Anime & Manga > Bleach
Segui la storia  |       
Autore: Nao Yoshikawa    24/03/2023    1 recensioni
Sequel di "Everybody wants love".
Sono passati tre anni, i bambini sono cresciuti e gli adulti sono maturati (più o meno). Nuove sfide attendono i personaggi e questa volta sarà tutto più difficile. Dopotutto si sa, la preadolescenza/adolescenza non è un periodo semplice. E non sono facili nemmeno i vecchi ritorni.
Ciò che è passato deve rimanere nel passato.
Non pensarci.
Non pensarci e andrà tutto bene.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Nuovo personaggio, Renji Abarai, Urahara Kisuke
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo ventinove
 
Byakuya si svegliò dopo aver sognato. Come molti sogni, gran parte era sfumato nel momento in cui aveva aperto gli occhi, ma le sensazioni che provava gli avevano fatto capire di aver sognato Hisana. Non gli succedeva da un po’, ed era curioso che stesse accadendo adesso che si ritrovava ad organizzare il suo secondo matrimonio. Questa era una delle cose che mai si sarebbe immaginato di dover fare. O di voler fare. Era stato già difficile iniziare una nuova relazione e aveva tanto penato prima di riuscire a dire sì, voglio sposarmi.
Renji accanto a lui non c’era. Dai rumori che sentiva provenire dalla cucina, il suo compagno doveva essersi svegliato prima di lui e stava preparando la colazione. Incredibile a dirsi, considerando che era Byakuya quello mattiniero dei due. Decise di alzarsi anche lui: nella loro cucina c’era un buon odore e il bollitore era sul fuoco. Vedeva Renji di spalle, con i capelli sciolti e i suoi tatuaggi sulle braccia. Ancora dopo tre anni ne era affascinato e attratto come il primo giorno.
«Ti sei svegliato presto» disse Byakuya. Renji sussultò e si voltò a guardarlo, sorridendo colpevole.
«Beh, sì. Volevo preparare qualcosa per te, ma mi sa che l’effetto sorpresa è svanito.»
«No, direi di no invece» disse guardandosi attorno. Zabimaru dormiva beata nella sua cuccia, la casa era ancora avvolta nel silenzio del mattino. Un mattino che era cominciato in modo malinconico. E Renji se ne accorse.
«Hai fatto un brutto sogno?» domandò. Byakuya si sedette.
«Non direi che è un brutto sogno, è solo… dolceamaro.»
«Hai sognato lei?» domandò cauto. Renji aveva messo da parte i suoi timori e il suo senso di rivalità verso la defunta moglie del suo compagno. Ma questo non voleva dire che ogni tanto non provasse paura o timore che Byakuya cambiasse idea all’ultimo. Perché aveva amato Hisana e perché aveva già sposato lei. Lui era stato un po’ l’imprevisto della sua vita. Byakuya annuì.
«Sì, a volte mi capita. Ma non devi preoccupartene.»
«Ti è capitato spesso di ripensare a lei in questo periodo, non è vero?» chiese ancora Renji.
Renji che era nella sua testa, e non era sicuro che a Byakuya piacesse. In quei momenti non c’erano più confini tra loro due. Certo, era inevitabile che avesse pensato spesso a lei. Ricordava ancora bene i preparativi del loro semplice matrimonio tradizionale, i loro abiti shintoisti e pochi intimi. C’era poi stata una cerimonia all’occidentale, in modo da invitare tutti gli amici e parenti, dove Renji gli aveva fatto da testimone. Non ricordava più dove fosse, ma da qualche parte doveva esserci una foto che li ritraeva tutti e tre insieme. Lui, Hisana e Renji. Con il senno di poi, si rendeva conto che il sorriso di Renji in quella foto non arrivava agli occhi.
«A volte, sì. Ma non fraintendere. Penso sia inevitabile.»
Renji si sedette davanti a lui. Ora era talmente serio da essere arrabbiato.
«Arrivare alla decisione di sposarci è stato… turbolento, direi. Pensavo fossi così indeciso perché avevi sposato lei e quindi non avresti sposato nessun altro.»
Byakuya fece una smorfia.
«Mi sembra un po’ troppo persino per me. Ma no, non è questo. Da quando abbiamo parlato di matrimonio mi è venuta una certa ansia. Lo sai, dopo che Hisana è morta pensavo che non sarei stato più con nessuno. E invece sei arrivato tu. Ma non pensavo che ci saremmo mai sposati. E ancora una volta sei arrivato tu. Tu mi sorprendi sempre. Sei completamente diverso.»
