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Autore: Sandorbae    21/03/2023    0 recensioni
Una one-shot senza pretese, con quella giusta dose di malinconia a cui l'universo di Mass Effect ci ha abituati.
"C’era qualcosa di incredibilmente soddisfacente nel vedere lati di Shepard, la sua Shepard, che nessun’altro conosceva" […] "Insomma, sembrava che Shepard volesse presentare agli altri una versione costruita di sé: Una Shepard “maschiaccia”, sempre in armatura, che beveva solo caffè amaro e a cui non importava di essere carina."
Personaggi: Fem!Shep, Garrus Vakarian
NDA: La storia segue il punto di vista di Garrus / SPOILER su quanto accade nel corso dei tre giochi, incluso il finale di Mass Effect 3
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Garrus Vakarian
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Cocktail alla frutta
Personaggi: Fem!Shep, Garrus Vakarian 
Rating:  Verde
Numero parole: 2.067
Note:  Nessuna
Prompt: Nessuno, giusto un tentativo di dare una chiusura personale alla storia di Garrus e Shepard
N.D.A: Il punto di vista sarà principalmente di Garrus, incentrato sul rapporto fra lui e Shepard
 
 
Cocktail alla frutta
 
 
C’era qualcosa di incredibilmente soddisfacente nel vedere lati di Shepard, la sua Shepard, che nessun’altro conosceva.
Garrus non lo aveva notato dall’inizio, forse ancora troppo innamorato dell’idea di unirsi a una pericolosissima missione guidata dal primo Spettro umano, ma c’era così tanto al di là dell’idea che la comandante voleva dare di sé.
L’aveva conosciuta sulla Cittadella, intenta a cercare un modo per incastrare Saren, e tutto di lei lo aveva colpito; nonostante il Consiglio non fosse disposto ad ascoltarla, né tantomeno a crederle, non si era persa d’animo ed era andata a fondo della questione.
Era un’umana risoluta, spietata quando era necessario e in grado di prendere decisioni critiche quando si presentava la necessità; molti la vedevano come un’eroina, un esempio da seguire.
Forse, per quel periodo in cui erano stati sulle tracce del turian corrotto, anche lui aveva visto solo quello in lei: una leader, qualcuno che lui era disposto a seguire.
Lo aveva aiutato a catturare Saelon quando nessun’altro lo aveva fatto, gli aveva creduto senza porgli troppe domande a riguardo e poco tempo dopo il medico era finalmente morto.
Perfino una testaccia dura come Urdnot Wrex le mostrava rispetto, ed era sicuramente l’unica in grado di tenere in riga quella banda di matti che era l’equipaggio della Normandy.
 
Poi era morta, mentre lui era costretto lontano da lei, e tutto il su mondo era crollato.
Essere Archangel gli aveva dato la possibilità di diventare un’altra persona, un implacabile giustiziere che aveva portato una relativa pace su Omega; e quel giustiziere aveva sentito parlare del comandante Shepard, ma non l’ aveva mai conosciuta.
Era riuscito ad andare avanti, finché lei non era ricomparsa prepotentemente nella sua vita. Non aveva esitato ad unirsi a lei, l’avrebbe seguita anche all’inferno; non gli importava che lavorasse con Cerberus, lei era tornata e tanto bastava.
Poi però erano sorte le prime complicazioni: qualcosa era cambiato.
Quella che aveva sempre pensato si trattasse di stima era sbocciata in qualcos’altro, un affetto che nulla aveva a che fare che fare con quello che provava per gli altri suoi compagni.
L’odio che provava per Sidonis, però, era stato più forte; qualsiasi sentimento positivo potesse esserci in lui era soffocato dalla rabbia accecante che provava.
Poi però Shepard gli aveva proposto di trascorrere la notte insieme, niente di più e niente di meno. Garrus aveva accettato, pur con qualche riserva, e lì aveva iniziato a notare le piccole cose.
Quando beveva il caffè, Shepard era solita versarvi dentro una quantità spropositata di latte; una volta gli aveva spiegato che lo zucchero ne rovinava il sapore.
Quando aveva trascorso la notte con lei, com’era ovvio che fosse, l’aveva vista in intimo; non sapeva perché, ma si aspettava indossasse un qualcosa di spartano. Invece, con sua somma sorpresa, l’aveva scoperta indossare un elegante completo di quel materiale che pizzicava da morire (che fra gli umani sembrava essere ritenuto di classe).
Insomma, sembrava che Shepard volesse presentare agli altri una versione costruita di sé: Una Shepard “maschiaccia”, sempre in armatura, che beveva solo caffè amaro e a cui non importava di essere carina.
Eppure sapeva che adorava sistemarsi i capelli, per quanto corti, e come avesse uno scompartimento del bagno dedicato interamente a lozioni per il corpo. Forse il fatto che non avesse una “pelle”, nel senso stretto inteso dagli umani, non gli permetteva di apprezzare quelle piccole cose; cosa certo era che Shepard profumava sempre di frutta.
Dopo essere sopravvissuto alla missione nella base dei Collettori, e soprattutto dopo aver posto fine alla vita di Sidonis, pensava che fosse arrivato il momento giusto. Nonostante l’incombente minaccia dei Razziatori, Garrus aveva pensato di poter finalmente abbracciare quel sentimento di tenerezza che lo spingeva verso la sua comandante.
Poi però Shepard aveva ancora una volta dovuto salvare il mondo, sacrificando una colonia Batarian, e da buon soldato dell’Alleanza aveva deciso di pagarne lo scotto.
Davanti al suo equipaggio si era mostrata forte, dicendo che era stato un onore condividere quell’avventura con loro; fra strette di mano e abbracci aveva salutato tutti, per poi andare a recuperare i suoi effetti personali nella propria stanza.
E lì l’aveva trovata, rannicchiata nel piatto della doccia, ancora vestita, a lasciarsi investire dal getto dell’acqua. I comportamenti degli umani per lui erano ancora bizzarri ma stranamente aveva saputo cosa fare, si era seduto di fianco a lei e con un braccio le aveva cinto le spalle.
A quel punto Scarlet aveva iniziato a piangere, non singhiozzando in qualche scenata disperata; più un pianto sommesso, come se stesse scendendo a patti con la cosa.
Non si erano neanche scambiati frasi smielate sul quanto si amassero, anche perché non se la sentiva di correre così veloce, ma quel momento aveva cambiato qualcosa in loro.
L’aveva guardata andare via, scortata dai militari dell’Alleanza, e si erano scambiati un triste sorriso.
 
