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Autore: NicoJack    28/03/2023    0 recensioni
Ispirato ovviamente a Shrek, ma con personaggi di 1000 altri fandom, con Jack Frost nella parte di Shrek, Elsa nella parte di Fiona e Ciuchino nella parte di Duffy Duck.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15: Dolore e tradimento
“E’ il solo modo per rompere l’incantesimo” disse Elsa a Daffy finendo la sua spiegazione sul perché non avrebbe mai potuto mettersi insieme a Jack.
Il papero non sapeva cosa fare, quella situazione era veramente fottutamente complessa e il papero sapeva che ormai rimaneva una sola cosa da fare, in modo che venisse fuori uno straccio di soluzione a tutto questo (e per allontanare Elsa il più possibile dalle grinfie di Weselton): dirlo a Jack.
Quindi glielo disse a Elsa, scendendo dall’ingranaggio e dirigendosi verso la porta del mulino: “Devi dire la verità a Jack.”
Elsa completamente terrorizzata all’idea che Jack venisse a sapere del suo segreto si alzo in piedi di scatto e disse al papero: “NO! Non devi dirgli niente. “
Daffy disse abbastanza seccato: “A che serve essere in grado di parlare se devi mantenere i segreti?”
Elsa sempre più preoccupata che Daffy dicesse a Jack dei suoi poteri disse al papero: “Promettimi che non glielo dirai.”
Daffy sapeva che se glielo avesse detto a Jack tutta questa storia sarebbe finita il prima possibile (e forse per il meglio sul lungo termine), ma sapeva che in un certo senso non era suo dovere dirli la verità, ma di Elsa quindi disse seriamente: “D’accordo non glielo dirò, ma tu dovresti. Jack si merita la verità.”
Questa risposta fece tacere Elsa, mentre osservava Daffy uscire dal mulino e seguendolo con lo sguardo fino fuori, mentre il papero bofonchiava tra sé e sé qualcosa che non capiva, per poi vederlo mettersi sdraiato accanto al falò che aveva acceso per dormire.
Solo a quel punto la principessa noto che la sua testa e metà del suo corpo erano al di fuori del mulino e si rimprovero mentalmente perché Jack avrebbe potuto vederla in qualsiasi momento e scoprire la sua maledizione, ma guardandosi intorno la principessa non vide la presenza dello spirito dell’inverno.
Quindi stava per rientrare nel mulino, ma mentre stava per girarsi entro nella sua visuale qualcosa di giallo che si trovava per terra e quindi Elsa guardo a sinistra della porta e vide che in mezzo all’erba si trovava un girasole mezzo congelato.
La principessa si chiese cosa ci facesse li lontano dal campo dei girasoli, ma non riuscì a pensarci troppo, semplicemente raccolse il fiore già colto da terra e rientro dentro il mulino chiudendosi la porta alle spalle.
Per un ora intera la principessa fece avanti e indietro in preda ai dubbi, non sapeva che fare e questo si rifletteva sul ghiaccio e la neve da lei creata che comincio a illuminarsi di un rosso minaccioso.
Elsa sapeva che Daffy aveva ragione e che avrebbe dovuto dirlo a Jack, lui avrebbe trovato (o almeno cercato) una soluzione al suo problema e fin ora l’aveva sempre trattata con decenza e come un vero essere umano, ma aveva paura di quel sentimento di amore nei suoi confronti che in lei ribolliva.
Più di ogni altra cosa però aveva paura di un possibile rifiuto, aveva paura che lui l’avrebbe guardata come suo padre la guardava ogni volta che il sole tramontava da bambina, aveva paura che lui l’avrebbe abbandonata e lasciata da sola, aveva paura di perdere tutti quei bei momenti che avevano passato insieme in quella bellissima giornata di risate e allegria.
La principessa si teneva il capo con entrambe le mani, non sapendo cosa scegliere, poi però guardo il misterioso girasole congelato che aveva raccolto da fuori la porta del mulino e decise che se lei non si sarebbe decisa allora avrebbe scelto la sorte per lei.
Afferro il fiore per il suo gambale e strappo da esso un petalo congelato sussurrando: “Glielo dico.”