Renji arrossì e allo stesso tempo corrugò la fronte.
«C’è una cosa che mi sono chiesto in questi tre anni d relazione. Hisana era molto simile a te, come carattere. Io sono il tuo totale opposto. Cosa ci hai trovato in me? Non hai mai pensato che per te ci volesse una persona più simile a te?»
O a lei?
Ma questo non lo disse. Se dovevano sposarsi, voleva chiarire tutti i suoi dubbi. Byakuya ci pensò un po’ su.
«È vero, tu sei diverso da me. Per questo mi piaci così tanto. Io ho bisogno di qualcuno che sia capace di sorprendermi ogni giorno, e direi che in questo riesci perfettamente. Sono consapevole di essere un tipo difficile, spesso malinconico e un tantino deprimente. Ma voglio davvero sposarti e non voglio pensare a nulla di deprimente il giorno del nostro matrimonio. Questo vorrei che fosse chiaro.»
Renji arrossì e si fece rigido.
«M-ma certo, è ovvio! Ti amo, ma ti prenderei a pugni se rovinassi qualcosa. Con tutta la fatica che ci sta costando… Facciamo un viaggio di nozze più lungo.»
«Ma Renji, e il lavoro?»
«Dettagli, una pausa non fa male a nessuno.»
Renji prese le sue mani tra le proprie e guardò Byakuya negli occhi.
«Non vedo l’ora di sposarti.»
Stavolta fu Byakuya quello ad arrossire. In quei momenti non c’erano più dubbi o tristezze. Solo il suo amore immenso.
«Nemmeno io.»
 
 
Rin si strinse lo zaino sulle spalle. Miyo e Hayato erano accanto a lei. Hayato era silenzioso, ma era stranamente non imbronciato o supponente di prima mattina. Come sempre, Kaien raggiunse il suo migliore amico dandogli una pacca su una spalla. Le ragazze invece accolsero Rin e Miyo.
«Ciao Rin-uccia» disse Naoko, abbracciandola. «Come stai adesso?»
Rin arrossì.
«Sto bene ora. Ho ripreso a mangiare e mi sento più in forza.»
Kiyoko annuì.
«Quando anche Yami tornerà, dobbiamo organizzare qualcosa. Tipo una festa.»
Rin annuì. Le piacevano le feste e le piacevano i bei vestiti. Chissà se sarebbe riuscita a vedersi di nuovo carina come prima.  Ad un tratto Rin sentì una mano stringersi attorno al suo polso: si trattava di Hayato.
«Scusa, ma devo parlarti un attimo.»
La ragazzina annuì, sotto gli occhi curiosi e increduli dei loro amici.
«Accidenti» commentò Kaien. «Ma che ha Hayato stamattina? Ha qualcosa di diverso nello sguardo.»
Miyo sorrise, tutta contenta. Sapeva che c’era stata una conversazione importante tra suo padre e Hayato e che questa lo aveva molto aiutato.
«Credo che conoscerai presto una versione molto più dolce di Hayato. Kaien fece spallucce e poi guardò Kiyoko, sorridendo e facendola arrossire. Avevano passato insieme un bel pomeriggio il giorno prima e di sicuro ce ne sarebbero stati tanti altri.
Naoko invece era tornata a chiacchierare amabilmente con Satoshi. O per megio dire, lei parlava e Satoshi ascoltava. Era entusiasta perché stava imparando a parlare coreano e poi si era innamorata degli abiti tradizionali.
«Sai, forse mio padre e mio nonno impareranno ad andare d’accordo. Io lo spero, perché sai… mi piace più così, quando andiamo tutti d’accordo. Comunque sappi che adesso, anche se siamo fidanzati, perché ovviamente siamo fidanzati, Kiyoko rimane la mia migliore amica, non la metterò da parte!»
Satoshi annuì, rapito dalla sua parlantina.
«Non è mia intenzione. E poi possiamo uscire tutti e quattro, insieme a Kiyoko e Kaien.»
Naoko stava già fantasticando su un’eventuale uscita a quattro quando al suo sguardo non sfuggì Kaien, il quale si era avvicinato al cugino. E poiché non voleva essere codarda, decise che era arrivato il momento di parlargli e rinsaldare un’amicizia.