Ancora una volta si era ritrovato a dover ricominciare senza di lei, nessuna possibilità di contattarla e la cieca speranza che fosse ancora viva e, che prima o poi, si sarebbero rivisti.
Aveva aspettando a lungo, finché i Razziatori non erano arrivati. E per quanto impegnato a salvare il suo pianeta lui sapeva che lei  sarebbe tornata da lui, perché non esisteva che Garrus potesse affrontare tutta quella merda senza lei al suo fianco.
Non c’è Shepard senza Vakarian.
Come nelle migliori storie d’amore, degne di un romanzo di bassa gamma, lei era atterrata su Menae a risolvere la situazione e salvare il culo a tutti; ai suoi occhi, nessuno nella Galassia intera era migliore di lei.
E lui aveva stretto la mano fra le sue, leggendo nei suoi occhi una tenerezza mal celata.
Forse era la situazione disperata, o l’incombente fine del mondo per mano di una razza di sintetici senzienti pronti a distruggere ogni forma di vita organica evoluta, ma Garrus Vakarian era riuscito a racimolare il coraggio per dichiararsi.
E mai nella vita si era sentito così felice come quando lei gli aveva detto che lo amava, con quel sorriso dolce che era difficile vederle in volto.
Così aveva scoperto nuovi lati dei lei, che finalmente gli avevano fatto vedere che anche lei era fatta di carne e sangue.
Era sempre più stanca, il volto segnato dalla fatica e la mente annebbiata dal dubbio e dalla preoccupazione. Temeva non sarebbe sopravvissuta infine, che lui non bastasse affinché lei potesse farcela.
Forse era stato troppo ingenuo Garrus, a pensare che le uniche cose che lei gli nascondesse fossero segreti adorabile, come il fatto che andasse pazza per i dolci e i drink fruttati.
La sua maschera iniziava a crollare, e gli aspetti di lei che prima riservava solamente a lui venivano a galla; perfino Joker iniziava a mostrare palese preoccupazione per il comandante.
Ma lei era una donna, e prima ancora un soldato, tutta d’un pezzo. E mentre lui trascorreva le notti al fianco di Scarlet, cercando di alleviare i suoi incubi, Shepard compieva un’impresa eroica dopo l’altra: far alleare Turian e Krogan, guarire la genofagia, far riappacificare Geth e Quarian, far tornare questi ultimi su Rannoch e altro ancora.
Ovunque andasse, qualunque cosa facesse, Shepard era idolatrata: era destinata a essere la martire di quella guerra contro i Razziatori.
Scarlet però andava via via a scomparire, ingoiata dalla figura sempre più ingombrante del Comandante. C’era forse stato un periodo dove la donna senza scrupoli aveva occupato un posto nel cuore di Garrus, ma ora quello spazio era riservato a quella strana femmina umana che poteva passare ore a spiegarti da dove provenisse ogni singola specie presente nel suo acquario.
E lui faceva di tutto per non lasciarsela scivolare dalle mani, terrorizzato all’idea di perderla ancora.
Poi la battaglia per la Terra era giunta, quasi tutte le flotte della Galassia riunite per lottare per la propria sopravvivenza; e tutti lo sapevano, dal Consigliere Salarian fino ai rifugiati della Cittadella, che se ciò era stato possibile era solo per merito di Shepard.
 
