto, fece un cenno col capo a Wandrulf, il quale prese la parola.
«I Romani stanno costruendo un vallo lungo tutta la linea di confine, da est a ovest. Sul versante settentrionale hanno scavato un profondo fossato, che hanno provveduto a riempire con pali appuntiti, mentre a sud del fossato stanno costruendo un muro con pietre e mattoni. E presumibilmente fortini, a circa un miglio di distanza l’uno dall’altro.»
Quella notizia provocò un nuovo brusio, stavolta di stupore e preoccupazione.
«A quale scopo?» chiese uno degli anziani, capo del villaggio di origine di Chrigel.
«È presto per stabilirlo. Potrebbe essere a scopo difensivo, ma non mi sento di escluderne anche uno tattico» intervenne Chrigel.
«Per tattico cosa intendi?»
«Hanno provato a invaderci per ben due volte e tutte e due le volte sono stati sconfitti perché hanno cercato di spingerci in campo aperto attaccandoci da un’unica direzione. Ma cosa accadrebbe se decidessero di spingersi a nord con le loro navi e sbarcassero dove le coste sono basse? In quel caso potrebbero accerchiarci, e non avremmo nessuna via di fuga.»
«Tu cosa proponi di fare?» chiese un altro ancora.
«Attaccarli prima che finiscano di costruire quel maledetto muro mentre sono ancora vulnerabili, prima che siano loro ad attaccare noi» propose Chrigel.
Eilish al suo fianco trasalì ma rimase immobile e composta, a differenza della maggior parte degli uomini presenti, i quali iniziarono ad agitarsi e a discutere animatamente.
«Abbiamo subìto molte perdite nell’ultima guerra, i nostri morti sono ancora caldi, le donne li piangono ancora. Mi chiedo se c’è il modo di evitare una nuova guerra così presto» disse il più anziano dei capiclan.
«Certo che c’è. Basterà aspettare che quei porci finiscano di costruire la barriera. Potrebbero volerci cinque o sei anni prima che questo avvenga, forse anche di più. Ti bastano per riposarti, Godwin?» rispose Chrigel, in tono marcatamente sarcastico.
«Godwin non ha tutti i torti, Chrigel. E quello che ci stai chiedendo è improponibile. Vorresti affrontarli al confine, dove avrebbero le spalle coperte con la possibilità di ricevere un continuo cambio di uomini sempre freschi?» gli fu contestato da un altro anziano.
«Non ho detto questo. Basterà infastidirli con attacchi veloci e attirarli verso la Caledonia.»
«Io sono d’accordo con Chrigel. Quei fottuti bastardi non si arrenderanno mai, proveranno sempre a invaderci. È necessario batterli sul tempo, coglierli di sorpresa e farla finita una volta per tutte…» intervenne uno dei giovani, e a quel punto si scatenò il putiferio. Tutti gli uomini, infatti, si misero a vociare, ciascuno cercando di esporre la propria opinione prevaricando sugli altri. L’unica a tacere era Eilish, la quale se ne stava con lo sguardo fisso nel vuoto, la fronte corrugata e le labbra serrate.
Ad un certo punto, Burgred iniziò a battere sul tavolo con un pugnale, per ripristinare l’ordine e richiamare l’attenzione su di sé. Quando gli animi si furono chetati ed ebbe ricevuto l’attenzione che voleva, chiese, rivolgendosi a Eilish: «E cosa pensa le Regina dei Caledoni? Dovremmo attaccare i Romani o aspettare di vedere come si evolvono le cose?»
Chrigel strinse le mascelle e lanciò all’anziano un’occhiata truce, infastidito del suo intervento provocatorio. Si voltò poi verso la moglie, seguendo l’esempio di tutti gli astanti.