Poi per qualche minuto si blocco come spaventata nell’andare avanti nella cosa e osservando il girasole come se la pianta potesse darle la risposta giusta, per poi dopo un sospiro di sconfitta strappare un altro petalo e dire: “Non glielo dico.”
Questo rituale andò avanti per ore, perché ogni volta che la principessa rimuoveva un petalo, passava dieci minuti a pensare a cosa sarebbe successo se glielo avesse detto a Jack oppure no, o altrimenti si limitava a fissare il vuoto troppo spaventata per andare avanti.
Il tempo passo e si arrivo all’ultimo petalo il trentasettesimo ed Elsa sapeva già che cosa avrebbe dovuto fare se lo avesse strappato: dire tutto a Jack.
Per un altro minuto Elsa non strappo il petalo, ma lo fisso spaventata di quella decisione, spaventata dei rischi di dire a Jack la verità sui suoi poteri, ma poi si ricordo le parole di Daffy sul fatto che Jack meritasse la verità e in effetti la principessa non poté che dare ragione al papero, dopotutto Jack le aveva donato la libertà era giusto che Elsa ricambiasse con qualcosa di uguale valore.
Quindi, senza neanche strappare l’ultimo petalo del girasole e con un sorriso sconfitto in volto Elsa sussurro come per confermarlo: “Glielo dico.”
La principessa si diresse verso la porta del mulino per poterne uscire, mentre sentiva come se un grande peso le fosse stato levato dalle spalle, forse stava facendo veramente la cosa giusta a dirlo a Jack.
Elsa apri la porta del mulino senza la minima esitazione, incurante del fatto che qualsiasi persona avrebbe potuto vedere cosi diversa rispetto a come era di solito e chiamo a gran voce il nome dell’uomo con cui voleva parlare: “Jack, Jack.”
Jack però non c’era, non importa dove lo sguardo della principessa si spostasse per cercarlo, non si trovava in mezzo agli alberi che li circondavano, né nemmeno vicino al campo dei girasoli, né vicino ai resti di quello che era stato il falò spento da poco insieme al sonnecchiante Daffy e nemmeno sopra le loro teste forse seduto su una delle pale del mulino.
Spostando però lo sguardo verso l’alto e quindi verso il cielo, la principessa si accorse per la prima volta che non erano passate poche ore come lei credeva, ma che ormai la mattina era arrivata e il sole stava per sorgere e spostandosi in modo che il mulino non le coprisse la visuale Elsa guardò verso da dove erano venuti, verso est.
Il sole fece capolino da oltre l’orizzonte portando con sé l’aurora e la principessa si copri gli occhi con le mani per non rimanere accecata dai raggi del sole, ma ben sapendo che cosa comportasse tutto questo.
I suoi capelli ritornarono riacquistarono il loro colore rossiccio, mentre i suoi occhi in un battito di palpebre tornarono a essere castani e non più azzurro ghiaccio, la brina che si era intessuta nel suo vestito scomparve come se non fosse mai esistita e la principessa non aveva bisogno di controllare per sapere che aveva perso i suoi poteri fino alla prossima notte.
Mentre il cielo si stava schiarendo per fare spazio alla luce del sole, Elsa andò di nuovo verso la porta del mulino per vedere se come tutte le mattine il ghiaccio che lei creava alla sera scompariva e anche quella mattina tutto rimase uguale per quanto riguardava i suoi poteri.
“Però rimane ancora una domanda” si disse la principessa tra sé e sé mettendosi le mani sui fianchi “dove diavolo è Jack?”
Poi però Elsa lo vide avvicinarsi dal campo di pannocchie, con il suo caratteristico bastone in mano e il suo maglione blu congelato che veniva illuminato dai raggi del sole e Elsa incrociando le braccia decise di aspettarlo li con un leggero sorriso sul volto.
Però quando superò il campo di pannocchie, per entrare in quello dei girasoli Elsa si rese conto che qualcosa non andava, il suo passo era sia molto rapido che molto pesante e camminava come dovrebbe camminare un soldato, non la sua solita camminata infantilmente ondeggiante e agile.
