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Autore: susiguci    29/03/2023    4 recensioni
Dal Capitolo I
[... Merlin era in ritardo per l'inizio delle lezioni e, come sempre, correva per i corridoi, cercando di arrivare in aula più presto possibile.
Merlin non vide il ragazzo che allungò un piede al suo passaggio e si ritrovò a terra, battendo forte la bocca e il mento. Un rivolo di sangue gli usciva dalla bocca e Merlin si girò a guardare il ragazzo con tanto d'occhi!
'Chi è questo grandissimo figlio di puttana?' si chiese.
"Oh, Dio! Scusami!" disse il ragazzo, tendendogli una mano per farlo alzare.
"E perché dovrei? So che l'hai fatto apposta!"
Il ragazzo sorrise e scosse la testa. "Ok. Volevo farlo! Solo … non a te! Ho sbagliato persona!"...]
[..."Abbiamo cominciato con il piede sbagliato…" disse il ragazzo dispiaciuto.
"Già … con il tuo, per l'esattezza"...]
Capitolo I revisionato
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Parsifal, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
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Capitolo IX

Inspire confidence

















 

Erano passati un paio di giorni da quando aveva visto Merlin in preda a quell'attacco di panico. Era in macchina quando ricevette un suo messaggio.

 

"Sono al bar della scuola, ma non ti vedo. Dovevi chiedermi una cosa, ricordi?"

 

Era Merlin. Ma forse aveva letto male. Non poteva essere stato di parola. Lui non lo era, non per queste cose. Era la prima volta che gli mandava un messaggio di sua iniziativa. E ne fu felice. Arthur accostò al bordo della strada per scrivergli una risposta.

 

"Credo proprio che oggi nevicherà! Cavoli! Mi dispiace ma oggi ho un servizio fotografico e non sarò a scuola. Che ne dici di stasera?"

"Lavoro al bar!"

"E dopo il bar?"

"Dopo il bar, in genere sono lesso come un cece, ma possiamo sentirci al telefono."

 

Arthur ebbe un moto di stizza. Non voleva parlare al telefono, voleva vederlo, ma Merlin sembrava essere persino più occupato di suo padre Uther.

"D'accordo. Sulle undici va bene?"

"Ok! A dopo!"

Stava per ripartire, quando ricevette un altro messaggio.

"Davvero oggi nevicherà? Ma è ottobre!"

Arthur sorrise, mandando uno sbuffo dal naso: "No! Lascia stare!"

Aveva una gran voglia di mollare il servizio e di fiondarsi a scuola, ma ormai era arrivato a destinazione. E lo aspettavano.



 

Quando Merlin uscì dall'università dopo le lezioni, si accorse della presenza di una donna proprio di fronte all'ingresso della scuola. Difficile non notarla. Indossava un cappello a tesa larga, costosi occhiali da sole e tubino bianco Chanel. Chiunque si trovasse in zona, la stava osservando. La donna poggiava la mano guantata sulla capote di una fiammante Aston Martin di color bluette.

"Merlin! Merlin!"

Si girò cercando chi l'avesse chiamato e vide quella donna sorridere e togliersi gli occhiali.

"Morgana?" Merlin strabuzzò gli occhi e si avvicinò a lei. 

"Ciao! Che cosa ci fai qui? Arthur non c'è oggi!"

"Sì lo so. Sono venuta per te. C'è una cosa di cui devo parlarti."

Merlin si chiese come mai quel giorno tutti i Pendragon che conosceva, dovessero dirgli qualcosa.

"Posso darti un passaggio a casa?" domandò Morgana.

"Davvero? Wow! Come dire di no! La tua macchina è fantastica!"

 

Una volta in auto, ci fu qualche momento di silenzio imbarazzato.

"Arthur te l'ha detto? Abbiamo fatto pace…" mormorò Merlin.

"Sul serio? No, non me l'ha detto. È da qualche giorno che non ci vediamo ma avrebbe potuto mandarmi un messaggio. Sapeva quanto ci tenessi … mi fa molto piacere, per tutti e due!"

"Cosa volevi dirmi?"

"Merlin, sono contenta che tu non sia arrabbiato con me."

"Con te? E perché mai?"

"Mi sa che Arthur non è riuscito a dirtelo…"

"Dirmi che cosa?"

"Sono stata io a offrirmi di venire al tuo salone e ad invitarti a casa mia perchè poteste incontrarvi. L'idea era mia ma anche Arthur era d'accordo."

