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Autore: Quella Della Pasta    27/03/2023    0 recensioni
«Okay, squadra! Chi vuole giocare?»
Le parole che cementarono la sua fine. «Ti preferivo quando eri un genio dei computer solitario», borbottò Elliot in direzione di Hardison, che sventolava tutto fiero, appena giunto in cucina, una scatola delle esatte dimensioni per contenere un gioco da tavola. E faceva anche lo stesso rumore.
Piove. Elliot si annoia. Hardison ha un'idea. E Parker, be', si accoda.
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Partecipa al COW-T #13 col prompt (quinta settimana) Missione 2 (chi vuole giocare?) - 06. Pictionary.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Hardison, Eliot Spencer, Parker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Pioveva, sulle strade di Boston. Ovvio, aveva pensato Elliot, dando un’occhiata seccata alle finestre: pioveva sempre, quando lui aveva molte cose da fare – leggasi: andare a spasso con la hostess carina conosciuta durante l’ultimo dirottamento aereo sventato dal team – e zero voglia di stare appresso a Hardison e Parker. Oh, beninteso, ormai erano amiconi, proprio della pasta di quei grandi amici di cui leggeva da ragazzo nei romanzi, vecchio ciarpame che suo padre, altrettanto vecchio e altrettanto sentimentale, gli mollava come regalo ad ogni compleanno. E – ah, davvero fantastico : Elliot si ritrovava pure ad asciugarsi furtivamente un accenno di lacrima, ora che se n’era ricordato. Maledetta Sophie e i suoi esercizi di accostamento sentimentale, o di qualunque altra diavoleria psicologico-teatrale si fosse trattata.

Be’, ad ogni modo, pioveva. E il cielo più che plumbeo pareva intenzionato a continuare per tutta la giornata. Niente passeggiatina romantica al parco per poi concludere in una più confortevole camera d’albergo, e pure niente missione di salvataggio dell’ennesima pover’anima che sarebbe giunta al pub, a pregare Nathan di aiutarli quasi fosse la statua di San Nicola della sua chiesetta mal tenuta. Ché quando pioveva, la gente se ne stava in casa, e solo pochissimi disperati se la facevano nel traffico impazzito della città sott’acqua per raggiungerli al locale. Per non parlare delle lamentele di Sophie, ché i capelli le si arricciavano, e di Parker, che correva il rischio di scivolare dalle sue corde – l’unica lamentela comprensibile, a detta di Elliot. Quanto ad Hardison, detestava già l’idea di uscire anche solo dalla sua cameretta dello scienziato pazzo, e quindi non faceva testo. E Nathan se ne fregava altamente del tempaccio al di fuori, come pure di un mucchio di altre cose che non ci stessero in una bottiglia, per cui. Elliot si limitava a tenergli un occhio addosso, e l’altro pure. Quando necessario. Era pur sempre un uomo, adulto e vaccinato. Suvvia…

«Okay, squadra! Chi vuole giocare?»

Le parole che cementarono la sua fine. «Ti preferivo quando eri un genio dei computer solitario», borbottò Elliot in direzione di Hardison, che sventolava tutto fiero, appena giunto in cucina, una scatola delle esatte dimensioni per contenere un gioco da tavola. E faceva anche lo stesso rumore. Accidenti a Sophie e le sue idee per cementare la fiducia reciproca, applicare il pensiero interpersonale, e il resto delle altre sue stronzate mentaliste, e accidenti pure a Nathan che le dava retta!

«Sì, be’...» Hardison faticò un po’ per levarsi le mani di Parker addosso, che voleva invece prendere quella scatola per farci una trappola esplosiva a tempo – è anche delle dimensioni perfette!, andava protestando, ma l’hacker era (per fortuna) duro d’orecchi: «Mia nonna era solita mettere tre o quattro di queste bellezze sul tavolo, non appena fuori si scatenava il diluvio universale. E mi annoiavo a morte, ma è grazie a giochi come questo, che ho imparato le prime cose che mi avrebbero reso il genio che sono adesso…».

«Potere agli smanettoni», canticchiò Parker. Per tutta risposta, Hardison batté entusiasta il suo pugno contro il suo, prima di rivolgerlo verso Elliot. Il quale scosse la testa, torvo, e Hardison ritirò la mano con un’alzata di spalle molto diplomatica.