Poi quando superò anche il campo di girasoli completamente ricoperti dalla neve da lui portata, Elsa poté mettere a fuoco il suo viso e vide un emozione che non aveva mai visto sul volto di Jack, aveva visto il fastidio (causato da lei o da Daffy), la rabbia (causata dal suo comportamento quando scopri chi fosse il suo salvatore e dai banditi di un giorno fa), ma non aveva mai visto uno sguardo cosi carico di odio.
E la cosa che la spaventava di più è che era diretto verso di lei.
Il sorriso sulle labbra della principessa scomparve e mentre Jack risaliva la collina, Elsa si avvicinò allo spirito che l’aveva liberata dalla sua prigione e preoccupata si mise al suo fianco sinistro per afferrarli il braccio libero dal bastone e li chiese: “Jack, va tutto bene?”
Jack però libero il suo braccio dalla presa di Elsa con un gesto cosi brusco, che non poteva essere negata questa strana aggressività che stava provando nei suoi confronti e rispose alla domanda di Elsa quasi con un ringhio: “Mai stato meglio” e continuo ad avanzare verso il mulino.
Elsa comincio a seguirlo, volendo chiederli che cosa li fosse accaduto per trattarla cosi male, ma poi si ricordo di come avrebbe dovuto parlarli dei suoi poteri e vedere se si poteva trovare una soluzione a tutto quello e quindi disse: “Jack… io dovrei dirti una cosa.”
Jack arrivato al mulino si appoggio alla parete di esso (proprio nello stesso punto in cui aveva ascoltato Daffy e Elsa parlare) con la schiena e il piede sinistro, mentre si teneva in piedi solo con la gamba destra, disse ad Elsa: “Non c’è bisogno che tu mi dica niente principessa. Ho sentito abbastanza ieri notte.”
Il fatto che Jack aveva sentito lei e Daffy parlare preoccupo immensamente Elsa e la riempi d’ansia, perché voleva sapere come Jack avrebbe reagito alla scoperta dei suoi poteri quindi chiese con apprensione: “Hai sentito quello che ho detto?”
Jack rispose: “Ogni parola.”
Dal suo solo sguardo di rabbia e delusione che le rivolgeva Elsa capi (o almeno credette di capire), come aveva reagito alla scoperta della sua maledizione e cioè come avrebbero reagito tutti gli altri, ma comunque questo non placo il dolore che provava, anzi lo rese solamente più forte e senti quasi come se il suo cuore si fosse spezzato in tanti piccoli cocci di vetro.
Elsa in preda alla sconsolazione più totale disse: “Pensavo che avresti capito.”
Jack a quel punto guardò Elsa come se gli avesse appena sputato in un occhio e disse: “Certo che ho capito” poi aggiunse con evidente sarcasmo: “come hai detto tu: chi amerebbe mai un mostro portatore di ghiaccio e di morte?
Ferita non era il modo adatto di descrivere Elsa in quel momento, forse spezzata era l’aggettivo migliore per come si sentiva, Jack aveva sentito il suo segreto e come lei aveva temuto la considerava solo un mostro di ghiaccio che riusciva solo a ferire con i suoi poteri.
Con voce totalmente spezzata Elsa disse: “Io… pensavo che per te non contasse.”
Jack disse con una voce che Elsa trovava quasi ferita: “Si invece e tanto.”
La principessa stava quasi per far scorrere le lacrime e scoppiare a piangere, ma poi senti da dietro di lei il suono di un nitrito e passo di una serie di zoccoli che battevano il terreno che si avvicinavano e mentre la principessa si girava Jack disse con sarcasmo: “Ah, giusto, principessa Elsa il tuo futuro sposo.”
Jack ripenso a come quando, dopo aver saputo cosa Elsa provava nei suoi confronti, avesse volato fino al castello di Weselton e chiese alle guardie del duca di vedere quest’ultimo, uno degli uomini parti mentre li altri facevano da guardia allo spirito del ghiaccio (tremando come bambini non a causa del freddo, ma per la paura del campione del torneo che aveva sconfitto molti dei migliori cavalieri del regno senza alcuna difficoltà).