 

Ormai non importava più, però gli dispiaceva essere stato usato così, da lei. L'aveva creduta sinceramente entusiasta del suo modo di truccarla. E la simpatia istantanea che c'era stata tra loro era probabilmente solo finzione da parte di Morgana. Lei però l'aveva fatto per suo fratello e poteva comprenderla. Anche se per Arthur, ne era sicuro, si era trattato di un capriccio o forse di curiosità.

 

Merlin sorrise. "Posso dire solo che mi sarebbe piaciuto tanto avere una sorella come te, che avesse fatto per me quello che hai fatto tu per Arthur."

"Sei figlio unico, Merlin?"

"Sì"

"E i tuoi genitori?"

Merlin si sentì un po' a disagio e spostò lo sguardo sulla strada.

"Mio padre è morto quando ero piccolo. In compenso mia madre è meravigliosa!"

"Vedi …  come saprai già, io ho un padre e un fratello, ma da piccola li avrei scambiati volentieri entrambi per una mamma." E Merlin notò la piega triste sulla bocca di Morgana.

"È ancora così?"

"No, Arthur mi è diventato molto caro. È la persona più importante della mia vita. Lui non è come sembra e se avrai la pazienza di conoscerlo, te ne accorgerai anche tu. Si finge tanto forte e sicuro, ma è solo una maschera… Mio padre invece lo scambierei volentieri con chiunque. Anzi lo darei via così, gratis!" e si mise a ridere.

"Anche Arthur mi ha detto qualcosa del genere una volta. Deve avere un carattere molto tosto!"

"Non puoi immaginare quanto! Sappiamo che in passato ha sofferto tanto per nostra madre, ma con il tempo si è trasformato in un uomo cinico ed egoista. Quando ho scelto la facoltà di moda, ha smesso immediatamente ogni forma di aiuto economico nei miei confronti. Se fai quello che vuole, ti ricopre d'oro, altrimenti quasi non esisti per lui. Per fortuna riesco ad essere autonoma, ma ho passato dei momenti molto duri. Se non sono tornata indietro è solo perché sono orgogliosa e testarda, proprio come mio padre."

"E Arthur?"

"Arthur ha rimandato la sua scelta. L'indirizzo di studi che ha intrapreso può essere sfruttato in molteplici settori, soprattutto in quelli economico e commerciale. Ma quando dovrà scegliere, se opterà per un lavoro al di fuori dell'azienda di mio padre, si troverà nella mia stessa condizione. Ma è in gamba e può farcela."

"E … la macchina? Non sarà costoso mantenerla?"

"Oh, sì! È un regalo di mio padre per i miei diciotto anni. Questa me l'ha lasciata. Se me la dovessi vedere brutta, la venderei. Io uso quasi sempre il furgoncino della mia azienda. A meno che non debba fare colpo su un grosso compratore. Se mi vedi così bardata oggi, è proprio perché prima ho incontrato uno di loro. L'apparenza fa sempre un certo effetto."

Per un po' entrambi rimasero in silenzio. Merlin ammirava gli interni in pelle e il cruscotto che gli ricordava tanto quello di un'astronave fantascientifica.

"Ripensavo a tuo padre. In base a quello che mi hai detto, non mi dispiacerebbe essere un po' più simile a lui. Più forte, più deciso."

"Ti prego, smettiamola di parlare di lui…"

"Bene, ti ascolto."

"Potrà sembrarti una sciocchezza, ma io ci terrei molto. Sabato prossimo è Halloween e come ogni anno, noi diamo una specie di … ricevimento."

"Morg…!"

"Aspetta! Ti prego di lasciarmi finire prima di dire di no. Innanzitutto Arthur non ci sarà. È stato invitato a un'altra festa, quindi per la prima volta è tutto in mano mia. E questo per te, è già una garanzia di maggiore tranquillità. Si tratta di una festa in maschera ma per te posso fare un'eccezione. Tu puoi venire anche in pigiama se ti va! Mi piacerebbe che portassi con te il tuo ragazzo e i tuoi amici. Non vedo l'ora di conoscerli. Saranno sicuramente ragazzi speciali se tu li hai scelti… Saremo una trentina oltre te e i tuoi amici. Alla festa di Arthur c'erano circa duecentocinquanta persone. Quindi sarà molto più intima e tranquilla. E poi ci sarebbe una … persona che vorrei farti conoscere. Pensa che voglio presentarla prima a te che ad Arthur. Ovviamente non è prevista assolutamente alcuna forma di intrattenimento. Nemmeno un prestigiatore! Ci sarà la musica ovviamente, ma sarà una mia amica a occuparsene. Alla luce di tutto quel che ti ho detto, mi farai il piacere di pensarci?"