«Non conosco questo gioco», tentò di svignarsela Elliot. In effetti, non lo conosceva per davvero, e poi poteva sempre telefonare a quella hostess tanto carina e chiederle se le andava un giro, invece, sotto le cupole in fiore del centro commerciale…

«Oh, è facile, vedrai.» Hardison stava già smontando la scatola e tirando fuori tutti i pezzi e il tabellone. E Parker si era perfino seduta al tavolo, anche se pareva più impegnata a scrutare quante e quali di quelle pedine avrebbe potuto usare per uno dei suoi diabolici trucchetti. In ogni caso, se la ladra acrobatica poneva attenzione su qualcosa, era finita. Così Elliot sospirò, e andò a sedersi pure lui per non sapeva quante ore di pura e semplice tortura mentale gratuita.

Quasi preferiva aver accettato l’invito di Nathan a seguirlo a teatro, e sorbirsi il nuovo spettacolo di Sophie. Dopotutto, dopo l’addestramento nei corpi speciali, Elliot era diventato capace di dormire in qualsiasi condizione estrema…

 

Neanche un’oretta dopo, Elliot scoprì che quel Pictionary era molto più piacevole di quanto si aspettava.

«No, ma dai, è impossibile!» Era la quarta o quinta volta che Hardison cacciava quella lamentela. « Quello sarebbe un gelato?!»

«Io l’ho indovinato subito», si intromise Parker, alzando la mano da brava bambina.

Elliot ridacchiò, sventolando il suo bel disegno. «Un punto a lei, smanettone…» Mica era colpa sua, se l’hacker non conosceva il kulfi. Che Parker aveva probabilmente scambiato per un gelato su stecco, ma in fin dei conti, la sostanza era la stessa. Hardison non aveva indovinato per l’ennesima volta, ed Elliot aveva ottenuto di nuovo soddisfazione per quella serata buttata nel cesso.

«Evvai!» Tutta contenta, Parker fece avanzare la sua pedina – quella a forma di caramella, perché di barrette di cioccolata non ce n’erano, e nemmeno di pedine in quella scatola, così erano dovuti ricorrere a quelle del vecchio Monopoli di Nathan – di fin troppe caselle consentite.

Cosa che, ovviamente, fece svalvolare Hardison. «State barando!», esclamò, gli occhi strabuzzati a guardare prima l’uno e poi l’altra. «State palesemente barando, e tutto perché non volevate giocare!»

«Io volevo giocare», ribatté Parker. Prima di stirare le labbra in una smorfia di delusione. «Ma mi aspettavo più qualcosa come rubamazzetto.»

«Questo perché tu bari anche a quel gioco!...»

«Sei tu che non vuoi perdere», la tagliò corta Elliot, recuperando i dadi. E, sperò, anche l’attenzione di Hardison, ché se si metteva a riepilogare tutte le volte in cui sia Parker che Nathan avevano barato a carte, avrebbero fatto le undici di sera ma del giorno dopo. «Allora, smanettone? Sei capace di disegnare qualcosa che non sia una casa fatta di stecchini?»

Mentre Parker ridacchiava (anche se non brillava in disegno neppure lei, andava detto. A meno che non si trattasse di progetti per griglie laser, ma Elliot sperava che non ci fossero, nelle carte di quel dannatissimo gioco), Hardison lanciò i dadi con una drammaticità che Elliot credeva di aver visto solo in Ocean’s eleven. O quando Sophie si fingeva la bella croupier di un casinò in cui dovevano andare a ri-regolare i conti.

« Boom! », fece poi, leggendo dalla carta che aveva appena estratto dal mazzo. «Vediamo se questa la sapete, cari i miei Leonardo e Michelangelo!»

«Non erano tartarughe?», chiese Parker, sottovoce, ad Elliot, mentre Hardison scarabocchiava a tutta forza sul suo foglio. Elliot fece spallucce, ché la questione era leggermente più complessa di quel che Parker credeva.

«È una macchina fotografica», la buttò lì. Prima di sorridere da un orecchio all’altro, guardando Hardison infuriarsi. «Tu bari! Bari palesemente! Non è possibile che l’hai indovinata così in fretta, è un modello che è ancora in produzione alla Canon…!»

«Ha un oblò e un tastino di lato», si spiegò Elliot. «Cos’altro deve essere? Può pure avere la forma di una ciabatta, se è per questo…»

«Una foto-ciabatta», commentò Parker, prima di ridere alla sua stessa battuta.

Elliot riprese il dado. «Be’, allora? Non aggiorni il conto dei punti?»

Per tutta risposta, Hardison stracciò il suo disegno.

   
 
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