Eilish aveva gli occhi lucidi, sembrava combattuta, e questo lo allarmò. Esitò un istante, poi si riempì i polmoni di aria e rispose: «Non è la prima volta che i Romani innalzano una barriera tra loro e altri popoli. Quando lo hanno fatto non è stato per prepararsi ad attaccarli, ma solo per stabilire un confine, per rendere chiaro che quella linea non andava oltrepassata. Hanno provato a sottometterci per ben due volte e da questi attacchi sono usciti ogni volta sconfitti. Io credo che quel muro, o qualsiasi cosa stiano provando a costruire, sia la dimostrazione di quanto in realtà si sentano impotenti. Hanno paura di affrontarci di nuovo e tentano di annientarci nell’unico altro modo che gli resta: costruendo qualcosa di imponente per impressionarci e indurci a credere che sono loro quelli che hanno il controllo della situazione, loro quelli che non vogliono avere niente a che fare con noi.
Fanno la voce grossa, ma in realtà si sentono impotenti di fronte a noi, questa è la verità. Io non credo che vogliano attaccarci, per questo spero che oggi, qui, si decida di non fare niente. Istigarli potrebbe davvero fomentare una nuova guerra…»
Chrigel scosse brevemente la testa, incredulo. Eilish si voltò a guardarlo a sua volta, dispiaciuta, ma non riuscì a sostenere a lungo il suo sguardo indignato e abbassò gli occhi.
Burgred tacque un lungo istante, visibilmente colpito dalle parole della donna la cui presenza, solo pochi istanti prima, aveva contestato a gran voce.
«La regina ha parlato bene, Chrigel. Forse la cosa migliore da fare è ignorarli. Che innalzino tutte le barriere che vogliono, a noi la Britannia non è mai servita, tutto quello che ci occorre ce lo ha sempre dato la nostra terra» disse infine.
Le labbra di Chrigel si piegarono in una smorfia sprezzante. Stava per prendere parola quando Ludwig lo precedette dicendo: «Sono d’accordo con Burgred, Chrigel. Credo che dovremmo limitarci a intensificare i pattugliamenti al confine e lungo le coste, soprattutto quelle che si affacciano sull’Oceano, ma non intervenire in nessun altro modo.»
Chrigel strinse i pugni. «È questo che pensa la maggioranza?» chiese.
A quella domanda, quasi tutti risposero affermativamente.

Chrigel fu il primo a lasciare la sala.
Sebbene la maggioranza avesse espresso la volontà di non attaccare i Romani, lui aveva concluso l’adunanza dichiarando che si riservava il diritto di decidere autonomamente e che avrebbe fatto conoscere la sua ultima e insindacabile decisione il giorno seguente.
Si diresse con passo deciso verso le stalle. Aveva bisogno di starsene da solo, lontano da tutto e da tutti, soprattutto dalla moglie, dalla quale si era sentito profondamente tradito. Eilish gli correva dietro, chiamandolo di tanto in tanto per farlo fermare, ma Chrigel la ignorava. Era stravolto dalla rabbia e il buon senso gli suggeriva che, in quel momento, fosse meglio starle alla larga.
Entrò nelle stalle e si diresse verso il suo cavallo, sempre seguito da Eilish.
«Si può sapere perché fai così?» gli chiese lei mentre afferrava la sella e la metteva sopra il suo stallone.
«Donna, in questo momento tu sei l’ultima persona con cui voglio parlare, perciò vattene!»
«E invece parlare è proprio quello che faremo, Chrigel!» esclamò lei afferrandogli le mani per fargli lasciare la sella e costringerlo a guardarla in faccia.
«Non ho niente da dirti» disse lui liberandosi dalla sua stretta con un gesto brusco e tornando a trafficare con i finimenti.
«Dunque, è solo per questo che mi hai portato all’assemblea, perché speravi di ottenere un voto in più?»
Chrigel si voltò verso di lei e le puntò un dito contro. «Ti ho concesso di venire perché credevo che tu la pensassi come me!»
«Beh, ti sbagliavi. E sai una cosa? Se volevi sapere come la pensavo dovevi parlarmene prima. Invece hai preferito fare come al solito, tacere e tenermi all’oscuro di ogni cosa per tutti questi giorni!»
