Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Orso Scrive    22/03/2023    1 recensioni
Alan Knight, agente dell’Interpol, prosegue l’inseguimento dei due ladri d’antichità, Smith e Fournier, che era quasi riuscito ad acciuffare in Egitto. La sua caccia lo conduce tra le cupe foreste dell’Africa Nera, luoghi selvaggi e inesplorati, che celano insidie misteriose…
(Storia scritta nel 2017)
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO DECIMO

 

La marcia fu lunga ed estenuante. Mugambi, i guerrieri e le donne, per quanto abituati a muoversi tra le praterie e le fitte boscaglie, dopo un paio d’ore cominciarono a dare segni di cedimento. Dal canto suo, avvezzo a muoversi a cavallo o con vari mezzi di trasporto, non certo a piedi così a lungo ed in luoghi tanto impervi, Knight avanzava ormai quasi per inerzia, ben conscio che, se si fosse fermato a trarre un respiro, anche solo per un istante, non sarebbe più stato in grado di muoversi. Nondimeno, accolse come una benedizione il momento in cui Tumbili alzò un braccio, comandando di fermarsi.

«Adesso dovete riposare» disse l’uomo selvaggio. «Siete spossati.»

Knight avrebbe dato qualsiasi cosa per poter rimettersi in forze, ma allo stesso tempo non voleva perdere tempo, credendo che, qualsiasi minuti di ritardo, sarebbe potuto rivelarsi fatale.

«No, dobbiamo continuare!» protestò, col poco fiato che ancora gli rimaneva nei polmoni.

Tumbili scosse il capo.

«A che cosa servirà arrivare alla grotta di Wamatsengal, se nessuno di noi sarà abbastanza riposato da poterlo affrontare?» domandò. «È molto meglio fermarci, adesso. Tanto più che, ormai, manca pochissimo alla nostra meta.»

Knight non ebbe nulla da replicare e, quindi, si lasciò cadere, ormai sfinito, sopra un masso ricoperto di muschio secco; Mugambi e gli altri compagni, a loro volta, trovarono un posto in cui soffermarsi a riposare. Il poliziotto chiuse un momento gli occhi ed alle sue orecchie cominciarono a farsi più intensi i numerosi versi e richiami dei tanti animali che popolavano la folta vegetazione tutt’attorno. All’improvviso, gli parve d’udire un leggero tintinnare d’acqua provenire da qualche parte poco più avanti. Riaprì gli occhi e fece un cenno a Tumbili perché si avvicinasse.

«Mi sembra di sentire dell’acqua scorrere» gli disse.

«È vero» confermò l’uomo scimmia. «Stiamo per raggiungere il piccolo corso d’acqua di cui parlai prima. Seguendolo, giungeremo alla grotta del re delle scimmie.»

La notizia di essere ormai tanto vicino alla meta, sembrò restituire ogni energia all’agente dell’Interpol. Si alzò in piedi e, dopo essersi sgranchito le gambe e le braccia, domandò a Tumbili di mostrargli il ruscello.

«Seguimi» rispose l’altro, avviandosi in mezzo alle fitte piante circostanti. Knight gli tenne dietro, facendosi largo tra foglie di filodendro e robustissime canne di bambù e, in breve, con un po’ di fatica a causa del cammino non facile, raggiunsero alcune rocce, completamente ricoperte di vegetazione verdeggiante, da cui cadeva dolcemente dell’acqua, la quale formava un piccolo laghetto circondato da palmizi e cespugli di calle, dove scorsero, intenti a rinfrescarsi tra le acque cristalline, alcuni fenicotteri rosa. Tumbili spiegò che sarebbe stato sufficiente arrampicarsi sulle rocce e, poi, proseguire lungo il torrente, per giungere rapidamente a destinazione.

«Conosci bene questi luoghi, vedo» osservò Knight.

L’uomo selvatico chinò il capo, senza rispondere.

«Ci sei già stato, dico bene?» lo incalzò il poliziotto.

L’altro annuì tristemente, dicendo con voce cupa: «Ho scoperto io questa via per giungere di nascosto alla tana di Wamatsengal. Sono venuto qui parecchie volte, negli ultimi anni, con l’intenzione di vendicarmi. Ma non ho mai trovato il coraggio di entrare nella grotta.»

«Questa volta sarà differente» promise Knight. «Questa volta andremo fino in fondo.»

Individuò un masso e vi si sedette.

«Vai a chiamare gli altri» disse. «Credo che preferiranno riposarsi in questo posticino così tranquillo che in mezzo alla vegetazione.»

Tumbili obbedì e Knight tornò ad osservare il laghetto circostante. Era davvero un luogo incantevole, meraviglioso, quasi una specie di paradiso terrestre. I fiori bianchi delle calle contrastavano magnificamente con il verde rigoglioso delle loro foglie e di quelle delle sansevierie ed il rosa delle piume dei tranquilli fenicotteri creava un bel gioco di luci e di colori con l’acqua smeraldina. Il poliziotto non ricordava di aver mai veduto nulla di meglio, in vita sua, e decise sul momento che, quando fosse andato in pensione, avrebbe utilizzato i campi che suo nonno gli aveva lasciato nel Devon, e che attualmente erano incolti, per costruirsi una villetta e circondarla con un curatissimo giardino botanico, con fontanelle, cascatelle, laghetti e piante tropicali, le quali gli avrebbero sempre rammentato i giorni, ormai lontani, in cui aveva macinato migliaia e migliaia di chilometri ed attraversato deserti e foreste incontaminate sulle tracce dei due ladroni. Provò ad immaginare come sarebbe stato, ormai anziano e circondato da una marea di nipotini, sedere in mezzo a quel suo bellissimo giardino a contemplare con gli occhi della mente il suo avventuroso passato; magari, avrebbe fatto sedere attorno a sé tutti i numerosi nipoti ed avrebbe narrato loro quelle magnifiche storie.