«Satoshi, vieni con me» Naoko lo prese per mano. Lui capì subito le sue intenzioni e arrossì. Non sapeva cosa dire o fare. Arrivati davanti a Kohei, Kaien li guardò, pronto a bloccare un eventuale attacco d’ira del cugino. Naoko sospirò.
«Kohei. Mi dispiace per quello che è successo. La colpa è anche mia, ti ho fatto fraintendere. Voglio che tu sappia che tu mi piaci e ti voglio bene, ma come amico. Queste cose, ecco… non si scelgono. Ma non mi piace quando litighiamo. Vorrei che potessimo tornare tutti amici, se possibile.»
Aveva parlato senza riprendere fiato un attimo. Kohei la guardò e poi guardò Satoshi, che sembrava dispiaciuto.
«Piacerebbe anche a me, ecco. Ti considero uno dei miei migliori amici.»
Kohei si sentì accaldato. Sentirsi chiamare migliore amico era bello e piacevole. Non sapeva cosa gli stesse accadendo, ma non si sentiva più così arrabbiato. Sentiva solo il bisogno di fare il bene. Dei suoi amici e della sua famiglia.
«Va bene» disse soltanto.
«Uh? Tutto qui?» chiese Naoko.
«… Mi dispiace se ti ho picchiato» aggiunse poi. «Per me va bene tornare a essere amici. Litigare è difficile e stressante.»
Naoko singhiozzò, stringendo il braccio di Kohei e quello di Satoshi.
«Sono così feliceeee!»
«Va bene dai, non c’è bisogno di piangere!» tentò di calmarla Satoshi. Poi guardò Kohei e capì che la loro amicizia non si era mai spezzata-
 
Rin non capiva perché Hayato volesse parlarle in privato, considerato che stava per lo più zitto. Ed era arrossito, forse aveva caldo?
«Va tutto bene, Hayato?» domandò. Hayato era imbronciato, sembrava in procinto di dire qualcosa. Stava pian piano imparando a lasciarsi andare. Dire ciò che sentiva era molto più piacevole che tenerle per sé. Strinse i pugni.
«Rin, tu…»
Lei chinò la testa di lato, aspettando. Era così bella! Ed era assolutamente perfetta così, non aveva bisogno di essere più magra, alta o chissà cosa.
«Che cavolo, quanto è difficile dire qualcosa di carino!» borbottò puntandole il dito contro. «Rin, tu sei… tu sei bella, ecco. E mi piaci. E so che anche io ti piaccio, quindi… non voglio solo essere tuo amico.»
Rin divenne a sua volta rossissima e gli occhi presero a bruciarle. Mai si sarebbe aspettata una dichiarazione del genere d Hayato Aizen. Forse non lo conosceva così bene. E si mise a ridere.
«Che hai da ridere?!»
Oh, no. Si era forse reso ridicolo?
«Nulla, stavo solo pensando che è buffo. Perché qualche anno fa i nostri padri hanno deciso che ci saremmo sposati. E a noi la cosa non piaceva, anche perché io avevo una lunga lista di gente da voler sposare. E invece guardaci adesso.»
«Guarda che non ho detto che ti sposerò» borbottò Hayato, oramai troppo, troppo imbarazzato. «Però possiamo uscire insieme, vederci anche fuori la scuola… non lo so, queste cose qui!»
«E possiamo anche… baciarci?» domandò, avvicinandosi di colpo. Hayato indietreggiò, non perché non volesse un bacio, ma perché non se l’era aspettato.
«Penso di sì!» esclamò. Rin rise e per un attimo sembrò aver ritrovato la sua malizia. E lo baciò.
Hayato, grazie per avermi detto che sono bella. Magari passerà questo periodo e tornerò anche io a sentirmi carina. Ma non smettere comunque di dirmelo.
 
Masato si era allontanato dai suoi amici perché attendeva che Yuichi arrivasse. Di recente non era successo che qualcuno li infastidisse, ma era consapevole che sarebbe potuto succede. Talvolta, alcuni loro compagni di scuola e perfino insegnanti, li guardavano male quando erano troppo vicini o quando si sfioravano le mani. Ma Masato non aveva paura. Kaien lo aveva protetto per tanto tempo e di questo gli sarebbe sempre stato grato, ma adesso si sentiva abbastanza grande da difendersi da solo. Yuichi arrivò accompagnato da sua madre in auto, sollevando una mano per salutarlo.