Sembrava che la ragazza avesse pensato a tutto perché lui potesse stare tranquillo.

"Parlerò con i miei amici e ti farò sapere prima possibile…"


Una volta a casa, Merlin scaldò la minestra che gli aveva lasciato sua madre e la mangiò. Dopo si gustò un vasetto di crema al cioccolato con panna. Nonostante vivessero in ristrettezze sua madre tutti i giorni gli faceva trovare in frigo un dolcetto o una bibita tra i suoi preferiti. Le faceva piacere viziarlo per quello che poteva.

Dopo pranzo la madre di una bambina a cui faceva ripetizione lo chiamò per dirgli che la figlia era ammalata. Aveva un'ora in più per studiare. Come tutti i giorni si mise al computer per mettere in ordine gli appunti del giorno. Dai libri ricavava mappe, diagrammi  e sunti. La prima sessione di esami era prevista per dicembre, ed era spaventosamente vicina. La seconda a maggio. Senza dimenticare saggi e prove da consegnare quasi settimanalmente e i cui risultati influivano sui voti finali. In genere terminava il suo lavoro, descrivendo nel dettaglio ogni singolo esercizio svolto in laboratorio, che rappresentava la parte più cospicua del suo lavoro.

 

Quel pomeriggio aveva un appuntamento con il suo medico. Era preoccupato per i suoi attacchi. Non erano aumentati come quantità ma le reazioni durante le crisi erano molto peggiorate. 

 

Merlin a suo tempo non aveva parlato della violenza subita, con il suo medico, ma questi ne era venuto a conoscenza per forza di cose quando aveva ricevuto la documentazione inviatagli dal pronto soccorso. Il medico lo fece convocare per parlare del problema, ma il ragazzo non aveva intenzione di denunciare l'uomo. Voleva solo eliminare il tutto, come se non fosse successo. E quando gli propose un ciclo di psicoterapia, lui rifiutò.

 

Merlin espresse le sue preoccupazioni, e dopo aver mostrato al medico i risultati della spirometria eseguita alcuni giorni prima, il dottore gli parlò sinceramente come sempre. "Nonostante i tuoi siano attacchi dovuti a stress, anche se nel tuo caso parlerei più di eventi scatenanti di origine psicologica, i tuoi sintomi sono ormai simili a quelli dell'asma. Vorrei prescriverti il salbutamolo."

"Che cos'è?"

"È il famoso Ventolin, un farmaco contenuto in una piccola bomboletta, da inserire in un inalatore da portare sempre con te. Può aiutarti a respirare al bisogno. Usa il Tavor il meno possibile ma se un giorno devi andare in un posto, o incontrare una persona che ti crea molta ansia, puoi prenderne uno.

Infine vorrei proporti di nuovo un ciclo di venti sedute di psicoterapia, gratuita nel tuo caso e utile per imparare a gestire gli attacchi al meglio. Il terapeuta che tiene le sedute è un dottore estremamente esperto e molto umano. Gli è rimasto giusto un posto libero, ma domani potrebbe essere già tardi…" 

 

Merlin stavolta accettò. Già solo la consapevolezza di fare qualcosa per sé, lo fece stare meglio. Invece l'idea dell'inalatore non gli andava a genio per niente, ma l'acquistò ugualmente, giurando a se stesso che nessuno lo avrebbe mai visto usarlo. Le persone che aveva visto utilizzarlo gli erano sempre sembrate a dir poco strane. Con questo tubo da cui aspiravano, rumorosamente, quasi fossero tossici in crisi di astinenza che istericamente  sniffassero qualcosa di più pesante del Ventolin. E se lo pensava lui che conosceva la terribile sensazione che si provava quando l'aria non bastava a far entrare in corpo l'ossigeno sufficiente, chissà gli altri cosa dovevano pensare.

 

La sera poco dopo le undici Merlin scrisse un messaggio ad Arthur. "Ci sei? Posso chiamarti?"

L'altro rispose subito. "Che ne diresti di una videochiamata? Sei presentabile?" 

"Ok. Dammi due minuti…"

 

Quando fece partire la videochiamata, Merlin non riusciva a vedere quasi niente. Lo schermo risultava pressoché nero.

"Ci sei? Che senso ha videochiamarsi se stai al buio?" fece Merlin.

Sentì un'allegra risata e poi lo schermò si illuminò.