Quando il duca arrivo dopo mezz’ora vestito con la sua uniforme dignitaria e lamentandosi con Jack del fatto che lui lo avesse svegliato in quell’ora cosi tarda, ma Jack non voleva perdere tempo in cazzatte e quindi disse al duca che aveva salvato la sua principessa e che in quel momento era al sicuro, ma quando il duca chiese dove l’avesse lasciata Jack li disse che prima voleva due cose: uno che il duca mandasse subito delle navi per recuperare tutti quei fenomeni da baraccone che si trovavano al polo sud e due che il duca scrivesse un edito speciale in modo che gli venisse riconosciuta ufficialmente la proprietà del polo sud esclusivamente a lui (poi avrebbe pensato da solo a come difendersi dai futuri intrusi).
Il duca allora disse che lui non aveva diritto di chiederli anche il diritto della proprietà polo, lui gli aveva promesso solamente di liberarla dai mostri che ci aveva scaricato dentro, ma Jack disse che se non avesse fatto tutto questo lui avrebbe riportato Elsa nella fortezza del drago, al che il duca ricordo a Jack che lui era in una stanza circondato da dieci dei suoi soldati che a un suo solo comando lo avrebbero attaccato.
Però Jack ricordo al duca che lui era Jack Frost, colui che comandava il freddo e il ghiaccio e che al solo minimo movimento ostile di uno dei suoi soldati avrebbe ucciso tutti nella stanza trasformandoli in sculture di ghiaccio per poi farli a pezzi, inutile dire che metà dei soldati allontanano immeritamente le mani dall’elsa delle loro spade.
Il duca bofonchiando e maledicendo il suo nome, sveglio i suoi più fidati consiglieri e servitori, per prima mandare via corvo, un messaggio alla sua flotta per dirigersi immeritamente al polo sud e caricare sulle navi i mostri di cui si erano appena liberati.
Per poi editare e firmare insieme al suo mastro delle leggi, un documento in qui veniva riconosciuta a Jack Frost la legittima proprietà del polo sud e che Weselton non avrebbe in alcun modo invaso la proprietà privata di Jack Frost.
Finito l’editto, poi il mastro delle leggi compilo un atto di proprietà del polo sud, ma prima che lo spirito potesse finalmente entrare in possesso (in modo legittimo) del polo, il duca afferro il documento e disse a Jack che se avrebbe voluto anche il documento avrebbe dovuto portare loro dalla principessa o la principessa da loro.
Jack scelse la prima scelta, più per dispetto verso il duca, che per altro, che dovette organizzare una truppa alle quattro di notte (all’inizio voleva trenta uomini, ma poi si accorse che ci avrebbero messo troppo tempo e si accontentò di sei), farsi lucidare l’armatura e sellare il cavallo.
Partirono alle cinque del mattino, il duca sopra il suo stallone dal bianco manto, accompagnato da sei soldati in armatura completa e dal suo generale, mentre Jack faceva da apristrada e li conduceva verso Elsa.
La principessa vedendo quel gruppetto esiguo di cavalieri in armatura, quasi venne travolta dai ricordi di casa, ma in quel momento voleva guardare che cavalcava su quel bellissimo destriero bianco e che Jack indicava come il suo futuro marito, ma la luce del sole proveniente da lei illuminava cosi tanto quella lucida armatura da renderle impossibile metterlo a fuoco a quella distanza.
Intanto uno dei cavalieri del duca prese una trombetta per ufficializzare la presenza del suo signore, ma il suono dello strumento sveglio Daffy dal suo sonno che si sollevò da terra e togliendosi la neve dalle piume chiese non rendendosi conto della presenza di altri individui oltre a Jack e Elsa: “Mi sono perso qualcosa?”
Poi però noto i cavalieri che marciarono a pochi metri da lui, accompagnando un cavallo e quello che si trovava più vicino a lui, li lancio uno sguardo di disgusto e visto che la maggior parte dei soldati del duca condividevano l’odio verso le creature magiche con il loro signore, la cosa non stupì il papero che abbastanza impaurito (e anche stranito) su ciò che stava accadendo indietreggio lentamente verso gli alberi in modo che la sua presenza non venisse notata.