«Scusa il ritardo, non ho sentito la sveglia»
Masato lo trovò carino con i capelli in disordine e gli occhiali storti.
«Oh, non fa niente. Senti, le cose a casa tua vanno meglio?»
Masato si preoccupava per lui e la cosa più bella era che non lo costringeva  a parlar se non lo sentiva. Ma quella mattina, Yuichi aveva voglia eccome di parlare.
«Mio papà si è lasciato andare. Io non l’avevo mai visto piangere, ma anche se è stato doloroso, penso ne avesse bisogno. Lui un po’ mi ricorda Kaien: ci vogliono proteggere a tutti i costi, ma alla fine, quelli che hanno il potere di fare qualcosa, siamo noi.»
Masato annuì entusiasta, mentre attraversavano il cortile.
«Sei saggio, Yuichi! Ecco perché mi piaci.»
Yuichi arrossì, sistemandosi lo zaino in spalla.
«E ti va bene stare con me anche se qualcuno potrebbe darci fastidio? Anche se con una ragazza sarebbe più facile?»
Spesso Yuichi aveva pensato che se fosse stato una ragazza, nessuno li avrebbe mal guardati. Sarebbe stato facile come lo era, ad esempio, per Kaien e Kiyoko. Ma Masato di dubbi non ne aveva.
«Assolutamente no. A me le ragazze non piacciono. Cioè, non nel modo in cui mi piaci tu. Non fa niente se ci guarderanno mae o ci creeranno problemi. Lo possiamo affrontare insieme.»
Gli porse a mano e Yuichi abbassò lo sguardo. Non si era mai sentito così fortunato come in quel momento. Strinse quella stessa mano sotto gli occhi di tutti, compagni che passavano e si chiedevano perché due ragazzi maschi avessero atteggiamenti così intimi. Per fortuna non tutti la pensavano così.
«Sì, credo che insieme possiamo affrontare tutto» soffiò Yuichi. Masato sorrise e veloce come il vento gli rubò un bacio. E confermò una cosa che in realtà già sapeva: un semplice bacio rubato a Yuichi rendeva più sopportabile il resto.
 
 
Neliel si era presa una mattina libera, giusto per incontrarsi con Orihime e Tia. La prima aveva raccontato entusiasta d Satoshi, del fatto che fosse ufficialmente suo figlio. Tia, invece, continuava a lanciare sguardi languidi al suo compagno. Grimmjow era intento a parlare con Ulquiorra e Nnoitra. A giudicare dal rossore delle guance e dagli occhi che brillavano, dovevano aver fatto pace, constatò Neliel.
«Oh, Nel. Sono così felice che a Satoshi piaccia Naoko. Sono così carini. Ma ci pensi come sarebbe bello se un giorno si sposassero? Sarebbe troppo divertente.»
Neliel pensò che in effetti sarebbe stato bello e piuttosto esilarante avere come consuocera la sua migliore amica.
«Beh, sarebbe bello sì. Certo, sono ancora bambini, ma non mi dispiacerebbe avere un genero come Satoshi. È un ragazzino così gentile e sensibile. In questo ha preso da voi due.»
Orihime arrossì, orgogliosa. Forse Satoshi non poteva somigliare a lei e ad Ulquiorra nel fisico, ma aveva ereditato da entrambi dei valori. Tia sospirò.
«Sapete? Tutti questi discorsi mi fanno venire voglia di avere un figlio.»
Neliel nascose un risolino. Chissà cosa Grimmjow ne pensava?
 
Grimmjow, mentre le ragazze bevevano tè verde e chiacchieravano, stava ascoltando i discorsi di Ulquiorra e Nnoitra, che si stavano rivelando essere due padri piuttosto apprensivi.
«Io ti avviso, Ulquiorra» Nnoitra gli puntò il dito contro. «Se tuo figlio fa soffrire la mia… ti prendo a pugni.»
«E va bene» rispose calmo, ma serio. «Se a soffrire però è mio figlio, io uccido te. Altro?»
«Ovviamente, ci devono essere delle regole» borbottò. «Sono ancora piccoli per… beh, lo sai! Ma se un giorno dovesse succedere, che sia lontano dai miei occhi. Quindi che lo facciano a casa tua.»
«Perché deve essere casa mia?»
