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Autore: Mia99    25/03/2023    0 recensioni
Emma ha 28 anni, intelligente e brillante che per destino o sfortuna deve tornare nella sua città natale.
Non lo sa ma avrà un caso particolare da seguire.
Le sue emozioni le metteranno i bastoni tra le ruote o il suo senso di giustizia da perfetta avvocata avrà la meglio?
Genere: Malinconico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fredda, nebbiosa e malinconica.

 

È così che descrivere una città come Rieste.

 

Mai avrei creduto di ritornare in questa città dimenticata da Dio, ma si sa, la vita è imprevedibile. Forse anche troppo.

 

Da come si può capire non sono molto entusiasta e nonostante rivedere gli alti edifici,le piazze centrali piene di turisti e le barche in riva al mare non siano cose per le quali io salti di gioia, mi ci devo adattare anzi riadattare.

 

“attenzione : allontanarsi dalla linea gialla, il treno MILANO-RIESTE” aprirà le sue porte tra cinque minuti

 

Una marea di gente in preda al panico d’uscita si è riversata nella parte centrale del treno, aspettando quei cinque minuti come se ne andasse della loro vita.

 

Non capisco perché tutta questa fretta, si sta così bene in treno: niente vento, niente freddo, niente pioggia.

 

La mia città non è famosa per il bel tempo ma per un fortissimo vento che quando soffia riesce addirittura a portarti in giro per le vie, che tu lo voglia o no.

 

Scendo dal treno un po’ indolenzita : attendere che tutti gli altri passeggeri scendessero mi ha fatto addormentare i piedi.

 

Appoggio la valigia e mi sgranchisco per bene : le 5 ore di viaggio non sono state così infernali come pensavo, menomale.

 

Mi dirigo all’uscita della stazione un po’ spaesata, hanno tinteggiato di bianco i muri esterni pieni di muffa, sostituito gli altoparlanti rumorosi e gracchianti e ampliato i binari da 7 a 9.

 

-Woah, come siamo internazionali- penso ma l’ironia non esce fuori dalla mia bocca, meglio evitare certe battute. Troppo patriottismo ed amore per le proprie infrastrutture potrebbero non andare a genio con il mio sarcasmo.

 

Esco finalmente dalla stazione e mi incammino verso il taxi.

 

“Via Cavana, per favore” 

 

Il tassista parte, per tutto il viaggio non emette un fiato ed io nemmeno, guardo fuori dal finestrino neanche fossi una turista a New York con la sua macchinetta fotografica pronta a scattare foto a qualsiasi cosa.

 

Me la ricordavo diversa ma è anche vero che manco da casa da 5 anni ormai, per forza non sia più la stessa città che ho lasciato a 23 anni.

 

Il tassista si ferma nella zona di posteggio dedicata, lo pago, lo ringrazio e riparte in direzione stazione a fare il prossimo turno.

 

Entro nel complesso del mio appartamento che mi ospiterà per il prossimo mese e salgo le scale, per fortuna è un secondo piano senza ascensore non credo avrei accettato piani più alti.

Giro la chiave nella toppa ed entro : grande, lussuoso e moderno. Come piace a me.

Perlomeno i soldi che ho speso ne sono valsi più che la pena.

 

Decido di mettermi subito in al lavoro : disfo la valigia ed inizio a sistemarmi.

 

Riesco a fare tutto nel giro di due ore e dopo aver finito mi fondo in doccia per darmi una rigenerata, nonostante il meteo non sia favorevole e le temperature non saliranno prima del prossimo mese non sento quella necessita assoluta di farmi una doccia bollente.

 

Una volta lavata, mi asciugo e mi infilo la tuta-pigiama che avevo già preso dalla valigia. Ora sì che sono comoda.

 

Mi metto sul divano e accendo il computer, in quel momento vedo un email e due chiamate perse sul mio cellulare. Richiamo.

 

“Ciao amore, sei arrivata? Come stai?”

 

È Pietro, il mio ragazzo, vuole sapere ogni singolo dettaglio del viaggio, della camera e della città.

Nonostante io non abbia troppa voglia di colloquiare, metto da parte stanchezza e svogliatezza ed inizio il mio preciso resoconto, come piace a lui.

 

Dopo un’ora e trenta al cellulare, chiudo la telefonata e ritorno al pc. Ho ancora del lavoro da finire e se non avessi “perso” questo tempo al telefono, avrei forse già finito. Vabbè, pazienza.

 

Dopo solo trenta minuti al computer, il mio iPhone squilla di nuovo ma questa volta non è Pietro ma il mio capo : Sergio Mantovani.

 

Sergio e il classico milanese doc che si è trasferito in una città dell’est per amore: lui e sua moglie Paola sono stupendi, hanno tre bellissimi bambini di 5, 7 e 9 anni che riempiono le loro giornate di amore e felicità.