Arthur apparve in piedi, a mezzo busto ed era a petto nudo. Era la prima volta che Merlin lo vedeva con il torso scoperto. Sicuramente Merlin poteva definire quello dell'altro, un fisico da modello. Come sempre la troppa bellezza lo metteva a disagio. A volte addirittura provava quasi una forma di avversione verso la fonte stessa della bellezza. Molto probabilmente a causa della gelosia. Merlin fece una faccia strana. E cercò con l'umorismo di appianare il suo malumore. A volte aiutava.

"E hai il coraggio di chiedere a me se sono presentabile! … Devo preoccuparmi?" chiese Merlin. Di nuovo quella risata allegra, ma stavolta riusciva a vederlo.

"Sei il solito esibizionista. Perché sei nudo?" chiese ancora Merlin.

"Non sono nudo! Aspetta …" brontolò Arthur.

Poi per un po' la telecamera inquadrò il pavimento della stanza girare su se stesso.

"Ecco! Scusa ma volevo mettermi sotto le coperte! Tu dove sei?"

"Sono al computer"

Ora Arthur era in primo piano. Sembrava voler bucare lo schermo.

Il suo viso era qualcosa di notevole visto da così vicino

"Un bel pigiama no, vero?" sorrise Merlin.

"No! Da sempre dormo in mutande."

"L'artrosi farà man bassa di te un giorno!" ribatté Merlin.

"Che cos'hai sulla testa? Sei già pronto per Halloween? Con quel turbante chi vorresti sembrare? Il talebano assassino?"

Merlin rise suo malgrado."Ricordami quanti anni hai compiuto Arthur! Dodici? ... È un asciugamano!" 

E sbuffando lo tolse dai capelli, sistemandoli un po' con le mani.

 

"Hai i capelli bagnati?"

"Ho finito di fare la doccia da poco!"

"Non ti agghiaccerai?"

"No, tranquillo. Non sono io a dormire senza pigiama."

"Sei in pigiama? Davvero dormi ancora con il pigiama?"

"Nella stagione fredda. Quando é più caldo uso solo la 'maglietta della salute'."

"Giuro che non ho mai visto un boomer tanto giovane!" ridacchiò Arthur.

"Non sai che già il solo dire boomer fa di te inevitabilmente un boomer?"

"Hai sempre la risposta pronta…" bofonchiò Arthur.

 

"Ok. Senti … oggi ho visto Morgana. Mi ha invitato alla sua festa per sabato. Ha detto che tu non ci sarai."

"Ti ha invitato sul serio? Non me l'ha detto. E tu ci andrai?"

"Non lo so ancora. Devo sentire Percival prima."

"Io ormai ho accettato di partecipare alla festa di un amico. Non mi andava di farla a casa mia! Le mie feste ultimamente non hanno … brillato!"

Merlin ridacchiò poi disse: "Sto aspettando che tu mi chieda quella cosa!"

"Scusa ma credo di essermi sbagliato … io penso che dovrei chiedertelo di persona!"

"E me lo dici adesso?"

"Ho paura che potresti stare male…"

"Quindi? Che facciamo?"

"Riguarda la brutta battuta che ho detto al bar" bisbigliò Arthur triste.

"Tu dici sempre brutte battute e non solo al bar!"

Arthur rimase serio. "Ma questa … è quella che ti ha fatto venire l'attacco … credo"

"Oh!" Merlin aveva capito. E sentì il viso accaldarsi.

Arthur aspettò qualche tempo e quando gli sembrò che Merlin avesse digerito la notizia osò: "È successo a te … vero? Hai incontrato qualcuno che ti ha drogato e …"

Merlin si portò una mano davanti agli occhi.

"Ehi, Merlin! Guardami! È finita! Sei al sicuro! Chi è stato? Dovresti dirmelo … Io potrei vendicarti in qualche modo! … Vorrei tanto farlo."

Merlin tacque.

"Dimmi: si trattava di più persone?"

"No … e non ricordo il suo nome. Solo la sua faccia."

"L'hai denunciato, spero!"

"No. Non ricordo niente di quel che è successo. Nemmeno di essere uscito dal bar con lui"

"Ma … ha abusato di te?"

"Sì…"

"Scusami ma … come lo sai per certo, se non ricordi nulla?"

"Me lo dissero al pronto soccorso! C'erano tracce di liquido seminale..."

"E come mai i medici non hanno chiamato la polizia? È loro dovere in questi casi!"

A Merlin scese una lacrima. 