«Sei mia moglie, Eilish, ma questo non vuol dire che tu debba essere trattata con speciale riguardo. Nemmeno Wolfgang conosceva i particolari della spedizione prima di oggi, perché avrei dovuto rivelarli a te?»
«Vale anche per me, Chrigel. Il fatto che io sia tua moglie non vuol dire che io debba sempre essere d’accordo con te. Andare a svegliare la belva che dorme è un suicidio, e in fondo lo sai bene anche tu. Eppure vuoi per forza istigare una nuova guerra! Perché? Dimmelo! Temi davvero che i Romani possano attaccarci di nuovo, o ti serve solo un pretesto per risolvere le tue insolute questioni private?»
Chrigel sapeva che si stava riferendo al Romano e la cosa lo innervosì ulteriormente, perché in fondo aveva ragione.
Per tutto il tempo passato al confine aveva sperato di vederlo per potersi vendicare una volta per tutte, e anche quando era sembrato evidente che non fosse presente su suolo britannico si era rifiutato di abbandonare la speranza, trattenendosi al confine più del necessario. Solo l’incontro con Willigis lo aveva infine convinto a tornare indietro, perché in quel momento, nemico tra la sua gente, si era all’improvviso reso conto di quanto fosse lontano da casa.
Si sentì invadere dalla collera. Le si avvicinò tanto da sfiorarle la fronte con la sua e la guardò con disprezzo. «Sai cosa penso, Eilish? Penso che tu lo stia facendo di nuovo, che tu stia solo cercando di salvare il porco da cui ti sei fatta scopare e al quale hai dato addirittura un figlio, il primogenito che spettava a me!» sibilò a denti stretti, tirando fuori un rancore che, nonostante tutto l’amore, rimaneva latente dentro di lui.
Si era aspettato una reazione di sdegno, di essere colpito o insultato a morte, invece gli occhi di sua moglie si fecero infinitamente tristi. L’espressione nel suo volto non era indignata ma addolorata, e si pentì di averle rovesciato addosso quelle accuse ingiuste in maniera tanto brutale.
Eilish rimase in silenzio per qualche secondo, mortificata, dopodiché lo scartò e, senza aggiungere altro, si allontanò. Rimasto solo, Chrigel afferrò nuovamente la sella e la scaraventò lontano urlando di rabbia, mentre i cavalli nitrivano e scalciavano a causa del suo nervosismo. Scaricata l’adrenalina, si coprì il volto con le mani ed emise un respiro profondo. Sapeva che prima o poi le avrebbe nuovamente rinfacciato il suo tradimento, e che lo avesse fatto solo per punirla di aver esercitato il suo diritto ad esprimere la sua opinione era una cosa ignobile. In realtà sarebbe stata una cosa ignobile in ogni caso.
Raccolse tutte le sue forze per mettere da parte l’orgoglio e andare da lei per chiederle perdono, così uscì dalle stalle e tornò indietro. Il grosso degli anziani e degli uomini che avevano partecipato all’assemblea si ammassava ancora nei pressi della sala delle adunanze. Ignorò un paio di tentativi di dialogo da parte di alcuni di loro e si avviò su per le scale, in cima alla torre. Eilish, però, non era nella stanza nuziale. A Chrigel venne in mente un altro solo posto in cui poteva essersi recata. Così ridiscese i gradini, passò nuovamente in mezzo alla calca di gente, si avviò verso l’ingresso della fortezza e poi giù, fino al villaggio.
La gente, al suo passaggio, si faceva da parte e lo guardava intimorita, tanta era l’urgenza con la quale procedeva. Infine arrivò dinanzi alla capanna della nutrice di Kaleva ed entrò.
Eilish era lì, in piedi nel centro della stanza, con il loro bambino in braccio. Guardava il figlio con infinito amore ma nei suoi occhi la luce addolorata non si era ancora spenta. Nella capanna, oltre a Eilish, vi erano altre donne. Tutte abbassarono la testa in segno di rispetto quando lo videro e si affrettarono ad uscire per lasciarli soli.