Solo quando il cavallo fu così vicino che Elsa poté sentire il calore del suo fiato finalmente potte scorgere l’uomo che sarebbe stato suo marito e le avrebbe tolta la maledizione: era vecchio molto più vecchio di lei (probabilmente sulla sessantina), aveva dei folti baffi grigi sopra la sua bocca, occhiali rotondi sopra un naso appuntito, capelli grigi ai lati e un parrucchino dello stesso colore sul capo per nascondere la calvizie.
Nonostante tutto però il portamento con la quale si portava sul cavallo ricordava ad Elsa i quadri dei vecchi Re di Arendelle che si trovavano nella sua casa d’infanzia, ma tutto questo veniva rovinato dall’armatura, che nonostante la sua bellezza non nascondeva affatto che quell’uomo non era affatto un guerriero, spalle troppo strette e braccia troppo sottili.
Inutile dire che Elsa stava trovando la prospettiva di sposarsi con lui meno attraente ogni secondo che passava, ma si fece coraggio e disse che questo l’avrebbe finalmente liberata dalla maledizione e ricondotta a casa sua.
“E poi le cose non potrebbero andare peggio” si disse mentalmente la principessa nel cercare di trovare il bicchiere mezzo pieno (come si sbagliava).
Il duca finalmente parlo e disse: “Principessa Elsa è un vero piacere…”
L’uomo venne interrotto da Jack, che staccatosi dal muro disse: “Si, si, ci penserai dopo a lei, ora consegnami ciò che mi devi.”
Il duca guardo Jack con un leggero ringhio, sia per averlo interrotto davanti alla sua futura sposa, sia per pretendere qualcosa da lui, ma in effetti adesso aveva la principessa Elsa davanti a lui e lui si considerava un uomo che manteneva sempre la sua parola (anche verso una disgustosa creatura magica), quindi fece cenno al suo generale di consegnare allo spirito l’atto della proprietà del polo sud.
Quando il generale prese la pergamena su cui era inciso lo stemma di Weselton, il duca annuncio: “Ecco Jack Frost, l’atto di proprietà del polo sud, come ti era stato promesso. Ora prendilo e sparisci.”
Jack si avvicino al generale, vestito in armatura completa, che ritrovandosi davanti l’alto spirito dell’inverno rabbrividì sia per il freddo che per la paura, era cosi congelato che per un attimo si scordo di porgere a Jack l’atto di proprietà, cosa che non fu un problema per lo spirito che lo strappo dalle sue mani con un rapido movimento della mano destra, per poi superare indisturbato il piccolo manipolo di uomini e fermarsi a pochi metri da loro intento a leggere l’editto compilato quella notte stessa.
Elsa nel sentire che Jack l’aveva salvata solo per la proprietà del polo sud, voleva cominciare a urlare addosso allo spirito dell’inverno le peggiori imprecazioni possibili e chiamarlo con i nomi più vili, ma in effetti che cosa si sarebbe dovuta aspettare?
L’aveva detto fin dall’inizio che era venuto a salvarla per conto del duca (in modo molto simile a un mercenario), quindi non doveva nemmeno aspettarsi che un essere come lui non la vedesse se non come una merce di scambio e che non appena scoperti i suoi poteri l’avrebbe rifiutata, come se quei poteri non facessero parte della sua stessa natura.
Nello stesso istante, Daffy osservava lo svolgersi degli eventi da dietro un albero (nella speranza che i soldati del duca si dimenticassero della sua presenza) e non gli piacque affatto lo svolgersi degli eventi.
Perché Jack stava consegnando Elsa al duca? Perché Elsa non li stava dicendo niente? Perché tutto stava andando così a… puttane?
Dopo un'altra breve occhiataccia alla forma ritirata dello spirito, il duca si rivolse verso la giovane principessa, bella come l’aveva vista nella sfera e tirando fuori quella che doveva essere la sua faccia più affascinante disse: “Chiedo perdono principessa se vi ho fatto sussultare, ma voi avete fatto sussultare me. Nessuna fanciulla che abbia mai visto è bella quanto voi. Io sono il Duca di Weselton, futuro re di questo continente.”
Jack avrebbe potuto vomitare solo per mettere tutti in imbarazzo, non che per Elsa ce ne fosse bisogno, perché non appena il duca aveva iniziato a parlare si rivolse verso di lui e imbarazzata disse: “Nnno, mio signore… è un vero piacere con-oscerla.”