"Stai bene?" domandò Arthur preoccupato.

"Sì… non hanno chiamato la polizia perché dissi loro che avevo avuto un rapporto sessuale quel pomeriggio con un'altro ragazzo."

"Ed era vero?"

"No…"

"Perché Merlin? Avevi paura?" Arthur era sconcertato e non capiva.

"Non paura, ma fu anche colpa mia!"

Arthur avrebbe voluto cominciare a urlare che non era colpa sua. Che certa gente faceva di tutto perché le loro vittime la pensassero così. Invece rimase in silenzio. Non voleva tirare troppo la corda, non voleva portarlo al limite e tanto meno che Merlin stesse di nuovo male. Merlin ricominciò a parlare.

"Lui ... mi piaceva… mi piaceva moltissimo. E glielo avevo fatto capire. Sapeva che avrei fatto sesso con lui,  allora ... perché? Non l'ho mai capito."

Stava piangendo. Arthur pensò che fosse strano sentir parlare Merlin così. Non era da lui. Ma non provò rabbia. Solo tristezza. Semmai la rabbia la provava per quello sconosciuto perverso.

"Non c'è niente da capire, Merlin. Quello era uno psicopatico, un sadico! Non era normale! E tutti i tuoi sensi di colpa sono inutili e fanno male solo a te."

"Tu non capisci vero? Io credevo che a me non sarebbe mai potuto accadere… cioè, il fatto di concedermi così a uno sconosciuto…"

"Merlin…"

Aveva cominciato a piangere molto più forte. Si asciugava il viso di continuo. Arthur avrebbe avuto voglia di abbracciarlo. Se fossero stati vicini, probabilmente l'avrebbe fatto.

Merlin continuò con voce nasale. "Ti ho sempre giudicato per questo motivo e invece, avrei fatto come te, anzi peggio! Perché tu non hai mai rotto le palle a nessuno con le tue teorie, mentre io sono stato sempre orgoglioso della mia … integrità. Ma quella volta sapevo di sbagliare e l'ho pagata… ed è giusto così!" 

"No. Non è giusto. E so che in fondo sai anche tu che non lo è. Hai avuto sfortuna! Ma è capitato a tanti altri, uomini e donne. E non puoi pensare che sia colpa tua, solo perché desideravi stare con lui. Questo significa solo che sei umano, Merlin! Perché non puoi perdonare te stesso, come riesci a fare con gli altri? Come hai fatto con Percival e con me…!"

"Non credevo che avrei mai ammesso una cosa simile, ma quello che avete fatto tu e Percival è molto meno grave di quello che avrei fatto io…"

"Vuoi dire molto meno grave di quello che lui ha fatto a te… Convinciti Merlin!"

"Mi piacerebbe… spero di farcela un giorno ma per ora è difficile … ma, dimmi Arthur ... com'è?

"Com'è cosa?"

"Fare sesso con uno sconosciuto!"

Arthur non se l'aspettava. Non era facile rispondere a quella domanda fatta da uno come Merlin.

"Non si può generalizzare. Dipende da come siamo fatti, da quale momento della vita succede e da tanti altri fattori. Io per esempio, non sono sensibile come te. Io non credo di aver mai provato per nessuno un'attrazione simile a quella che hai sentito tu per quell'uomo. Saresti davvero andato fino in fondo con lui? Io ho i miei dubbi."

"Sono sicuro di sì. Non importa come mi giudicherai…"

"Come posso permettermi di giudicarti? Le mie storie sono state tutte così … E per come ti conosco, se lui fosse stato onesto e anche solo soddisfacente come amante, io sono convinto che ti saresti innamorato di lui. Proprio perché sei un ragazzo dolce e profondamente sensibile."

A Merlin fece piacere sentire quelle parole. Servivano a giustificare il pericolo che aveva corso e a dare un senso meno squallido al suo comportamento. 

"Grazie. Credo che tu mi consideri migliore di quanto non sia."

"Un trauma come quello che hai subito, secondo me andrebbe affrontato con l'aiuto di qualcuno. Intendo di un professionista."

Merlin si soffiò il naso e lo guardò con più calma.

"In passato ho già fatto alcune sedute, a causa della gelosia. Ti sembra che mi sia servito?"

"Ma magari eri troppo piccolo di età. Ora sei più maturo e affronteresti la cosa in modo diverso. Vuoi che m'informi?"

"No, ti ringrazio. Ho già preso appuntamento con uno psicoterapeuta. Mi hanno detto che é bravo"

"Penso sia una cosa fantastica, Merlin ... Chi sa di ... lui?"