«Eilish, io non…» iniziò a dire, ma Eilish gli mise una mano sulla bocca e scosse la testa. Adagiò con dolcezza il piccolo dentro la cesta di vimini, lo prese per mano e lo condusse fuori. Chrigel glielo lasciò fare, si lasciò guidare fuori dalla capanna prima e dal villaggio poi. Continuò a seguirla senza chiederle niente, del resto non gli importava, tutto quello che voleva era essere con lei. Arrivarono sulla riva del lago e lo fiancheggiarono per un breve tratto, fino a che giunsero su una sponda bassa sulla quale sorgeva un enorme salice piangente. Eilish lo guidò sotto le fronde dell’albero, poi si spogliò degli indumenti e Chrigel rimase a guardarla, rapito dai suoi movimenti lenti e flessuosi. Una volta nuda, gli si avvicinò, gli slacciò il Kyrtill e gli sfilò i pantaloni, infine gli si strinse addosso e cercò le sue labbra. Mentre si baciavano, Chrigel la sollevò dolcemente e la condusse nell’acqua, e qui fecero l’amore, con dolcezza ma anche disperazione, come se non avessero più avuto nessun futuro dinanzi a loro.
Raggiunto il piacere, Chrigel le mise una mano sul viso e la guardò intensamente.
«Vorrei non aver detto quelle cose, prima…» disse.
«Lo so» rispose Eilish. «Ma so anche che doveva accadere, prima o poi, e che forse, in un momento di rabbia, tornerai a dirmele. Io non posso essere arrabbiata con te per questo, Chrigel… Posso solo provare ad immaginare quanto sia difficile e doloroso per te convivere con la consapevolezza che tua moglie ti abbia tradito con il tuo peggior nemico… Non ho alcun diritto di sentirmi offesa quando il rincrescimento che ti porti dentro esce fuori.»
Chrigel la guardò con sentimento. «Io non ti merito» disse.
Eilish si staccò da lui, si portò alle sue spalle e si mise in ginocchio. Chrigel ruotò il busto nella sua direzione, ma lei gli disse di stare fermo e lui ubbidì. Cominciò a trafficare con i suoi capelli, districando la lunga chioma con le dita. Chrigel lo trovò estremamente rilassante. Sentì la tensione sciogliersi, i muscoli rilassarsi.
«Sai perché gli uomini caledoni legano i capelli in trecce?» gli chiese ad un certo punto. Chrigel non lo sapeva, così scosse il capo.
Eilish separò la chioma in tre parti e iniziò a intrecciarle. «Lo fanno per raccogliere le idee. Mio padre diceva sempre che ogni uomo ha in testa tanti capelli quanti sono i pensieri che ha nel cuore e nella mente. Non è opportuno lasciarli andare a briglia sciolta, altrimenti si rischia di perdere di vista le poche cose davvero importanti. Quando si devono prendere decisioni importanti, i pensieri vanno raccolti, per focalizzare il problema e agire con saggezza.»
Eilish finì di legargli i capelli e si portò nuovamente davanti a lui. Si inginocchiò, gli prese il volto tra le mani e lo guardò con occhi supplici.
«Anche quando non sono d’accordo con te, io sono sempre dalla tua parte. Qualsiasi decisione tu prenderai io ti sosterrò, e non perché sono tua moglie ma perché ho fiducia in te. Ti chiedo solo di guardare dentro di te con coraggio e onestà, di interrogarti circa i veri motivi per cui vuoi spingere noi tutti verso la follia di una nuova guerra. Non lasciare che l’odio per il Romano ti faccia prendere decisioni avventate, mo righ. Raccogli i tuoi pensieri e fai la cosa più giusta, per il bene di tutto il tuo popolo…»
Chrigel si prese del tempo per elaborare le parole della moglie, poi annuì.
«Lo farò, mo anam. Te lo prometto» giurò solennemente.

La mattina seguente, quando comunicò all’assemblea la sua decisione, tutti i presenti poterono tirare un sospiro di sollievo.
Almeno per il momento, la guerra era scongiurata.
   
 
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