Il duca schiocco le dita due volte e il generale si avvicinò verso la sua posizione, appena si affiancò al grande stallone, appena di un passo dietro al suo signore, il vecchio duca allargo le braccia quasi come un uomo crocifisso ed Elsa vide il generale prendere il suo signore da sotto le ascelle e fu così e lo alzo per farlo scendere dalla sella.
Fu in quel momento che Elsa noto come il suo futuro marito fosse terribilmente basso, la sua testa arrivava a malapena al suo seno e con il suo collo sottile, cosi come le sue gambe alla principessa parve che stava per sposare un airone senza ali.
Elsa cerco di non concentrarsi sulla cosa continuando a parlare: “Io stavo solo dando un ultimo saluto allo spirito.”
Il duca disse: “Voi siete così dolce principessa, ma non dovete sprecare buone maniere con lo spirito” poi dopo una breve risata aggiunse con disgusto “esseri come lui non hanno sentimenti.”
Elsa ancora ferita per come Jack l’avesse rifiutata non appena aveva scoperto la sua maledizione, disse con una malizia che di solito non le apparteneva: “Avete ragione non né ha affatto” non rendendosi conto che le parole avevano ferito lo spirito del ghiaccio e della neve, che faceva finta di essere assorto a leggere l’atto di proprietà, ma che in realtà ascoltava con grande attenzione le parole tra Elsa e il duca.
Il duca (erroneamente) credette che la principessa Elsa condividesse con lui il disprezzo per le creature magiche e quindi davanti ai pochi presenti afferro delicatamente la mano sinistra di Elsa e disse: “Dolce principessa Elsa, io chiedo la vostra mano in matrimonio.”
Poi si inchino con la delicata mano nella principessa nei suoi guanti d’acciaio, con Elsa dovette inclinare la schiena in avanti per non cadere a causa di lui che trascinava la sua mano in basso e continuava la proposta: “Diventereste la regina del regno perfetto, per il re perfetto?”
Una parte di Elsa urlava: “Assolutamente no”, ma una parte di lei una più sconfitta e che attendeva questo momento da troppo tempo diceva: “Fallo è la tua unica occasione.”
Conosceva questo duca di Weselton da poco più di un minuto e aveva già intuito che tipo di persona fosse, una che cerca potere e controllo, qualcuno che nonostante non fosse re si riferiva a se stesso come tale e che ovviamente voleva la sua mano per accrescere il suo potere e poter diventare finalmente re.
Elsa non era Anna, fin da bambina pensava che quelle storie di amore raccontatele su dame e cavalieri fossero troppo esagerate e smielate, avrebbe voluto un amore come quello dei suoi genitori silenzioso, ma caloroso.
Poi è arrivato Jack e per un attimo quella principessa che aveva passato la maggior parte della sua vita rinchiusa su una torre si era permessa di sognare… per poi vedere quel sogno cadere a pezzi.
Lo sguardo di Elsa cerco Jack, come se lui avesse le risposte di cui aveva bisogno in quel momento, ma vide come la guardava con sdegno, come se fosse stata lei a farli del male e quindi presa da una spinta di orgoglio suggello il suo destino: “Io… accetto questa proposta.”
Dopo quelle parole i cuori di due esseri si spezzarono allo stesso tempo, ma il duca non percependo i loro tumulti emotivi (e neanche li sarebbe importato se lo avesse saputo) con tutto l’entusiasmo possibile che la sua persona poteva mostrare si rialzo in piedi e disse: “Eccellente, darò inizio ai preparativi, domani ci sposiamo.”
Però al possibile rischio che il duca vedesse la sua maledizione, Elsa urlo un sonoro: “NO” che sorprese tutti i presenti (compreso Jack).
La principessa dovette spiegarsi quindi disse: “Voglio dire ehm… perché non ci sposiamo oggi, prima che cali il sole?”
Se a quel NO Jack aveva avuto per un attimo un po' di speranza (“ma poi speranza di cosa” si disse), a quel “sposiamo oggi” detto da Elsa lo spirito dell’inverno strinse l’atto di proprietà del suo polo come se fosse nel suo pugno come se fosse il collo della persona che odiava di più al mondo e comincio ad allontanarsi dal vecchio mulino e da Elsa.