E quello era ciò che continuava a ripetersi, chiuso nella stanza che una volta era appartenuta a lei, stringendo fra le mani un tubetto di crema al mirtillo.
Era ciò che si ripeteva mentre era obbligato ad appendere la targa con il suo nome, quello della sua Scarlet, all’elenco dei compagni che non erano riusciti a vedere sorgere il sole su una nuova Galassia.
Non c’è Shepard senza Vakarian.
Pregò che Thane e Mordin le potessero tenere compagnia al bar, finché lui non fosse riuscito a raggiungerla.
 
 
 
 
Aprì gli occhi, accecato dai raggi del sole, perdendosi con lo sguardo nell’orizzonte. Era su una spiaggia, di una terra mai vista, di cui i lembi venivano bagnati da un’acqua cristallina.
Si avventurò lungo il bagnasciuga, confuso sul perché si trovasse lì; poi un ricordo, un fischio assordante e un boato erano le ultime cose che si ricordava.
Non riusciva a mettere a fuoco il come, e neanche il perché, ma poco importava. Aveva avuto una lunga vita nell’esercito, per sempre lodato come uno degli eroi che aveva sconfitto i Razziatori; tanto era bastato al governo Turian per dargli un carica dal nome altisonante.
I membri della Normandy avevano finito con il perdersi fra loro, l’unico con cui era paradossalmente rimasto in contatto era Wrex; sua figlia aveva già quasi quarant’anni l’ultima volta che l’aveva vista.
Aveva vissuto tutto sommato bene, circondato dalla propria famiglia, ma con un vuoto nel petto che mai si era alleviato. Senza lei, la galassia era diventato un luogo vuoto.
Che senso aveva avuto tutto quello? Sacrificare l’unica cosa bella della sua vita per salvare un mondo che mai avrebbe più potuto vantarsi di ospitare una creatura così complessa e straordinaria com’era stata Scarlet.
Perché certamente in ogni pianeta esisteva almeno una sua statua, con uniforme da N7 e il fidato Black Widow stretto in pungo, ma erano pochi a ricordarsi di  lei; rimanevano così poche persone che potevano dire di averla conosciuta davvero, e ora che lui si trovava in quella spiaggia erano ancora di meno.
Una musica lo riscosse dai pensieri, una melodia che poteva giurare di aver sentito. Alzò lo sguardò, e quasi le gambe gli cedettero.
Era  seduta a un tavolino, riparata  dalla vegetazione, intenta a sorseggiare qualcosa da un bicchiere dai colori sgargianti. Garrus si mise a correre, improvvisamente il peso dei suoi anni scivolato via, pregando gli spiriti che non fosse un’ulteriore illusione.
Eppure, quando finì di correre, lei era ancora lì; il suo profumo, pesche se l’olfatto non lo ingannava, gli invase prepotentemente le narici. I capelli , di quel rosso che aveva sempre amato,  le accarezzavano ormai le spalle.
Ma  fu quando incontrò il suo sguardò che non ebbe più dubbi; due occhi nocciola, dolci, che in qualche modo sembravano sorridergli.
Garrus ne era sicuro, se fosse stato un umano, in quel momento sarebbe stato preda delle lacrime.
Invece  non riusciva a fare altro che guardarla, lei, con un misto di stupore e gioia.
« Non so come funzioni per voi Turian, ma far aspettare così tanto una signora è da gran cafoni » Il suono della sua voce era ancora più dolce di quanto ricordasse, con quella nota canzonatoria che era solita usare per prenderlo in giro.
Allungò una mano verso di lei, chiudendola a coppa sulla sua guancia. Lei sorrise, andando a coprirla con la sua, infinitamente più morbida.
Si lasciò cadere su uno sgabello, al suo fianco, incapace di distogliere lo sguardo;  Scarlet era bella come il giorno in cui l’aveva persa, se possibile ancora di più.
« Ricordi? – lei parlò di nuovo, gli occhi lucidi – Non c’è Shepard senza Vakarian » A quel punto Garrus non resse più, e con foga se la trascinò fra le braccia; finirono con il perdere l’equilibrio, cadendo sulla sabbia.
Entrambi ridevano, lei piangendo  e lui lo avrebbe fatto se solo avesse potuto.
Rimasero così,  sdraiati sulla sabbia, a contemplare le nuvole.
Non gli importava dove si trovassero, se fosse l’aldilà o se fosse un triste scherzo della sua mente; Scarlet, sua, era sdraiata al suo fianco e teneva la testa appoggiata al suo petto.
Pensò a come sarebbero potute andare le cose, a ciò che sarebbe potuto essere la vita con lei al suo fianco, ma sinceramente non  gli importava.
Il mondo poteva anche tenersi  il comandante Shepard, con le sue gloriose imprese e il suo spirito di sacrifico degno di centinaia di medaglie al valore.
A Garrus bastava Scarlet, con il suo caffè non zuccherato e i cocktail alla frutta.
 
 
Note
 
Non c’è molto da aggiungere, sentivo solo il bisogno di dare una conclusione (personale) alla storia di Garrus e Shepard (la mia, o di chiunque altro). Mi sono presa alcune libertà, grazie a chiunque spenderà qualche parola, o del tempo per leggerla.
Spero possa darvi qualcosa.
  
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