"Mia madre non lo sa. Ne morirebbe. O quasi. Ho chiesto al medico di non dirle niente. Percival lo sa. E anche i miei tre migliori amici e ora tu…"

"E dire che credevo di avere l'esclusiva…" sorrise Arthur.

"L'ultima parte, se ti può consolare, l'ho detta solo a te. Mi vergognavo troppo."

"Quale esattamente?"

"Quella in cui avevo deciso di passare la notte con lui."
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Merlin sorrise amaramente e Arthur cercò di stemperare quell'atmosfera pesante.

"Ora puoi dire che lo sanno i tuoi quattro migliori amici! A proposito quand'è che me li presenti? Non vedo l'ora di far parte del magico gruppo 'Tutti  per Merlin, Merlin per tutti'!"

Merlin gli fece un sorriso allegro.

"I moschettieri più D'Artagnan sono già quattro, me compreso. Temo non ci sia posto!"

"Potremo allargare il gruppo, in modo che possa farne parte anch'io…"

"Ti ringrazio Arthur di esserti preoccupato per me. Mi sento più leggero, ora che mi sono sfogato…"

"Posso chiederti ancora una cosa?"

"Vai. Tanto più di così…"

"Cosa diresti se Percival facesse una videochiamata di notte, con un ragazzo bello e affascinante come me, mezzo nudo per giunta? Non ne saresti geloso?"

"Uh … Arthur! Stai perdendo molti punti adesso!"

"Non dirmelo … sei già geloso solo per quello che ti ho detto?"

"Potrebbe darsi … fa parte di quelle cose che non vorrei che Percival mi dicesse. Se lui fosse in buona fede come lo sono io in questo momento e non facesse nulla di male, farebbe un favore a tutti e due, se tenesse la cosa per sé!"

"Questa è una cosa che davvero non capirò mai, neanche se me la iniettassero a forza con un ago nel cervello. Quindi non glielo dirai? A Percival intendo!"

"Credo di sì! Magari non gli dirò che eri seminudo ma il resto sì!"

"Perché?"

"Perché lui non è geloso!"

"D'accordo Merlin! Qualcuno un giorno scriverà un'enciclopedia su di te … Buonanotte!"

"Buonanotte!"

 

Stava per spegnere quando sentì Arthur dire: "Io credo che al suo posto sarei geloso…" e s'interruppe la comunicazione.

Merlin si accorse che i capelli erano asciutti e si mise a letto. Dentro si sentiva un po' svuotato, ma la sensazione non era spiacevole. Spense la luce. Le ultime parole di Arthur gli risuonavano in testa, un po' misteriose. Voleva fargli capire che non si stava comportando troppo bene nei confronti di Percival, stando con lui in videochiamata così tanto tempo? 

Senza contare che quello normalmente era il tempo che dedicava quotidianamente al suo ragazzo. 

Oppure intendeva fargli comprendere che se Arthur fosse stato il suo ragazzo, al posto di Percival, sarebbe stato geloso e non avrebbe gradito che lui stesse in videochiamata con un altro ragazzo? O forse era qualcos'altro ancora che gli sfuggiva?

Merlin si girò a pancia in giù avvolgendo il cuscino con un braccio e si addormentò poco dopo.


L'invito alla festa di Morgana incontrò il parere favorevole di Percival. Il giovane era contento di andarci, anche se aveva qualche remora riguardo a Merlin, per via della sua burrascosa reazione alla festa precedente.

Merlin impiegò un paio d'ore prima di avere conferma da parte dei suoi amici.

Infine mandò un messaggio a Morgana scrivendole che accettava l'invito e comunicandole che sarebbero stati in cinque.


Fu poi il momento di pensare al costume. Merlin decise di utilizzare lo stesso degli anni passati, che ancora gli donava e che solo i più intimi tra gli amici gli avevano visto indossare.

Morgana gli rispose che era molto felice. E gli chiese di prendere un appuntamento al salone sabato pomeriggio. Voleva essere truccata da strega. 

"Verrebbe anche una mia amica dopo di me, se hai posto" gli scrisse Morgana.

Quel sabato pomeriggio si sarebbe rivelato impegnativo. Ma era anche eccitato dall'idea di partecipare a una festa che gli permetteva di cancellare l'ombra di quella precedente, così nefasta per lui. Stavolta sentiva che sarebbe andato tutto bene.

"Vi aspetto!"

   
 
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