«Forse perché una casa è più sicura di un love motel da quattro soldi? E soprattutto» Nnoitra strinse un pugno. «Se tuo figlio mette incinta mia figlia, io uccido te e anche lui.»
Ulquiorra sospirò. Ma che aveva fatto di male? Se non fosse stato il diretto interessato, avrebbe trovato Nnoitra perfino divertente.
«Parlerò a Satoshi di come fare del sesso protetto. Ora, cortesemente, vuoi calmarti? Non ci hai neanche detto com’è andata con i tuoi genitori.»
Nnoitra ad un tratto cambiò espressione. Gli sembrava ancora surreale sapere du avere di nuovo un rapporto con i suoi, con suo padre in particolare.
«Beh… stiamo provando ad andare d’accordo. Sul serio, però. Mia madre ha buttato mio padre fuori di casa e di sicuro non lo avrebbe riaccolto se non avesse smesso di comportarsi da stronzo.»
Grimmjow si mise a rispondere.
«Ah, ecco da chi hai preso il tuo caratterino.»
Nnoitra arrossì.
«Già. Comunque, il merito non è mio, non fosse stato per Neliel non sarei mai andato avanti. È lei quella compassionevole, quella incline al perdono. E lei il sole della coppia» disse quest’ultima frase lanciando uno sguardo a sua mogie, la quale se ne accorse e arrossì, sorridendogli. Grimmjow si alzò: gli era venuta un’improvvisa voglia di stare con Tia, forse era tutto quell’amore nell’aria?
«Ehi, Tia. Andiamo?»
«Sì, direi di sì» rispose subito lei, alzandosi. «Ci vediamo, eh…»
Orihime e Ulquiorra si intrattennero per un po’ prima di andarsene. Quando furono rimasti soli, Neiel si sedette sulle gambe di suo marito, come fosse stata una ragazzina.
«Allora… io sarei il sole della coppia?»
«Oh, andiamo» borbottò lui arrossendo. «Lo sai che l’ho sempre pensato. Più invecchio e più divento sentimentale. Ma a parte gli scherzi… grazie. Per essermi stata accanto. Sin da quando ti conosco.»
Neliel sfiorò con dolcezza il suo viso e lo guardò con occhi innamorati. Per lei era una cosa quasi ovvia, stare vicino alla persona che amava. Anche se capiva bene che ovvio non lo era per niente.
«Grazie a te» gli sussurrò, per poi baciarlo. Nnoitra avrebbe voluto chiederle per cosa lo stesse ringraziando, ma poi decise di non farlo. Aveva imparato a riconoscersi ìi meriti, quand’era giusto. Mentre i due si baciavano, Aries prese a scodinzolare e ad abbaiare.
«Eh? Ma c’è qualcuno?» domandò Nnoitra vedendo come il su cane fissava la porta. Neiel si alzò e andò ad aprire. Davanti a lei comparve poco dopo la sorridente figura di Sun Ah, la quale era andata dritta ad abbracciare il figlio.
«Ma…» arrossì Nnoitra, sorpreso. Neliel ridacchiò.
«Non vi aspettavamo» disse la donna,
«In realtà non era nei piani venirvi a trovare» disse la donna, la quale sembrava aver ritrovato un po’ di vitalità. «Shirai, entra.»
Nnoitra vide suo padre entrare con un’espressione confusa e imbarazzata.
«Ci sono dei ragazzini appostati davanti casa tua che mi hanno chiesto di farsi fare un autografo da te. Non immaginavo che avessi dei fan che ti adorano fino a questo punto» disse l’uomo, sinceramente stupito.
«Che cosa?! Oh, questa è tutta colpa di Grimmjow, si vanta sempre di essere mio amico con chiunque! Comunque, che cosa stai tramando?» Nnoitra si rivolse a sua madre.
«Nulla di pericoloso. Stavo pensando che sarebbe divertente fare una foto di famiglia dove indossiamo gli abiti tradizionali coreani.»
A Neliel brillarono gli occhi.
«Parli degli hanbok? Li ho visti cercandoli su internet, sono davvero stupendi e sono sicura che Naoko apprezzerà l’idea.»
Nnoitra si guardò attorno in imbarazzo. Nonostante tutto, ancora non era un gran fan dele fotografie.
«Non mi dirai che hai conservato ancora il mio?!» esclamò, guardando prima sua madre e poi suo padre. Shirai fece spallucce.
«Non guardare me, non ho avuto voce in capitolo.»