Il duca a quella proposta disse con un tono malizioso (che fece venire i brividi a Elsa): “Siamo ansiosi” per poi però tornare serio e dire “avete ragione prima è meglio è, c’è tanto da fare.”
Il duca schiocco di nuovo le dita e il suo generale con tutta la professionalità possibile, riprese il suo signore da sotto le ascelle e lo isso sul suo stallone bianco, mentre questi cominciava a elencarli l’elenco di tutte le cose che dovevano essere preparate prima del tramonto (in fondo avevano una buona parte di mattina e l’intero pomeriggio per preparare il tutto).
Poi il militare offri il suo aiuto a Elsa per salire in groppa, Elsa accetto (era da tanto tempo che non montava a cavallo) e l’uomo la isso sulla parte posteriore del cavallo, Elsa li fece un gesto cortese, mentre il duca continuava a elencare al suo generale tutto ciò che avrebbero dovuto prendere, mentre il cavallo si giro in direzione del castello e comincio ad avanzare verso di esso, seguito dal resto dei soldati.
Per un ultima volta Jack e Elsa si fissarono, entrambi videro l’uno nell’altro espressioni ferite, ma erano entrambi troppo feriti e allo stesso tempo troppo orgogliosi nei loro sentimenti offesi per capire che tutto quel danno che si stavano procurando l’un l’altro nasceva da un comune fraintendimento.
Non appena vide i soldati allontanarsi il più possibile dalla loro posizione, Daffy, che era stato nascosto per tutto il tempo ad assistere alla scena, corse verso Jack e disse: “Ma che fai la lasci andare?”
Jack rispose: “Si e con questo?”
Daffy tento di fermare il suo amico palesemente arrabbiato, mettendosi davanti a lui e dicendoli: “Jack, ascolta ho parlato con lei ieri sera e lei mi ha detto…”
Jack non li permise di finire perché comincio a urlarli addosso: “LO SO CHE HAI PARLATO CON LEI! Siete grandi amici voi due, vero? Beh, visto che siete così amiconi PERCHE’ NON SEGUI LEI A CASA?”
Daffy fu onestamente spaventato da questa reazione di Jack (sembrava che avrebbe potuto abbattere un albero a testate) e sapeva che nonostante la simpatia che Elsa provava nei suoi confronti il duca non lo avrebbe di certo voluto in giro; quindi, disse con un fil di voce: “Ma, Jack, io voglio venire con te.”
Jack, che aveva superato Daffy dopo un enorme passo, si giro di scatto verso di lui con espressione truce e disse: “Te l’avevo detto Daffy non c’è nessun noi, ci sono solo io e il mio polo. MIO E DI NESSUN ALTRO.”
Mentre diceva questo però Daffy noto che in mezzo a tutta quella rabbia c’era tristezza, come quella notte sotto la luna e le stelle in cui li aveva raccontato il perché preferiva rimanere da solo.
Poi però Jack con la mano destra che teneva il bastone sbatte con vigore il puntale di esso al suolo, creando una stalagmite di ghiaccio dalla punta molto tagliente che puntava verso il papero, mentre diceva: “E SOPRATTUTTO INUTILI.” Un altro colpo al suolo del puntale e la stalagmite divenne più lunga “PATETICI” L’ultimo colpo al suolo e alla stalagmite di ghiaccio mancava un centimetro per penetrare nella gola del papero (che però continuava a fissare Jack negli occhi) “FASTIDIOSI PAPERI PARLANTI.”
Per Daffy era come se la stalagmite e il pericolo alla sua vita non esistessero, era più concentrato su ciò che Jack li stava dicendo e disse quasi con le lacrime agli occhi: “Ma io…”
Jack ritrasse lo sguardo (quasi con vergogna) e disse: “Sai una cosa Daffy?” per poi alzarsi in volo dopo una folata di vento e aggiungere: “Hai sbagliato di grosso.”
Lo spirito dell’inverno supero le fronde innevate degli alberi, trasportato dal vento per poter tornare finalmente a casa, abbandonando anche il suo secondo compagno di viaggio.
   
 
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