 

Qual’è il problema ? Be, per quanto Sergio sia un bravissimo papà, come capo è decisamente pessimo.

 

Visto il suo umore bipolare decido che, almeno per oggi, non è una buona idea evitare la sua chiamata perciò rispondo -ho già troppo mal di testa per subirmi anche lui e la tiritera perché non ho alzato la cornetta-

 

“Ciao Capo, sono arrivata e sto bene, grazie per averlo chiesto e grazie anche dell’appartamento. Ringrazierò Paola appena la vedrò, lei si che ha buon gusto…dovrebbe rifare lei il nostro studio a Milano, avrebbe assolu-“

 

“Poco la spiritosa, sei mia socia ma posso comunque ancora licenziarti, ricordatelo. Comunque ho bisogno di te, in questura tra 10 minuti” 

 

Telefonata finita.

 

Cerco di fare mente locale su dove sia la Questura e sopratutto sul perché devo andare lì a quest’ora della sera.

 

A mezzanotte di mercoledì dubito che ci sia qualche assassino che si sia costituito.

 

Smetto di pensare e mi cambio al volo, prendo la borsa a tracolla e mi dirigo da Sergio.

 

Arrivata in 5 minuti, altra cosa da ringraziare a Paola : compra un immobile in pieno centro.

 

“Buonasera sono l’avvocata Serlioni, il mio socio Sergio Mantovani mi sta aspettando all’entrata. È urgente”

 

In realtà non è vero : non so dove sia Sergio ne se è davvero urgente la mia presenza ma sono piuttosto brava ormai a mentire per velocizzare il mio accesso nei luoghi meno comuni (buffo per una avvocata che difende e scopre la verità no?)

 

L’agente mi fa segno di seguirlo ed entriamo, saliamo la rampa di scale del primo piano e si ferma davanti ad una porta, bussa e mi lascia passare.

Entro nella stanza, curiosa ed eccitata ma per poco non svengo sull’uscio : il mio ex fidanzato nonché amore della mia vita che mi ha lasciata e per il quale ho avuto una grossa difficoltà a fidarmi nelle relazioni sentimentali future e il quale credevo da tutta un’altra parte era lì, con le manette ai polsi che fissava.

 

“Emma, lui è l’agente Petrullo, lui il Vicequestore Coslovi mentre questo ragazzo è…” inizia Sergio facendo le dovute presentazioni ma le finisco io per lui

 

“Matt Russi…ci conosciamo” 

 

Restano tutti alquanto basiti dalla circostanza ma decido di non dar loro seguito, guardo Sergio sperando che almeno lui per adesso non faccia domande scomode.

So già che domani in studio dovrò rispondere al suo interrogatorio personale sulla vicenda ma per adesso non mi importa. Voglio solo sapere perché io, perché lui, perché qui e cosa diamine HO fatto per finire in questa situazione.

 

“Be, saltiamo i convenevoli allora. Matt è in arresto per omicidio. La sua ragazza è stata trovata senza vita alle 22.30 di questa sera e lui è stato l’ultimo a vederla viva.” 

 

Il vicequestore spiega la situazione in maniera precisa e composta come se non avesse appena comunicato che una ragazza di ventisette anni è stata ritrovata morta, con una ferita da arma da fuoco nel suo letto, questa notte. A volte mi sorprende di quanta forza ci voglia per fare il poliziotto.

 

“Non sono stato io, dovete credermi, io l’amavo… era la donna della mia vita. Non avrei mai potuto ammazzarla!”

 

Non so cosa abbia fatto più male : se vederlo in quelle condizioni, sudato e stremato da tutto oppure se sentire quelle parole “donna della mia vita”. Una volta le disse pure a me, confortanti parole unite ad un futuro immaginario bellissimo…poi mi lascio perché non più innamorato di me dopo una pesante litigata e due settimane di silenzio.

Lasciai Rieste dopo un mese sperando in un suo ritorno e di dimenticarlo al tempo stesso.

Mi senti morire. 

Tuttavia presi la laurea con lode in Giurisprudenza e consegui il Master in Criminologia ed Analisi Comportamentale ma non tornai, nemmeno per i festeggiamenti con la mia famiglia e i miei amici. Rimasi a Torino, non volevo più tornare qui.

Buffa la vita vero?

 

“Penso che ne avrai per più di un mese Emma…” 

 

Le parole di Sergio mi riportano alla triste realtà : Matt sta venendo portato via dagli Agenti e dal Dott. Petrullo, il mio capo é accanto a me, il vicequestore parla al telefono ed io rimango di fronte al tavolo, con ancora il fascicolo e le foto di Anna, sparse sul tavolo.

 

 

Inizia lo spettacolo…

   
 
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