Nnoitra si rassegnò ben presto, anche perché Neiel era entusiasta e lo sarebbe stata anche Naoko, di sicuro. In fondo, avere i suoi genitori che gi giravano attorno non era male. Non lo era per niente,
 
 
Yoruichi si era presa qualche giorno di ferie, aveva bisogno di rimettere a posto le idee. Yami non era ancora tornata a scuola, aveva bisogno di un po’ di tempo per riprendersi e di sicuro avrebbe fatto qualche seduta con uno psicoterapeuta. La donna aveva però dei buoni propositi da seguire, tipo quello di essere più affettuosa e comprensiva, cercare di curare il suo rapporto con sua figlia. E magari cercare anche di farsi perdonare da Kisuke e Soi Fon, che aveva trattato malissimo. Era stata ore ai fornelli per preparare la colazione, e ora riso, sgombro, frutta e zuppa di miso erano in bella vista sul tavolo. Kisuke sorrise quando vide sua moglie con indosso un adorabile grembiule e si avvicinò per abbracciarla da dietro.
«Buongiorno, mia cara Yoruichi. Ti sei data da fare, eh?»
«Umh, è solo un piccolo pensiero» disse arrossendo. «Ma mi dispiace davvero per il modo orribile in cui mi sono comportata con tutti voi.»
Kisuke le baciò la tempia.
«Lo so, lo so. Ma l’importante è che la nostra Yami stia bene. E anche voi. Sei sempre la mia Yoruichi, vero?» domandò al suo orecchio. Lei chiuse gi occhi.
«Sempre.»
Kisuke la baciò sul collo e poi la fece voltare per baciarla sulle labbra. Soi Fon entrò proprio in quel momento, schiarendosi la voce.
«Buongiorno.»
«Ciao, Soi Fon» disse Yoruichi, ancora rossa in viso.
«Umh, ecco… volevo solo dirvi che ho finito la prima stesura del mio… libro»
Tra una cosa e l’altra aveva trovato il tempo di concluderlo. Anzi, poteva dire che fosse stata addirittura ispirata.
«Eh?! Davvero?!» gridò Kisuke. «Voglio leggerlo, mi avete tenuto all’oscuro, voi due.»
«In realtà ho apportato alcune modifiche» ammise Soi Fon. «Pensavo ad una storia d’amore, vero. Ma questa storia… in un certo senso… parla di noi e del nostro… tipo di amore.»
Era arrossita, guardando da un’altra parte. Aveva sentito i bisogno e la vogia di raccontarsi, di raccontare quel tipo di amore meno comune, ma che era reale. E poi quella era stata la sua dichiarazione indiretta, la sua presa di coscienza. Yoruichi sgranò gi occhi, indicandosi.
«Tu ami noi?» sussurrò. Soi Fon, con un grande sforzo, li guardò.
«S-sì. Ma chiariamo, non intendo fare l’amante, né voglio che vi vergognate di me. Quindi se non siete con-»
Si ritrovò all’improvviso sollevata in aria: Kisuke, in preda alla gioia, l’aveva presa in braccio.
«Hai usato noi come ispirazione per il tuo libro! Non sono uno scrittore, ma se lo fossi e volessi dichiarare il mio amore, farei proprio così. Oh, forse sono pazzo. Ma sento di amare voi e noi.»
Kisuke come al solito era tanto spontaneo quasi da sembrare un bambino. Yoruichi sentì gli occhi divenirle lucidi. Magari era una follia e non c’era certezza che avrebbe funzionato, come in tante cose. Ma sarebbe stato ancora più folle spezzare a sua famiglia, perché sì, Soi Fon faceva parte della sua famiglia.
«Tu… non sarai quella di cui ci vergogneremo. Fai parte della famiglia e non ti sarò mai abbastanza grata per essermi stata vicina.»
Kisuke rimise Soi Fon giù e lei andò a stringere le mani di Soi Fon.
«Allora è vero? Volete provarci? Anche se sono troppo giovane e verremo giudicati malamente?»
«Ah, il mondo è pieno di idioti» Kisuke si avvicinò, stringendo le loro spalle. «E poi sarai troppo giovane, ma sai essere più matura di noi due messe insieme. Non riesco a immaginare la mia vita senza le mie due donne.»