Solo che, per adesso, quel passato di cui un giorno gli sarebbe piaciuto raccontare era ancora presente, un terribile presente fatto d’incertezze sul futuro.

Un rumore secco lo distolse dalle sue fantasticherie, riportandolo rapidamente alla realtà. Alzò gli occhi per cercare quale fosse stata la causa di quel rumore ed un brivido di paura lo scosse da capo a piedi. Sulla cima delle rocce che formavano la piccola cascata, infatti, era comparsa una scimmia gigantesca e possente, che lo osservava con occhi decisamente poco amichevoli. Knight scattò in piedi, portando le mani al fucile che teneva a tracolla. Ma il bestione non gli diede il tempo di fare alcunché: con un balzo che avrebbe fatto invidia ad una tigre dell’India, il grosso primate si lanciò a metà della cascata e, da lì, con un altro salto, si buttò sulle rive del laghetto, facendo alzare in volo spaventati i fenicotteri e scomparendo immediatamente alla vista in mezzo alle alte e rigogliose palme. Tremando di paura, il poliziotto riuscì ad imbracciare il fucile, tentando d’individuare dove si trovasse il nemico. Ma non poté scorgerlo e, neppure, riuscì a fuggire in direzione di Tumbili, Mugambi e degli altri guerrieri, poiché il terrore gli paralizzò le gambe, impedendogli di muoversi in qualsiasi direzione.

Knight tese l’orecchio, cercando di captare qualsiasi suono che lo avvertisse dell’avvicinarsi del mostruoso primate; non udì nulla. Forse, la scimmia, vedendo il suo fucile, aveva preferito battere in ritirata. Sperò che non fosse corsa ad avvertire le sue sorelle, o la loro spedizione sarebbe terminata prima ancora di aver potuto raggiungere la città di quei giganteschi primati. Tornò a sentire le gambe e, subito, si volse per andare a dare l’allarme ma, così, si trovò proprio di fronte la terribile bestia che, in qualche maniera, gli era giunta alle spalle.

Con un grido di terrore, il poveretto tentò di fare fuoco contro il mostro, ma la scimmia gli strappò dalle mani il fucile e lo gettò via, prima di colpirlo con un pugno enorme, che lo fece rotolare a terra. La vista di Knight si oscurò e poté solamente ascoltare il respiro profondo e caldo dell’animale, che gli s’avvicinava a passi rapidi e pesanti. Cercò di sollevarsi, ma un calcio della bestia lo gettò in mezzo ad un cespuglio di calle. Immaginò che, ormai, fosse finita, perché non sarebbe più riuscito a sfuggire alle grinfie di quella bestia. Nel giro di un attimo, però, un urlo di rabbia giunse alle orecchie di Knight, che riuscì ad alzare il capo quel tanto che fu sufficiente ad osservare uno spettacolo folle e sbalorditivo: un gigantesco pitone di colore giallo e bianco, lungo almeno sei metri e largo come la gamba di un uomo, era piovuto dall’alto di un albero, sui cui rami doveva essersi arrotolato in attesa del sopraggiungere di una vittima, ed aveva avvolto nelle proprie spire lo scimmione che, adesso, lottava disperatamente per liberarsi da quella presa fatale.

Knight si rialzò nel medesimo istante in cui, allertati dalle grida, Tumbili, Mugambi, i guerrieri e le donne sopraggiunsero di corsa, pronti ad affrontare qualsiasi minaccia. Ma l’enorme primate, ormai, era del tutto innocuo, impegnato nella sua lotta mortale con il terribile rettile.

Il poliziotto raccolse il fucile e borbottò: «Per un attimo, me la sono vista brutta.»

Con la mano libera si tastò le parti del corpo doloranti e, con sollievo, capì di non aver riportato fratture.

«Dobbiamo andarcene via di qui, subito!» disse Tumbili, senza badare ai due grossi animali avvinti che si contorcevano poco distante. Fece segno agli altri di seguirlo ed iniziò ad inerpicarsi sulle rocce della cascatella, seguito dai guerrieri e dalle donne. Mugambi, invece, come ipnotizzato, non sembrava più in grado di distogliere lo sguardo dallo stranissimo spettacolo della scimmia, ormai quasi sconfitta, sebbene ancora tentasse di liberarsi dalla salda presa dell’avversario, e del grosso pitone che si preparava ad aprire la bocca per riuscire ad inghiottirla tutta intera.

«Andiamo, Mugambi» bisbigliò il poliziotto, toccandogli leggermente il braccio.

Il congolese si riscosse e disse: «Sì, andiamo. Prima tu. Io ti guardo le spalle.»

E s’affrettarono entrambi ad iniziare la breve arrampicata per raggiungere gli altri che, intanto, avevano già guadagnato la cima.

 

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Orso Scrive