A Soi Fon parve un sogno. Era già pronta ad un rifiuto, sapeva a cosa andava incontro. Invece lei, Yoruichi e Kisuke erano sulla stessa lunghezza d’onda. Avevano fatto un giro lunghissimo, durato anni, prima di comprenderlo. Ma ora eccoli ì tutti abbracciati. Soi Fon li guardò e baciò prima Yoruichi e poi Kisuke. Si sentiva un po’ uno dei personaggi del suo libro. Ma a differenza del finale di quella storia, che aveva immaginato più dolceamaro, il loro sembrava un vero lieto inizio.
 
 
Karin tornò a casa particolarmente stanca, quel giorno. Posò il borsone a terra e si stiracchiò. Yasutora doveva essere tornato da poco, a giudicare dai rumori che sentiva dalla cucina. Con suo marito le cose andavano bene. Anzi, benissimo. Era dispiaciuta del fatto che le cose non andassero altrettanto bene con Kohei: suo figlio era diventato sfuggente e silenzioso. Ei era sempre stata abituata a sentirlo leggere ad alta voce, a fare ragionamento a volte astrusi, ma sempre molto interessanti e profondi. Forse era l’adolescenza ed era inevitabile. Inevitabile che si creasse un distacco tra lei e suo figlio, che non era più un bambino, che un giorno sarebbe diventato un uomo. Questa era una cosa che aveva sempre saputo, ma ora quella consapevolezza pulsava e faceva male in modo atroce. Entrò in cucina, dove riconobbe subito le spalle larghe e sicuro di suo marito. E sorrise. Notò, subito dopo, che Yasutora però non era solo. Kohei se ne stava accanto a lui, tutto concentrato stava decorando quella che sembrava essere una torta. Il che era stupefacente, perché Kohei odiava sporcarsi.
«Che cosa state combinando voi due?» domandò. Kohei si voltò a guardarla, nascondendo il sac a poche dietro la schiena.
«Umh, niente. Sei tornata prima, dovevi tornare tra venti minuti, almeno» borbottò Kohei, meticoloso come al solito. Anche perché, in questo modo, poteva dire addio all’effetto sorpresa.
«Sì, è vero. Ma che succede?» chiese Karin guardando Chad con aria interrogativa. Quest’ultimo allora pensò da dove posso cominciare? Ah, sì. Kohei è venuto da me dicendogli che dispiaceva averti trattato così mae e che voleva farsi perdonare. Così ha deciso di preparare il tuo dolce preferito, anche se le fragole non gli piacciono e odia sporcarsi. Questo però non lo disse, lasciò che fosse Kohei a esprimersi. Suo figlio stava diventando ogni giorno più bravo e trovare nuovi modi per esprimere ciò che sentiva.
«È un dolce per te. L’ho preparato io. Papà mi ha aiutato. Un pochino. Il fatto è che… beh! Io non sono mica una persona violenta. Papà mi dice sempre che bisogna usare la forza per difendere chi amiamo, non per fare male. Questo è il punto. Oggi ho chiesto scusa a Naoko, quindi chiedo scusa anche a te. Non volevo essere aggressivo. Quindi ho fatto questa torta. Ho misurato tutto alla perfezione.»
Chad alzò gli occhi al cielo, ma sorrise. Kohei era davvero meticoloso in tutto, però era stato divertente. Gli sarebbe piaciuto fare tante altre cose con lui. Karin li guardò e poi sentì gli occhi divenire lucidi. Aveva tragicamente pensato che suo figlio l’avrebbe amata sempre di meno fino ad allontanarsi del tutto, un processo inevitabile che a quell’età avveniva fino a proseguire nell’adolescenza. Ma ecco che suo figlio la sorprendeva con semplicità. In questo non era mai cambiato.
«Avete fatto questo per me?» gemette. Kohei annuì.
«Però non piangere. Non vorrei fare piangere più nessuno, va bene?» domandò, rosso in viso. Kohei era un animo buono e sensibile, che stava cercando di dimostrare affetto attraverso piccoli gesti significativi. Karin lo abbracciò e Kohei fu davvero felice di ricambiare: aveva temuto che sua madre non gli volesse più bene, che magari preferisse un figlio normale, o migliore.
«Piango perché sono felice. A vote capita» Karin sorrideva e lacrimava.
Chad li abbracciò entrambi e guardò suo figlio. Spesso aveva pensato che non gli somigliasse moto, ma ora era costretto a ricredersi: Kohei gli somigliava tanto.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: Nao Yoshikawa